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Erin

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messaggi di Erin

  1. L' orto è un richiamo alla realtà. Nel mio lavoro, quel che gestisco, è intangibile. Telefonate, email, lettere (anche se ne tocco la carta), fax.... In generale, passo buona parte della mia giornata nel gestire cose che non esistono. Beh, la terra la tocco. Ma oltre questo, se la terra produce, è una conseguenza diretta della realtà, una realtà più vera di quella che ormai è generalmente intesa. Dipende dalla pioggia, dal sole, dal freddo, dalle stagioni.... Da ciò che non è in alcun modo 'costruito' (se non dall' eventuale creatore originario).

    L' orto mi fà parlare con me stesso. Il suo silenzio permette di ascoltare quello che ho da dirmi, senza distrazioni.

    Riconosco nella staticità dell' orto, un' incomprensibile dinamicità. Ciò che sembra fermo, è in realtà in continuo divenire.

    Riesco ad eprimere amore, nel curarlo.

    Mi fà essere capace di creare dal niente.

    E un sacco di altre risposte, che si racchiudono in una soltanto. E' un aiuto a farmi sentire vivo.

    Chiedo se qualcuno di voi, anche senza darle uguale importanza, ha comunque questa passione.

    Come ti capisco!

    Anch'io cerco, per quanto mi è possibile, di coltivare questo hobby.

    Sono sempre vissuta in campagna, con un grande giardino a disposizione e, pur non conoscendo alla perfezione tutte le tecniche di coltivazione, mi sono concentrata su alcune piante che sono sicura di essere in grado di curare al meglio (altrimenti mi dispiacerebbe troppo vederle morire o mangiare dalle lumache...)

    Perchè, a parte i fiori, ci sono anche tutte le piante commestibili :)

    E' bello, bellissimo. Dà una soddisfazione immensa e coltivando le piante, concentrandoci sui dettagli, sui particolari, capiamo meglio anche la vita.

    Condivido, condivido.

  2. Visto che parli di durezza

    Ecco cosa intendo io per durezza :

    Informazioni per la salita San Fermo della Battaglia da Como (ponte ferroviario) o meglio Salita Val Fresca

    Statistiche Altimetria Mappe Foto Classifiche I tuoi tempi

    Lunghezza: 2.2 km

    Pendenza: 8.2 %

    Difficoltà: 47.53

    Partenza: 205 m

    Arrivo: 385 m

    Dislivello: 180 m

    Descrizione: Pendenze regolari. Salita storica del "Lombardia" Sono presenti due altri lati della salita. Il primo segue la via normale dal ponte ferroviario, l'altro parte dalle vicinanze di Villa Olmo (vedi salita apposita)

    Desc. Partenza: Ponte Ferroviario di p.zzale Santa Teresa. Dopo 300m svolta secca a sx (non c'è nessun cartello) e ci si lascia alle spalle..il traffico

    Desc. Arrivo: Scollinamento poco prima rotonda

    Curiosità che non c'entra:

    ma parli di ciclismo su strada? Ho capito bene?

    Se così è, che mi dici della mountain bike? Di quella seria, intendo. Salite ripide e discese su sentieri scoperti e sassosi, salti, ecc. Molto coreografico. Chi la pratica mi dice che trasmette la stessa sensazione piacevole :)

    Dev'essere un tipo di sforzo fisico differente.

    Da donna, non mi rendo bene conto di cosa significhi, ma vi vedo, che siete così entusiasti!...

  3. ORRORE ORRORE .. il pene NON è un muscolo .. asiniiiiii !!!!

    Non è un muscolo ma ha bisogno di quel muscoletto particolare alla base per stare su ^_^ ihihi...

    A parte questo, più conosco gli uomini e più mi rendo conto di come questa "entità" che è il loro pene richieda attenzioni per poter essere tenuta "sotto controllo"...

    Nel tumulto dei sentimenti e delle pulsioni fisiche, ciò che "egli" rappresenta e "richiede" va curato con tanta attenzione quasi quanta ne richiederebbe un'altra persona...

    Si sa che i sentimenti sono più importanti delle pulsioni :)

  4. Come da titolo non ho mai avuto una ragazza in 30 anni di vita. Sono brutto (non lo dico io,ma me lo dicono o fanno intendere gli altri sin dall'adolescenza),non so cosa significhi dare un bacio ad una ragazza,non so cosa significhi essere desiderato da una ragazza ed essere apprezzato. Ho un carattere molto forte, amici e una buona vita sociale.Sono laureato e ho un buon lavoro,ma con le donne sono sempre stato una frana a causa del mio aspetto esteriore e ho la certezza matematica che il mio problema sia quello perchè caratterialmente piaccio e dalle donne riesco a rimediare solo amicizia. Il problema è il viso, ho dei lineamenti sgradevoli, che solo la chirurgia plastica potrebbe correggere, ma non voglio sottopormi alla stessa. Vi dico che fino ad un anno fa non mi ponevo il problema,ma ora avverto come un vuoto che non riesco a colmare nonostante abbia hobby,lavoro ed interessi. So che i problemi reali sono altri e mi ritengo fortunato.

    Caro Viandante,

    tante, quasi tutte le cose che dici di te sono degli ingredienti fondamentali per poter piacere a parecchi tipi di donne. Un buon lavoro, una vita sociale , hobbies e interessi.

    Se ti metti nella predisposizione d'animo di poter dare e ricevere attenzioni da loro, stai certo del fatto che l'intuito femminile saprà cogliere e vedere TE.

    Buttati, prova a corteggiare chi ti piace.

    Prova a cambiare propettiva e cerca di porti nei loro confronti nell'ottica di un uomo che sta cercando una compagna, una donna, e non un'amica.

    C'è una sottile, ma sostanziale differenza di intreccio d'anime, in questo.

    Qualcuna, sicuramente, lo saprà vedere.

  5. Purtroppo nelle tue condizioni c'è più gente di quanto immagini.

    Anche io ho tanta voglia di piangere, non riesco più a continuare così.

    Ieri l'altro, la sera, Lui prima di addormentarsi mi dice: "Mi dispiace tanto, di non riuscire ad essere appassionato con te"

    Io gli ho risposto che secondo me è un momento bruttissimo per tutti e due, ma non deve pensare che gli manca qualcosa, di essere in difetto nei miei confronti così tanto come pensa.

    Credo di aver fatto bene a dirgli così.

    Poi la mattina mi sono svegliata meglio del solito e ho provato una sensazione strana. Lui si sentiva meglio, io pure.

    Sicuramente non dò la colpa di ciò che succede tra noi solamente a fattori esterni. Sicuramente è anche colpa del nostro comune atteggiamento disfattista.

    Ebbene, la psi l'ultima volta mi ha chiesto su che cosa penso di voler lavorare quest'inverno, che seme voglio conservare per la primavera.

    Il mio seme sarà questo: conserverò quel poco di fiducia nelle mie capacità che ho acquistato con tanta fatica e da questo partirò per coltivare un po' di OTTIMISMO.

    Una goccia al giorno.

    E, soprattutto, quando mi sentirò giù e mi verrà brutalmente da piangere, mi sforzerò di non vedere tutto nero e di non dimenticare le conquiste positive in fatto di carattere, unica cosa MIA. E' dura, cambiare pensiero, anche se ti serve per stare meglio.

    Io personalmente convivo con tipo di paura molto particolare, che sto cercando di vincere: è la paura dell'incoerenza con me stessa.

    La paura del cambiare pensiero riguardo al mondo. Lo so che è sciocco, ma è un fatto che deriva dalla mia educazione.

    La paura di sembrare sciocca se un giorno mi alzo e decido che voglio amare qualcuno, o che voglio perdonare qualcuno. Questo, in particolare.

    E' purtroppo una atavica ragione di educazione.

    Educazione per la quale risulta più coerente perseverare nel pessimismo piuttosto che spontaneamente dare un colpo di spugna alla tristezza.

    La SERIETA', la tetra serietà. Quel tipo di serietà assolutamente piatto, privo di spontaneità. La serietà per la serietà, per la coerenza razionale.

    Cosa c'entra con l'amore?

    Spesso poco e niente.

    La serietà tenuta viva dal sentimento, invece, quella è un'altra cosa.

    Coraggio, cerchiamo di vedere le cose con occhi nuovi.

    :Four Leaf Clover:

  6. Caro diario,

    oggi non mi sento molto bene. Emotivamente, dico.

    Precisamente sto di nuovo soffrendo di sbalzi d'umore. Al momento vorrei piangere...

    La mia incasinata situazione sentimentale è molto fragile e si fonda su equilibri altrettanto fragili.

    Non dico per quanto riguarda la certezza degli affetti, quanto più per l'eccessivo impegno che richiede in questo periodo la ricerca di stimoli per la coppia.

    E' instabile l'equilibrio tra me e Lui che, con il cambio di lavoro e i nostri genitori malati, fa fatica a tenersi in piedi.

    Poca intimità, la sera si crolla.

    Voglia di far sesso zero. Tanto, tanto affetto. Tanto, tanto amore... ma volte non riesco a fare l'amica. Il mio lato "bestiale" scalpita alla ricerca della vita.

    Lui si impigrisce, è triste e io a volte proprio non ce la faccio ad essere entusiasta per tirarlo su. Lo sento abbattuto.

    Si guarda la tv e poi si va a nanna.

    Si prova timidamente a far qualcosa, ma con scarsi risultati.

    Ho tanto bisogno di sicurezza, al momento... che Lui non riesce a darmi, adesso. Lo so che tocca a me tenerlo su, ma a volte crollo. E' difficile. Difficile.

    Lo so che devo trovare la forza per smuoverci dal nostro stato catatonico, ma essendo depressa per i fatti miei, ci ricado anch'io.

    Devo trovare la forza per reagire, per sentirmi amata ugualmente, sicura e desiderata ugualmente, ma a volte non ci credo neanch'io.

    Voglio piangere.

    E fare una pausa di riflessione.

  7. A volte succede che se uno si sente represso(vuoi per il lavoro, per la città in cui vive, per le amicizie e chissà quant'altro) a volte possa sentire il bisogno di respirare una emozione diversa, e spesso questo è collegato alla sfera sessuale; succede allora che uno inizi a guardare un porno, poi un altro, poi ha bisogno di qualcosa di più e magari fa un giro nella zona delle mignotte(che non sono tutte nigeriane bensì ce ne sono con corpi perfetti come hai visto nei porno), poi magari vuol provare la sensazione di parlare con una di loro, camminare sul quel filo invisibile tra il "vietato" e il mondo per bene,il tuo mondo, poi si rende conto che quel mondo così lontano tanto lontano non è, allora ci torna a parlare con le mignotte dicendosi tanto torno a casa senza fare niente, poi magari azzarda a chiedere quanto viene; il mix di emozioni, euforia e senso del dovere(che ti dice di no), gli ormoni che vanno a mille perchè la tentazione è forte e alla fine, se ti trovi a quel punto che gli ormoni prendono il sopravvento, fai la cavolata e ci vai.Dopo però ti assalgono i sensi di colpa e il senso di schifo, ti rendi conto che quel mondo è squallido e che non fa per te;ma è un processo che secondo me si sviluppa nel tempo; non credo che uno dall'oggi al domani vada a mignotte.

    Però quello che devi capire è che l'uomo è molto più bestiale della donna in queste cose; per l'uomo andare con una prostituta dà solo un appagamento fisico(sempre che lo dia) ed è una sfera completamente separata da quella affettiva.Non è come dire prefeisco la prostituta alla mia ragazza; non centra nulla;è come dire vado a paracadutarmi perchè voglio provare delle emozioni particolari, e questo non vuol dire che il rapporto con la ragazza sia privo di emozioni; sono cose diverse.

    Io son donna... ma mi sento di quotare gobbinside.

    E nemmeno io per giustificare il comportamento del tuo Lui, ma per rafforzare solo quello che ti ha detto: "take it easy"

    Mi chiedo spesso perchè noi donne (la maggior parte, forse) abbiamo così schifo delle prostitute.

    O, piuttosto, perchè abbiamo così schifo che i nostri uomini vadano con le prostitute.

    Personalmente io ho schifo, ma per le malattie più che per il gesto in sè. Per me non è assolutamente una cosa immorale o abominevole. E' naturale che un essere umano provi impulsi di questo tipo, che voglia per un momento uscire da se stesso.

    Certo, noi preferiamo essere le Uniche e le Sole, ma... boh. Non siamo tutti uguali, non sempre si riesce a mantenere fede agli impegni. E vivere di rigore, anche secondo me, si vive male.

    Da donna riesco a comprendere, tuttavia, il tuo senso di tristezza e di schifezza.

    Se Lui ci andasse abitualmente, mi offenderei abbastanza e mi farebbe pure schifo.

    Ma più che altro perchè mi chiederei cosa va a cercare che io non posso dargli e mi sentirei "tagliata fuori" da una parte della sua vita. Gelosa, ecco. E solo nel caso di abitudine, metterei in discussione anche la sua persona.

    Però, per un episodio occasionale, io non me la sentirei di dire: "non mi posso più fidare di te, sei un irresponsabile" eccetera. Mi sembra davvero esagerato.

    Perchè la pensi così?

    Pensi che davvero se uno non è sempre tutto d'un pezzo allora sia un mollaccione? Lo so che è una cosa irrazionale per te.

    Però tu sai molto bene cosa vuoi dalla vostra relazione, ma Lui?

    Tu gli chiedi di:

    a) renderti felice; b) non abbandonarti mai; c) comportarsi come tu desideri.

    E lui cosa vuole?

    E' difficile plasmare un individuo secondo i tuoi principi morali (vedi punto c) e mettere insieme moralità, senso del dovere e sessualità. Controllare la sfera sessuale di un altro è difficile, se questa è molto sviluppata.

    Pensi che manchi l'amore?

    Quando a monte c'è qualcosa che non va, è sempre il sesso che è il campanello d'allarme e che (sigh) ne fa le spese.

    Quindi, io lo vedrei più come un modo per dirti qualcosa, più che come mancanza d'amore per te.

    :Four Leaf Clover:

  8. Ma è una malattia talmente varia che non credo si possa stabilire un percorso standard per uscirne, ognuno deve trovare il proprio, solo che la stessa depressione è così subdola che solitamente è proprio lei che impedisce al malato di trovare la propria via d'uscita.

    sì, sono d'accordo anch'io su questo. Diciamo allora che la depressione può impedire la volontà di guarire. E' come una specie di parassita della mente.

  9. Io più sopra, denunciavo semplicemente il fatto che in generale in società, il depresso è poco compreso! Facevo l'esempio delle critiche mosse nello stesso forum, di chi parla di persone che si piangono addosso! Ed era una generalizzazione assoluta! Si parlasse di una persona in particoalre potrei pure capire, qualcuno che si piange addosso ci sarà!

    LeggendoVi la cosa mi riesce ora di vederla un po' più chiara.

    Digi ha reso bene l'idea di come può collocarsi il mondo del depresso nel mondo degli altri.

    Io invece ero ancora un po' chiusa nella convinzione che per farsi capire ci volessero sforzi immani. Ossia che, almeno per farsi accettare come malati "veri" si dovesse dimostrare chissà che cosa.

    Il quadro che proponete mi è di conforto.

    Vorrei soltanto aggiungere una cosa su cui vorrei la vostra opinione.

    E riguarda proprio la difficoltà di capire il depresso a parte di chi non lo è. Il perchè molti non riescono ad accettare questa come una malattia vera e propria.

    La risposta che mi dò al momento è questa: perchè la depressione è una malattia della volontà.

    Ed essendo tale è difficile non legarla alla "colpa". Perchè, solitamente, una malattia ha una causa estranea alla volontà. E' assurdo pensare che uno "voglia ammalarsi" e poi non "voglia guarire".

    Se facciamo il confronto con una malattia "normale", questa, una volta che si manifesta, non è più legata solo alla volontà dell'individuo. Per esempio, se io sono un'alcolista che beve e poi mi viene la cirrosi epatica, sicuramente anche se VOGLIO fortemente guarire, non posso soltanto con la volontà. La volontà mi aiuterà a prendere i farmaci per guarire, ma da sola non è sufficiente. Perciò diciamo che la volontà non è costretta ad agire "da sola".

    Con la depressione, invece, tutto si esaurisce in un'unica cosa: la volontà, che è causa, mantenimento dello stato ed insieme anche potenziale unica cura.

    Allora mi chiedo, come faccio a guarire dalla depressione con la volontà, se la depressione E' una malattia della volontà?

    Perdonate il giro di parole.

    E' questo che molti non capiscono, che non si può curare qualcosa che è malato semplicemente con con la stessa cosa, anche lei malata.

    L'atteggiamento dei più, pertanto, secondo me è riassunto bene nella frase:

    "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso"

    Come se la Volontà umana non potesse e non DOVESSE mai ammalarsi.

    Per fortuna c'è chi va oltre.

    Grazie a tutte e due.

  10. Ciao a tutti :icon_biggrin: ero indeciso se aprire questo topic qui o in Totem e Tabù, ma essendo un problema penso sia giusto aprilo qui! (anche se il tono è decisamente meno grave degli altri topic che ho letto, non vorrei sembrar fuoriluogo!)

    Allora, sono vergine, giovane e sono fidanzato con una stupenda ragazza, per cui provo una indicibile attrazione, a cui però si contrappone una bella mancanza di erezione!

    Nelle prime occasioni di petting non riuscivo a raggiungerla, era come se avessi un blocco totale.. poi c'è stato un periodo in cui l' ho raggiunta senza difficoltà, anche se il profilattico restava sempre un nemico.. e infine dopo una pausa sono tornato in questa situazione, un po' frustrante devo dire!

    Escludo motivi fisici, anche perchè in altre situazioni funziona benissimo.. resta la causa più complicata, quella psichica :icon_confused:

    Voi che dite? Ho pensato di rivolgermi al medico di famiglia, anche se la cosa mi imbarazza un po', ma dubito sul risultato del consulto.. Penso mi dirà di prendermela con calma e far passare l' agitazione... il problema è che non sono agitato in quei momenti! C'è solo quella vocina che dice "alzati alzati alzati" :icon_mrgreen:

    E di un consulto sessuologico che ne pensate? Penso sia la strada migliore, ma soldi da spendere non ne ho, e non saprei nemmeno come muovermi :icon_neutral:

    Ciao a tutti!

    Ciao!

    Ha ragione Nello... rilassati.

    Un piccolo consiglio che posso darti, visto che sei anche molto giovane... fai attività fisica regolarmente? Per molti uomini è un toccasana, perchè rilassa moltissimo, rilascia endorfine e si sentono pure più "maschi"... con mio marito funziona ^_^

    Ti potrebbe aiutare ad acquisire un po' più di sicurezza nelle tue "prestazioni" in generale.

    E poi... cosa più importante... lei che ne dice? come si comporta in quei momenti?

    E' imbarazzata? O ti incoraggia comunque e non ti mette fretta?

    Davvero, credimi, sono le prime volte. Se cercate di trovare un equilibrio insieme, sono certa che riuscirete a trovare il modo giusto per sentirvi a vostro agio, crescerete insieme anche in questo e la cosa vi legherà ancora di più :)

  11. Ma nessuno dà la colpa al depresso, come nessuno dà la colpa al malato di cancro. Però, entrambe le situazioni ti logorano e ti sfiniscono. Nel mio caso, ad esempio, ho anche scritto che mi sentivo parecchio in colpa per la mia insofferenza verso la depressione di mio marito, come mi sarei sentita in colpa per l'insofferenza verso il cancro di mio padre e tutti i problemi che ne scaturivano, se avessi avuto modo di provarla. Purtroppo, il cancro non mi ha dato il tempo di provarla, perchè se l'è portato via in 10 mesi, se però fosse andato avanti degli anni (come è successo con la depressione), sono convinta che sarei arrivata alla fine ugualmente esausta di tutto. Non a caso, ho sentito molta gente che c'è passata dire, non senza vergogna, che la morte del malato terminale, alla fine, è quasi una liberazione.

    Credo che l'insofferenza nasca molto anche dal peso che chi vive con il depresso si sente obbligato a portare. E questo sicuramente sfinisce e logora.

    Tuttavia credo che la tendenza naturale a colpevolizzare sia più difficile da "eliminare" nel caso della depressione, perchè entrambi i soggetti (il depresso e chi gli sta accanto) sentono di avere parte e potere nella situazione.

    Per esempio, per una malattia incurabile tu davvero non puoi farci niente e, dal punto di vista prettamente razionale, non hai colpa in quanto è chiaro che non sei tu la causa della malattia.

    E' invece difficile scindere "la colpa", la causa della depressione tra il malato di depressione e chi lo circonda.

    E proprio per la natura stessa della depressione, che non scaturisce solamente dal modo in cui il depresso vede il mondo, ma anche da come gli altri si relazionano con lui.

    Per come riesco ad osservarmi io in quanto depressa, vedo che alla componente di autolesionismo si associa molto spesso anche una componente di rimprovero nei confronti degli altri che non capiscono.

    Chi si relaziona con me, quindi, anche se parte ben disposto, si sente in parte accusato di essere la causa della mia depressione e, per risposta, si ritira, smette di cercare di aiutarmi sostenendo che invece la colpa è solo mia se sto così... è un meccanismo di difesa dell'altro, che il depresso non vuole capire.

    E' come se ci si "rimbalzassero" continuamente le accuse e spessissimo ci si ritrova nella situazione (che io personalmente detesto) in cui il non-depresso diventa aggressivo e rimprovera e mortifica il depresso. E di qui non si esce, perchè il depresso così va sempre più giù.

    La mia soluzione è tuttora quella di cercare di eliminare l'aspetto della "colpa", anche se a volte, come in questi giorni, qualcosa ancora salta fuori.

    Ho dovuto accettare che chi mi sta accanto non è in grado di risolvere i miei problemi esistenziali e non ne ha colpa. Chiedo gentilmente di evitare, in questo periodo, di dirmi "non sei capace" "non ce la fai", perchè non reggo.

    Ci sono delle cose che vorrei fortemente ma che non posso più avere come vorrei io.

    Questo mi frustra moltissimo, ma cerco, per rispetto, di non farlo pesare, di parlarne e di trovare una soluzione. e' difficile mantenere l'equilibrio.

    Ancora oscuro, per me, è il mio mortificarmi per la mia inadeguatezza.

    Ho bisogno di un po' di fiducia e devo trovarla in qualche modo che ancora non ho capito.

  12. non so, però ti dico cosa farei fossi io, credo che chiederei alla mia amica di parlarne a quattr'occhi, e con tanta calma cercherei di farle capire che il mio rapporto con mia madre saranno pure fatti miei e che lei può non essere d'accordo o meno ma in nome della ventennale amicizia forse dovrebbe cominciare a mettersi da parte, in quanto senti che in questo modo il tuo rapporto già molto fragile con tua madre viene intaccato!

    Ciao gina,

    anch'io sono d'accordo sul fatto che dovresti prima di tutto parlarne a quattr'occhi con la tua amica, anche a costo di andarle a suonare il campanello di casa senza preavviso (forse un po' drastico, ma lo spirito secondo me dovrebbe essere quello) e dirle di non giudicare il tuo rapporto con tua madre, in quanto una delle poche cose che gli amici non dovrebbero fare è proprio quella. giudicare (già ci pensano i genitori...). Che se vuole andare a trovarla faccia pure, ma il loro rapporto DEVE intendersi diverso, che dovrebbe ridimensionarsi nel suo ruolo di portatrice di amore/consolazione e che, soprattutto non può farlo danneggiando anche te (l'unica cosa importante, credo).

    E poi, io farei un'altra cosa: con le dovute cautele farei un discorso molto chiaro a tua madre.

    E' tuo diritto di figlia "avere la precedenza di ascolto" su chicchessia.

    Proverei a dirle cosa penso di questa situazione, chiedendole direttamente se lei non si sente amata da te, se pensa che tu non le dia l'affetto e l'attenzione di cui hai bisogno.

    Se pensa che invece la tua amica possa confortarla come desidera.

    Insisterei, magari, se lei cerca di minimizzare, e se lo ritieni opportuno, ci litigherei anche: magari potrebbe capire che non è solo questione di cortesia, ma che la tua immagine ai suoi occhi viene in un certo qual modo danneggiata o, comunque, sminuita da questa figura femminile un po' invadente. E che tu ti senti ferita, nel tuo impegno per starle accanto, pur mantenendo la tua identità e la tua indipendenza.

    Credo che tua madre sia un po' l'ago della bilancia. Fatti aiutare anche dai lei, se credi sia possibile; coinvolgila.

    Tu conosci tua madre meglio di noi e perciò saprai come prenderla per farti ascoltare.

    Preparato il terreno, potreste parlarne tutte e tre insieme e tu avresti un po' di vantaggio.

    Tienici aggiornati.

    Un abbraccio

  13. Sì sì, posso capire....

    Questa cosa mi ha fatto davvero pensare.

    Mai come ora capisco quanto chi ci sta vicino abbia dei limiti e non abbia la "bacchetta magica" per far scomparire i nostri problemi.

    Solo, mi sento profondamente amareggiata per la mancanza di fiducia nelle mie capacità di riprendermi.

    Che credo sia l'unica cosa reale che lui mi può dare e che, credo, si stia stancando di darmi, non vedendo i risultati da anni.

    Visto che anche lui in questo periodo non è "tutto d'un pezzo", ma ha anche lui i suoi problemi, stiamo facendo una bella frittata...

    ...

    Uff.

  14. Cari tutti,

    scrivo qui perchè in questo momento ho proprio bisogno di sfogarmi...

    Chi di voi, come me, è sempre in dubbio sulle proprie capacità in ogni cosa, potrà forse capirmi meglio...

    In poche parole, data la mia depressione altalenante, oggi il mio compagno se ne è uscito con la frase del tipo: "Se continui ad essere così depressa non sarai in grado di crescere dei figli e io se sei così non voglio figli da te"

    Che legnata.....

    Nemmeno lui ha fiducia in me.

    Sono molto giù, sono arrabbiata con lui perchè non può permettersi di decidere anche per me....

    Mi sento profondamente offesa e non capita.

    Con tutta la fatica che sto facendo per uscirne... una cosa come questa non ci voleva proprio.

  15. Ciao!

    Da donna posso dirti un paio di cose a riguardo, che spero possano tirarti un po' su ^_^

    Sono cresciuta in un luogo (nella fattispecie un paesino del cavolo) nel quale, quando la gente si fissa che sei brutto o sgradevole poi non cambia opinione e, cosa ancora peggiore, si lascia condizionare dall'opinione altrui anche se in realtà non lo pensa.

    Questo solo per far gruppo.

    La mia soluzione è stata di scappare da questo ambiente, un po' incerta se avrei trovato di meglio. Ma ti assicuro che ho trovato di meglio!

    Hai visto anche tu che, cambiando aria, e soprattutto locazione geografica, il livello di apprezzamento cambia.

    E non è perchè la gente che ti apprezza ti conosce meno. Chi ti aprrezza è perchè ha semplicemente un'altra FORMA MENTIS (migliore, sicuramente!)

    Quindi, anche se non ti puoi trasferire, puoi incanalare la tua testa verso altri luoghi e altre persone che ti gratificano di più.

    E riguardo all'aspetto fisico, continua a prenderti cura te come stai facendo ora.

    Gli psi hanno ragione a farti lavorare su te stesso, piuttosto che sull'aspetto.

    E questo non tanto perchè l'aspetto non sia importante, quanto piuttosto (secondo me) che vedono in te, oggettivamente, già una buona "base", ovvero un aspetto gradevole. E quindi secondo loro, su quello probabilmente non c'è da lavorare, ma bisogna puntare sul modo di porsi positivamente verso gli altri.

    E il modo di porsi positivamente parte da dentro, dallo stare bene con se stessi, oltre che da una "struttura" di schemi comportamentali.

    E' brutto da dire, ma molte donne "fiutano" le problematiche interiori e reagiscono in vari modi.

    Seconda cosa: proprio perchè detesto l'apparenza, ma cerco sempre l'affetto sincero, ho sempre cercato degli uomini gentili e affettuosi. Il mio compagno è proprio così.

    Diciamo che il classico "s...." l'ho sempre evitato, un po' perchè lo "s...." evita la donna problematica, un po' perchè io, in quanto donna problematica, ho bisogno di un uomo che mi capisca e che mi ami. E non che mi usi e mi sciupi e mi porti in giro tipo "trofeo" e poi, quando sono giù, mi dica: "Arrangiati".

    E' chiaro che l'uomo con poca stima in sè è difficile da gestire. Molte donne lo evitano perchè cercano sicurezza.

    Ma dal mio punto di vista personale, se "sicurezza"="freddezza" allora non ci sto.

    L'uomo problematico è sensibile, perciò è quello che fa per me, del quale mi innamoro, perchè mi dà la sicurezza di essere amata.

    Tu non smettere nè di cercare, nè di aspettare.

    Stai certo che un po' di sicurezza nella tua capacità di amare farà breccia nel cuore di chi meno te lo aspetti.

    Tu cerca di stare sereno con quello che hai a disposizione "di te". Non sei sbagliato.

    Coraggio!

  16. Cara kitty,

    anche secondo me dovresti considerare di lasciar perdere. Ci vorrà molto tempo, tanto più tempo quanto maggiore è l'intensità dell'amore che provi.

    Tuttavia, il bisogno di sensualità che tu manifesti è lecito ed è necessario che tu ne tenga conto. Non trascurarlo.

    Per esperienza personale ti dico che vivere con un uomo che ti respinge sistematicamente e che non mostra nemmeno un briciolo di desiderio nei tuoi confronti è estremamente frustrante. A me ha mandato in depressione.

    Credo che nel profondo del tuo cuore tu abbia intuito se lui manifesta tensione sessuale verso di te oppure no.

    Come dice Digi, a questo punto dovresti riflettere su quali sono i tuoi bisogni.

    Hai bisogno di manifestare l'amore anche attraverso il corpo? Pensi di poter vivere senza provare la gioia di donare il tuo corpo all'uomo che ami ogni volta che è possibile?

    E' importante, se coinvolge una buona parte di quello che sei.

    Penso che se tu non te la senti e se Lui non è disposto ad affrontare questo aspetto di te, ma liquida sempre il tutto nascondendosi dietro una rigida moralità senza spiegazioni, allora forse non ha ben presente che cos'è la vita a due e ha molti problemi personali che probabilmente tu non hai il potere di risolvere.

    Anche dal mio punto di vista, l'unico mezzo che potresti avere per far evolvere la situazione è il dialogo per mettere le carte in tavola.

    Un dialogo in cui vi dite tutto, ma proprio tutto. Senza peli sulla lingua.

    Anche se, quando uno ha dei problemi, dei blocchi personali è molto difficile che VEDA le necessità dell'altro e si chiude a riccio e l'altro è come un sacco da pugile: incassa.

    E su questo ci si fissa.

    Cambia pensiero, perchè davvero hai fatto il possibile e, soprattutto, lo hai fatto con amore.

    L'amore fisico, la tecnica, si possono insegnare, ma se manca lo slancio, è come parlare a un sordo.

    Ti sono vicina.

  17. Caro diario,

    oggi va un po' meglio di ieri.

    Ieri è stata veramente nera. Per me e per il mio Lui.

    Non so perchè, ma a volte temo che la psicoterapia non stia ancora dando i risultati sperati.

    Perchè a parole sono bravissima a dire alla Psi che ho conquistato i miei spazi, la mia indipendenza e bla, bla, bla...

    Ma Lei mi fa sempre notare che sono proiettata più verso "l'esterno" che verso "l'interno"... e forse intuisce che sono ancora veramente, pericolosamente fragile.

    Le mie crisi depressive sono devastanti. Ieri davvero avrei voluto scomparire.

    Stavo nel letto, a piangere, in silenzio. E lui era terrorizzato dal mio stato catatonico ed è andato in depressione.

    Perchè? Mi sentivo inutile, incapace. Mi sentivo sciocca, brutta, non compresa.

    Abbiamo iniziato a litigare, a mettere in discussione i nostri progetti di famiglia.

    Dopo due anni sono ancora prigioniera di me stessa, reprimo rabbiosamente i miei istinti, ho paura di esprimermi, soffro e ho paura che chi decide di abbandonarmi, in realtà lo fa perchè non sono all'altezza delle sue aspettative.

    Il mio migliore amico se potesse mi prenderebbe a sberle. Poveri entrambi...

    I miei genitori non sanno niente di tutto questo, ma non voglio che lo sappiano, soprattutto mia madre, che si arrabbierebbe e basta e inizierebbe a farmi sentire ancora più in colpa...

    Non riesco a risalire.

  18. Caro diario,

    sono in una fase della mia vita che definirei "post-adolescenziale". In conflitto con i genitori e con i valori che mi hanno trasmesso. In conflitto con me stessa come donna, come compagna, come individuo che lavora.

    Ci ho messo tre anni. Tre anni di sbagli, di confusione per capire quali sono le cose importanti per me.

    Tre anni in cui la vera me stessa è uscita fuori soltanto perchè ha deciso di "scappare" dai genitori.

    Inconsciamente, tre anni fa, mi sono resa conto che per sottrarmi al loro giudizio, dovevo allontanarmi. Non molto, ma la distanza giusta per dover alzare il telefono.

    Come al mio solito, ho preso la decisione di corsa, senza pensare. Ma sentivo un peso enorme, un carico di idee e di schemi mentali che non erano miei e che non potevano adattarsi alla mia vita di coppia.

    Che peso... che peso dover ammettere che tutto lo schema mentale sulla famiglia e sul come deve essere nel mio caso non funzionava! Era quasi tutto da cambiare... o meglio, aveva bisogno di nuovi significati.

    Che peso dover sopportare il giudizio dei genitori, il giudizio dei genitori espresso sotto forma di una tristezza per la non-perfezione delle giornate che decidevo di impostare! Il peso del vederli non capire il motivo del mio disagio.

    Meglio lontano... meglio farlo lontano...

    Meglio scappare.

    Cosa voglio dalla mia relazione?

    Cosa voglio davvero?

    Cosa è davvero importante per la mia vita?

    Cosa la fa VIVERE?

    Io e lui.

    Come siamo.

    Senza pretese di perfezione.

    Io non posso, non posso trovare un uomo che piaccia a mia madre e a mio padre e che contemporaneamente piaccia anche a me.

    Deve piacere a me.

    Loro lo accetteranno se mi vedranno felice.

    Mi si voleva caricare della responsabilità di creare una relazione che fosse lo specchio della loro.

    Ma io NON VOGLIO un altro genitore come marito.

    Io voglio un marito che piaccia a me.

    Non voglio una relazione che assomiglia più ad un patto di sangue, vincolante fino a succhiarti la vita.

    Il VINCOLO. Il peso del vincolo.

    Il vincolo che è superiore all'uomo.

    Non voglio.

    Ho bisogno d'amore anche per i miei sbagli.

    Non di un ACCORDO. ETERNO.

    Come è stato difficile far tecere tutte quelle voci interne che quando incontravo un uomo che mi piaceva, mi dicevano: farà le faccende domestiche? preparerà da mangiare? ti appoggerà nelle decisioni (cioè prenderà le decisioni per te)? ti aiuterà con i figli?

    Ma che senso hanno tutte queste cose senza l'amore?

    Che paura che avevo, a scegliere...

    che paura di scoprire che l'uomo che potevo amare in realtà si trasformasse in un pigro fannullone...

    Per questo ho rinunciato ad alcuni uomini.

    Per paura.

    Per paura del "te l'avevo detto e adesso non puoi più tornare indietro"...

    Scappare dagli assoluti, dovevo, volevo.

    Nel mio mondo non ci sono assoluti, nel mio mondo la comunione del corpo e dello spirito compensa alcune mancanze.

    Non tutte, chiaro. Resta l'impostazione di fondo. Quella dell'aiuto reciproco.

    Ma niente schemi e ruoli.

    E' tutto un divenire.

    E nel comune denominatore dell'amore, dell'affetto, chiamiamolo come vogliamo, tutto (o quasi) si piega e, in parte, si trasforma.

    Una delle cose che mi tiene su.

    Una delle cose che mi fa stare in vita e che non fa parte della piatta quotidianità.

    Di questo ho bisogno, di un contenuto vivo, non di una sterile e rigida struttura, che non ho costruito io.

    Ogni giorno ci penso, ci ripenso.

    Ogni giorno aggiungo consapevolezza.

    Ogni giorno aggiungo a questa struttura un pezzo di me.

    Senza sensi di colpa.

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