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Tablyth

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  1. Università e la legge 133 16-10-08 Il Governo Berlusconi durante i mesi estivi dell’anno 2008 ha approvato il DL 112, convertito poi in Legge 133 il 6 Agosto. ▬ Cosa prevedono il decreto e la legge in questione? Una serie di misure economiche atte a ridurre le sovvenzioni agli apparati pubblici, in particolar modo all’Università statale, per la quale si stima che i tagli raggiungono 1 miliardo e 500 milioni di euro in 5 anni. Un duro colpo per molti Atenei italiani che già da molti anni non versano in ottime condizioni economiche (vedi Siena e Firenze). Tuttavia il mondo universitario “sembra” avere un’alternativa al sicuro fallimento di molti dei suoi complessi. L’articolo 16 della Legge 133 prevede infatti la “Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università” ▬ Cosa significa? “In attuazione dell'articolo 33 della Costituzione […] le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato” liberando così lo Stato dall’onore della sovvenzione. Tutto ciò porterebbe ad una serie di conseguenze fra le quali la scomparsa del tetto massimo del 20% del FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) per le tasse universitarie che si trasformerebbero da contribuzione a reale fonte di sostentamento per la gestione economica dell’Ateneo, determinandone un brusco innalzamento. Incremento che probabilmente non sarebbe sostenibile per una cospicua fetta della popolazione studentesca che si troverebbe a dover rinunciare al proprio diritto all’istruzione contrariamente a quanto stabilito nell’Art.34 della Costituzione italiana. In presenza di un'amministrazione universitaria inefficiente (i bilanci in rosso sono a testimonianza di ciò), suscita stupore che il governo abbia deciso di non agire minimamente sotto questo aspetto, quanto su quello di privare gli atenei della loro più importante fonte di sostentamento. La legge 133 ha introdotto inoltre un pesante blocco del turn-over del personale docente e tecnico-amministrativo, il quale stabilisce un limite massimo di nuove assunzioni a fronte dei pensionamenti. Esso limita il turn-over a uno su dieci per il 2009 e uno su cinque per il 2010. In parole povere, il prossimo anno per dieci persone che escono lavorativamente dal sistema universitario ne entrerà solo una, senza distinzione alcuna fra personale docente e personale amministrativo. L’ingresso dei privati sancito dalla Legge 133 condiziona non solo l’aspetto economico dell’Ateneo, come già detto, ma anche aspetti ben più cardinali quali la Ricerca e la Didattica. ▬ In che modo? Questi aspetti verranno fortemente influenzati dalle logiche di mercato per le quali il sapere si valuta in base alla produttività di ciò che ne verrà fuori. Alcuni settori quali quelli dell’area tecnico-scientifica e medica avranno sì la possibilità di fare Ricerca, ma non più libera, dovranno infatti sottostare alle condizioni imposte dagli enti privati in materia. Altri più sfortunatamente, come i settori dell’area umanistico-sociale, non producendo alcunché di “vendibile” vedranno con tutta probabilità ridurre a zero i propri orizzonti di Ricerca. In un paese quale l’Italia che per quanto concerne la Ricerca scientifica si trova in una situazione di forte ritardo (investendo il solo 1.1% del PIL) sia rispetto ai principali paesi industriali che ad alcune economie europee di minori dimensioni come quella svedese e finlandese, un taglio così consistente non può apparire altro che autolesionista. ▬ e i Ricercatori? I giovani ricercatori italiani sono spesso tra i migliori al mondo, sono invidiati dai centri di ricerca internazionali - che infatti fanno poca fatica ad accaparrarseli - hanno una cultura di base generalmente più ampia, nonostante la vergognosa disorganizzazione dell'Università italiana e, come ricompensa, sono pagati cifre miserevoli e sono condannati al precariato a vita. La situazione si fa ancora più drammatica per i giovani professori che tentano di scalare le baronie universitarie per trasmettere un sapere decente agli studenti. I professori a contratto, precari permanenti, sono pagati dagli 0€ a 600€ per due mesi di corso universitario. Per fare un paragone in Germania la cifra sale a 2000-3000€. Per ovvie ragioni i professori, e con loro i corsi, scompaiono. Fonti: Art. 33 e 34 della Costituzione italiana http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm Legge 133 http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm la Repubblica (Firenze) 30-09-08 http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/ar...9/30SIP2005.PDF Corriere Fiorentino 26-09-08 http://corrierefiorentino.corriere.it/univ..._pisa_crac.html La ricerca scientifica in Italia http://www.daonline.info/archivio/20/pagine/ultimo_n2.php --------------------------------------------------------------------------------- Quello che vi chiedo è di prendere parte alla campagna informativa anche con delle piccole iniziative. Inoltrate questo articolo nella casella e-mail dei vostri contatti. Pubblicate voi stessi questo articolo nei vostri blog, pagine web o nei forum che conoscete. Usate qualche credito nei siti come Netlog e company, per una volta ne varrà la pena e avrete fatto buon uso della tecnologia.
  2. Ringrazio io te, per aver speso il tuo tempo leggendo questo articolino.
  3. Non di mummie ritrovate in chissà quale anfratto della valle dei re in Egitto parla questo articolo, bensì delle dimenticate vittime della Repubblica Popolare Cinese che si trovano al centro di un macabro commercio, non limitato più ormai all’espianto d’organi. Ma che mummie sono quelle cinesi? Seguendo la prassi ideata dal dottor Gunther von Hagens, è possibile interrompere il processo di decomposizione di un cadavere eseguendo un trattamento di plastificazione. La perfetta conservazione è frutto della cosiddetta «plastinazione», metodo messo a punto a fine anni ’70, che consiste nel sostituire liquidi e grassi con incorruttibili polimeri, rendendo così inalterato l’aspetto d’ogni singola cellula e allo stesso tempo renderla malleabile e modellabile. Le salme dei condannati a morte sono i primi candidati per divenire le mummie del Ventunesimo secolo, orribile oggetto di sfoggio in musei e mostre, come già accaduto negli USA e ora in Europa, sotto il nome di esibizione dall’alto valore educativo. E’ questo il caso della mostra «Bodies, the Exhibition» della compagnia Premier Exhibitions, ove vengono presentati al pubblico venti reperti anatomici, tutti cinesi, tutti muscolosi, tutti di mezza età, tutti senza i segni di debilitanti malattie e fino a poco tempo fa dichiarati “di provenienza legittima, corpi senza famiglia ceduti dalla Dalian Medica University al laboratorio di plastinazione” secondo quanto riportato da Arnie Geller, amministratore delegato della Premier Exhibitions. Grazie all’inchiesta della Abc sappiamo che le cose vanno diversamente. Il reporter Brian Ross recatosi a Dalian, nella provincia cinese di Liaoning, documenta l’esistenza di un capannone di periferia a sessanta chilometri dall’Università dove le microcamere riprendono una decina di lavoratori mentre vengono sorpresi ad imballare cadaveri e altri resti umani «plastinati» pronti alla spedizione negli Stati Uniti (in foto), nonostante la Cina abbia ufficialmente vietato l’esportazione di cadaveri o di loro parti dal 2006. Lo stesso Gunter von Hagens, incalzato rivela piangendo: «Ho smesso di aver rapporti con loro quando mi sono trovato tra le mani dei corpi con ancora i segni dei proiettili. Ho preso i cadaveri li ho fatti cremare e da quella volta non ho più usato cadaveri cinesi». Fonti: Il Giornale 18 maggio 2008 New York Times 8 agosto 2006 ABC News
  4. Le verità di partito e le verità di Wu. Innanzi tutto: cosa sono i Laogai? Con il termine “Laogai” si intende una particolare forma di lavoro forzato presente dal 1950 fino ai giorni nostri nella Repubblica Popolare Cinese e istituita per volere di Mao Zedong. Il Laogai non è un semplice sistema carcerario secondo il Ministero per la Pubblica Sicurezza, il loro scopo è trasformare i criminali in persone che "obbediscono alla legge, rispettano le pubbliche virtù, amano il proprio paese, amano il lavoro duro, e possiedono certi standard educativi e abilità produttive per la costruzione del socialismo" Il concetto di rieducazione attraverso il lavoro (coatto) compare già in alcuni documenti del 3 agosto 1957. Nel 1988, il Ministero di Giustizia descrisse gli scopi del sistema dei Laogai in questo modo: "lo scopo principale dei laogai è quello di punire e riformare i criminali. Per definire concretamente le loro funzioni, essi servono in tre campi: punire i criminali e tenerli sotto sorveglianza; riformare i criminali; utilizzare i criminali nel lavoro e nella produzione, creando in tal modo ricchezza per la società". La realtà dei Laogai tuttavia appare molto diversa da come il governo di Pechino vorrebbe presentarla all’estero sebbene secondo il tifa, che elenca i termini utilizzabili e pubblicabili in Cina, è illegale chiamare i laogai cinesi "campi di concentramento" o anche semplicemente "campi"; questi termini possono riferirsi ai campi nazisti, sovietici, o della Cina nazionalista. Grazie all’opera di Harry Wu (e non solo), detenuto nei Laogai per 19 anni per aver criticato le politiche del Partito Comunista Cinese e attuale direttore della Laogai Research Foundation, sappiamo molto di più su ciò che realmente accade nei campi di lavoro forzato. Anche se la legge cinese vieta la tortura per estrarre confessioni, questa pratica è ampiamente diffusa nei Laogai, dove è stato documentato l’uso di bastoni in grado di somministrare scariche elettriche, percosse con manganelli o pugni, uso di manette e catene alle caviglie in modo da causare intenso dolore, sospensione per le braccia, privazione di cibo o sonno o isolamento per periodi prolungati. Alla Laogai Research Foundation sono noti molti resoconti di prigioneri costretti a lavorare fino a 16-18 ore al giorno per aggiungere le famigerate “quote”. Se le quote non vengono raggiunte, al prigioniero viene diminuito il cibo. Spesso i prigionieri sono costretti a lavorare in condizioni malsane o pericolose, comprese le miniere di sostanze tossiche. Un grandissimo numero di persone hanno subito lo stesso trattamento ricevuto da Wu, accusati di essere “elementi controrivoluzionari” vengono arrestati con accuse quali “sovvertimento dell’ordine statale”, “furto di segreti di stato”, “hoolinganismo” o “protesta senza permesso”. Inoltre in Cina è in vigore un sistema legale per cui chiunque può essere detenuto fino a tre anni in un campo di rieducazione senza che sia necessario un processo. Per ottenere la detenzione amministrativa è sufficiente la direttiva di un qualsiasi funzionario della sicurezza. Con il sistema chiamato “Jiuye” poi, qualsiasi detenuto può essere trattenuto ai lavori forzati se i funzionari non giudicano che sia stato “pienamente riabilitato”. In questo modo una persona può rimanere detenuto anche molto a lungo in un campo di concentramento. A questo proposito occorre tener presente che la Convenzione 105 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ONU) del 25 giugno 1957 che chiede l'abolizione della condanna ai lavori forzati non è mai stata ratificata dalla Cina.(Link) Il numero dei Laogai e dei prigionieri è un segreto di stato. Secondo il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sul Lavoro Forzato e la Detenzione Arbitraria, pubblicato nel 1997 dopo un viaggio in Cina, ci sono 230.000 persone in 280 campi di rieducazione attraverso il lavoro. La Laogai Research Foundation ha però individuato almeno 1000 campi in Cina (vedi in figura) e stima il numero dei detenuti fra i 4 e i 6 milioni di persone: dalla creazione del sistema dei Laogai fra i 40 e i 50 milioni di persone vi sono state imprigionate, tanto che in Cina praticamente ogni cittadino è imparentato o conosce qualcuno che è finito nei Laogai. La Cruda realtà dei Laogai Purtroppo la macabra realtà dei Laogai non si esaurisce con la violazione dei diritti umani legati al lavoro forzato e alle torture che i detenuti subiscono. Fin dagli anni '70 ai condannati a morte vengono espiantati gli organi, quasi mai senza il loro permesso, per alimentare l’orrido mercato di cui beneficiano i cinesi più agiati oppure per essere venduti all’estero. Nonostante venga detto che i prigionieri avrebbero dato il loro consento agli espianti, vi sono prove che indicano che la stragrande maggioranza dei prigionieri e delle famiglie dei prigionieri non avevano dato alcun tipo di consenso all’espianto prima dell’esecuzione. Addirittura il collagene preso dalla loro pelle viene utilizzato per produrre cosmetici. In base alle statistiche fornite da organizzazioni come Amnesty International, la Cina da sola giustizia più persone di tutto il resto del mondo messo insieme. Va aggiunto che, poiché statistiche sono calcolate sulle esecuzione di cui è giunta voce all’estero, esse sono sicuramente di gran lunga inferiori ai dati reali. Secondo la legge penale cinese vi sono oltre 60 reati capitali, che vanno dall’omicidio al furto, dall’incendio doloso al traffico di droga. Ricordiamo che Manfred Nowak, rappresentante della Commissione contro la Tortura delle Nazioni Unite, che ispezionò , nel dicembre del 2005, alcune prigioni in Cina, denuncia il continuo abuso della tortura chiedendo al Governo di Pechino anche di eliminare le esecuzioni capitali per crimini non violenti o per ragioni economiche. Inoltre nel suo rapporto, del 10 marzo 2006, denuncia anche le confessioni estorte con la tortura. Tortura che non si limita a danneggiare il corpo del detenuto ma anche a dilaniare la sua personalità attraverso il sistema della "riforma del pensiero" ossia il sistematico lavaggio del cervello del detenuto nei Laogai, sistema ideato da Mao Zedong gia nel 1937. La "riforma del pensiero" si attua mediante l'indottrinamento politico quotidiano e mediante l'autocritica. "Questa autocritica" ha spiegato lo storico Dieter Heinzig, " ha luogo davanti ai sorveglianti ed agli altri detenuti ed e finalizzata a riformare la personalità di chi si auto-accusa". Innanzitutto si devono elencare ed analizzare le proprie colpe. Successivamente ci si deve accusare pubblicamente di averle commesse, procedendo alla riforma della propria personalità, per diventare una "nuova persona socialista". Lo stretto legame fra Laogai ed economia mondiale Il Partito Comunista cinese ritiene le attività economiche che avvengono nei Laogai un segreto di stato. Anche se è stato provato che le aziende dei Laogai siano in passivo, a causa della gestione carente e della scarsa motivazione della forza lavoro coatta, le autorità cinesi cercano costantemente di integrare i Laogai nell’economia nazionale e di smerciare i prodotti dei Laogai nel mercato internazionale per guadagnare denaro corrente. Nonostante ciò la manodopera gratuita e coatta permette di abbassare i prezzi dei prodotti e conquistare i mercati mondiali. La Laogai Research Foundation e altri gruppi per i diritti umani hanno talvolta individuato alcune merci prodotte nei Laogai sui mercati internazionali. Anche se molti stati (es. Unione Europea e Stati Uniti d’America) vietano l’importazione di beni prodotti nei Laogai, le autorità cinesi camuffano l’origine di queste merci e rendono impossibile riconoscerle. A volte perfino merci non marchiate con la dicitura “Made in China” è possibile che siano state prodotte dai prigionieri forzati dei Laogai. Addirittura alcune multinazionali, che investono o producono in Cina, fanno uso della manodopera dei Laogai per la produzione dei loro prodotti, accecati dalla falsa etica dell’interesse ad ogni costo, nonostante l’impegno preso da governi nazionali e non (Italia, Germania, Usa, Unione Europea) verso la realtà dei Laogai affinché essa possa aver fine. Purtroppo, come troppo spesso accade, l’impegno diplomatico sembra soffrire di una certa pigrizia e le azioni intraprese si limitano a ben poco, favorendo così gli interessi di chi fa il suo sporco guadagno attraverso lo sfruttamento del lavoro forzato.
  5. Germania. Brevettare un colore esistente in natura e far pagare chi lo vuole utilizzare. Sembra incredibile, ma è quello che ha fatto il colosso delle telecomunicazioni Deutsche Telekom. Secondo la compagnia, il magenta è parte indissolubile del proprio marchio e quindi è del tutto naturale registrarne il brevetto. Stesso procedimento è stato adottato dalla Red Bull, che produce bevande, e che ha stabilito che il grigio-blu del suo marchio potesse diventare solo suo. La reazione a questi sconcertanti brevetti viaggia via internet. Il dibattito è aperto e acceso sui siti come freemagenta.it o colourlovers.com. Ma anche la Comunità europea passa al contrattacco e ha comunicato alle aziende che brevettare un colore è illegale. (fonte: Metro del 15/11/07) Dopo aver preso visione di questo articolo non ho potuto fare a meno di comperarmi una nuova fiammante maglietta color magenta. Ad ogni modo vi consiglio di visitare i due siti elencati e magari partecipare anche solo con una mail. Link Utili: Colourlovers.com! FreeMagenta.it
  6. Per come la vedo io sarà un autunno molto teso...si starà a vedere.
  7. Tablyth

    fumare a forza

    Non ti saprei dire, non ho mai sperimentato una cosa del genere.
  8. Un essere fatto di carne come tutti.
  9. Tablyth

    peccati capitali

    Tutti siamo composti in minor o maggior misura da tutti, è difficile individuare il prevalente.
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