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  1. Scrivo per cercare in questo spazio un possibile confronto con qualcuno che possa aiutarmi a comprendere meglio la mia situazione. Ho 32 anni, e una relazione da 11 anni con il mio compagno (35). Sono innamorata di lui, ancora dopo tanti anni, insieme ci divertiamo e abbiamo gli stessi interessi. La nostra storia è iniziata quando eravamo ragazzi, dopo poco tempo siamo andati a vivere insieme in una casa di mio padre, più per necessità che per scelta: lui stava ancora studiando e i genitori gli passavano pochissimi soldi, io stavo per laurearmi, ero squattrinata e dipendevo da mio padre, per cui cercavo un lavoro nella zona. Dopo pochissimo ho trovato lavoro ed è iniziata una convivenza piuttosto altalenante, fatta di novità, prove, esperimenti...eravamo dei ragazzini che giocavano a fare i grandi. I miei genitori si sono separati quando avevo 12 anni. Non ho ben chiara l'idea di famiglia, forse oggi ce l'ho, ma a vent'anni non l'avevo. Il rapporto che si è andato delineando tra me e il mio compagno era questo: io andavo a lavorare dal lunedi al sabato, ero impegnatissima in questo impiego perchè mi serviva assolutamente raggiungere l'indipendenza economica da mio padre (che minacciava di cacciarci di casa se non potevamo pagare le bollette). Ero stanca morta, non mi ero fermata un attimo dopo la laurea e avevo orari massacranti a 24 anni. Lui stava a casa e se ne occupava anche molto oltre ciò che si può chiedere a un ragazzo giovane. In quel periodo io non capivo l'importanza di quello che faceva (gestire una casa, occuparsene) e lui non capiva l'impegno che richiede un lavoro (stanchezza, stress, colleghi, paura di sbagliare e perdere una grande opportunità). I litigi tra di noi erano su queste difficoltà. Lui diceva che non rispettavo il suo lavoro (era vero) e io dicevo che ero stanca e lui non faceva che accusarmi. Parallelamente crescevamo, io all'inizio della nostra storia sono stata molto gelosa di lui perchè lo avevo conosciuto nel suo ambiente (un palazzo di universitari in cui lui aveva avuto storie con quasi tutte le ragazze del palazzo) e in più avevo sulle spalle il divorzio dei miei che certo non mi tranquillizzava. Quando lui si è laureato ed è entrato in scuola di specializzazione (fa il medico) le cose sono cambiate: abbiamo iniziato a lavorare entrambi, si è creato un equilibrio diverso. E' stato un periodo di relativa tranquillità. A un certo punto, sapendo che avremmo avuto almeno uno stipendio in casa, ho deciso di lasciare il lavoro (l'azienda stava per fallire e non pagava lo stipendio da mesi) e di aprire una mia azienda. Lui mi ha sostenuto molto in questa cosa, all'inizio. Ho fatto questo passo in maniera assolutamente inconsapevole, non conoscendo le difficoltà enormi di avere una ditte sulle spalle e sottovalutando le problematiche a venire. In questo clima di cambiamento assoluto abbiamo deciso di traslocare in una casa più grande (quella in cui vivevamo era di 30 mq). Il trasloco è stato a mio completo carico, mentre lui iniziava a gestire i suoi primi problemi a lavoro. Per me è stato massacrante: avevo l'azienda appena aperta, nessuna entrata e due case da gestire. Mi sono sentita molto sola in questo periodo, e la cosa è stata aggravata da una situazione familiare mia non rosea. Mia sorella (30) è tossicodipendente, con mio padre non ho mai avuto un grande rapporto. L'atteggiamento del mio compagno in fase di trasferimento è stato di quasi assoluta noncuranza dei problemi, e di assillo nei miei confronti in senso molto critico (le cose non si fanno così, hai sbagliato, non lo sai fare). Questa situazione mi ha molto allontanato da lui, anche se lo capisco, lui era stressato per sue ragioni (validissime) e non ha capito le difficoltà di un trasloco. Una volta trasferiti nella nuova casa io ero in forte crisi nel lavoro: il trasloco mi aveva tolto molto tempo, e in più non riuscivo a trovare una chiave per vendere: stavo andando a picco. Ho perso circa 8 chili in quel periodo, ero molto depressa e triste, pensavo di aver sbagliato tutto. Il mio compagno invece si scontrava con una situazione lavorativa molto difficile di mobbing, I suoi colleghi lo stavano mettendo in grossa difficoltà. Lui era sempre molto arrabbiato e forse anche a causa di un farmaco che stava prendendo (sinceramente non ne sono molto convinta - lui si) era perennemente nervoso e mi dava addosso in continuazione. In questa situazione non vedevo un'uscita. In più mia sorella aveva ripreso con l'eroina e in questa occasione io e mia madre abbiamo deciso di rivolgerci al terapeuta che prima la seguiva. Ho quindi iniziato personalmente un percorso di psicoterapia con questo psicoterapeuta. Abbiamo affrontato la questione della mia famiglia perchè per quello avevo chiesto aiuto, mentre abbiamo finito con il problema del mio compagno. La nostra relazione infatti era in caduta libera: litigi su litigi per il lavoro, la casa, la famiglia di origine, mia sorella, i suoi genitori che lo trattavano male, i suoi colleghi. Mettiamoci anche che in questo i nostri difetti personali non hanno aiutato. Il suo carattere lo porta a prendersela con chiunque quando è nervoso. Il mio carattere mi porta a non chiedere scusa e a voler avere sempre ragione. Dopo l'ennesimo litigio e il suo non parlarmi per una settimana stavo per dare di matto: ho fatto la valigia con l'idea di andarmene ma ho tergiversato. Lui si è accorto che mancavano delle cose da casa e mi ha chiamata. E' seguito un litigio di 2 giorni in cui stavamo per lasciarci. Poi siamo partiti per qualche giorno per andare a trovare i suoi al mare, e tutto è ricominciato in maniera più o meno normale. Abbiamo apparato alcune divergenze e abbiamo ricominciato. Questo succedeva circa un anno e mezzo fa. Per circa sei mesi siamo stati bene, poi di nuovo a Natale dell'anno scorso, la crisi. Litigi uguali a quelli precedenti, se non peggiori. Abbiamo trascorso il giorno di Natale con lui che mi strillava contro dandomi le colpe di ognuno dei nostri problemi. Lui mi ha sempre accusata molto. Diciamo anche che tra me e lui, lui accusa e io mi difendo. E poi lui mi accusa di stare sulla difensiva. Finita la crisi a Natale abbiamo deciso di riprovare. E da allora siamo stati bene. In questo anno, litigi piccoli o grandi a parte, abbiamo pensato di sposarci e anche di avere un figlio nel prossimo futuro, tanto che ho iniziato a prendere l'acido folico e a fare dei controlli specifici (pre-gravidanza). Il lavoro si è avviato bene, lui ha trovato il modo di superare i suoi problemi con i colleghi, sembrava che le cose andassero per il verso giusto. Poi mia sorella ha ripreso con l'eroina, in questa occasione mia madre (molto orgogliosa) ha deciso di informare anche mio padre (cosa che prima aveva impedito e vietato) e da qui è ripartito tutto il casino. Mio padre si è trasferito da mia sorella, lei è entrata in comunità e ha iniziato a scalare il metadone e per me è stata ed è una fase molto difficile da affrontare. Caratterialmente io sono molto dedita agli altri: quando so che qualcuno ha un problema io mi ci dedico quasi totalmente. In questa occasione il mio compagno ha deciso di tirarsene fuori: ha detto che non voleva più saperne dei miei familiari e che non aveva risorse da "perdere" dietro a mia sorella che voleva buttare la sua vita. Successivamente mi ha chiesto di scegliere: se dedicarmi a curare mia sorella o fare la mia vita con lui. Ho scelto lui, perchè è lui che amo, ma questa cosa mi ha fatto soffrire e mi ha allontanato da lui, portandomi anche a mentirgli per andare da mia sorella. Ovviamente le bugie hanno le gambe corte, e quando se n'è accorto ha detto che lo avevo deluso e che chissà quante bugie gli avevo rifilato nel corso degli anni. Io mi sono intristita ulteriormente dopo questa vicenda, e mi sono chiusa ancora di più. Questo succedeva mentre andavamo in giro a scegliere l'anello di fidanzamento, prenotavamo il corso prematrimoniale e mentre mi diceva di dire ai miei che ci saremmo sposati. A questo quadro dovrei aggiungere anche questo: - la mia famiglia (lato padre) si è comportata male con il mio compagno. Mio padre è stato offensivo verso di lui e lo ha umiliato come uomo, senza alcuna ragione, solo perchè mio padre non è una persona che mi è stata vicina nella vita. - il mio compagno non può vedere mia sorella (per quello che ha fatto e anche perchè crediamo gli abbia rubato dei soldi quando era in fase critica di eroina) - i suoi genitori sono lontani da noi, non sanno nulla di mia sorella nè dei nostri problemi - quando ho fatto il percorso dallo psicoterapeuta il mio compagno non è stato molto felice, o meglio lo è stato per poco. Quando sono scoppiata ha dato la colpa a lui, per cui quando ho provato a dirgli di fare terapia di coppia ha chiuso la porta - ognuno dei nostri litigi parte e finisce con lui che mi accusa "perchè tu.....". O meglio, ognuno dei nostri problemi, dipende da "perchè io". Come se in questa coppia decidessi tutto io. - all'inizio della nostra storia, lui beveva molto e molto spesso: è stato aggressivo con me in diverse occasioni, per almeno 4 anni. Lui non è un violento, anzi è molto tenero, ma con l'alcool impazziva. - attualmente oscilliamo tra stare benissimo insieme e avere liti furiose in cui lui mette tutto in discussione, dando la colpa a me e cercando la lite per faccende anche di 10 anni fa. Credo che lui sia molto in dubbio, e questo mi devasta. Speravo che tra noi fosse migliorata la situazione, invece mi sento su una bilancia che oscilla pericolosamente. Non so come comportarmi con lui, mi rimprovera di essere sempre in errore, allora mi scuso e poi mi accusa di essermi scusata tardi. Ho la fortuna di essere una bella ragazza: lo vedo dagli apprezzamenti da parte degli uomini che mi corteggiano quotidianamente. Io non ho occhi che per lui. Ma lui mi vede sciatta e poco curata, dice che non dovrebbe dirmi lui queste cose perchè per lui è umiliante doverlo fare (come quando lavoravo 12 ore al giorno all'epoca e in un periodo ero così stanca e distrutta da non avere neanche il tempo di depilarmi). Non so se mi ama o mi odia, e sono profondamente triste, perchè un giorno mi sento felice, appagata, buona, capace e bellissima, il giorno dopo sprofondo nella depressione, nell'insoddisfazione più totale. In base a quello che lui dice di me. Non so che fare. Se restare con lui, se lasciarlo. La sola idea mi terrorizza. Spero di trovare un consiglio in questo spazio. Chi ha consigli per me sarà un faro per far luce su questa situazione che non riesco più a gestire. Grazie di aver letto la mia storia.
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