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Se la coscienza...


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"Se la coscienza, come ha detto qualche pensatore inumano, non è altro che un lampo tra due eternità di tenebre, allora non c'è niente di più esecrabile dell'esistenza". (De Unamuno). Frase per me da incorniciare...

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la coscienza e' solo terrena . molti sono troppo presi per i loro

egocentrismo per pensarne .....vedi i politici

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  • 2 weeks later...

"Se la coscienza, come ha detto qualche pensatore inumano, non è altro che un lampo tra due eternità di tenebre, allora non c'è niente di più esecrabile dell'esistenza". (De Unamuno). Frase per me da incorniciare...

Per te cos'è la coscienza?

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  • 4 years later...

se ci sei ancora come membro attivo mi piacerebbe aprire un dialogo con te don giovanni tenorio.grazie ti aspetto!ti do la mia definizione di coscienza: non può prescindere dalla conoscenza di noi stessi e dell'ambiente che ci circonda(società,universo,natura,nostri simili).oltre alla coscienza esistono subconscio e inconscio e purtroppo esistono individui,io ne ho incontrato un paio,che non ce l'hanno proprio avendo una xsonalità deformata,sdoppiata che li porta a sviluppare l'acoscienza!

rufuge

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"Se la coscienza, come ha detto qualche pensatore inumano, non è altro che un lampo tra due eternità di tenebre, allora non c'è niente di più esecrabile dell'esistenza". (De Unamuno). Frase per me da incorniciare...

La coscenza che bel tema..essere coscenti di se stessi, dopo anni finalmente sono arrivato a darmi spiegazioni per me esaustive, molto più di quelle lette fino adesso, ho dovuto scartare tutto il sapere comune e individuare il non sapere comune..inquanto come detto nessuno riesce a dare risposte esaustive al termine coscenza...vi narrero le mie conclusioni per aprirle ad un dibattito costruttivo..

Avere coscenza di se significa essere consapevoli di esserci in un determinato momento(sinonimo di tempo) ed in un determinato spazio, vediamo subito che coinvolgiamo due aspetti trattati in fisica..quindi dovrei prima dirvi cos' è il tempo è che cos' è lo spazio, ma soprattutto ciò che oggi c'è di sbagliato in questi due concetti...la fisica presuppone che il tempo sia qualcosa di esterno a noi..ma in realtà per me non è così, il tempo in realtà siamo noi e non è esterno a noi, spiego meglio cosa intendo, l'argomento sarà abbastanza difficile ma cercherò di esporlo nel miglior modo possibile e più chiaro possibile..

L'universo esiste per intero, quindi anche tutto il tempo è tutto lo spazio, tutto esiste già. .immaginiamo un dipinto che esiste per intero, quindi esiste in un determinato tempo e occupa un determinato spazio, tutto il suo tempo e tutto il suo spazio esiste in un unico momento, ora facciamo finta che questo dipinto sia l'universo, noi siamo molto ma molto più piccoli del dipinto è siamo al suo interno, se il dipinto esiste in un unico momento cioè in un unico tempo presente, ciò che noi creapiamo essendo molto più piccoli e essendo al suo interno, delle piccole frazioni di tempo e di spazio, creando così tempo all'interno di un unico tempo presente per intero..dite temi se avete capito fino qua così poi continuo..Bisogna capire bene questo concetto come si crea il tempo dove non c'è tempo ma solo presente..

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Vi faccio un altro esempio così non ci sbagliamo, un film nel cd esiste per intero(presente), in un unico momento all'interno del cd, noi non riusciamo a vederlo tutto intero in un unico momento presente, quindi lo vediamo in singoli momenti uno dietro l'altro, così nel film stesso, creiamo prima e dopo in qualcosa è già presente per intero e facente parte solo del presente senza prima e dopo, questo lo creiamo noi...ecco del perché arrivo alla conclusione che in realtà noi siamo tempo e non esiste esterno a noi...ripeto ditemi se avete capito così continuo è molto importante questo pezzo...

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siamo partiti dalla coscienza giungendo a dissertare di tempo e spazio,universo,passato,presente e futuro:sono d'accordo con te(spero di averti bene interpretato) quando dici che esiste solo il tempo presente,l'istante,l'adesso che se vissuto intensamente,in un certo modo può determinare il dopo.dopo la rivoluzionaria teoria della relatività di einstein spazio e tempo sono concetti relativi:al momento del bigbang non esistevano né spazio né tempo,tutto era concentrato in un punto infinitesimale gravido di purissima energia.grazie ad E=MC2 sappiamo che se un uomo viaggiasse ad una velocità prossima alla velocità della luce il suo tempo rallenterebbe a tal punto che se dovesse rientrare sulla terra mentre x lui sarebbe trascorso 1 anno sulla terra ne sarebbero trascorsi 50!(paradosso dei gemelli) sappiamo che la gravità deforma lo spazio-tempo e che superato l'orizzonte degli eventi di un buco nero il tempo e lo spazio come noi li conosciamo xdono di significato,come pure la luce non esisterebbe +!grazie x aver portato avanti questa discussione:mi sa che siamo rimasti solo io e te!chissà se riusciamo a ripescare don tenorio!

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No refuge, sapevo che era difficile capire e ti capisco se non hai capito, innanzi tutto sto parlando di una mia teoria che presuppone che tutto ciò che si pensa oggi su tempo e spazio sia errata..ripeto la scienza crede che il tempo sia qualcosa di esterno a noi, mentre io dico che è solo interno a noi, se crediamo alla terie del big ben vorrebbe dire che c'è stato un inizio e ci sarà una fine è ciò presuppone che il tempo sia esterno a noi, invece no, è solo interno a noi, quando dico interno dico che noi siamo tempo...la mia teoria coesiste con un universo infinito senza inizio ne fine,senza tempo, è noi con la nostra coscenza di noi, inseriamo il tempo in questo sistema, perché il tempo è solo interno a noi non esterno..nell'universo esiste un unico presente,il tutto, non c'è prima e dopo, solo presente, tutto in un unico momento, noi che siamo molto più piccoli dell'universo, e non abbiamo la possibilità di vederlo per intero, con la nostra coscenza di noi, focalizzata in un punto piccolo dello spazio, creiamo delle frazioni di presente in un presente più grande e unico, scomponiamo il presente, unico e solo momento, creando al suo interno prima e dopo, come facciamo per un film nel cd che esiste per intero, non lo vediamo tutto intero in un unico momento anche se esiste per intero in un unico momento, ma con la nostra percezione lo scomponiamo in diversi momenti uno dietro l'altro creando il prima e il dopo,inizio e fine film...mi fermo di nuovo qua perché se non si capisce questo punto non posso collegarmi a spiegare cos' è la coscenza..fammi sapere se hai capito ciò che dico, non importa se lo condividi, devo solo sapere se hai capito il concetto fondamentale nel dire è solo interno a noi e tutte le conseguenze che ne derivano..tipo che non può esistere un big ben che è una delle conseguenze..

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se rileggi la precedente risposta anch'io credo come te che esistiamo nel presente il carpe diem dei latini.il tempo e lo spazio sono insiti in ogni forma di vita che è ancora l'evento più misterioso e indecifrato dell'universo e quindi anche nella nostra mente e nell'universo che io ritengo ciclico:muore e rinasce,si autodistrugge e si ricrea.a questo proposito ti consiglio di seguire su focus,ch 56 del digitale terrestre, meravigliosi,costruttivi programma di astronomia/astrofisica.se poi vuoi aggiornarti e documentarti sulle nuove aggiornate teorie sulla vita,morte,natura dell'universo(si parla addirittura di multiversi) e le leggi che lo governano ti consiglio di leggerti "universo senza fine" di neil turok.questo nostro dialogo costruito istante x istante con la nostra vita più profonda secondo me trascende spazio e tempo proiettandoci nella 4a dimensione dove si riesce a determinare/prevedere il domani.questo confronto mi appassiona vieppiù!grazie

rufuge

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Ti ringrazio per il consiglio, ma per quanto riguarda la fisica e l'universo sono a conoscenza di tutto ciò che si è scoperto fino adesso è ciò che si pensa possa essere, dai mondi paralleli,il multiverso, l'universo olografico (questo l'ho trovato interessante), la doppia fenditura, i quark, il Bosone di higgs, la materia di Planck, la teoria della relatività, il salto quantico, la luce , l'elettromagnetismo, la teoria delle stringhe, le particelle, spin positivo e negativo, conosco dalla più piccola parte dell'universo alla più grande, fin'ora conosciuta tutti i tipi di energia di cui la materia è composta, la materia oscura e l'energia oscura, so che conosciamo solo il 5% dell'universo che è composto di materia, conosco l'antimateria, conosco anche l'ultima teoria di Steven Hopkins, il quale sostiene che in prossimità di un buco nero materia e antimafia, vengono separate, l'antimateria viene intrappolata nel non tempo all'interno del buco nero e la materia invece rientra a far parte del tempo, così si spiegherebbe perché c'è più materia che antimateria, cmq credimi conosco tutto ciò che c'è da conoscere solo dopo la conoscenza di tutto ciò, ho elaborato la mia teoria che sto proponendoti.. questo spiegherebbe un sacco di cose non spiegabile fino adesso, anche se non spiegherebbe il perché del giorno e la notte, la velocità della luce o meglio la luce, e il fatto che l'universo si stia espandendo scoperta fatta da Hubble, che poi a portato a pensare ad un inizio quindi al big beng, in pratica spiegherebbe il fatto che le particelle in entanglement, anche esposte ad enormi distanze, invertendo lo spin, automaticamente e quindi più veloce della luce, si invertirebbero lo spin dell'altra particella o elettrone..ma se continuo usciamo fuori tema...magari e con piacere in un altra pagina restiamo qui alla coscenza..continuo solo se si è capito il concetto di tempo interno a noi, altrimenti non avrà un filo logico ciò che scriverò. .arriverò a parlare anche della morte, che non esiste, di coscenza o connessione comune tramite la ghiandola pinete che ne consente la connessione che la coscenza è una in realtà ecc ecc. Ma ripeto bisogna capire quel concetto di tempo..

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Ti parlerò anche della ciclicità della nostra specie, da poco evoluta ad evoluta, e che non sono state le catastrofi naturali, ma la sapienza ad eliminarci, per farci ripartire da zero, che esistiamo da moltissimo tempo, anzi dalla nascita del tempo, del futuro che già esiste, ciò che noi chiamiamo destino, che rinascimo, del bene e del male e della sua importanza, che devono esistere tutte due, come una bilancia a due piatti, tanto quanto il giorno e la notte o del cado e del freddo, in fisica il caldo è semplicemente l'assenza di freddo, come il buio è l'assenza di luce, non si possono prescindere, vivono in armonia come il bene e il male deve vivere in armonia sulla terra..il male ci insegna cos' è il bene, bisogna ricordare lo sempre, perché quando l'insegnante sarà assente, l'alunno non saprà che fare, ti parlo di un armonia universale, che tra il bianco e il nero ci sono tanti colori, che bisogna lavorare tra quelli in armonia senza cercar di eliminare il bianco o il nero, altrimenti non esistono i colori nel mezzo e non esistiamo noi, se ho detto sempre che non dobbiamo inseguire l'eden, ma la giusta strada di equilibrio ed armonia, tra l'eden e l'inferno..siamo figli del giorno e della notte, del freddo e del caldo, del bene e del male, i sentimenti negativi esistono come esistono quelli positivi, non sentite l'armonia, la completezza, la bellezza, di tutto ciò che si assapora da ciò che nasce e ne esce dal male, il sapore del l'ottenimento qualcosa dopo che gli è stato privato, l'equilibrio tra gli opposti, che crea il risuono di vita..dalle tenebre spunta il giorno, ma che giorno sarebbe senza le tenebre, non appoggio politicamente la teoria del bene comune o eden in terra, non per cattiveria, ma dentro di me so che non è giusto che sia così, per quanto possa sembrare brutto..io sono per la natura e il suo equilibrio fatto di una bilancia a due piatti che vanno sempre compensati in qualsiasi argomento...lo so divago sempre cambiando molti argomenti marei avrei tanto di cui parlare informarmi, co dividere con l'unico scopo di sapere, ma in tanti vedo solo preconcetti o ripetermi ciò che dicono o fanno credere media, politici, religiosi, scienziati, tutte persone che puntualmente hanno una cosa in comune, la contraddizione..

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e cosa pensi o sai della materia ed energia oscura?e che relazione ci può essere tra le leggi che regolano l'universo e la natura e la nostra vita di umani?per me cmq il problema + urgente da risolvere è quello della guerra o della pace:il mio progetto è chiaro e definito anche xchè il tempo che abbiamo a dispozione x evitare la catastrofe globale è sempre meno e,con un paragone astrofisico, ci stiamo sempre + avvicinando verso l'orizzonte degli eventi di un black hole!mi fa piacere che abbiamo in comune questa grande passione per astronomia/astrofisica.a proposito degli alieni cosa ne pensi?ma possibile che a trattare questi argomenti siamo rimasti solo io e te?alla prossima!

rufuge

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oggi a pranzo con mia moglie abbiamo parlato di te:avendo letto tuoi messaggi e discussioni ha dimostrato stima e ammirazione e un certo campanilismo da corregionale;non solo ha manifestato l'intenzione di iscriversi al forum!per me sarebbe una grande gioia vedere il mio alterego o la mia metà complementare confrontarsi con tutti noi come stiamo facendo io e te!se sono rose fioriranno:magari si aspetta un invito/incoraggiamento da te!grazie a presto!

rufuge

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Ciao refuge, scusami ma oggi ho troppo caldo e non riesco neanche a scrivere..di a tua moglie che è la benvenuta da parte mia e penso anche da parte del forum..la aspetteremo così affronteremo tanti argomenti insieme..:-)

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Intanto di taggato un articolo, dimmi che ne pensi, io lo condivido in pieno..già per il semplice fatto che non dice tutte le stronzate dei media, ma racconta soltanto verità, quelle che io cerco sempre..

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Che cos'hanno in comune Socrate ed Eugéne Ionesco? Il fatto che il filosofo greco non si stancava di predicare, come del resto l'oracolo di Delfi, : «Conosci te stesso»; mentre il commediografo francese di origine romena, nel suo celebre Il rinoceronte, ha descritto la progressiva e inarrestabile trasformazione degli esseri umani in copie industriali di un modello prefabbricato; trasformazione non solo fisica e psicologica, ma spirituale, che li porta a compiacersi ed estasiarsi di ciò che, prima - quando erano ancora umani - giudicavano semplicemente orribile. «Oh, ma che delizioso questo corno che mi è spuntato sulla fronte! Che aspetto meraviglioso possiedo ora, come sono bello!», esclamano estasiati a metamorfosi avvenuta; mentre l'ultimo uomo autentico, ridotto alla solitudine più disperante, circondato ovunque da mostri che sono, poi, i suoi ex amici e concittadini, con eroismo votato alla sconfitta ripete ossessivamente a sé stesso: «No, mai! Io non mi arrenderò, io lotterò, non diventerò come loro! Io non diventerò mai come voi! Io voglio restare me steso, me stesso, me stesso!».

Socrate e Ionesco descrivono i due termini di una parabola antropologica caratterizzata dalla progressiva soppressione dell'esigenza di autenticità e dall'avanzata (ir)resistibile dell'uomo-rinoceronte, il mostro volontario, un nuovo essere nato per mutazione genetica e che si compiace della propria laidezza, della propria repellente disumanizzazione. Nella Grecia tra V e IV secolo ancora si poteva lanciare un richiamo alla necessità di ritrovare la propria autentica natura,, anche se quasi nessuno la faceva (si pensi a Diogene il Cinico, che si aggirava per le vie con la lanterna in mano, in pieno giorno, rispondendo a chi lo interrogava che stava appunto cercando l'uomo). Nel mondo della cosiddetta modernità i rinoceronti sono divenuti legione, calpestano ogni cosa con i loro zoccoli e incornano furiosamente chi non accetta la loro divina bellezza, chi si oppone alloro sconcio trionfo.

Già solo il fatto di mettere nero su bianco questo genere di osservazioni costituisce un azzardo. I rinoceronti non capiranno: nel migliore dei casi diranno: "Noi non abbiamo bisogno di tali prediche; noi siamo uomini, non rinoceronti; perché quel guastafeste ci secca con i suoi ammonimenti?"; nel peggiore, penseranno: "Guarda un po' quel rinoceronte che ha la faccia tosta di montare in cattedra; è lui più rinoceronte di noi, e vuole impancarsi a giudice e moralizzatore dei costumi! Guardi piuttosto la trave che ha nell'occhio, invece di preoccuparsi del bruscolo che crede di scorgere nel nostro." Già, perché nessuno vuole ammettere di essere diventato un rinoceronte; diciamo meglio: perché, una volta stabilito il regno dei rinoceronti, il rinoceronte non è più tale, non è più il simbolo dell'altro, ma diviene la norma obbligante di una società omologante, per cui può di nuovo usurpare il nome di uomo, anche se uomo non è più. E guai a ricordargli le sue ascendenze di pachiderma della savana: s'infurierebbe e caricherebbe il malcapitato con tutto il peso della sua mole spaventosa, protendendo il lungo corno come una micidiale arma da guerra. Davvero, meglio non far arrabbiare i rinoceronti, rammentando loro la cosa che più odiano sentirsi dire: che non sono più esseri umani, che sono diventati animali. Che, sposandosi e mettendo al mondo dei figli, stanno popolando la Terra di bestioni i quali non sapranno mai che cosa vuol dire essere umani, perché umani non lo sono mai stati. E così avanzano la seconda e, presto, la terza generazione di rinoceronti, compiaciuti di sé e convinti di essere "uomini": ma, per loro, uomo significa rinoceronte. Perciò costoro vivono e vivranno nella menzogna, senza neanche rendersi conto che essa è tale: credono e crederanno che il loro essere "uomini" sia la pura verità.

L'avvento della società di massa è caratterizzato appunto da questa inconsapevolezza, dove gli esseri umani fabbricati in serie coltivano ciascuno la pretesa di essere unici e irripetibili, di avere una forte personalità, di essere autentici e "veraci". Li si vede, nei salotti televisivi, fare la ruota come pavoni e blaterare di essere individui speciali, anticonformisti, trasparenti, mentre tutto quello che dicono, il modo in cui vestono e si muovono, la cura con sui si truccano e si agghindano, la civetteria e il narcisismo esasperati con cui ammiccano alla telecamere, attestano l'esatto contrario. Li si vede per le strade, nella vita di ogni giorno, dove l'omologazione dell'abbigliamento, della cosmesi, perfino del modo di camminare, di gestire e di parlare sono arrivati a un punto tale che gli esseri umani si direbbero intercambiabili; eppure inseguono ferocemente l'illusione di essere veramente se stessi, di essere liberi e indipendenti, di non subire alcuna forma di condizionamento. E quando si è non solo rinoceronti, ma rinoceronti convinti di essere uomini, anzi uomini particolarmente originali e interessanti, allora non c'è più redenzione, ogni possibilità di rimedio è svanita senza speranza.

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Ci si chiederà a che scopo parlare di tutto ciò, visto che i rinoceronti non capiranno e ci ritorceranno contro l'accusa di essere dei rinoceronti. Naturalmente, grazie a Dio, essere uomini o essere rinoceronti non è una questione che si possa risolvere a chiacchiere, come nei salotti pomeridiani del secondo canale televisivo o nelle grottesche schermaglie dei concorrenti del Grande fratello; è, al contrario, questione che si risolve con la testimonianza dei fatti, con la coerenza di vita. Così come una signora in pelliccia di visone non può ragionevolmente protestare la propria sensibilità ecologista o, meno ancora, il proprio amore per gli animali, allo stesso modo il giovanotto super-abbronzato e super-palestrato, vestito firmato dalla punta dei capelli a quella dei piedi, che non si muove se non in Ferrari e non esce la sera se non per andare in discoteca, ben difficilmente può sostenere di essere una persona che non guarda alle apparenze ma alla sostanza, così nelle piccole come nelle grandi cose della vita. O meglio, essi lo fanno: lo fanno platealmente, sfacciatamente, e diventano estremamente aggressivi se qualcuno lo mette in dubbio; tirano fuori i soliti luoghi comuni che "non si deve giudicare dalle apparenze" e che "l'abito non fa sempre il monaco". Inoltre, troveranno un esercito di uomini e donne fotocopia, pronti a sostenerli a spada tratta, pronti a giurare sulla loro assoluta autenticità, perché difendendo loro, difendono anche se stessi. Tuttavia, anche questo fa parte del gioco, perché i rinoceronti si spalleggiano a vicenda e la loro forza non risiede tanto nella mole animalesca, quanto nel numero strabocchevole: sotto il peso del loro numero vorrebbero appiattire e involgarire il mondo intero. Ma insomma si tratta di un gioco talmente scoperto, talmente penoso, che non inganna nessuno - a patto di non esser già diventati rinoceronti.

Il pericolo, tuttavia, è un altro. Se è alquanto facile dimostrare chi è rinoceronte e chi non lo è in base al grado di avidità con cui si afferrano (o no) le cose e le persone della vita, dal grado di cinismo o di rispetto con cui ci si rapporta con il tu in un mondo fatto di specchi, dove tutto narcisisticamente ci rimanda la nostra immagine; non è però altrettanto semplice spiegare perché valga la pena di fare questo discorso, lanciare nel deserto questo intramontabile ammonimento del buon vecchio Socrate: «Conosci te stesso». Si faccia attenzione: non «Sii te stesso»,ma bensì: «Conosci te stesso». Il conoscere, infatti, viene prima dell'essere, se puntiamo all'essere consapevole; altrimenti si ricade nell'inconsapevolezza, e si torna a credersi uomini quando, invece, si è dei grossi e brutti rinoceronti, con tanto di corno lungo un metro ben piantato al centro della fronte.

Se vuoi essere te stesso, devi prima di conoscerti. Che cosa vuol dire conoscersi? Vuol dire sapersi guardare dentro, sapersi leggere dentro: cosa assolutamente non facile, e per due ordini di motivi: perché evitare di farlo ci protegge dalla delusione e dalla necessità di cambiare (in meglio); e poi perché ci protegge dall'essere diversi, cioè umani, in un mondo, appunto, di rinoceronti. Abbiamo visto che i rinoceronti si spalleggiano tra di loro; allo stesso tempo, con fiuto infallibile essi avvertono l'odore dei non-rinoceronti a molte miglia di distanza. E si preparano a caricare, affilando il loro corno sul tronco degli alberi, perché la semplice esistenza dei non-rinoceronti riesce loro intollerabile, come un perenne richiamo alla bruttezza del loro essere. Certamente, questa seconda ragione gioca un ruolo importante nell'estrema ripugnanza a guardarsi dentro, oggi più diffusa che mai; ma la prima è ancora più importante. Se si vive in un mondo di specchi, allora è essenziale che non ci si veda per quel che si è, ma per quel che vorrebbe essere: altrimenti, ogni passo in una qualunque direzione sarebbe una continua sofferenza un continuo rimprovero. E, se è vero che nessuno desidera soffrire, almeno a livello consapevole, è altrettanto vero che la società d'oggi ha elaborato una visione della vita che tende a escludere da essa, programmaticamente, ogni forma di sofferenza, della quale ha una paura nevrotica. Non è la paura della sofferenza ad essere nevrotica, ma lo è l'esclusione programmatica (e, ovviamente, impossibile) della sofferenza dall'orizzonte esistenziale. Dal banale mal di testa al dolore morale per una perdita o un abbandono, tutti sembrano volere una cosa sola: che passi in fretta, che quest'ospite sgradito e non invitato se ne vada il più presto possibile. Ma questo è un altro discorso, o - quantomeno - è un discorso che ci porterebbe in un'altra direzione; perciò ci fermiamo qui.

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Ci eravamo posti la domanda circa il perché porre la questione del richiamo a essere se stessi. Infatti, se coprirsi con una serie di maschere - e divenire, così, dei rinoceronti - significa star meglio con gli altri e con se stessi, nel senso di riceverne una maggior grado di approvazione, a che scopo bisognerebbe sforzarsi di essere se stessi?

La risposta è terribilmente semplice: per poter stare veramente bene con se stessi, e non semplicemente fingerlo. Non si può costruire nessun solido equilibrio interiore, nessuna vera autostima, nessun rapporto sereno e armonioso con sé e con l'altro sulla base di una menzogna, anzi di un groviglio inestricabile di menzogne che si sorreggono e si giustificano a vicenda. Tutto quello che fingiamo di essere, prima o poi ci si rivolterà contro, e ci chiederà il conto con tutti gli interessi. «A Dio non la si fa», ripete tra sé e sé il dottor Manson ne La cittadella di Cronin: e altrettanto si potrebbe dire: «A se stessi non la si fa». Il rinoceronte, infatti, è un essere umano che ha abdicato ad essere tale per farsi bestia tra le bestie, fingendo però di essere ancora uomo, anzi super-uomo (o super-donna); rivendicando, cioè, un ruolo che non gli appartiene - che non gli appartiene più, perché vi ha rinunziato in cambio di un piatto di lenticchie.

Di conseguenza, i sentimenti e gli affetti più elevati della natura umana, quelli che rendono amabile la vita, sono fatalmente preclusi a questi rinoceronti camuffati da esseri umani. Magari dopo un inizio brillante, ogni loro incontro con il tu finirà in un clamoroso fallimento. Non può esservi amicizia, non può esservi amore se non sulla base della consapevolezza di sé e dell'altro; perché amore e amicizia richiedono capacità di aprirsi e di darsi, cosa che non è possibile se si è ignoranti di sé e, appunto, dei propri sentimenti. Al massimo, ci si può credere legati da sentimenti di amicizia o di amore verso il prossimo; ma sarà solo una commedia, e alla prima circostanza un po' impegnativa, quando occorre mostrare non già di che stoffa si è fatti, ma almeno se si sa di che stoffa si è fatti, ogni nodo verrà fatalmente al pettine.

E si noti che il fraintendimento dei sentimenti, propri e altrui, può aver luogo nelle due diverse direzioni: per eccesso o per difetto. Ci si può ingannare, ad esempio, sul fatto di amare o di essere amati; ma ci può ingannare altrettanto sul fatto di non amare o di nonessere amati. Cioè, la persona ignorante di sé può credere di amare o di essere amata, mentre una delle due cose, o entrambe, non sono vere; ma può anche credere di non essere innamorata, o che altri non la amino; e, anche in questo caso, una delle due cose o perfino entrambe potrebbero essere false. Ora, se è male credere di amare (o di essere amati), quando ciò non è vero - perché le conseguenze sono comunque dolorose, sia per sé stessi che per l'altro; è male anche, e forse più, ingannarsi nel senso opposto: cioè non saper riconoscere il proprio amore verso gli altri, o quello che altri provano per noi. C'è così poco amore sulla Terra (non sesso, non attrazione, non desiderio: amore), che sprecare anche quel poco che c'è, per non averlo saputo riconoscere, è un vero e proprio delitto: come un carovaniere che, durante la traversata del deserto, si levasse il capriccio di versare sulla sabbia la scorta d'acqua che significa vita o morte. Questi analfabeti dei sentimenti umani vanno in giro e combinano disastri a ripetizione, reiterando senza posa, in maniera perfino monotona, sempre gli stessi errori. Né potrebbero fare altrimenti: chi non ha mai saputo o volto guardarsi dentro somiglia a un automobilista ubriaco che si lancia a 150 km. l'ora, nella notte, su una strada piena di curve e di incroci pericolosi. Solo un miracolo potrebbe impedirgli di fare del male a sé stesso e ad altri; ma, nel caso dell'analfabeta di sé stesso, ci vorrebbe una serie infinita di miracoli, ogni giorno della sua vita: il che significa chiedere davvero un po' troppo alla provvidenza.

Ora, noi viviamo in una società che ha fatto del carpe diem più sfrenato (non quello, misurato e dignitoso, dei filosofi epicurei, e anche del poeta Orazio) il suo emblema e il suo scopo. Avendo abolito ogni valore assoluto, viviamo immersi nel relativo, e del relativo ci facciamo volonterosi ministri e sacerdoti. Why not?, "perché no?", è diventato la nostra bandiera. Esaltiamo ed inseguiamo tutto ciò che è effimero, tutti gli impulsi più disordinati e, quel che è peggio, più artificiali, ossia creati dall'industria del consumo. Non solo i sentimenti più elevati, ma perfino gli impulsi più primitivi sono, spesso - e specialmente nei giovani e nei giovanissimi - artefatti e contraffatti. Come si fa, in tali condizioni, a parlare di autenticità? Molti rinoceronti diventano tali senza neanche rendersene conto - i figli dei rinoceronti, ad esempio, che nemmeno sospettano ci possa essere un altro modo di vivere. E l'intera società corre verso la propria autodistruzione, minata da innumerevoli pulsioni nichiliste ed anarcoidi, da una folla incontenibile di piccoli e grandi egoismi, da una scriteriata esaltazione di sempre nuovi diritti, immaginati come del tutto staccati dai doveri ad essi sottesi.

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Dopo aver cercato di spiegare perché, a nostro avviso, l'avvento dell'era dei rinoceronti sia un male, ci resta il compito doveroso di interrogarci su che cosa si possa fare per contrastarla e, se possibile, per invertire la tendenza. Non molto, questo è certo. Il male si è tanto diffuso che è quasi impossibile tornare indietro, anche se alcuni cominciano ad aprire gli occhi e a rendersi conto del grave pericolo in cui ci troviamo: ne va, infatti, della nostra felicità individuale ed anche, come si è detto, della sopravvivenza della nostra società. E il male si è tanto diffuso per un motivo piuttosto semplice: questa esaltazione dell'effimero, delle mode, dei capricci, dell'avidità, dell'ego, del guardare sempre fuori per non guardarsi mai dentro, tutto ciò va incontro alla naturale tendenza umana (per meglio dire: della gran maggioranza degli esseri umani) a cercare sempre la strada più facile, più piacevole e soprattutto meno faticosa. Le filosofie del "tutto e subito", del "ogni lasciata è persa", del "fa' ciò che vuoi", del "perché no?", stanno distruggendo il rispetto più elementare per gli altri e per sé stessi, incoraggiando pratiche e stili di vita basati su un nichilismo suicida camuffato da edonismo.

In fondo, non è vero che gli uomini e le donne che si sono retrocessi spontaneamente alla condizione di rinoceronti (peraltro senza saperlo, anzi pensando giusto il contrario, di essere divenuti - come si è detto, super-uomini e super-donne) si vogliono bene. Chiunque rinunzi a un bene superiore per un bene inferiore, degradandosi, non si vuol bene, ma si odia; e si odia perché non si piace: ma, invece di cercare di piacersi agendo in profondità sulle proprie disarmonie, cerca di piacersi cambiando semplicemente vestito, o tingendosi i capelli, o magari trasferendo la propria residenza: come se queste cose potessero dare nulla più che un misero surrogato di un cambiamento autentico.

E pensare che, oggi, legioni di pseudo-scienziati e apprendisti stregoni, che si fanno chiamare psicologi e psichiatri (ma i più pericolosi sono i secondi) insegnano - facendosi lautamente pagare, sofisti incalliti della modernità - che tutto è uguale a tutto, che nulla ha un senso, che noi possiamo solo, e anzi dobbiamo, strappare più grappoli d'uva che possiamo, e ingozzarcene fino quasi a scoppiare, prima di venir condotti al macello e sgozzati come maiali per il pranzo di Natale. È vero che ci sgozzeranno, dicono i moderni sofisti, ma intanto avremo avuto almeno la soddisfazione di riempirci il ventre… come rinoceronti.

Dopo quanto abbiamo detto, la strada da seguire per uscire dal vicolo cieco è evidente: riscoprire il piacere di piacersi, ma non nelle forme idiote e superficiali che il consumismo ci propone con le sue mille sirene, bensì riscoprendo la capacità di giudicare ciò che ci fa star bene ascoltando la nostra voce interiore - S. Agostino direbbe: il nostro Maestro interiore; la presenza divina che è in noi, soffocata sotto mille miraggi di bene e illusioni di possesso. Come se noi potessimo possedere qualcosa, oltre la nostra possibilità di essere liberi mediante la conoscenza autentica di noi stessi. Ma, per udire il Maestro interiore, dobbiamo fare un po' di silenzio attorno a noi; silenzio, e recupero della nostra capacità di ascolto.

Il resto, se le nostre intenzioni sono pure, verrà da solo.

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come sempre sono d'accordo con te e con l'articolo taggato:però stai attento xchè tante filosfie,salvo rare eccezioni,sono fine a se stesse non propongono soluzioni concrete,applicabili x risolvere i problemi dell'esistenza,ma restano nel mondo delle idee,platoniche come il famoso filosofo greco platone coevo di socrate.la grecia culla della filosofia/politica occidentale e progenitrice di grandi pensatori guarda oggi com'è ridotta!credo che qualsiasi filosofia,etica,politica o morale deve pragmaticamente aiutare l'uomo a risolvere problemi concreti esistenziali:pace,lavoro,salute altrimenti a cosa servono? la scienza in questo caso ha fornito il contributo + consistente x migliorare la qulità psicofisica di ognuno di noi. oggi eliminare le guerre dalla faccia della terra è il problema principale:tutto il resto è una conseguenza per quanto riguarda la differenza tra animali e umani loro uccidono sempre guidati dagli istinti,fame,protezione dei cuccioli o x autodifesa mentre l'uomo è l'unica bestia che

uccide x il gusto di uccidere.grazie x aver portato avanti la discussione!

rufuge

p.s.vedo che anche con il caldo riesci ad essere mentalmente prolifico:ti sei mai chiesto perché non esistono donne filosofe e cmq è un argomento che a loro non interessa?e così Gabriel voltan l'hai fatto scappare!

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Ciao refuge, premetto che ti ho fatto leggere quest'articolo non perché include soluzioni specifiche, ma perché visto che ti stai impegnando nel sociale è giusto che tu sappia da chi sarai ostacolato, dalla mandria di rinoceronti ormai da tempo omologati da insegnanti senza criterio umano o almeno del lato umano interiore..devi sconfiggere prima i preconcetti che a detta di Einstain sembra impossibile..infatti una volta disse che è più facile dividere un atomo anzichè spezzare un preconcetto..

Mi chiedi perché secondo me non esistano donne filosofo o del perché del loro disinteresse in materia..

Sinceramente penso sia dovuto alla diversa struttura celebrale, l'uomo è più incline a fare è concentrarsi in una sola cosa alla volta ed è più bravo a fare collegamenti logici, mentre la donna essendo in un certo qual senso più dotata di noi riesce ad elaborare più situazioni in una volta, ma ciò gli impedisce di concentrarsi molto su un solo problema è di usare fili conduttori logici che legano gli eventi e le circostanza..penso che in pratica non sono portate di natura ad elaborare concetti specifici riguardanti singoli pensieri o cose, sono più brave ad unificare tante cose in una volta, ma non secondo un filo logico, mentre l'uomo è più bravo ad elaborare una sola cosa alla volta e non riuscendo ad avere collegamenti empatici esaurienti, usa più la logica per descrivere il mondo..

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In pratica l'uomo lo VEDE il mondo, la donna lo SENTE il mondo..l'uomo che lo vede usa collegamenti logici, la donna che lo sente usa collegamenti empatici. .per l'uomo varrà sempre la regola del 1+1 uguale 2, la donna invece fa amore più gioia uguale felicità..è proprio il modo di leggere il mondo diverso ecco perché uomo e donna o detto che si completano, ma è importante che ognuno mantenga i propri ruoli in questo. .ma viviamo nell'epoca del tutto uguale dove invece è tutto diverso, quindi, stanno crollando i valori della completezza uomo donna..

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mia moglie sta leggendo tutti i tuoi commenti e spero che presto di iscriva anche lei,magari aspetta il tuo invito.per quanto riguarda la diifferenza di pensiero,interessi,attitudini,ragionamenti tra uomo e donna(ti invito a leggere e commentare la risposta che ho dato a Gabriel voltan)bisogna partire da come è costituito il nostro cervello.è diviso in dure emisferi destro e sinistro che neurofsiologia,psicanalisi e psicologia hanno identificato in base alle loro funzioni e prerogative:quello destro più sviluppato e utilizzato dagli uomini è la parte logica,razionale,deduttiva,scientifica,quello sinistro è invece preposto alle emozioni,intuizioni,creatività,istintivo tipico femminile.secondo me tale separazione è dovuta + che altro a imprinting educativo-culturali e non a diifferenze psico- neurofisiologiche ed oggi la diiferenza è sempre meno netta e marcata anche xchè sprattutto la donna sta assumendo ruoli,compiti e mansioni sia nel domestico che nel sociale,professionale tipicamente maschili.grazie x aver portato avanti la discussione anche se mi dispiace che siamo rimasti in due!

rufuge

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Come la dovrei invitare?? Per me fa piacere se si iscrive, il mio invito è la manifestazione di piacere nel fatto che lei lo faccia..se c'è un applicazione che mi consente di invitarla lo faccio pure ma da qui mi sa che non si può. .riferisci le che è un piacere condividere diverse opinioni anche con lei..

Dove trovo la risposta che hai dato a voltan, se me la indichi la leggo molto volentieri..

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.secondo me tale separazione è dovuta + che altro a imprinting educativo-culturali e non a diifferenze psico- neurofisiologiche

Penso che sessualità ed educazione siano due cose differenti, puoi insegnare ad un bambino a rispettare i gay, ma non a essere gay, l'attrazione sessuale deriva da Dna o corredo genetico, piu che da educazioni, i ruoli in passato penso siano stati diversi sia per condizioni che per struttura fisica, non penso nemmeno che le donne stiano diventando piu logiche oggi con l'inserimento nella società moderna, le donne restano donne e gli uomini restano uomini (come struttura celebrale), possono cambiare solo modi di fare e costumi, ma le attrazioni restano le stesse, non bisogna confondere psiche con sessualità. .sono due cose differenti..se invece mi chiedi se sono d'accordo su ciò che sta succedendo oggi ti dico in parte si è in parte no, vedi Gabriel aveva ed ha un problema di identità sessuale, che non capisce che è un problema suo e non di altri, come non capisce nemmeno che se lui stesso non riesce ad individuare il suo essere, come potrebbero riuscire a farlo gli altri??..personalmente penso che bisogna avere rispetto verso tutti e tutti devono aver pari diritti legali, il problema nasce quando ciò che chiedono non sono più diritti legali ma cose antinatura, cosa intendo con cose antinatura, in natura uomo e donna possono procreare mentre uomo e uomo no e donna e donna no, ecco questo non lo condivido,, perché non stanno chiedendo diritti che gli spettano, stanno chiedendo cose che è stata la natura stessa a vietare non mi chiedere il perché, perché non lo so ma è così, oltre questo, di esperimenti in passato su cavie umane ne abbiamo fatti, quelli erano esperimenti materiali di cui non ero d'accordo, come non sono d'accordo neanche negli esperimenti psichici che si stanno svolgendo oggi, i bambini non sono cavie, che diciamo va bene proviamo vediamo che influenza avrà nella sua psiche farlo crescere con due uomini, quindi non ero d'accordo sugli esperimenti sugli uomini cavia di una volta, figuriamoci se posso essere d'accordo su esperimenti psichici su bambini cavia che vorrebbero fare oggi queste persone senza identità. .io sono disposto ad aiutarli a dargli il mio appoggio, ma quando scopro che non vogliono essere aiutati e che in realtà non vogliono avere i stessi diritti nostri che hanno oggi, ma vogliono imporre il loro essere come qualcosa di normale allora no, non avranno il mio aiuto. ..dal mio punto di vista oggi si sta avendo rispetto e si sta lavorando nei confronti di tutti, tranne dei cosiddetti sani, oggi i denigratorio sono i sani..non hanno appoggio ne morale ne politico, non possono dire niente che vengono subito attaccati non possono chiedere niente perché vengono prima i malati o le persone con problemi, non possono avere una casa perché gli tocca ai profughi, si nessuno sta avendo rispetto verso i sani o etero, oggi se nasci etero sei omofobo, se nasci bianco sei razzista, sono i sani ad essere sin da subito denigratorio attaccando gli un cartello dietro con scritto, persona sana attenti pericoloso per gli altri..

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Poi per quanto riguarda il concetto rispetto verso tutti è direttamente proporzionale alla mancanza di libertà individuale, quindi è un altro argomento che andrebbe preso con le pinze..

Se io metto 100 persone in una stanza e non gli do regole, esse sono individualmente libere, ma se per il rispetto di tutti comincio a dire ok, ognuno di voi deve dire cosa gli da fastidio, allora il primo dice, a me da fastidio la musica, ok, niente più musica, un altro dice a me da fastidio se uno grida, ok non si grida più, un altro ancora dice a me da fastidio se uno fuma, ok non si fuma più. ..se continueremo, capiremo subito, che il rispetto verso tutti è direttamente proporzionale alla libertà del singolo individuo, la collettività è antiliberta, pensa se ci dovremmo veramente mettere a vedere cosa da fastidio a chi è quando, arriveremo al punto che non dovremmo neanche muoverci, quindi questo rispetto verso tutti come concetto a se, andrebbe studiato bene..sembra che proprio da sistema non ci possa essere rispetto verso tutti, perché il rispetto per te è una negazione per me o per altri, mentre il mio rispetto sarà una privazione per lui e altri e così via..capiamo che non si può avere rispetto verso tutti o rispettare tutto ciò che le persone vorrebbero, quindi a Gabriel gli volevo far capire che prima izzare battaglie che salvaguardando il suo culo, di riflettere bene perché le cose non funzionano come lui pensa, ci vogliono tempi necessari perché questo avvenga e che non doveva battere i piedi e fare i capricci per firmarequesta venuta che cci sarà, le privazioni o anche i cambiamenti culturali devono andare di pari passo con i tempi e le psiche presenti in quelle culture, senza forzatura, l'euro o il cosiddetto cambiamento mondiale non sono stati fatti con i tempi necessari e giusti, e ammettono anche loro che hanno sbagliato nel forsa re grossi cambiamenti in tempi brevi, e lo stesso stanno facendo tutti salvaguardando il proprio sedere, i a combattono per i gay, le lessico e per le lesbiche, i neri per i neri, i poveri per i poveri, i ricchi per i ricchi, ognuno conduce le proprie battaglie creando così un non rispetto cure, ma semplicemente un asseconda mento dei propri bisogni, almeno una volta non battevano i piedi per terra come bambini, oggi si, persone immaturo che fanno i capricci, e nel mezzo di tutto ciò ci sono i sani che devono assistere a questo scempio di egoismo proprio e subire anche accuse di essere noi gli egoisti..noi siamo sani e ringraziamo la natura se non lo fossi me la prenderei con la natura io non con i sani..

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