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GeeGee

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  1. Beh,stiamo parlando di una ragazzina di 15 anni,francamente non vedo tutto questo scandalo se mostra gelosia verso la madre. Forse è un po' immatura e vive il rapporto materno con un pizzico di morbosità,o forse conosce "certe debolezze" della madre e cerca di semplicemente di difenderla. Comunque indagare il perchè questa signora abbia tagliato i ponti con te,cercando la risposta nel forum,non credo che ti porterà da nessuna parte. Potremmo fare decine di supposizioni sui motivi che l'hanno spinta ad interrompere il rapporto con te,forse è per salvare gli equilibri familiari,forse il rapporto con te stava diventando troppo impegnativo,forse si era semplicemente stancata,o forse ha solo deciso di prendersi una pausa. Al di là di tutte le supposizioni che io o chiunque altro potrà mai fare,l'unica certezza è che la verità non la saprai mai finchè non la chiederai direttamente all'interessata! Per cui chiedile semplicemente cos'è successo e se va tutto bene(cosa che mi sembra tu non abbia ancora fatto in maniera esplicita),non dovrebbe essere un problema. Se sei impossibilitato a comprarti una macchina valuta seriamente la possibilità di prendere un motorino...un Ciao usatissimo lo trovi veramente con poche decine di euro e i costi di gestione sono bassissimi,ma almeno ti permette di spostarti per raggiungere qualche forma di vita. Se rimani chiuso in casa di certo la situazione sul fronte dei rapporti personali non potrà mai migliorare. E se proprio devi rivolgerti ad internet per fare nuove conoscenze cerca di evitare le M.I.L.F.,che per quanto attrattive possano essere di sicuro non offrono nessuna garanzia ad un 21enne bisognoso di socializzare. :-) Bye
  2. C.L.B, ho capito cosa vuoi dire e concordo,internet è uno strumento straordinario che però può trasformarsi in un'arma molto pericolosa. Però abbi pazienza,a 30 anni mi auguro di saper riconoscere un "arrossamento" fisiologico comune a miliardi di persone e legato all'imbarazzo di una certa situazione,da una costante patologica assolutamente incontrollata e legata ad un fenomeno ansioso. Oltretutto credo di essere una delle persone più refrattarie d'Europa,per cui la possibilità dell'autosuggestione la scarterei proprio nella maniera più assoluta. Semplicemente sono arrivato al punto in cui non ne potevo più di arrossire sempre e comunque indipendentemente dalla persona e dalla situazione che avevo di fronte,non essendo nemmeno una persona timida oltretutto,ed ho cercato di capire se questi sintomi così laceranti e mortificanti da un punto di vista sociale(negli episodi più gravi non si riesce nemmeno a parlare e si ha voglia di sparire dalla faccia della Terra)fossero riconducibili a qualche tipo di patologia. Et voilà...nessuna suggestione o simili. Se poi uno psicologo mi fornirà altre spiegazioni sarò ben lieto di prenderne atto,ma nei miei arrossamenti non c'è proprio niente di naturale e fisiologico,te lo garantisco.(purtroppo...)
  3. sembra beautiful...non saprei dirti di preciso dove tu abbia sbagliato,sta di fatto che la situazione te la sei creata parecchio ingarbugliata. Ma secondo te una mamma sgamata a flirtare(o peggio...) con un amico intimo della figlia dalla stessa figlia,come dovrebbe comportarsi? Mi sembra abbastanza ovvio che cerchi di tagliare i ponti...non credo che questa signora voglia mettere a repentaglio il proprio matrimonio e gli equilibri familiari per un "amico" di chat. Poi sarei curioso di capire dove abiti,perchè da come parli sembra che tu viva in mezzo al deserto,senza la possibilità di socializzare con nessuno! A parte i compagni di università,non conosci nessuno di quelli che prendono il treno con te? vicini di casa,amici del bar,amici d'infanzia,ex compagni di classe,ex compagni di squadra? Niente di niente??? Bye
  4. Sì,è un auto-diagnosi fatta con internet. Appena ho letto la definizione di eritrofobia un paio di anni fa mi sono riconosciuto immediatamente al 100% nella descrizione clinica della fobia. Naturalmente dovrà essere un professionista a confermare la diagnosi,ma dopo aver passato 2 anni ad approfondire il fenomeno e a confrontare esperienze con altri "colleghi",penso di poter affermare con buona sicurezza che si tratti di questo. Il punto è che diagnosticare l'eritrofobia è la parte più facile(basta guardarmi arrossire e chiedermi cosa provo in quel momento),la parte difficile è capire perchè questo accada! Grazie per l'augurio, Bye
  5. Io vorrei darti un consiglio,avendo sperimentato una situazione per certi versi simile alla tua:nei rapporti con gli altri cerca sempre di essere chiara. Non importa che tu sia timida o estroversa,simpatica o antipatica,bella o brutta,la gente apprezza ciò che può capire e,di contro,ha paura di ciò che non capisce. Se tu non ti fai capire offri la possibilità agli altri di reagire alla tua incomprensibilità,e sappi che generalmente le reazioni hanno sempre connotazioni negative:possono evitarti,possono temerti,possono prenderti in giro e molto spesso possono arrivare ad abusare di te(in senso lato intendo). Tutte cose che da quanto ho capito hai già avuto modo di provare sulla tua pelle. Anch'io ho molte difficoltà ad essere chiaro con gli altri,tantissime cose mi sembrano scontate e/o non meritevoli di essere trattate. Ho una visione del mondo un po' egocentrica,per cui se per me un atteggiamento è giusto lo deve essere anche per gli altri,senza bisogno di giustificazioni,e viceversa un atteggiamento altrui che per me è sbagliato deve automaticamente essere evitato dagli altri. Ovviamente non è così che funzionano le cose...non esiste nulla di automatico nei rapporti con gli altri,se tu non metti dei paletti ben definiti e non inizi a farti conoscere(nel bene e nel male) gli altri si sentiranno sempre autorizzati a percepirti come un oggetto del mistero,con tutte le conseguenze del caso. Quindi il consiglio che posso darti è di inziare a manifestare la tua personalità chiaramente,fai trasparire i tuoi gusti,le cose che non ti piacciono,fai notare gli atteggiamenti che ti infastiscono e quelli che invece ti fanno piacere. Certo è un processo che dovrà essere graduale e che richiederà del tempo,probabilmente comporterà dei cambiamenti nella tua vita,ma puoi star sicura che la chiarezza con gli altri ti aiuterà a far chiarezza anche con te stessa! Bye
  6. Ciao C.L.B e complimenti vivissimi per il risultato conseguito, le mie preoccupazioni nascono dal fatto che il mio caso sia un po' anomalo e non così definito da un punto di vista patologico. Eritrofobia a parte,non ci sono segnali tangibili che facciano trasparire il mio disagio. Come già detto nel primo post la mia vita è abbastanza normale,il vero malessere si esplica all'interno di me più che all'esterno. Ho l'impressione(ma potrei sbagliarmi) che la psicoterapia di gruppo sia invece più indicata per i casi più espliciti e meno particolareggiati,in cui cioè il malessere sociale si manifesta secondo canoni più classici e oggettivi. Ad ogni modo anch'io tra le varie possibilità offerte sono maggiormente orientato verso la psicoterapia. Nel frattempo ho focalizzato l' attenzione su un professionista specializzato in psicoterapia ed ipnoterapia,spero di riuscire a contattarlo già in settimana. Mi auguro che sia veramente un bravo professionista e che sia possibile valutare insieme quale possa essere la strada più indicata per il mio caso specifico. Per il momento grazie a tutti,vi terrò informati :-) Bye
  7. Ciao patrina :)

  8. Ovviamente nucleare no! Partiamo dai costi:una centrale seria costerebbe oggi circa 5/6 miliardi di euro. O meglio...negli altri paesi è costata approssimativamente quella cifra,in Italia i costi potrebbero verosimilmente essere doppi o tripli,considerandol'andazzo che puntualmente si accompagna alla costruzione di grandi opere nel nostro paese. Bisogna preventivare anche i costi di smantellamento e bonifica a fine vita,che sono elevatissimi,sfiorando il miliardo di euro a centrale. Diciamo che 1 centrale dovrebbe costare(costruita e smantellata) circa 6/7 miliardi di euro. Stando agli accordi italo-francesi dovremmo costruire 4 centrali da 1600MW entro il 2020. Totale spesa:dai 24 ai 28 miliardi di euro,solo per costruzione e smantellamento. Poi naturalmente ci sono i costi di gestione,approvvigionamento e manutenzione,che a dire la verità non sono particolarmente elevati se proporzionati a quelli di costruzione,ma sono pur sempre costi. Infine,e quà sono dolori,ci sono i costi di smaltimento e conservazione delle scorie. Impossibile calcolarli in modo anche solo lontanamente preciso,ad ogni modo basti pensare che gli U.S.A. nel 1996(e sottolineo 1996) stimavano in circa 110 miliardi di dollari il costo totale del progetto per la "conservazione in sicurezza" delle scorie. Comunque...diciamo che 4 centrali in 60 anni(vita prevista di una centrale) costeranno in totale circa 30 miliardi di euro.(stima fatta ovviamente per difetto,senza considerare lo smaltimento delle scorie) Passiamo alla produttività energetica:4 centrali da 1600MW produrranno 6400MW di potenza elettronucleare,e,se fossero attive OGGI,coprirebbero circa il 12% del nostro fabbisogno energetico ATTUALE(370.000 GWh). Se parliamo del 2020(anno in cui si prevede lo start-up),considerando l'incremento del consumo energetico medio stimato(2% annuo),le 4 centrali dovrebbero coprire circa il 10% del nostro fabbisogno energetico. Ovviamente la percentuale di "soddisfazione energetica" fornita dalle 4 centrali andrebbe via via scemando di anno in anno,arrivando a coprire nel 2080 forse il 2-3% del totale. Per cui chi sogna l'inidipendenza energetica...continui pure a sognarla. Sicurezza e ambiente:i rischi del nucleare li conosciamo tutti,per quanto possano rassicurarci sulla sicurezza dei reattori di nuova generazione. Così come sappiamo che le scorie nucleari rappresentano un problema gravissimo per quanto concerne il loro smaltimento(dei costi assurdi ne ho già accennato prima). Alcuni dei materiali da smaltire hanno un periodo radioattivo che dura anche per miliardi di anni(vedi Uranio 238),e quando va "bene",se così si può dire,si parla comunque di centinaia di migliaia di anni. Bisogna anche considerare i problemi pratici legati alla fattibilità del progetto,dato che una centrale nucleare necessita di enormi quantitativi di acqua,e i fiumi italiani "disponibili" sono già destinati allo scopo con le numerose centrali termoelettriche. Altro aspetto non da poco:chi vuole una centrale nucleare dietro casa? Infine,non va dimenticato che l'uranio rimane comunque una risorsa finita,e nessuno può dire con precisione quanta disponibilità residua possa offrire ancora il nostro pianeta(si stima che oltre 1/3 sia già andato esaurito). Alla luce di tutto ciò:ma chi ce lo fa fare di martellarci i xxxxxxx,mettendoceli anche in morsa per essere sicuri di non sbagliare? L'indipendenza energetica si può ottenere in molti altri modi estremamente più intelligenti e meno costosi,si tratta semplicemente di essere onesti e responsabili,spiegando come stanno realmente le cose. Puntare al nucleare oggi non è semplicemente un errore,è dissennatezza. Abbiamo sole ovunque e vento abbondante in molte zone del Paese,il tutto a costo zero e ad impatto ambientale zero,si tratta semplicemente di investire sulla ricerca,e sfruttando anche solo 1 decimo dei 30 miliardi di euro previsti per la costruzione delle centrali nucleari,si potrebbero fare delle grandissime cose. Esistono GIA' macchine che funzionano ad energia solare e ad acqua,prototipi perfettamente funzionanti. Si tratta solo di perfezionare e sviluppare i numerosi brevetti già esistenti e collaudati. In secondo luogo volevo fare una considerazione puramente logica,peraltro di una banalità estrema: ma perchè prima di puntare a produrre più energia non miriamo a consumarne di meno? Dei piccolissimi passi in tal senso sono già stati fatti,ad esempio con le lampadine a basso consumo, incentivando l'acquisto di elettrodomestici eco-sostenibili,o con gli sgravi fiscali sugli immobili energeticamente efficienti. Certo non possono essere sufficienti i pochi euro che il governo mette a disposizione per queste iniziative,e soprattutto non è possibile che queste iniziative siano riservate solamente ai privati,dato che il grosso consumo energetico del paese vede coinvolte le aziende e l'apparato pubblico. Certo che sempre con 1/10 di quei 30 miliardi di euro per le centrali si potrebbe muoversi molto bene anche in tal senso,cioè per ridurre i consumi energetici. Concludendo:personalmente ritengo che PRIMA di costruire le centrali nucleari si dovrebbe fermarsi a riflettere,e pensare di investire cifre molto meno considerevoli in progetti molto più redditizi e "ad ampio raggio". Il futuro DEVE essere verde e pulito,abbiamo tutti i mezzi scientifici e tecnologici per poter evitare petrolio e uranio:usiamoli.
  9. Ma il "problema a relazionarti con gli altri" riguarda solo ed esclusivamente il rapporto con le tue 2 (ex?) amiche? Perchè se le cose stanno così non vedo francamente quale sia il problema psicologico...concordo con C.L.B,anche per me si tratta di un problema di gelosia/invidia da parte loro,oppure può essere che le tue amiche abbiano percepito l'inizio della tua storia d'amore come una sorta di tradimento nei loro confronti. Il fatto che non vogliano in nessun modo parlarti e che preferiscano creare un gruppo su Facebook denota comunque che le 2 "amiche" in questione siano quantomeno immature,ad essere molto gentili,per cui io personalmente valuterei attentamente se sia il caso o meno di sbattersi per recuperare l'amicizia. Come ultimo tentativo di conciliazione potresti anche provare a scrivere una lettera spiegando le tue ragioni,stando ben attenta però a non scrivere cose troppo intime e compromettenti,metti mai che poi la usino contro di te... Bye
  10. Ciao C.L.B, ma tu sei una psicologa?Pensavo che fossi solo una paziente! Comunque non volevo offendere o sminuire la categoria degli psicologi,semplicemente la mia esperienza con il mondo della medicina e affini non è molto incoraggiante,diciamo così. Non sono una di quelle persone che appena crede di stare male(in senso lato) va dal medico. Al contrario,prima verifico se si tratta realmente di malessere,mi prendo del tempo per valutarlo,mi informo,ove possibile cerco di risolvere da me,e solo come ultima soluzione,quando ho il quadro ben chiaro della situazione,valuto la possibilità di rivolgermi ad un professionista(non prima di averlo opportunamente selezionato). Credo che questo mio modo di agire risenta della diffidenza di fondo che ho verso le persone,per cui prima di decidere di affidarmi agli altri devo essere proprio sicuro al 100% di averne realmente bisogno. Quindi sì,ora come ora ho voglia e sento il bisogno di rivolgermi ad uno specialista. A livello di possibilità terapeutiche ho pensato un po' a tutto,ma sono convinto che alla base del disagio ci sia un evento scatenante(o comunque una situazione passata che mi ha portato allo stato attuale)quindi voglio intraprendere un percorso che preveda l'individuazione di questo evento e la sua "risoluzione". Non voglio psicofarmaci o imparare escamotages usabili nelle situazioni sensibili...voglio capire perchè sono così e non esserlo più! In questo senso eviterei sicuramente lo psichiatra e la psicoterapia comportamentale. Alla psicoterapia di gruppo non ci ho pensato,ma così di primo acchito non sono molto convinto...secondo te potrebbe essere una valida scelta per il mio caso? Bye
  11. Ciao patrina, premetto che non ti conosco,per cui non voglio assolutamente urtare la tua sensibilità e/o giudicarti,ma ribadisco che secondo me chiunque affermi di stare meglio da solo che con gli altri(e non parlo di ALCUNI altri,ma di TUTTI gli altri) sta mascherando un disagio e sta mentendo a se stesso. E lo dico a ragion veduta,essendo io stesso uno di questi soggetti,che ha mentito a se stesso(e sta continuando a farlo) per molto tempo. Per quante delusioni tu possa aver ricevuto e per quanto disillusa tu possa essere nei confronti del prossimo,arrivare alla solitudine patologica non è mai giustificabile e non potrà mai portare nessun tipo di beneficio,se non illusorio ed artefatto. Che piacere si può mai trarre dallo stare da soli? Si possono evitare i dispiaceri,le delusioni,le arrabbiature,il dolore,questo sì,ma isolandosi dal mondo si evitano inesorabilmente anche tutti i piaceri derivanti dai rapporti col prossimo,l'amicizia,l'amore,il divertimento,la crescita come persone e la felicità. Detto ciò,mi rendo conto che lo psicologo non abbia la bacchetta magica e che ogni tipo di cambiamento debba sempre e comunque partire da noi,e capisco che non sia sempre così automatico "guarire" da questo malessere sociale...io comunque voglio provarci! Ti ringrazio di cuore per l'augurio, bye Ciao C.L.B, a dire la verità nell'ultimo post ho detto per l'appunto il contrario,che il benessere derivante dalla solitudine è solo apparente e che se sapessi gestire i rapporti con gli altri starei molto meglio. Comunque mi sto "informando" sul tema da parecchio tempo(un paio d'anni),da quando ho scoperto quasi per sbaglio l'esistenza dell'eritrofobia. Fino a quel momento pensavo semplicemente di "essere così" per natura e di non poterci fare niente. Per rispondere alla tua ultima domanda:NON mi piace affatto l'idea di andare dallo psicologo(motivo per cui non ci sono ancora andato),sia per le già citate motivazioni economiche e legate alla mancanza di tempo,sia perchè non mi va di andare a raccontare i fattacci miei ad un perfetto sconosciuto che ti ascolta per lavoro e lucra sui tuoi problemi. Tuttavia SE è l'unico modo per risolvere i problemi e stare meglio...ci andrò! Ultimamente mi è presa una fortissima curiosità per l'ipnoterapia,che rispetto alla psicoterapia dovrebbe ridurre sensibilmente i tempi tecnici per giungere a dei risultati concreti. Teoricamente lavorando su un soggetto subcosciente dovrebbe essere molto più facile per l'ipnoterapeuta arrivare a scavare dentro il soggetto per arrivare all'origine del problema(la resistenza del soggetto si abbassa notevolmente),tuttavia finora non ho ancora letto di nessuno che abbia intrapreso un percorso di questo tipo per risolvere problematiche nelle relazioni sociali. Qualcuno ha qualche informazione in più a proposito di ipnoterapia ed evitamento sociale? Bye P.S.:Non ho mai sentito parlare di piscoterapia psicodinamica...mi informo subito,poi se ho qualche dubbio torno a scocciarti
  12. Anch'io sto benissimo da solo,ma si tratta senza dubbio di un benessere apparente e relativo;in realtà sto meglio da solo perchè non riesco a gestire positivamente i rapporti con gli altri. Non credo che la solitudine patologica possa portare a nessun genere di beneficio...senza confronto(con gli altri) non c'è crescita,e senza condivisione non ci può essere felicità(Into the wild docet). Chiunque dica il contrario,che sta benissimo da solo e che non vuole nessun genere di rapporto con gli altri sicuramente sta celando un disagio e negando la propria natura.(non dimentichiamo che l'uomo è un animale sociale per definizione). Io almeno la vedo così. @tex:hai assolutamente ragione,sto raccogliendo le idee ma intendo muovermi quanto prima!
  13. Ciao C.L.B,effettivamente ho sentito parlare della psicoterapia cognitivo-comportamentale come rimedio al disagio sociale. In buona sostanza si tratta di intervenire direttamente sul comportamento anti-sociale nel momento in cui si verifica,insegnando al paziente delle "tecniche" per gestire la classica situazione in cui si vorrebbe scappare/stare zitti/arrossire senza motivo...etc... Leggevo di pazienti che si recavano accompagnati fisicamente dal proprio terapeuta a fare dei test dal vivo con persone reali,per sperimentare l'efficacia dei metodi appresi durante la seduta. Senza nulla togliere all'efficacia del metodo,ho fondamentalmente le stesse perplessità che ho circa l'assunzione di psicofarmaci,nel senso che se decidessi di rivolgermi ad un professionista mi piacerebbe risolvere il problema alla radice,più che imparare degli escamotages per gestire l'episodio eritrofobico appena prima che si manifesti. Se la base del problema è l'ansia(come effettivamente è nel mio caso) credo che quest'ultima sia da eliminare alla base,imparando a gestirla non nel suo culmine massimo ma già appena questa inizia ad accumularsi. Volendo fare una metafora automobilistica,sarebbe come viaggiare con un buco sul radiatore...certo è possibile aspettare che si accenda la spia della temperatura del motore per fermarsi a rabboccare l'acqua del radiatore,ma sarebbe sicuramente meglio cambiare il radiatore e risolvere il problema una volta per tutte,no? Ma non ho capito,tu attualmente stai seguendo una terapia cognitivo comportamentale?(perchè dal tuo post precedente sembrerebbe di no...) Bye @Tex:a qualcuno dovrò sicuramente rivolgermi,ma vorrei che la scelta fosse il più oculata possibile!
  14. @tex: relativamnete al mio caso specifico sono abbastanza scettico per quanto riguarda la consultazione di uno pischiatra. Credo sia palese che l'eritrofobia sia la conseguenza del disagio(la sua manifestazione a livello somatico),ma non ne sia di certo la causa. Lo pischiatra cercherà verosimilmente di prescrivermi porcherie quali betabloccanti o antidepressivi,ma assodato che entrambi i farmaci fanno male e non risolvono l'origine del problema,non vedo come uno psichiatra possa essermi d'aiuto. Lo piscoterapeuta potrebbe essere invece una scelta più oculata,ma come dicevo nel primo post non saprei dove andare a sbattere la testa,fermo restando che non avrei nè il tempo,nè i soldi per un a terapia sul lungo periodo. @C.L.B: ho tante cose da chiederti,ma torno adesso da una gita sulla neve e sono troppo stanco per ordinare i miei pensieri...domani se ho un attimo provvedo ;-) Bye
  15. Ciao C.L.B, ormai è un dibattito a due. La preoccupazione principale è che pensino che sono uno sfigato,un incapace,un individuo banale,un fallito...il paradosso è che questo modo di relazionarmi con gli altri mi sta trasformando proprio in questo...è una sorta di auto-boicottaggio di cui sono pienamente conscio,ma che non riesco ad evitare.(o meglio,che faccio sempre più fatica ad evitare) Vorrei vivere i rapporti in maniera più distesa e rilassata,senza ansie inutili e preoccupazioni ingiustificate,come peraltro avviene per il 99% delle persone. Bye
  16. Ciao C.L.B, capisco la tua perplessità,in effetti il quadro non è così comprensibile. Comunque le due situazioni non si escludono a vicenda,anzi,diciamo che una precede l'altra...volendo fare una cronostoria del contatto sociale,potrei dire che normalmente segue questo percorso: prima del contatto sono ansioso e a disagio, durante sono normalmente annoiato e teso(non devo far percepire il mio disinteresse all'altra persona), e nel post subentra una sorta di "rimorso" e autocolpevolizzazione,della serie "non ho dato il massimo",potevo fare di più,potevo evitare quella battuta,potevo accennare quel discorso...etc... è un maledetto circolo vizioso,perchè tutto questo non fa che aumentare il mio desiderio di starmene tranquillo per i fatti miei. Non saprei come spiegarlo in maniera più chiara,probabilmente la cosa è talmente illogica per una persona normale da risultare impossibile da capire...fatto sta che per me è l'assoluta normalità,pur comprendendo la totale malsanità della cosa. La mia unica fortuna(o abilità,non lo so) è che riesco a "celare" il mio malessere con buoni risultati,per cui la gente probabilmente non se ne accorge,o ne coglie solo una piccolissima parte. Francamente però non so quanto possa continuare in questa battaglia con me stesso. Bye
  17. Ciao C.L.B, ad essere sincero non è che cambi poi molto il modo in cui mi sento se devo cercare qualcuno o se vengo cercato...diciamo che mi capita molto più spesso di trovarmi nella seconda situazione(chiaramente non devo fare nessuno sforzo),ma entrambe le casistiche mi provocano ansia e disagio. Se dovessi scegliere tra il ruolo attivo e passivo(cercare o essere cercato) preferirei comunque cercare. Se ricopro il ruolo attivo,cercando,sono "padrone" dell'interazione,sono io che decido quando chiamare/incontrare,come pormi,cosa chiedere...sono in grado di pianificare l'evento sociale e mi sento più tranquillo. Nell'altro caso è tutto nelle mani dell'altra persona e tendo a sentirmi più ansioso ed agitato.(capita spessissimo che non risponda al cellulare o che finga di non essere in casa quando qualcuno mi suona il citofono). Comunque sono differenze formali che non influiscono sulla sostanza,e cioè sul fatto che preferisca di gran lunga stare da solo. Per farti un'idea,considera che il mio giorno della settimana preferito è la domenica perchè so che non dovrò avere nessun tipo di contatto sociale.(mi sveglio alle 2 del pomeriggio e trascorro la giornata a guardare la TV) Bye
  18. Ciao C.L.B, è successo che sono cresciuto,molto semplicemente. Se a 15 o 20 anni puoi "permetterti" di essere cercato,a 30 la cosa si fa decisamente più dura. Innanzitutto perchè con l'età le occasioni sociali tendono a ridursi drasticamente,complice la fine della scuola,l'inizio del lavoro e il calo fisiologico delle energie. In secondo luogo perchè i coetanei tendono ad essersi costruiti nel frattempo una vita solida,anche da un punto di vista sociale.(è difficile essere cercati da vecchi compagni di scuola dopo 10 anni o da amici che si frequentavano 15 anni fa,senza nel frattempo essersi mai fatti sentire...). Come terzo motivo considera che la gente si rompe abbastanza rapidamente i marones a cercare qualcuno che non vuole essere cercato e che non ricambia il corteggiamento,socialmente parlando. Ecco perchè alla soglia dei 30 anni sento necessario un cambiamento,prima che la cosa degeneri ulteriormente. Bye
  19. Ciao C.L.B e grazie per l'intervento, quale sia il motivo dell'evitamento sociale lo sto cercando di scoprire(la teoria del narcisista nascosto comunque è molto interessante),fatto sta che c'è ed è innegabile. Come hai sottolineato tu non sono minimamente soddisfatto delle relazioni che ho,ma sono fermamente convinto che il problema sia mio,non degli altri...sono io che "scappo",che non cerco di investire nei rapporti,che evito di costruirne di nuovi e/o di far crescere quelli esistenti. Sono sempre stato abituato ad essere cercato dagli altri,essendo come detto un soggetto tutto sommato piacevole,ma questa passività non potrà mai dare risultati a lungo termine. Ho già perso 1000 occasioni per edificare nuovi rapporti ed ho la certezza che questo mio maledetto modo di essere mi porterà alla solitudine e all'infelicità. Non è possibile vivere in società con questo stress addosso,con la paura di non sapere cosa dire,di non sapere cosa fare,di non volere confrontarsi con gli altri. Il fatto che la mia vita sia "normale" secondo gli standard occidentali(lavoro,esco,faccio sport...etc...) non toglie che ci sia un problema di fondo,dato che tutte le cose che faccio le sento estremamente pesanti e non naturali,e comunque preferirei non farle.(L'eritrofobia è la testimonianza di questo disagio.) So che potrei dare di più,sono sicuro che potrei essere migliore...ma non ci riesco. Bye
  20. Ciao turbociclo e grazie della risposta(cominciavo a preoccuparmi). Non ho la ragazza,ma anche quando ce l'avevo le cose non andavano diversamente,anzi,forse l'evitamento sociale era ancora più marcato(avevo iniziato a sacrificare anche i rapporti con gli amici più stretti). Al momento comunque sono single,e francamente sono abbastanza pessimista sul futuro per quanto riguarda la costruzione di nuovi rapporti col gentilsesso. Al di là dell'attrazione sessuale trovo veramente difficile provare interesse spassionato per una donna,basato sul desiderio di conoscersi,di condividere determinate esperienza,di "scoprire" l'altra persona. Amici veri ne ho 2,ma uno si è recentemente trasferito dall'altra parte del mondo e l'altro ha una vita intensa fatta di lavoro e di doveri coniugali,per cui non è che ci si veda tanto,e in quelle poche occasioni in cui ci si vede si preferisce generalmente parlare di argomenti positivi. Le altre persone con cui interagisco sono amici "da sabato sera" con cui si esce quel paio d'ore a bere qualcosa o a fare la capatina in discoteca,ma non credo di poterli definire "amici veri". Vabbè poi ci sono i colleghi di lavoro e i compagni di taekwondo,ma lì si tratta proprio di rapporti abbastanza superficiali di pura conoscenza e/o frequentazione obbligata. Questo è il quadro più o meno completo della mia vita sociale. Per rispondere alla tua ultima domanda:se sono in ascensore con un' altra persona me ne sto per i fatti miei,ma di sicuro non cerco di costruire una conversazione,augurandomi che l'altra persona faccia lo stesso. Bye :)
  21. Buonasera a tutti, mi chiamo Gigi,ho 29 anni e scrivo dalla provincia di Venezia. Sono a condividere la mia situazione per cercare di cavare un ragno dal buco,come si suol dire,cioè per capire se ciò che vivo quotidianamente può essere in qualche modo comune anche ad altre persone(magari in forme diverse) o se sono un caso patologico che merita trattazione in opportuna sede. :-) Inizio col dire che vivo una vita abbastanza normale,lavoro,esco con gli amici,faccio sport,non mi drogo e non ho dipendenze di nessun genere.(sigarette a parte) Il mio problema riguarda fondamentalmente il modo di gestire i rapporti con le altre persone,nello specifico la mia tendenza di fondo ad evitare i contatti sociali. Anche se ho iniziato a viverlo come un problema solamente negli ultimi anni,credo di essere sempre stato caratterizzato da questa tendenza fin da bambino,complice forse l'influenza materna.(mia madre è sempre stata una persona molto riservata e schiva) Mi reputo una persona abbastanza simpatica,spigliata,intellettualmente stimolante(non sono un emerito idiota,ecco),sono un buon ascoltatore e mi ritengo nel complesso un persona "positiva",ma ciò nonostante ho sempre avuto un ristretto cerchio di amici,peraltro non avendo mai fatto nulla per cercare di espanderlo. Tendenzialmente non sento quasi mai il desiderio di confrontarmi con altre persone,di parlare dei miei problemi e dei fatti miei con gli amici,di instaurare dialoghi fini a se stessi con una persona "giusto per fare un po' di sana conversazione". Normalmente mi limito ad ascoltare gli altri,facendo una battuta quà e là,dando qualche consiglio o rispondendo alle domande che mi vengono poste,ma non ho quasi mai un ruolo attivo/propositivo nelle conversazioni,fatta eccezione per un paio di amici molto intimi. Diciamo che nei rapporti sociali mi limito ad offrire e ricevere "il minimo sindacale",senza dare nè chiedere nulla che possa essere considerato fuori dai canoni prestabiliti. Prendo sempre le decisioni da solo,è molto difficile che chieda consigli o suggerimenti ad altre persone,ho sempre fatto della mia vita ciò che ho voluto infischiandomene un po' di tutto e di tutti. In poche parole,semplificando un po' la situazione,è come se il mondo esterno fosse superfluo per la mia vita. Sono superflue le discussioni,sono banali gli argomenti di discussione,è inutile commentare quel fatto o le gesta di quel personaggio. A volte combatto delle vere e proprie battaglie con me stesso quando devo uscire o quando devo sostenere qualche tipo di prestazione sociale. Avete letto bene,prestazione,perchè per come la vivo io ogni interazione sociale è una vera e propria gara che richiede impegno e sacrificio. Salutare,inventarsi uno spunto per fare un po' di dialogo,dimostrarsi interessato a ciò che gli altri hanno da dire(anche se lo si ritiene privo di qualsivoglia interesse/utilità),interagire in modo costruttivo...credo sia fondamentalmente questo il motivo per cui evito a priori di costruire nuovi rapporti e cerco di mantenere ai "minimi livelli di difficoltà" quelli già esistenti. Questo "stress sociale" si manifesta in modo esplicito con frequenti episodi di eritrofobia,che per chi non lo sapesse è quella manifestazione che comporta i cosiddetti facial blush,ovvero degli arrossamenti facciali improvvisi e incontrollabili. Proprio l'altro giorno ho intravisto al supermercato una mia ex compagna di classe che non vedevo da qualche tempo,ed improvvisamente sono diventato color peperone. Non ce l'ho fatta ad andarle incontro per salutarla,ho dovuto defilarmi e nascondermi in una corsia aspettando che se ne andasse. Nella mia mente era già scattato il meccanismo di evitamento:non volevo salutarla,non volevo sforzarmi in nessun modo per interagire con lei,non volevo rispondere alle solite domande scontate per rompere l'imbarazzo(come va?e il lavoro?hai visto Tizio?E Caio?...etc...) Tutto questo naturalmente non è normale,me ne rendo perfettamente conto. Ho pensato spesso di rivolgermi ad uno specialista,ma dalle varie esperienze che ho letto in internet ho capito che,sempre ammesso che si riesca a trovare un professionista serio,si tratta comunque di processi che durano normalmente svariati anni,costano l'ira di Dio,e ciò nonostante non garantiscono effetti sicuri e duraturi nel tempo. Credo di aver scritto abbastanza,ne approfitto per ringraziare chiunque abbia letto tutto questo polpettone e per ringraziare doppiamente chiunque vorrà rispondermi con un commento,un consiglio,o semplicemente per mandarmi a fare in c... :-D Saluti, GeeGee
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