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Lo sai ... sono fatto così ... (la collera)

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on . Postato in Benessere e Salute | Letto 1637 volte

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Quante volte avrete ascoltato e detto questa frase, magari proprio dopo l’ennesimo “attacco” di collera, in cui avete detto e fatto cose che, in altre situazioni non avreste mai detto e fatto.

collera e rabbiaTranquillizzatevi…può essere capitato a tutti. Il vero problema nasce quando la frequenza di questi “scoppi” è elevata, soprattutto quando impediscono di vivere come si desidera, logorando e distruggendo quelle relazioni (affettive, amicali, di lavoro ecc..) che non si vorrebbe mai fossero intaccate.

Vediamo più da vicino cosa avviene quando siamo colti da una forte emozione negativa: il nostro cervello comincia ad elaborare tutte le informazioni che provengono dall’esterno (immagini, parole, suoni ecc..), di pari passo viene attivato il sistema fisiologico.

Nelle emozioni è proprio il sistema primordiale del nostro cervello che viene attivato ed in particolare nell’espressione della collera, ecco che il nostro corpo viene disposto all’azione….La pressione arteriosa aumenta vertiginosamente, le pupille si dilatano, il battito cardiaco aumenta, in pochi attimi assumiamo l’espressione di chi è in preda alla “rabbia”. Naturalmente, non sempre la collera è connessa all’aggressività o viceversa e nonostante il forte impulso all’azione si possono scegliere modalità di azione diverse.

Le emozioni come la collera non sono in sé negative, in quanto al pari di altre, ci avvertono che qualcosa “non funziona”, così come il dolore induce ad agire per proteggere il nostro corpo. E’ normale, a volte, sentirsi in collera in situazioni da noi valutate come frustranti.
La difficoltà di gestire in modo equilibrato le emozioni possiamo definirla più genericamente, risposta di stress, di cui ben si conoscono gli effetti. E’ noto, infatti, che le risposte di stress inducono un abbassamento delle difese immunitarie, esponendo l’individuo a contrarre più facilmente malattie e ad una maggiore vulnerabilità rispetto a problemi cardiaci, gastriti, ulcere, coliti, cefalea ecc…

Molti ritengono impossibile modulare le emozioni come la collera. Alcuni dei motivi più frequentemente addotti a sostegno di tale tesi riguardano il confondere l’espressione della collera con la necessità di chiarezza, la sensazione di piacevolezza derivante dall’essersi “sfogati”, l’associare l’espressione della collera con la “forza” o con la necessità di farsi “rispettare”, la negatività della sensazione di “tenersi tutto dentro”. Quest’ultima convinzione, in particolare, induce a dedurre che vi sia una concettualizzazione sottostante dell’emozionalità come un sistema idraulico, in cui senza una “valvola di sfogo”, si può genere un danno allo stesso.

Probabilmente, simili convinzioni portano ad una scelta quasi obbligata: chi dovrà soccombere? Noi o l’altro?. Questi atteggiamenti possono, però, mascherare un repertorio comportamentale assai limitato. In altri termini, la persona non riesce ad avere, pur desiderandolo, altri tipi di risposte in determinate situazioni.

La psicologia cognitiva, in base ai risultati di ricerche ventennali, sostiene vi sia una stretta relazione tra pensieri ed emozioni (Beck A. T., 1984, Lazarus R., Ellis A. ). Sono numerose le occasioni in cui si può sperimentare questa relazione. Una di queste situazioni può essere quella in cui una immagine mentale, un pensiero, un ricordo scatena in noi una determinata emozione oppure quando in una identica situazione persone diverse, esprimono reazioni emotive e comportamentali differenti in relazione al loro specifico modo d’intepretare la realtà.

Alcuni studiosi hanno definito pensieri automatici (Beck A., 1984), quei pensieri che sembrano nascere dal nulla ed in genere ad essi non si pone attenzione, pur agendo indisturbati ed influenzando emozioni e comportamenti. Inoltre, essi possiedono la caratteristica di essere vissuti come giusti e realistici. Le “verbalizzazioni interne” (Ellis A., 1962), cioè quel parlare “tra se e se”, da altri definito anche “dialogo interno”, è identificato da numerosi studiosi della psicologia cognitiva come l’elemento che origina, mantiene ed accresce le risposte di “stress” o disfunzionali.

Tutti noi possiamo avere pensieri disfunzionali o irrazionali (Ellis A., 1962), ma i problemi insorgono quando si è incapaci di modificarli e soprattutto quando si agisce esclusivamente in base ad essi in maniera acritica.
Le risposte di stress, come abbiamo visto, si compongono di due elementi: una elevata attivazione fisiologica e pensieri in grado di scatenarle e mantenerle.

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Questa osservazione implica possibilità d’intervento parallelo ed a più livelli, sia fisiologico (per esempio con le tecniche di rilassamento muscolare) che cognitivo (tecniche della terapia cognitiva).

Le difficoltà maggiori si riscontrano quando si hanno reazioni, che sembrano sfuggire al proprio controllo, come gli scoppi d’ira, esprimendo in tal modo una incapacità non solo di modulare le emozioni e la loro espressione, ma anche di poter scegliere le modalità comportamentali più appropriate in quella determinata situazione. L’impossibilità di scegliere, in questo caso, significa spesso sia minori possibilità di soddisfare i propri bisogni, che di raggiungere gli obiettivi desiderati. La difficoltà di gestione della collera è un aspetto di sé che può mutare, è <<…una abitudine che può essere modificata>> (Goleman D.,1999, p.206). Naturalmente, affinché si determini un cambiamento nel proprio modo di essere è necessaria una forte motivazione.

La discussione appare ora matura per introdurre il concetto di autocontrollo, che si riferisce alla possibilità di apprendere nuove modalità comportamentali (a livello cognitivo, emozionale e di comportamento) in determinate situazioni. Possiamo definire autocontrollo la capacità di attivare un processo di scelta tra le possibili alternative di risposta o comportamento da attuare, valutandone le conseguenze non solo a breve, ma anche a lungo termine.

Un adeguato training di autocontrollo si compone generalmente di tre fasi: la prima fase di consapevolezza, in cui si apprendono tutte le informazioni relative agli aspetti cognitivi, fisiologici e comportamentali delle risposte di collera, giungendo in tal modo ad una nuova consapevolezza dei fattori ambientali e cognitivi che scatenano determinate reazioni. Aspetto importante di questa fase è l’auto-osservazione e l’automonitoraggio; nella seconda fase si apprendono nuove abilità alternative per affrontare le situazioni più difficili. Le tecniche oggetto di apprendimento possono essere abbastanza varie; la terza fase riguarda l’applicazione graduale delle abilità di autocontrollo apprese, generalmente dapprima in immaginazione, poi in situazioni simulate di role-playning, ed infine in situazioni reali, sempre con gradualità dalle più semplici alle più complesse. Il training pur presentando una scansione in fasi è molto flessibile ed adattabile alle esigenze situazionali e personali dei singoli soggetti.

L’autocontrollo rappresenta una abilità sicuramente desiderabile per vivere meglio con sé e con gli altri, apparendo ancor più rilevante in contesti educativi.

Sarebbe, infatti, assai più proficuo lavorare in senso preventivo insegnando ai nostri bambini abilità che gli consentano di vivere da adulti in maniera più equilibrata e razionale, acquisendo maggiore serenità e senso di autoefficacia..

Per giungere ad un simile obiettivo è ovvio che dobbiamo cominciare da noi stessi, non dimenticando mai di essere modelli di comportamento per i bambini sia in qualità di genitori sia nel caso in cui lavoriamo in contesti educativi .

 

BIBLIOGRAFIA

  • Beck Aaron T. (1984) Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi. Roma, Astrolabio-Ubaldini.

  • De Silvestri Cesare (1981) I fondamenti teorici e clinici della terapia razionale emotiva. Roma, Astrolabio-Ubaldini.

  • Goleman Daniel (1999) L’intelligenza emotiva, Rizzoli.

  • Meichenbaum Donald ( 1985). Stress Inoculation Training (“Psychology Practitioner Guidebooks”), Pergamon Press.

 

D.ssa Fiorella Monteduro, Psicologa - Psicoterapeuta

 


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Tags: aggressività rabbia collera

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