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Callisto

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  1. Ciao Ransie, sto meglio. Dieci giorni lontano da quel posto, ho ricominciato a mangiare qualcosa, sono più tranquilla, non riesco ancora a dormire bene ma passerà. Ho fatto i miei passi con il sindacato, oggi ho dato le dimissioni immediate per giusta causa, lunedì inizio in un altro posto. Per adesso come operaia, in attesa di riuscire a trovare di meglio, ma è un posto in cui ho già lavorato, si sta bene, pagano il giusto, fai il tuo lavoro e non c' è nessuno che ti tortura. I sindacati si muoveranno non appena avrò preso l' ultima paga e la liquidazione, così che non possa farmi altri tiri mancini. E l' appoggio incondizionato delle persone che ho accanto e conoscono tutta la storia mi solleva il morale. Nel frattempo il mio ormai ex datore di lavoro ha già cambiato tre persone in dieci giorni, e pare che non riesca a trovare nessuno disposto a restare. Ovviamente, non si chiede il motivo.
  2. Ciao Simone, mi permetto di darti del tu perchè ho l' età di tua moglie, spero non ti offenderai. Voglio darti la mia impressione, che spero non prenderai come un giudizio. Ma anche io, come Lorella, non noto nessun atto di autocritica. Quello che cerco di spiegarti, essendoci passata, è che una persona non si sveglia un mattino e senza alcun motivo impazzisce. Le cose in un matrimonio si fanno sempre in due, le colpe sono sempre equamente divise. Se tua moglie è arrivata a questo punto, un motivo, c' è sicuramente, e con ogni probabilità quel motivo (o quei motivi) sono in parte anche colpa tua. Intanto, se i conti son giusti, ha 36 anni e la figlia più grande 12 (come me, io ho 36 anni e la mia figlia maggiore 12), ciò vuol dire che vi siete spostati giovani, o almeno lei certamente lo era. La spiegazione del suo comportamento è semplice, sta vivendo adesso quello che non ha potuto vivere a vent' anni. Perchè? Perchè forse ha preso una sbandata per qualcuno, e non è assolutamente detto che abbia una relazione. Come si prendono le sbandate? Tuo marito non ti corteggia più, ti da anche senza cattiveria, come dire, un po' per scontata... e incontri qualcuno che invece ti fa sentire bella, apprezzata, che ti corteggia, che ti fa quei complimenti e quelle gentilezze che un marito, dopo tanti anni di matrimonio, si dimentica di fare. Ed ecco fatto. Ma, anche non ci fosse di mezzo questo qualcuno con il quale messaggia, io credo sia un po' fisiologico. Ti sposi giovane, passi anni a dedicarti alla casa, al marito, ai figli. Io credo sia normale ad un certo punto sentire la necessità di essere anche altro, non solo moglie, madre, donna di casa. Noi siamo animali sociali, Simone, per natura. Avere amici, interessi esterni alla famiglia, credo sia vitale per un buon equilibrio mentale. Se tua moglie sente questa necessità, cerca di caprila e di andarle dietro. E' ovvio che adesso esageri un po'. Se ha passato una vita in casa, senza mai uscire, nel momento in cui ne sente il bisogno è quasi logico passare da un estremo all' altro. Ma non sarà così per sempre, ci sarà un momento in cui insieme, parlandone, riuscirete a trovare un giusto equilibrio, anche in questo. Ovviamente, sempre che non abbia davvero una relazione, e a quel punto le cose cambiano prospettiva. Se ha un carattere simile al mio, tentare di tarparle le ali, è il modo migliore per perderla. Dipende da te. Sei disposto a capirla, ad andarle incontro, a cercare un compromesso, e soprattutto a fare anche un po' di autocritica e capire cosa, in te, nel vostro rapporto, evidentemente le è mancato?
  3. Siamo arrivati alla battaglia aperta. Sabato mattina dopo avermi dato lo stipendio (quella miseria di stipendio) si è rifiutato di darmi la copia della mia busta paga. E per gradire, mi ha detto che se non gli avessi firmato le dimissioni mi avrebbe fatto lavorare solo le ore in regola e non mi avrebbe pagato le ore in più fatte fino a quel momento. Forse si aspettava che mi spaventassi... invece a me, conti alla mano, lavorare 14 ore a settimana per 580 euro, piuttosto che farne 40 e prendere 120 miseri euro in più, va benissimo. Per le ore fatte in più, l' ho avvisato che mi sarei rivolta ai sindacati. Quindi sabato sera, quando mi sono presentata al lavoro, mi ha mandato via con un permesso. E così ha fatto domenica e oggi. Intanto, io mi sono rivolta ai sindacati, ho fatto denuncia all' Ufficio del lavoro, tramite Carabinieri, ai quali ho fatto accertare che non mi da copia della busta paga e he fuori dall' orario previsto io ero in servizio. Dovrò foderarmi lo stomaco...
  4. Ciao Ransie, sì, un minimo di informazioni le ho. E anzi, ora se non ricordo troppo male, in questi casi particolari ed in mancanza di "testimoni", mi pare di aver letto che possano essere utilizzate anche delle registrazioni, audio o video. E' possibile farlo in quanto si tratterebbe di registrazioni riguardanti la mia persona. In ogni caso, per ogni evenzienza, questa sera mi sono presentata al lavoro munita di una piccola videocamerina e di un cellulare con una buona fotocamera. Ho fatto un paio di prove, anche solo con il cellulare l' audio si sente benissimo, e posso tenerlo nella taschina del grembiule. Sto registrando orario di entrata e di uscita, registerò ogni vessazione, ogni insulto, ogni commento superfluo e offensivo al di fuori dell' ambito lavorativo. Credo di non essere mai stata tanto arrabbiata in tutta la mia vita. L' arma dei gormiti, è vero. Anche se per carattere poi, appena vedrò una minima occasione di fuga, è probabile che finirò col pensare che non ne vale la pena. Mi piacerebbe molto poter uscire da tutta questa cosa a testa alta, dimostrandogli che sono leggermente superiore a loro, come persona, come essere umano. Sono soddisfazioni fatte di polvere, lo so. Non intendo mantenere questo posto di lavoro. Queste persone non appartengono alla categoria di quelle che capiscono la lezione, e imparano qualcosa. Con la prossima dipendente, si comporteranno comunque nello stesso identico modo. Anzi, per quel poco che ho potuto capire si potreggeranno non stipulando più un contratto a tempo indeterminato, e cercheranno di versare ancora meno contributi. Questo mi è stato detto... che a me già ne versano troppi. Ecco, sono questa categoria di persone.
  5. Ste, più che descriverti il lavoro che sentirei più mio, potrei dirti il lavoro che ho svolto per dodici anni. Ho lavorato in una compagnia di assicurazioni, in qualità di capo ufficio. Era un bel lavoro, avevo le mie responsabilità, ma anche delle belle soddisfazioni, economiche e personali. Ottimo stipendio, buone colleghe, rapporti amichevoli, anche con il titolare. Una persona splendida. Purtroppo il portafoglio clienti è stato assorbito dalla compagnia "madre", tramite una fusione. Il mio titolare si è ritrovato a fare da sub agente e noi impiegate siamo state "liquidate". Sono cose che non dovrebbero poter succedere, ma accadono. E' il discorso di poco sopra, delle realtà piccole. Cerchi sempre di tirare i remi in barca e non pensi mai di rivendicare i tuoi diritti tramite un' azione legale. Ed io mi sono ritrovata catapultata a 32 anni in un mondo del lavoro che non era più quello in cui sono entrata. Benedetto precariato. Ormai sono quattro anni che mi arrangio, lavorando per lo più come interinale. Ho fatto l' operaia, la commessa, la barista. E per un anno e mezzo ho lavorato come impiegata amministrativa presso una grossa compagnia italiana, settore trasporti. Anche qui purtroppo c'è stata una grossa campagna di tagli dei costi, su tutto il territorio nazionale, e molte persone come me si sono ritrovate a spasso. Fortunatamente sono una persona che sa adattarsi bene, ho un carattere forte, cerco di prendere le cose con spirito, e trovo spunti piacevoli in qualsiasi tipo di lavoro... poi sono incappata in questo. Nonostante le mie referenze e la mia esperienza, a 36 anni diventa sempre più difficile trovare un lavoro, i contributi sono tanti, la mia esperienza in teoria ha un costo, e spesso vengo scartata per persone meno esperte, ma più giovani e meno "costose". E' piuttosto normale, mi rendo conto. Cercano tutti di risparmiare il più possibile. Quando ho accettato questo posto uscivo da tre mesi di disoccupazione, avevo l' acqua alla gola, in tutti i sensi. La mia è una storia come quella di tanti, niente di originale. Madre divorziata, mutuo da pagare, due figli a carico. Se ci aggiungi un lavoro precario, il quadro è pessimo. Comunque, anche a costo di essere noiosa, ringrazio di nuovo tutti gli intervenuti. Già solo il fatto di poter scrivere e poter esternare quello che sento, mi è di aiuto. E' tutta rabbia e frustrazione che non mi tengo dentro a macerare, ma che esterno e lascio andare. E nel frattempo, oggi ho preso contatti con un ingegnere che mi ha offerto di coadiuvarlo per qualche ora la settimana in alcuni piccoli progetti, che non riesce a seguire personalmente. Non è niente di che, per lo più la costruzione di qualche sito internet, e altri lavoretti di questo tipo. Ma promette di pagarmi quasi 200 euro a progetto. Per una che ufficialmente non è nemmeno un progammatore o un Web designer, non è male. Incrociate le dita per me, vi terrò aggiornati sugli sviluppi. E davvero grazie ancora.
  6. Grazie Lorella, grazie mille. A volte credimi, basta una parola gentile per sentirsi un po' meglio, soprattutto quando non ne senti mai. Non sono "sola", sono sola economicamente. I mie genitori non sono nella posizione di darmi una mano, il mio ex marito nemmeno. Fa quel che può e quel che può sinceramente è poco, non è colpa sua, non ha le possibilità. Le avesse mi aiuterebbe, è una brava persona, andiamo comunque molto d'accordo, nonostante la fine del matrimonio. E ho tanti amici, qualcuno veramente valido. In passato, quando ho avuto bisogno, mi hanno dato più che una mano, devo solo essere grata, sono fortunata da questo punto di vista. Potrei sfogarmi con loro, certo. Sono io che non voglio essere pesante, con i miei problemi. Conoscono la situazione, mi è capitato di raccontare qualcosa, sono tutti "con me", ma non voglio assillarli, ogni giorno, proprio non mi va, e non sarebbe giusto. Devo trovare una soluzione, devo resistere. Quando sarò fuori da quel posto potrò ricominciare a dormire, a mangiare. Passerà anche l'ansia, resterà solo un brutto ricordo. Spero solo che accada presto, perchè mi sento veramente al limite.
  7. Ringrazio tutti per il sostegno, e vi chiedo scusa per lo sfogo amaro, ma ieri sera in modo particolare mi sentivo persa. Non è paura la mia, non esattamente... direi piuttosto rabbia, sorda. E' quel genere di rabbia che viene quando si assiste ad una cosa che si ritiene ingiusta, e ci si sente impotenti. Io mi sento così. So di essere sfruttata, ben oltre il limite della decenza, e so di essere per di più trattata, cento volte al giorno, ogni giorno, per ogni respiro, come una pezza da piedi. Ecco sì... mi sento uno straccetto per i piedi, ed è umiliante, e l' umiliazione brucia. Mi hanno ridotta la punto che devo chiedere il permesso anche per aprire una finestra. Al momento, non avendo trovato niente altro, sto lavorando come cameriera. L' ho fatto per anni, quando ero adolescente, e senza falsa modestia, so di essere piuttosto brava. Sono assunta con un contratto a tempo indeterminato, ecco perchè tutti questi giochini per portarmi all' esasperazione. Ho un contratto di 14,5 ore settimanali, 6° livello, il più basso. Volendo potrei avere appigli anche su quello... sono assunta ad un livello e svolgo compiti di livello ben superiore. Lo stipendio per queste 14,5 ore settimanali (sono 48 mensili), è di circa 400/450 euro, dipende dai mesi. Il resto (250/300 euro) che mi viene versato in nero, tramite assegno bancario, è da suddivedersi per le restanti 110/120/130 ore che faccio. Sono meno di 2,50 all' ora, per farla breve. E' indecente già questo, senza poi contare tutto il resto. Anche le sciocchezze, che però sono decine, ogni giorno. E ormai ho attacchi d' ansia ogni volta che varco quella porta. Sta diventando difficile anche alzarsi la mattina, pensando di dover affrontare un' altra giornata lì dentro... mi sento male. Dovrei sporgere una denuncia all' Ufficio del lavoro, far constatare la mia presenza al di fuori degli orari e dei giorni previsti dal contratto, e poi rivolgermi ad un sindacato. Chiedendo l' aggiornamento del livello, il rimborso delle ore in nero, il ricalcolo di contributi, tfr, ferie, quattrodicesima, tredicesima... tutto. Ma poi dovrei presentare rapidamente le dimissioni, e resterei a piedi. Non so come comportarmi. Ma sono stanca, dopo ieri sera, sono veramente arrabbiata, ed esasperata. Sentirmi fare aprrezzamenti pesanti anche sulla mia vita privata è stato troppo, e vedermi ridere in faccia "perchè tanto siamo solo io e te, non ci sente nessuno" è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lunedì mattina dovrei andare a parlare con i sindacati, informarmi, chiedere consiglio su come comportarmi e cosa fare. E poi dovrò decidere. E' un rischio, enorme. Perchè se si sparge la voce è difficile che qualcuno voglia stare a sentire le mie ragioni. Bollata come piantagrane, ho finito di lavorare. E no, non posso trasferirmi. Posso cercare al di fuori della mia città, nelle immediate vicinanze, certo, non è la prima volta che faccio la pendolare. Ma anche allargando il raggio la mia realtà resta piccola, fatta di passaparola. Nonostante tutto questo, ho dentro una rabbia sorda, enorme, che mi dice basta, basta. E' ora che certa gente impari a stare al mondo, è ora che questo sfruttamento indegno, finisca. Perchè non si può strozzare le persone in questo mondo, approfittando della crisi, del poco lavoro, della necessità di vivere.
  8. Perdonatemi se non mi presento come si deve, se sembro ignorare le regole della buona educazione. Sono le due e mezza del mattino, ed io vagavo in rete alla ricerca di un luogo dove potermi aprire, e sfogare, forse sentirmi per un attimo meno abbandonata a me stessa. Sono approdata qui... ci provo. Ci provo perchè mi è insopportabile pensare di sfogarmi ancora nella mia famiglia, sulla mia famiglia, e lo è altrettanto l' idea di tenermi dentro ancora tutto questo peso. Non ci dormo più, non ci respiro più. Sono vittima di un piccolo mobbing, piccolo come la realtà in cui vivo, che mi lega le mani, troppe volte, in troppe cose. Avevo le mani legate anche quando ho accettato questo lavoro. Necessità, bisogno, impellente, di avere un lavoro, uno qualunque. Perchè sono sola con due figli, ed è dura. Gli orari sono pesanti, per una persona con figli relativamente piccoli, che restano solo a casa ogni sera fino a notte fonda. Gli orari pesanti e la paga, per metà in nero, una miseria. Una realtà piccola, dicevo... dove lavoro ce n' è poco si prende ciò che si può, e la gente se ne approfitta. Ma ho accettato, e lavorato con impegno ed entusiasmo, per la soddisfazione di tutti, compreso il mio datore di lavoro. Almeno fino a quando, conti alla mano, ho dovuto ammettere che il mio stipendio è davvero troppo misero, e non mi permette di arrivare, anche centellinando, anche rinunciando a tutto, nemmeno a metà mese. Gli accordi con il mio datore di lavoro erano che lo stipendio, dopo i primi mesi, sarebbe stato adeguato. Ovviamente non è accaduto. Così, civilmente, ho fatto una richiesta. Di aumentarmi lo stipendio, come promesso, oppure ridurmi l' orario, così che potessi integrare con un altro lavoro. Se prendo lo stipendio di un part time, non chiedo la luna se voglio lavorare part time. Non ha accettato nè l' una nè l' altra cosa, ed io, sempre civilmente, gli ho detto che avrei cercato altro, e che con il giusto preavviso, me ne sarei andata appena trovato un nuovo impiego. Nel frattempo, avrei continuato a lavorare per lo stesso stipendio e per le stesse ore, con lo stesso impegno. Da quel momento è iniziata la mia rovina. Scontri giornalieri, con insulti anche a volte, fatti quando non c'è nessuno che possa sentire. Critiche costanti, contradditorie, su ogni singola azione. Tutto ciò per cui prima venivo lodata ora è motivo di critica, sembra che da un giorno all' altro, io non sia più capace di fare niente. E commenti personali, gratuiti, umilianti. Mi ha detto, tra le migliaia di cose, che sono un' incapace e che dovrei cambiare lavoro. Che probabilmente sono una persona sola, perchè una come me non può avere degli amici. Mi da anche della ladra, ma lo fa velatamente. Aspetta che reagisca, tutto qui. Carica la dose, ogni giorno un po' di più, per vedere fino a quando resisto, senza rispondere, senza reagire. Cerca una scusa, un appiglio, per potermi licenziare. Il perchè mi è stato detto chiaramente, in una di quelle sere in cui nessuno poteva sentire. E' offeso. Perchè il mio volermene andare per lui è un fallimento personale, ma soprattutto, perchè a suo dire 700 euro al mese, di cui più della metà in nero, a fronte di 170 ore mensili sono anche troppo. E il mio chiedere di più mi qualifica come una persona pretenziosa, una piantagrane. So di essere brava nel mio lavoro. So di essere in gamba, non perfetta, ma in gamba. So di essere nella ragione, di comportarmi tutt' ora in modo corretto e civile. E ho un carattere forte. Eppure tutto questo, ogni giorno, a lungo andare mi sta facendo cedere. Mi sta facendo dubitare persino di me stessa. Mi ritrovo spesso a pensare che sono una fallita. Ho perso il sonno. Vago per casa fino alle sei del mattino. Ho perso la fame, non mangio quasi più niente. Ho perso la serenità, sono irritabile, in casa, perchè è il solo posto in cui non sono obbligata a tacere, ingoiare, sopportare. E questo non va bene, questo non è giusto... stanno pagando i miei figli con me. E dove questo non bastasse c' è l' ansia, la tachicardia, fino a un vero e proprio attacco di panico, l' altro ieri. Vivo in una realtà piccola. Non c'è lavoro, ce n' è poco... e quel poco ha promesso che farà di tutto per farmelo perdere. Non ho colleghi, non ho testimoni. I pochi sono clienti, il ragionamento di base è farsi gli affari propri. Con una denuncia, anche potessi farla, in una realtà piccola come la mia, ho finito di lavorare. Non mi resta che ingoiare e resistere, e andarmene il prima possibile. Ecco perchè mi sento una fallita. Perchè non posso nemmeno difendermi, perchè non ho diritto nemmeno a ciò che è giusto. Perdonatemi se non mi sono presentata, non sono una persona maleducata. Sono solo esasperata, demoralizzata, in pezzi, questa sera più delle altre.
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