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molly.vinci

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Reputazione comunità

  1. un po' mi viene da sorridere perchè anche se non lo ricordiamo è la routine sociale che ci permette l'ingresso nella società autonomamente in età prescolare (2-5 anni). faccio una breve spiegazione: Dall'istante in cui nasciamo iniziamo ad avere un rapporto con i nostri genitori che si fonda su una serie di interazioni che vedono in primo luogo il soddisfacimento dei bisogni primari come mangiare, bere, essere puliti, questi sono i primi schemi interattivi che sono appunto legati da una ciclicità di ordine biologico e sociale, e sono fondamentali per instaurare un primo rapporto tra genitori e figlio. Questi schemi interattivi si trasformano, in età prescolare appunto, in routine (come per esempio come andare a letto: mi lavo, mi metto il pigiamino,il bacio della mamma e dormire) che aumentano la prevedibilità dei fenomeni, creano un contesto di attese che infondono sicurezza al bambino (Infatti tende a mostrarsi incuriosito o a volte preoccupato se si verificano eventi anomali). D'altro canto, e su questo punto volevo fermarmi, le routine si trovano all'"incrocio" tra la risoluzione di un problema, i desideri di un bambino e le attese del mondo quindi non servono solo ad imparare regole ma sono il contesto entro il quale avvengono esperienze cognitive, sociali ed emotive (es:"la routine dell'andare a letto risolve il problema che il bambino ha di rimanere solo la notte nella camera da letto perchè crea un contesto rassicurante nel quale viene soddisfatto sia un suo bisogno, il bacio della madre, sia quello dei genitori, lavarsi e mettersi il pigiamino." da Manuale di psicologia dello sviluppo) permettendo così al bambino di acquisire una "TEORIA DELLA MENTE" (il capire il punto di vista dell'altro, detto a pane ed acqua: io penso che tu pensi quindi posso mentire e prevenire il il tuo agire in qualche caso) proprio dalla "prevedibilità" delle azioni. Quando cresciamo ci lamentiamo, come fai tu e concordo, di quanto queste routine ci impongono di vivere in schemi preconfezionati, ma se fin da piccoli siamo abituati a farlo come possiamo pretendere di non essere influenzati da questo modo di agire??? Chi di noi non si programma giornalmente cosa fare? Chi vive davvero "alla giornata" senza prevedere nemmeno a che ora mangiare più o meno? NESSUNO. il problema sorge nel momento in cui ci accorgiamo di fare sempre la stessa cosa ma quello che mi chiedo.. è davvero così negativa la routine? Come ho detto prima per il bambino è qualcosa di rassicurante ma in fondo lo è anche per noi. Tornare a casa e trovare la mamma che dopo scuola ti prepara il pranzo ogni giorno, andare a scuola e sapere di ritrovare i tuoi amici lì ogni giorno seduti allo stesso banco, dormire nel proprio letto, sapere di poter tornare entro una certa ora a casa perchè sennò i tuoi si arrabbiano... beh sono routine che ho appena perso perchè mi sono trasferita per l'università e devo ammettere che se prima le odiavo ora mi mancano molto... fuggire fa bene, ma tornare "a casa" a volte è meglio... se poi nemmeno fuggire ogni tanto fa bene prova a fare attività diverse dalle solite che ne so teatro, cinema, dipingi, comprati uno strumento musicale, leggi, ci sono molti modi per prendere il meglio dalle routine e al contempo fuggire da esse... un bacio
  2. molly.vinci

    FUGA

    l'essere umano è in parte un animale quindi sono ancora conservati nel suo cervello dei procedimenti istintuali come la fuga davanti al pericolo... Darwin diceva che questi comportamenti erano adattivi perchè permettevano all'uomo primitivo (per esempio) di non farsi mangiare e comunque di scappare di fronte al pericolo. Al giorno d'oggi spesso scappare significa l'opposto, disadattamento perchè ci si isola dal "comune", perchè non potendo fuggire davanti al datore di lavoro che ci rimproverac i fa sentire male, ci viene impedito di fuggire dalla società. Quindi non oserei dire che l'uomo fugge da se stesso perchè volenti o nolenti dall'ammetterlo noi amiamo noi stessi, vogliamo proteggerci, vogliamo conservarci. Noi scappiamo dalla società che con le sue regole ci ha imposto troppe cose dalle più banali come "a che ora mangiare" alle più complesse... ci dice quando studiare, quando lavorare, quando rilassarci senza che noi ce ne accorgiamo e ci ostiniamo a fare cose che crediamo valorizzino noi stessi (come prendere un buon voto ad un compito a scuola) ma in realtà facciamo ciò che la società riconosce come positivo, come gratificante. Quindi ogni tanto è giusto voler fuggire Il mio pensiero prende largo spunto da un libro che consiglio caldamente che per questo forum è particolarmente indicato "Elogio della fuga" di Henri Laborit. Da questo libro è stato tratto un film di Alan Resnais Mon Oncle d'Amerique un bacio
  3. ciao, ti rispondo con parole di Henri Laborit che in parte si ricollegano a quello che dici tu parlando di bisogni. "Nel contatto con l'altri si è sempre in due.E l'altro spesso ci cerca non per trovarci ma per trovare se stesso, come noi cerchiamo noi stessi nell'altro" e ancora " L'amore rimane il termine mensognero che giustifica tutti gli sfruttamenti dell'uomo da parte dell'uomo, perchè pretende di essere un essenza diversa da quella delle motivazioni più primitive, contro le quali del resto è impotente, com'è impotente la parola <<scudo>> nel proteggere dai proiettili" ed in fine... "così ho capito che tutto ciò che chiamiamo <<amore>> nasceva dal rinforzo dell'azione gratificante autorizzata da un altro essere situato nel nostro spazio operativo e che il male d'amore nasceva dal fatto che quella persona rifiutava di essere il nostro oggetto gratificante o diventava quello di un altro, sottraendosi così, piùo meno completamente alla nostra azione. Il rifiuto o la spartizione feriva l'immagine ideale che avevamo di noi stessi, feriva il narcisismo e dava l'avvio alla depressione, all'aggressività o al denigramento della persona amata." In parte sono d'accordo con quello che dice perchè a mioa vviso l'uomo è ANCHE un animale, ma ciò che ci differenzia da questi sono le strutture cognitive che possediamo, che ci permettono di andare oltre il puro bisogno, oltre l'egocentrismo e quindi ti consiglio di avvicinarti al mondo dell'altra persona, prendere un iniziativa basata sulla cooperazione..Abbiamo bisogno di trovare un po' di noi nell'altro e viceversa ma non possiamo pensare che esistiamo solo noi nell'altro, bisogna sapersi rinnovare a mio avviso.
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