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Gazza

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messaggi di Gazza

  1. 3 minuti fa, Lis dice:

    Penso che esternare la tua rabbia ai tuoi genitori, o anche solo ad uno di essi, ti farà bene. Non è giusto tenersi tutto dentro, la rabbia, il rancore, l'odio verso chi riteniamo colpevole nei nostri confronti è meglio tirarlo fuori. 

    Su questo hai ragione, però purtroppo ancora non ci riesco. Non so, comunque mi sento in colpa per provare questi sentimenti di rabbia e non riesco a parlarne con i miei genitori. Ho paura che sarebbe troppo doloroso per loro e anche per me. Quindi finisce che la rabbia verso di loro la esterno per delle cavolate, tipo che a volte li tratto male e mi arrabbio con loro con dei pretesti futili e ovviamente non capiscono perché io li tratti così.

  2. 11 minuti fa, Lis dice:

    Ciao Gazza,

    non mi è chiaro se i tuoi genitori avrebbero avuto modo di sapere che correvano il rischio di avere un figlio con la tua malattia.

    Sì, volendo sì. Oggi basta la villocentesi, allora era possibile diagnosticare tramite amniocentesi. Ma mia madre all'epoca non la fece, perché essendo relativamente giovane magari pensava che il rischio di malattie genetiche nel feto fosse basso.

    La fece 5 anni dopo, in attesa di mio fratello che è normale, ma per me no. Infatti ce l'ho con lei anche per questo. Perché doveva assicurarsi prima che io fossi normale. E una volta saputo che non lo ero doveva abortire. Mi sarei risparmiata una vita di merda. 

  3. Ciao a tutti del forum. Ma c'è ancora qualcuno o state tutti a strafogarvi di panettone?

    Scherzi a parte, spero che le stiate passando al meglio queste feste. Io non tanto.

    Vi aggiorno un po' sulla mia situazione.  Purtroppo o per fortuna la ricerca intrapresa sulle origini della mia patologia è quasi giunta al termine. A forza di bussare alle porte sbagliate finalmente 15 giorni fa io e il mio psicologo siamo riusciti a contattare un genetista che prima di esprimere un parere ha voluto visionare i referti citogenetici del mio caso. E meno male, visto che fino ad ora avevo solo incontrato specialisti che non si erano nemmeno premurati di vedere l'esame del mio cariotipo, dando ovviamente risposte ipotetiche, un po' campate in aria.

    Per darvi un'idea: è come se vi rompeste una gamba e l'ortopedico che vi dovrebbe curare non si scomodasse nemmeno di vedere le lastre della frattura. Comunque, esami alla mano ora so che di anomalie cromosomiche non ne ho una sola ma ben due, anche se una è la diretta conseguenza dell'altra. Ma, cosa più importante, so che l'anomalia principale è di origine o materna o paterna. In poche parole è stato senza possibilità di dubbio uno dei miei genitori a farmi nascere sbagliata. Quindi se non posso avere figli e ho la vita irrimediabilmente rovinata devo "ringraziare" o mamma o papà.  Vedrò nel 2018 se sarà possibile stabilire con esattezza, con test genetici, chi dei due è il colpevole. E poi  metterlo/a una volta per tutte di fronte alle sue responsabilità e fargliela pagare cara. E con questi pensieri  e questa enorme rabbia nei loro confronti, potete ben capire quanto io sia piena di spirito Natalizio. 

     

  4. 5 minuti fa, Lis dice:

    Non lo so proprio...per questo ti chiedevo, però non mi entusiasma nessuna delle due opzioni, lavoro e famiglia...mi da un pò l'impressione di cadere dalla padella alla brace...

    Ti resta sempre la terza opzione di farti monaca. La religione la puoi scegliere tranquillamente a seconda dei tuoi gusti personali. :D:

     

  5. 1 minuto fa, Lis dice:

    Aspetta a dirlo, c'è sempre la teoria del battito d'ali della farfalla, e poi tu sei una Gazza quindi il tuo battito d'ali crea più spostamento d'aria...

    Battute demenziali a parte, hai scritto quello che è per te il senso della tua vita, quindi pensi che ognuno di noi ne abbia uno tutto suo e diverso dagli altri? 

    Boh penso di sì. Alcune persone, soprattutto uomini, hanno come priorità la carriera, per cui magari si sentono realizzati affermandosi professionalmente. Altri si fanno preti/suore e lì il senso della loro vita davvero mi sfugge, ma sono scelte personali. Comunque secondo me una persona si realizza o nel lavoro o creandosi una famiglia. Altrimenti che senso ha la vita? Le donne poi, se non hanno figli non credo che possano mai sentirsi realizzate, neanche se facessero una carriera incredibile. 

    E poi io mi chiamo Gazza perché le gazze vanno nei nidi degli altri uccelli e mangiano le uova. Così si vendicano e gli altri uccelli restano senza piccoli. Mangiano anche le uova di quelle stronze delle galline, che potrebbero avere un pulcino al giorno, se volessero.  Mi stanno simpatiche per quello, le gazze. 

  6. 22 minuti fa, Lis dice:

    Senso e vita, faccio sempre fatica a mettere queste due parole nella stessa frase...comunque per te qual è il senso della vita? 

    Al momento l'unico modo per dare un senso alla mia vita sarebbe sposarmi, poter avere figli e occuparmi di loro, di mio marito e della casa. E visto che non sarà mai possibile la mia vita non ha senso. Potrei morire anche domani che non farebbe alcuna differenza. Volevo una terapia per poter diventare normale e poter avere una famiglia, ma non è possibile e non mi dicono nemmeno il perché.

  7. Ciao ragazzi. 

    Niente, riprendo questo post per aggiornarvi sugli sviluppi, purtroppo non positivi, della faccenda. 

    A farla breve, nonostante avessi molti dubbi e paure, avevo comunque deciso di continuare la terapia psicologica e la ricerca della causa della mia sindrome.

    Dopo tanti specialisti contattati e mesi di risposte poco chiare e superficiali, finalmente 3 settimane fa una genetista mi ha dato risposte chiare ed esaustive.

    Ho ricevuto quasi una consulenza genetica in piena regola e mi ha spiegato che principalmente esistono due forme distinte della mia patologia, che hanno due origini diverse (pur se gli effetti clinici sono più o meno i medesimi).

    Nel primo caso, il più frequente, la colpa della malattia è di uno dei genitori, che produce spermatozoi (o ovuli) privi dei cromosomi sessuali, da cui viene concepita poi una bambina malata. Mi hanno detto anche che nella grande maggioranza dei casi chi produce il gamete anomalo è il padre, la madre è colpevole molto più raramente. Ma questo non è il mio caso. 

    Il mio è il secondo caso, molto meno frequente (ho la versione rara di una malattia che già di per se è rara. Che fortuna, no?)

    In pratica quando sono stata concepita io entrambi i gameti erano sani, e l'anomalia si è sviluppata non prima ma  dopo il concepimento, in seguito a una non meglio specificata perdita di parte del materiale genetico, dovuta a una mancata  e non corretta divisione dei cromosomi sessuali in fase di sviluppo embrionale. Infatti se nel primo caso la mancanza dei cromosomi sessuali è totale, nel mio caso ci sono, ma sono incompleti.

    Solo che se nel primo caso si sono ormai abbastanza chiarite le cause (appunto di solito è colpa del padre), nel mio caso non si sa come né perché sia avvenuta questa perdita di materiale cromosomico, non si sa  nulla del perché i miei cromosomi sessuali non si siano divisi correttamente.

    Insomma, dopo mesi di tribolazioni e ansie, mi ritrovo con un niente di fatto. Mi ritrovo esattamente con quello che sapevo prima di iniziare la terapia: sono nata con dei cromosomi sessuali anomali, non si sa come né perché.  E continuano a dirmi che è stato un caso sfortunato.  A questo punto la colpa di tutto non può essere che mia, ovviamente. 

    Mi sono anche resa conto, a questo punto, che non ha senso contattare nessun altro esperto, perché molto difficilmente avrò una risposta più completa dell'ultima che ho ricevuto.

    Ho deciso quindi di interrompere la terapia psicologica, anche se non ho ottenuto nessuno dei risultati sperati. Volevo una risposta sul perché sono nata così e non l'ho ricevuta. A questo punto è chiaro che non lo saprò mai. Volevo una terapia che mi desse anche solo una minima speranza di guarire, di diventare una donna normale. Ma mi hanno detto chiaramente che per me non ci sono terapie, morirò sbagliata così come sono nata. Quindi a questo punto non ha più alcun senso andare avanti, così come non ha più senso la mia vita. 

  8. 17 ore fa, giulietta92 dice:

    Ieri, per la prima volta, mi sono rivolta ad uno psicoterapeuta con il quale mi sono trovata molto bene. Mi ha proposto di iniziare un percorso di terapia con lui, cosa sulla quale ovviamente sto riflettendo. Il problema però è che io lo trovo molto attraente (parliamo di un uomo di 34 anni ed io ne ho 26) e non capisco se questo aspetto potrebbe essere un problema. Non ho il coraggio di confessarglielo, dovrei? Oppure dovrei rivolgermi direttamente ad un altro? Considerato anche che mi sono rivolta a lui per problemi principalmente di natura sentimentale, non vorrei arrivare a confondere la situazione sentimentale con quella terapeutica e dover poi cambiare. Come dovrei comportarmi?

    Ciao, se posso darti un consiglio: O gli parli apertamente dei tuoi dubbi (non sperare che poi lui ti dica se iniziare o meno il percorso di psicoterapia, ma almeno lo avrai avvisato) oppure cambia, cerca un altro professionista.

    In un certo senso ci sono passata anche io e mi rendo conto che se trovi una persona attraente sin dalla prima volta che la vedi, non si può parlare certo di transfert, che spesso è parte stessa della terapia, ma di un'attrazione fisica difficilmente risolvibile. 

    Tra l'altro uno psicoterapeuta di 34 anni, per quanto capace  e professionale avrà, per una questione anagrafica, di sicuro pochi anni di attività professionale alle spalle. Non so quali e quanto siano complessi i tuoi problemi ma in certi casi è meglio affidarsi a qualcuno con un po' di esperienza in più. 

    Poi sono la prima a dire che è meglio un terapeuta giovane con cui riesci a costruire una buona alleanza terapeutica piuttosto che uno con 20 anni di esperienza ma con cui non ti trovi bene. Però credimi, questa attrazione fisica è un campanello d'allarme molto forte e un bell'ostacolo già di partenza.

     

  9. 8 minuti fa, Lis dice:

    Solita "notizia" demenziale apparsa sul web che, mossa dalla curiosità, la quale non sembra essere sinonimo di intelligenza :Thinking:, non potevo fare a meno di leggere, e questo forse è sinonimo di stupidità, ma almeno mi sono fatta due risate che spero vi facciate anche voi :icon_mrgreen: 

    Sto messa male. Solo 3 su 10. E il gatto manco l'ho voluto io.

  10. E niente, non ce la faccio :( . Ho rinunciato a contattare quegli specialisti. Ho chiesto al terapeuta di non inviare nessuna mail anche se era tutto pronto, perché ho troppa paura delle risposte che potrei ricevere e delle reazioni che potrei avere. Sento di essere una delusione per me stessa e per tutti, di avere fallito per l'ennesima volta ma non ce la faccio. :sorry:

  11. 29 minuti fa, Sofiapanizzi dice:

    Per favore qualcuno mi risponde??

    L'unica cosa che possiamo risponderti è che un disturbo di personalità serio come quello bipolare non può essere certo diagnosticato leggendo i sintomi su internet.

    Dando retta a internet ognuno di noi potrebbe avere di tutto e il contrario di tutto.  Per diagnosticare il disturbo bipolare c'è bisogno di una valutazione psichiatrica. Altrimenti si parla di aria fritta.

  12. 1 ora fa, L.E.D. dice:

    Ciao Gazza! Appena trovi il colpevole fammi sapere che vengo a darti una mano a mazzuolarlo a dovere...

    :chair:

    Eccolo qui :D: . Mi ci vorrebbe un L.E.D. in miniatura da tenere sul comodino o in borsa. Da usare  a piccole dosi quando mi prendo troppo sul serio e divento pesante. 

  13. 5 minuti fa, Lis dice:

     

    Scusa Gazza ma non ho capito se questi specialisti li state contattando per sapere la causa, per trovare una cura o entrambe.

    Per entrambe le cose, in effetti. Anche se per la cura mi sa che non ci sia proprio nulla da fare, nemmeno a livello sperimentale.

  14. Ciao ragazzuoli!

    come state? io insomma... 

    Sono in terapia da ormai un anno e mezzo e, dopo un percorso travagliato, sono arrivata a un punto piuttosto importante. 

    Quando ho cominciato le mie sedute il mio psicologo non sapeva assolutamente nulla di me, ancora meno della mia malattia. Non aveva praticamente nessuna esperienza di pazienti con malattie genetiche, tante volte l'ho visto spaesato, non capiva o non sapeva bene cosa fare dal punto di vista clinico.

    Eppure, nonostante questo direi che ha saputo ascoltarmi e, anche se gli ci è voluto  del tempo, ora è in grado di capire le ragioni di certi miei ragionamenti o stati d'animo, pur se ovviamente non li giustifica. 

    Insomma, con tanta pazienza è riuscito a comprendere quanto per me sia di fondamentale importanza stabilire di chi sia la responsabilità della mia patologia. Perché si è formata e se la colpa sia mia o dei miei genitori. Mi ha consigliata di rivolgermi ad alcuni siti di medicina online per avere risposte.

    Purtroppo però su patologie rare come la mia c'è molta ignoranza anche tra i medici. Ho ricevuto varie risposte tra di loro incompatibili. Alcuni dicono che uno dei miei genitori sia responsabile della mia anomalia genetica, che sarebbe stata già presente in uno dei gameti da cui sono stata generata. Altri dicono di no, che al 100% è sopravvenuta in fase embrionale, dopo il mio concepimento. Nessuno dei medici contattati sa da cosa sia stata provocata in concreto la mia malattia. Dicono che le cause dell'anomalia non sono ancora note.

    Per me questa incertezza è inaccettabile e insopportabile, ho bisogno di avere risposte certe. Di sapere chi è il colpevole, e fargliela pagare.  E se la colpevole sono io devo essere io a pagare. Ma devo sapere quale sia la mia colpa, quale sia la causa della malattia, è fondamentale. Abbiamo deciso di prendere l'iniziativa di contattare medici specialisti della mia sindrome, anche se in Italia non sono molti, visto che è l'unico modo di arrivare a una risposta certa, se esiste. Quindi questa settimana ho scritto una bozza di mail in merito e la settimana prossima deciderò insieme allo psicologo chi cominciare a contattare. 

    Dovrei essere contenta, di essere arrivata a questo punto, credo. In fondo in passato ho sentito vari altri psicologi che mi dicevano che non dovevo farmi domande sul perché fossi nata così, che era una cosa stupida. Secondo loro avrei dovuto accettare tutto quello che mi è capitato perché tanto non si può cambiare nulla, e rassegnarmi a vivere la vita che ho nel modo meno peggiore possibile. Quindi dovrei essere felice di avere trovato qualcuno che per lo meno mi riconosce il diritto di essere arrabbiata, di non volere essere sbagliata, di sapere perché è successo a me. 

     Ma la verità è che ho paura. Ho paura di tutto e del contrario di tutto.  Ho paura di non ricevere alcuna risposta dai medici che contatterò. Oppure di ricevere il solito: "l'origine specifica di questa anomalia cromosomica non è al momento del tutto chiara, probabilmente il suo è stato un caso sfortunato" (che è solo un modo carino per dire: "non lo sappiamo perché sei nata così"). O ancora di ricevere risposte troppo brutte, che non riuscirò ad accettare e mi manderanno del tutto fuori di testa. Ho paura che mi diranno che in ogni caso per me non c'è nulla da fare. Che morirò sbagliata così come sono nata, mentre io invece voglio diventare normale. Ho paura di scoprire che quello che faccio è sbagliato, e che avevano ragione tutti quelli che mi dicevano che dovevo solo accettare la situazione e mettermi l'animo in pace. 

    Scusate lo sfogo ma sono un po' (molto) in crisi. 

     

     

      

     

     

  15. 26 minuti fa, nails dice:

    Da un punto di vista più sociale, ho trovato caratteristiche ricorrenti (non la regola ma cmq frequentemente) nella donna come per esempio una funzione di "ancorarsi alla realtà e all'oggi". Il lato pragmatico a pensare all'oggi e all'immediato complementa fortemente il lato mascolino dei grandi sogni o progetti o di perdersi nei meandri di vecchi rancori. Dal mio punto di vista questa lato è tipico dell'essere donna.

    Questo è strano, perché io invece ho sempre considerato il pragmatismo e il restare ancorati alle cose pratiche, all'oggi, come una bella qualità tipicamente maschile. Vedo invece il restare ancorati al passato e ai rancori, così come il rincorrere sogni impossibili come un grande difetto prettamente femminile.

    Quanto al fatto che una donna che non può procreare non possa essere considerata del tutto donna, mi trovi invece abbastanza d'accordo. Solo una distinzione: le donne che vanno in menopausa e non possono più procreare ma hanno avuto figli restano comunque donne. Quelle che per ragioni di salute si vedono asportare totalmente o parzialmente l'apparato riproduttivo prima di avere avuto figli, prima lo erano e dopo l'intervento inevitabilmente non lo sono più. Quelle che come me nascono sterili perché l'apparato riproduttivo non è funzionale o non è del tutto formato, non sono masi state donne e mai lo saranno, a meno che la scienza non le aiuta a rimanere incinte. Ovviamente con fecondazione omologa, perché se si parla di eterologa allora non sono donne, perché l'ovocita da cui nasce il bambino non è il loro. Io la penso così, per me la donna è donna essenzialmente perché in grado di fare figli, è una conditio sine qua non. 

     

     

  16. 55 minuti fa, Lis dice:

    Il fatto che queste tipicità non sempre si trovino nei generi a cui sono associate, non fa altro che confermare la teoria del "sentirsi" appartenenti ad uno dei due generi, prima ancora di avere dei genitali che confermino l'appartenenza. 

    Quindi tu, come ti senti? 

    No, secondo me conferma solo il fatto che il carattere viene formato tramite convenzioni sociali prestabilite. Quando nasci femmina ti insegnano fin da piccola che ti devi comportare in un certo modo, che devi essere carina, gentile, non sporcarti, non fare giochi troppo fisici, ecc... La stessa cosa per i maschi, a loro si dice di non piangere, di non essere troppo sensibili, di non avere paura perché "è da femmine...". Inevitabilmente la nostra personalità viene formata da queste convezioni sociali (che per me sono affatto sbagliate), ma sarebbe sciocco pensare che siamo così fin dalla nascita. Sono cose che si formano con il tempo e c'entrano con il sesso biologico solo perché noi facciamo delle distinzioni e mettiamo dei tabù sociali in base al sesso del bambino sin dai suoi primi giorni di vita. Io come mi sento? vorrei che qualcuno mi spiegasse scientificamente se mi devo considerare una donna oppure no, perché io al momento mi sento un essere che non è né un uomo né una donna, un essere che non è niente.  Come ho scritto prima, da una parte leggo sui libri di medicina e i trattati specifici che cromosomicamente non sono una donna. E questo è pacifico. Ma dall'altra leggo anche, e mi viene detto, che devo considerarmi una donna nonostante questo fatto. E però non mi viene detto perché mi devo considerare tale, cosa può farmi dire che sono una donna pure io. Non mi danno una ragione scientifica, un motivo per cui io mi debba considerare lo stesso di sesso femminile, e non indefinito. E ti assicuro che se me la dessero una buona ragione, valida e ineccepibile dal punto di vista medico e scientifico, come  dimostrato e ineccepibile che sia la terra a girare intorno al sole e non il contrario, io mi sentirei molto meglio.  Invece non è così,  come ho detto sembra che io debba considerarmi una donna in base a un dogma di fede che non può essere dimostrato. E io sono una che non prende le cose per buone senza una spiegazione scientifica. 

  17. 45 minuti fa, L.E.D. dice:

    P.S. Ho risposto seriamente ma la mia risposta non ti è piaciuta: è che non ti vuoi schiodare di un mm dal tuo punto di vista probabilmente perchè lì dove ti trovi ora il "panorama" non è poi così male... -_-

    Caro L.E.D., magari pensi di avermi risposto ma così non è, visto che parli di femminilità ma non mi sai spiegare in concreto che cosa sia questa benedetta femminilità.

     Se io ipoteticamente ti chiedo "Gazza è affetta da questa specifica condizione, nonostante questo può considerarsi una donna oppure no?" e tu mi rispondi "secondo me sì (oppure "per me no") allora poi devi anche argomentare la tua affermazione.

    Sia chiaro che non ce l'ho assolutamente con te, visto che poi in fondo non è compito tuo stabilire questa cosa. Ho fatto questa domanda a medici, psicologi, ginecologi, genetisti, ma nessuno mi ha dato uno straccio di risposta argomentata. Il massimo che ho tirato fuori è stato "dal punto di vista cromosomico no, ma lei è una donna lo stesso". Risposta che non vuol dire niente, se non mi spieghi perché secondo il tuo parere lo sarei comunque. Sembra come se io dovessi prendere questa cosa che sono una donna lo stesso quasi come un dogma di fede, come una verità data per certa a priori. E sinceramente non ne posso più di persone che parlano si sensibilità, di empatia, di capacità di ascolto come caratteristiche femminili, e pretendono di convincermi che sono una donna in base a questo ragionamento. Come se tutti gli uomini fossero insensibili, non empatici e incapaci di comprendere le emozioni altrui solo per il fatto di essere maschi. O come se tutte le donne fossero sensibili ed empatiche di natura. Niente di più sbagliato. 

    Paradossalmente se mi dicessero "sei comunque una donna perché nonostante tutto sei nata con la f**a e non con il p*****o " sarebbero almeno più convincenti, perché il ragionamento avrebbe una sua logica.

    Scusa il discorso triviale, ma così è.

     

     

  18. 19 minuti fa, L.E.D. dice:

    Ciao Gazza! Violet mi chiedeva se cromosomicamente parlando la donna della tua fattispecie potesse essere considerata almeno ancora un mammifero...  :Devil:

    Buona domanda... il vocabolario de Mauro come prima accezione di mammifero riporta: animale che partorisce la prole e la alleva nutrendola con il proprio latte; anche agg.: la balena è un animale mammifero. Dato che la "donna" della mia fattispecie non può avere figli né allattare, direi che forse non può essere considerata nemmeno mammifero. Un po' come il caso del mulo: può essere considerato un mammifero visto che si tratta di un ibrido sterile (tranne in rarissimi casi) che non è presente in natura? Boh...

    PS: a sto punto cambio nick da Gazza a Mulo, mi sa... E comunque caro L.E.D. non mi hai mica ancora risposto seriamente... :cry:

     

     

  19. 4 minuti fa, Lis dice:

     

    Hai barato, e lo hai fatto esattamente come lo farebbe una donna :BattingEyelashes: 

    Ma in che senso ho barato? volevo semplicemente sapere le vostre opinioni, e poi ho espresso la mia. Cioè per me il fatto di essere donna o uomo è un fatto di natura esclusivamente anatomica e cromosomica. Però per molti vedo che non è così, che ne fanno una questione di personalità della serie "ragioni come un uomo" oppure "hai una sensibilità tipicamente femminile". Per me non esistono una mentalità o una sensibilità maschile/femminile, è solo un fatto di cromosomi e genitali,  e basta. Però mi interessava sapere anche altre opinioni, tutto qua.

     

  20. Il 15/7/2017 at 00:33, Senza-Anima dice:

    Non ci potrebbe essere qualche altro tratto distintivo unico che potrebbe distinguere i due sessi oltre che l'apparato genitale?

     

    E, ammesso che questo tratto distintivo ci fosse (tratto della personalità, o altro?) sarebbe sufficiente a identificare una donna come tale anche in quei rari casi in cui un individuo nasce con malattie genetiche che lo portano ad avere un corredo cromosomico diverso da quello di una donna e un apparato genitale esternamente femminile ma incompleto? Io credo di no, credo che la cosa principale che caratterizza la donna sia: avere due cromosomi X, a differenza del maschio. Avere un utero, una vagina, un clitoride, delle ovaie e delle tube di Falloppio. Se qualcuna di queste cose mancano, per varie anomalie nello sviluppo del feto, allora non si può essere considerati donne. Ovviamente nemmeno uomini, perché allo stesso modo non ci sono le condizioni anatomiche per essere considerati di sesso maschile. Non basta dire "mi sento una donna" perché si è stati educati e cresciuti come tali, o perché sulla carta di identità c'è scritto "sesso femminile" per esserlo davvero. L'unica cosa che conta è il corredo cromosomico e l'apparato genitale-riproduttivo.

    Motivo per cui né queste persone nate sbagliate, né i transessuali potranno mai essere considerati davvero donne. Perché basta un semplice prelievo di sangue con analisi del cariotipo per smentirli.

     

     

  21. 33 minuti fa, L.E.D. dice:

     Ed ora scusami che devo occuparmi di Violet (bambola gonfiabile) è molto gelosa e detesta se non le dedico adeguate manutenz.. (ahem)... attenzioni pomeridiane -_-

    e meno male che avevo detto: risposte serie :D: Salutami Violet!

    Scherzi a parte  L.E.D.  la mia domanda non era "cosa ti piace in una donna" ma "cosa permette a una donna di essere considerata tale". Mi spiego meglio: una donna puoi anche trovarla brutta ma non per questo smetti di considerarla essere di sesso femminile. Stesso discorso vale per gli uomini. Una donna secondo me pure a 80, 90 o 100 anni resta una donna, anche se ovviamente dal punto di vista sessuale non è più attraente come quando ne aveva 20. Parallelamente ci sono moltissimi uomini attratti da travestiti e transessuali, ma non vuole dire assolutamente che li considerino donne.

     

  22. 15 minuti fa, L.E.D. dice:

    Ciao Gazza! Secondo me un individuo per essere considerato donna deve avere ASSOLUTAMENTE le 100 caratteristiche seguenti:

    1) femminilità

    2) femminilità

    ...

    100) femminilità

    Per cui secondo te se un individuo ha femminilità (che poi se vorrai, mi spiegherai che cosa intendi con "femminilità") può essere considerato donna anche se nasce uomo o, per anomalie genetiche, con caratteristiche cromosomiche e anatomiche diverse da quelle femminili? Non credi che ci vogliano almeno delle caratteristiche fisiche di base per essere considerati di sesso femminile? 

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