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I blog di Psiconline

Parliamo di Psicologia insieme ai nostri amici online...

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Cogliere una bugia dall’espressione del viso

espressioni menzognaLa maggior parte della comunicazione non verbale passa per il volto, il che è allo stesso tempo un bene e un male.
Un bene perché è una zona piccola e quindi si può osservare in modo facile, quasi sempre.
Un male perché, proprio in virtù della sua capacità espressiva, il viso può riprodurre fino a 10.000 segnali diversi.

La combinazione dei muscoli facciali permette infatti di esprimere qualsiasi emozione, anche quelle appena accennate.
E, soprattutto, di mentire.
Il viso è l’unica parte del corpo con cui si mente in modo conscio e consapevole.
Si comincia a farlo fin da quando siamo neonati, e continueremo a farlo per tutta la durata della vita.
Ma, per quanto si  possa esser bravi a dissimulare, nessuno ha il controllo ASSOLUTO dei muscoli mimici.
Per questo, è sempre possibile identificare un bugiardo.

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Il coraggio delle madri

il coraggio delle madriHo sempre ammirato il coraggio delle madri che intraprendono, da sole, i lunghi viaggi verso l'Europa per portare in salvo i loro figli.  

Qualche sera fa, ero rientrata in casa da pochi minuti, quando sono stata richiamata in piena notte,  per una emergenza all' Hub.
" È' arrivata in stazione una signora con sei bambini", mi ha detto Gianluca, che è sempre presente, giorno e notte, nella struttura. " Il più piccolo ha solo 15 giorni e alla mamma sembra che non stia bene"
" Cosa fa, ha gli occhi aperti, mangia, si muove..." Facevo delle domande per capire come orientarmi, ma era troppo complicato. Per di più la signora parlava solo arabo, e la traduzione non era il massimo.

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Le voci mute

le voci muteStranamente dormii di filato. La sveglia non trillò ma mi svegliai comunque di soprassalto. Cercai un’altra presenza in quel letto grande, forse troppo ampio per una persona sola. Sono ormai trascorsi quattro anni da quando Elena mi ha lasciato. Ogni mattina allungavo un braccio con la speranza di trovarla ancora al mio fianco; un’amara illusione... perché la morte implacabilmente chiude tutte le porte e non lascia chance, altre possibilità. Smarrito, rimasi supino a guardare il soffitto. Rimasi interminabili minuti a pensare come avrei potuto trascorrere ancora un’altra giornata senza lei. Lo squillo del telefono mise fine alle mie angosce.

Era il professor Andreozzi. Mi chiamava perché il dirigente della scuola di mio figlio aveva urgente bisogno di parlare con me.
Rimasi sconcertato, senza parole. Cosa poteva essere successo? Andrea era arrivato a scuola da poco tempo.

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Giovanni non sa leggere!?! (1) Introduzione ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento

dsa introduzioneCominciamo questa settimana una riflessione sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento,  precisando che nei primi due articoli mi soffermerò su un inquadramento generale del problema, mentre nei successivi approfondirò il discorso anche con rifermenti teorici e, nell’ultimo articolo fornirò anche un’ampia bibliografia per chi volesse ulteriormente analizzare il problema.

SUO FIGLIO NON SA LEGGERE

Spesso questo è quello che ci si sente dire dall’insegnante il genitore dell’alunno con disturbo o difficoltà di apprendimento. Sebbene non sia semplicissimo distinguere tra la difficoltà di apprendimento e il disturbo vero e proprio un primo elemento di valutazione per elaborare una diagnosi differenziale è la valutazione globale dell’apprendimento del bambino.

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2016 Istantanee di volti

obama piangeLa mattina del primo dell'anno è sempre avvolta da una impercettibile sensazione di estraneazione e di curiosità, come nella favola di Aladino si strofina il giorno con un panno magico per vedere, sentire il Genio che disegnerà lo scenario del presente prossimo.

L'incanto svanisce il giorno dopo quando accanto alla tavola apparecchiata compare alla televisione il volto del Presidente degli Stati Uniti D'America che lascia scivolare delle lacrime sofferte sullo zigomo. Le lacrime del Presidente  Obama sono un segno che sollecita qualche interrogativo perché, quando il potere piange, vuol dire che lo stesso potere è stato attaccato e limitato da un altro. Il Presidente della più grande nazione è costretto a sottostare al potere dei venditori di armi che si oppongono al suo desiderio di regolamentare la vendita.

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La comunicazione non verbale

comunicazione non verbaleLa comunicazione non verbale comprende tutti gli eventi comunicativi personali che non siano la parola parlata o scritta, e consente di avere una visione globale per creare ipotesi sul vissuto inespresso verbalmente dal soggetto.

Per inviare in modo congruente questi segnali è importante anche sapersi muovere mentre si comunica qualcosa, dimostrando una certa padronanza dello spazio circostante.

Il non verbale sappiamo che riguarda il linguaggio del corpo: la gestualità, la mimica facciale, la postura, la prossemica, quindi la gestione del proprio corpo e del proprio spazio.

Noi ascoltiamo con tutto il corpo; gesti quali muoversi in continuazione, ammiccare, mordersi le labbra, aggrottare le sopracciglia, controllare l’orologio ecc. sono tutti segnali disturbativi che possono confondere o distrarre l’interlocutore.

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I vissuti degli psicologi verso gli immigrati

rifugiati milanoOgni giorno vengono scritti tantissimi articoli sull'immigrazione. Un fenomeno che certamente attrae l'interesse anche di noi psicologi.

Quello che mi colpisce di più però è il modo tragico in cui i processi migratori attuali vengono descritti, sopratutto da quelli che vengono considerati degli "esperti".

Ovviamente non parlo dei naufragi, o delle file di uomini, donne, bambini, che arrivano ai confini di Serbia e Macedonia, e si trovano davanti al filo spinato.

Sulla politica di chiusura delle frontiere gli psicologi possono dire e fare ben poco, credo.

Ma sui 90.000 profughi che sono passati da Milano,possiamo invece dire alcune cose che, sul versante psicologico, vanno un po' in controtendenza.

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Sensi di colpa

accettazioneMarcel Proust andava a letto presto. Col passare degli anni, per me, invece, è sempre più difficile svegliarsi in orario per andare a lavorare. Soprattutto il lunedì è dura. Il primo conflitto interiore della settimana lo sperimento già a letto, ancor prima di essere del tutto sveglio.

Una parte di me continuerebbe tranquillamente a poltrire, un’altra mi ricorda che già alle nove ho degli appuntamenti e tocca alzarmi. Vince sempre questa seconda parte, legata al senso del dovere, dono di un ingombrante Super-Io. Invecchiando, però, il match si fa sempre più incerto. Ad inizio settimana, poi, concedendo una piccola gratificazione al mio lato più attento ai piaceri della vita, ho inserito prima del lavoro una sosta al bar per un caffè, utile anche ad essere un po’ più lucido. Gli avventori in genere parlano di calcio, con apparente competenza. Io li ascolto, non li contraddico, resto in silenzio. Non è solo timidezza: tifo per un’altra squadra.

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Riposo … ma non troppo

riposo a scuolaHo sottolineato nei post precedenti la necessità di non caricare i nostri studenti di un’eccessiva mole di compiti durante le vacanze natalizie … ormai agli sgoccioli.

In realtà due settimane sono proprio il periodo ideale per ricaricarsi, infatti come spiega Giuseppe Di Pellegrino del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive dell’Università di Bologna a Cesena. Insomma, “se il picco degli ormoni del relax avviene dopo 8 giorni di riposo, due settimane «off» potrebbero essere l’ideale per rigenerarsi senza patire troppo il rientro”.1

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Feedback e autostima

feedback e autostimaFinché supponiamo che nella comunicazione non ci siano giudizi, ci concentriamo sull’informazione, ma non appena intercettiamo parole legate alla nostra identità, alla nostra autostima, ci concentriamo più sul giudizio.

Quando si intacca il senso di autostima, tutta la comunicazione viene a soffrirne, è importante allora saper valutare correttamente il feedback del nostro interlocutore e, nel caso, chiedere spiegazioni.

Tutto quello che si fa, lo si fa per mantenere, difendere o anche migliorare il proprio senso di sicurezza ed autostima (V. Birkenbihl, 2003).

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