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Clizia

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  1. Elli, leggo solo ora... Mi dispiace moltissimo, davvero. Ti abbraccio
  2. Come vorrei riuscire a scrivere queste cose, soprattutto per quanto riguarda gli errori! Brava! Elli, capisco il tuo stato d'animo, la tua paura... Mio papà è la persona più importante della mia vita (mi dispiace per mio marito, ma tant'è) e il solo pensiero che possa star male mi terrorizza, letteralmente.
  3. Sembra un po' la mia descrizione! Che bello leggere di un percorso che si avvia verso la conclusione... Dà tanta speranza!
  4. Quando mi collego fugacemente dall'ufficio non faccio mai il log-in, so che la responsabile della rete vede i siti visitati e preferirei evitare (non so se sia possibile ma credo di sì) che collegasse il mio nick a me... Del resto: ho detto che faccio psicoterapia solo a mio marito e a mia mamma (durante un litigio), credo sia superfluo dire di più... Invece quando mi collego da casa ho il log in automatico.
  5. Come non detto, l'ho trovato: è Donne che amano troppo. Lo cercherò.
  6. Che libro è? Io all'inizio avevo proprio questa paura, anche perchè ho cominciato la psicoterapia in un momento in cui la mia situazione sentimentale era abbastanza in crisi e temevo che mi avrebbe portato a rompere definitivamente... E invece con mio marito abbiamo trovato una nuova armonia, un nuovo modo di stare insieme: non siamo una coppia da telefilm eh, ci sono incomprensioni, litigi, momenti di stanchezza... però ci siamo riscoperti innamorati e un anno fa non credevo fosse possibile!
  7. Sembra molto interessante... E' un articolo o un testo più ampio? Mi dai qualche indicazione bibliografica in più? Grazie!
  8. Questa frase mi permette di raccontare qualcosa che non ho mai confessato nemmeno a me stessa: nella fase erotica del mio multiforme trasfert, provavo una discreta soddisfazione nell'immaginare il mio psicoterapeuta sforzarsi di mantenere un'espressione imperturbabile mentre io gli raccontavo i miei sogni a sfondo sessuale... Mi chiedevo: chissà se gli provoco almeno un barlume di erezione? Comunque di fronte a qualsiasi mio atteggiamento, da quelli affettusi a quelli seduttivi, fino a quelli ostili e aggressivi, lui si è sempre mantenuto imperturbabile. Non so quali sentimenti gli ho suscitato, qualche volta l'ho visto commuoversi alle mie parole, altre volte credo di essere stata veramente irritante, però lui non mi ha mai dato corda. Ho potuto trattarlo male con la certezza che la volta dopo, all'ora prestabilit, lo avrei trovato ad attendermi sulla porta. Ho una grandissima stima per il mio psicoterapeuta, anche se più di una volta l'ho accusato, più o meno velatamente, di superficialità e di incompetenza.
  9. Dici? E se invece la soluzione fosse accettare che sono fatta così, che nemmeno mille anni di psicoterapia mi cambieranno? Che c'è una parte di me -quella "malata"- che si diverte a fare lo sgambetto a quella sana e che non ci posso fare niente, solo imparare a conviverci e tenerla a bada quel tanto che basta a vivere una vita normale, serena? Sto iniziando a chiedermi questo. E non lo sento come un fallimento, solo un nuovo modo di vedere le cose.
  10. Uh, che bello: ho provato le stesse cose! A volte, in seduta, oppure a casa, magari dopo un sogno, "affioravano" dei ricordi. La mia perplessità era che mi aspettavo di ricordare qualcosa del tutto sconosciuto (il famoso Trauma Rimosso, con la lettera maiuscola...) invece mi capitava (ora molto meno) di richiamare alla mente un episodio, una situazione, che già ricordavo. Però riuscivo a ricordare anche le emozioni legate a quel ricordo, e a collegarle a un'emozione analoga del presente... E anch'io, alla prima seduta, ho detto categorica: ho pochissimi ricordi della mia infanzia.
  11. Qursto topic mi colpisce al cuore. A te capitava all'inizio della convivenza, a me capita ancora adesso, dopo quattro anni e mezzo! Mi capita anche il contrario: lui ha voglia di uscire (o di invitare gente, o di fare qualsiasi altra cosa), io no ma non ho il coraggio di dirglielo (perchè mi dispiace e mi sento in colpa) e accetto controvoglia, ma poi mi rimane dentro questo rancore verso me stessa che non ho avuto il coraggio di impormi e verso di lui, che avrebbe dovuto capire... Conclusione: sono nervosa, di cattivo umore, lo tratto male e finiamo per litigare. Oppure riesco a vincere il senso di colpa, gli dico che proprio non ho voglia, stiamo a casa; però poi mi sembra che lui ce l'abbia con me e mi sento il colpa. La conclusione è la stessa di prima. L'anno scorso, nel periodo più duro della pscicoterapia, quando ero in crisi su tutti fronti, mi è capitato di rifiutarmi sul lavoro di svolgere alcune mansioni dicendo "Non sono capace, non ce la faccio, non riesco". Ed erano adempimenti che avevo già curato in passato! (Per fortuna la mia responsabile, che è bravissima, ha capito che stavo male e mi ha affiancato un'altra persona. Ed è stata talmente brava da affincarmi una ragazza entusiasta e volenterosa, ma più giovane di me, cui ho dovuto insegnare parte del lavoro: mi ha dato una fiducia insperata...) In seduta ho capito da dove deriva questo comportamento, lo avevo già fatto in passato, da piccola, lo faccio con persone che rappresentano l'autorità (il capo, la maestra... la mamma) e di cui vorrei avere l'amore incondizionato: è un modo per chiedere "Mi vuoi bene anche se non sono perfetta? Se sbaglio? Se non riesco?" Eppure anche io come te digi mi chiedo se questa consapevolezza sia sufficiente. Basta "saperlo" per non farsi del male? Ogni tanto ci ricasco ancora... Ma come direbbe il mio psicologo: ci stiamo lavorando... Il fatto è che mi chiedo se dovrò "lavorarci" per tutta la vita oppure se ad un certo punto mi verrà naturale!
  12. Io (che scrivo poco ma leggo molto) credo di aver capito che sei arrivata a un punto importante e mi sembra un'ottima cosa. Cosa intendi quando scrivi che il transfert amoroso o erotico l'hai superato? Anche io credo di averli superati (le nostre terapia hanno più o meno la stessa anzianità ) perchè i sentimenti verso di lui non sono più così ingombranti: diciamo che non sono più il centro della mia psicoterapia, e della mia vita, però sono sempre lì... E non ci impediscono di affrontare altri argomenti...
  13. No, non sono d'accordo. Presuppone che, solo perchè si ama, non si sbagli mai e questo secondo me è sovrumano. Anche se si ama qualcuno si commettono degli errori, anzi, spesso si commettono per il "troppo amore"... Quindi apprezzo che chi mi vuol bene mi dica che gli dispiace, vuol dire che si è reso conto del suo sbaglio, di avermi ferita, o turbata.
  14. Vorreste dire che anche voi... Quando leggevo che andrea (mi pare) ventilava l'ipotesi di fare una cosa del genere e voi li a dissuaderlo mi sono sentita una psicopatica criminale! Buon w-e a tutti e buona seduta a chi la deve fare a breve!
  15. No, no, non mi sono spiegata: sua era riferito all'innamoramento. Avrei dovuto direi: la confessione del mio innamoramento... Lui non mi ha mai detto nulla del suo controtransfert, di fronte alle mie confessioni è rimasto impassibile come una sfinge. Del resto, credo sia di scuola freudiana, quando gli avevo chiesto quale fosse il suo orientamento aveva citato Anna Freud... Però quando glio ho confessato di volergli bene, anche lui mi ha "detto" che me ne vuole, precisando che non prova attrazione erotica (ho letto che è successo anche a qualcun'altra qui, non ricordo chi... non vi conosco bene tutti!); a dire il vero non ha mai nemmeno pronunciato le parole "ti voglio bene", me lo ha fatto capire, mi ha fatto una serie di domande per cui sono arrivata a questa conclusione, e alla fine lui ha confermato... Anche io su internet... recentemente ho trovato gli atti di un convegno cui ha pèartecipato come relatore... Ma il peggio è che dal sito dell'ordine degli psicologi sono risalita al suo domicilio, e poi al suo indirizzo... E nelle vacanze di Natale, già in piena crisi da separazione, mi sono messa in macchina (abita in un paese a qualche chilometro di distanza da me) e sono passata di fronte a casa sua... Volevo sapere dove vive... un posto delizioso... Questo non gliel'ho mai confessato...
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