Vai al contenuto

Gazza

Membri
  • Numero di messaggi

    218
  • Registrato dal

  • Ultima visita

messaggi di Gazza

  1. 39 minuti fa, Renzo96 dice:

     Io ho avuto seri problemi fisici ma ho alzato la testa e sono andato avanti ricevendo l'idoneità nelle prove di efficienza fisica con un discreto punteggio, considerando che a un mese dalle prove ho avuto problemi ad entrambe le ginocchia.

     

    No Renzo, a rischio di sembrarti presuntuosa e arrogante lasciami dire che tu non hai mai avuto seri problemi fisici. Per tua fortuna. Tu credi di averli avuti ma non è così.  Se ne avessi avuti non avresti ottenuto mai l'idoneità di cui parli. Lascia perdere, c'è chi come me.non è idoneo nemmeno  ad avere la patente di guida perché non ci vede e non ci sente abbastanza bene. C'è chi come me non è fisicamente idoneo nemmeno a procreare. Lasciati alle spalle quei due concorsi pubblici che non hai passato. Fossi in te mi chiederei perché non sono stato ritenuto psicologicamente idoneo ad essere ammesso all'accademia e ci lavorerei sopra. Se è questo quello che vuoi. Altrimenti lascia perdere, trovati un lavoro normale, tu che puoi farlo, e pensa a crearti un futuro e una famiglia con dei figli. Che è la cosa più importante.

    Adesso, black hole dice:

    Perdonami, ma spero che sia solo una provocazione: chi stabilisce chi è giusto e chi è sbagliato?

    In base a quali canoni o criteri si è nell'una o nell'altra categoria?

    No, non è per nulla una provocazione. Nasce giusto circa il 90% delle persone, fisicamente perfetto (e non parlo di bellezza, che può essere un canone soggettivo, ma di perfetta funzionalità del corpo), senza difetti fisici funzionali.

    Poi ci sono quelli che nascono imperfetti, non sani, sbagliati. Quelli che non dovrebbero essere mai nati, e non dovrebbero stare al mondo,

  2. 11 minuti fa, Renzo96 dice:

    Non vedo perché non potrei. Mi impegno sempre in tutto quello che faccio, do anima e corpo per raggiungere i miei traguardi. Inoltre, è entrata gente che non aveva voglia di fare niente o che era mentalmente meno matura di me.

    Questo non lo metto in dubbio. Le mie domande erano volte a farti riflettere un po' su te stesso. Il modo in cui hai reagito psicologicamente alla "sconfitta" poi, a quanto scrivi non è dei migliori. 

    Anche a me è capitato di sentirmi arrabbiata e delusa perché non ottenevo ciò che pensavo di meritare,  e mi chiedevo perché venivano premiati altri e io no, nonostante mi impegnassi molto più di loro.

    Poi ho capito che era giusto così, perché io non sono normale fisicamente e quindi è giusto che vadano avanti gli altri, che anche se si impegnano meno della metà di me rendono di più.

    Ho capito che io sono sbagliata e che per quanto io faccia non merito nulla, e non realizzerò mai nulla. Quindi tanto vale non impegnarsi.

    Purtroppo il mondo è così, c'è chi nasce giusto e chi nasce sbagliato.

    Forse per qualche motivo tu e tanti altri siete stati giudicati inadatti per quella vita, quindi "sbagliati". La cosa positiva è che tu fisicamente sei normale, quindi sei nato giusto e avrai un futuro anche se magari non nell'esercito: devi solo capire qual'è il posto "giusto", la vita adatta per te.

  3. 1 ora fa, Renzo96 dice:

     date le 12000 candidature per i 1400 posti molti, sebbene meritevoli, sono stati scartati con la seguente motivazione: scarsa adattabilità alla vita militare. Questa "motivazione" è stata a 3/4 degli scartati. Le opzioni sono due: o siamo tutti incapaci di vivere in quella realtà oppure non sapevano come dare l'idoneità a coloro che non andavano a genio o non erano raccomandati. 

    Purtroppo, come per tutti i concorsi pubblici fatti in Italia, le raccomandazioni sono la prassi e probabilmente come dici tu la motivazione in molti casi era "di comodo". Prova però tu a riflettere su te stesso e chiederti se ti senti psicologicamente adatto a questo tipo di vita. 

  4. 26 minuti fa, Lis dice:

    Io intendevo avere una relazione senza arrivare ad avere rapporti sessuali (per scelta o impossibilità oggettiva, tipo relazioni virtuali o a distanza...)

    Ah ecco... beh sì in quel caso, non so se lo considererei un vero e proprio tradimento ma sicuramente non farebbe piacere nemmeno a me. Ora mi è più chiaro che cosa intendi per tradimento mentale.

    Invece è innegabile che ci siano persone, soprattutto donne che ragionano più o meno così: se sta con me non deve guardare/parlare con nessun'altra. Sono persone che quando si fidanzano si isolano, vivono solo in coppia e di solito smettono del tutto di frequentare gli amici. 

  5. 24 minuti fa, Lis dice:

    Un'altra cosa che sento spesso è proprio la distinzione tra tradimento fisico e mentale.

    Per me non c'è differenza...

    Ecco, sta cosa che non c'è differenza tra il tradimento fisico e quello mentale io non la concepisco... (Io e te Lis andiamo d'accordo sempre su tutto :LOL:). Se per tradimento mentale si intende trovare attraente una persona diversa dal compagno/a ma scegliere di non andare oltre perché si ritengono più importanti la relazione e l'amore che si prova per il/la partner, personalmente non lo considero nemmeno un tradimento. Siamo umani, e per quel che mi riguarda se ad esempio fossi fidanzata e per strada passasse un bell'uomo lo noterei lo stesso... Non capisco quelle che "ah ma io sono fidanzata gli altri uomini non li guardo". Manco avessero un interruttore che azzera gli ormoni.

  6. Ciao... La vita militare è dura, e i requisiti per entrare nell'esercito sono molto selettivi, sia a livello fisico che psicologico. Posso chiederti se sai quale è stato il principale motivo per il quale hai fallito i due concorsi?

     

  7. 21 ore fa, Eye of the Mountain dice:

    Mi sento sconfitto, debole ed impotente di fronte a questa situazione, mi rendo conto sia solo questione di "tirare fuori gli attributi" ma proprio non ci riesco 

    che brutto 

    Secondo me è già importante che tu abbia preso coscienza dei tuoi sentimenti e del fatto che costituiscono un problema. Credo che sia solo questione di tempo. Prima o poi troverai il modo di parlargliene.

  8. Il 24/2/2017 at 23:14, Gabbiano dice:

    Non capisco come tu possa desiderare una famiglia, in questo caso ho capito una di tipo tradizionale, se hai rapporti che non possono portarti a formarla. 

    Scusami Gabbiano ma io penso che al giorno d'oggi, e ancora di più tra 15 o 20 anni anche per gli omosessuali sia e diventerà una possibilità concreta formare una famiglia e avere figli. Il desiderio di paternità o maternità è legittimo e naturale in ogni persona, gay o etero che sia. A parte questo ad Andrea dico che è fortunato, è giovane e fertile, e potrà in futuro, se lo vorrà, avere un compagno e dei figli. Concepiti con l'aiuto della medicina, certamente, ma comunque figli suoi.

    Per il resto, caro Andrea, Gabbiano ha ragione: dovresti rivolgerti ad uno psicologo che ti aiuti a superare questo tuo sentirti sbagliato e poi in futuro a chiarirti con i tuoi genitori.

  9. 22 ore fa, Eye of the Mountain dice:

    non so perchè sono così sbagliato o perchè mi sia trascinato in certi circoli viziosi 

    Se pensi di essere sbagliato per questa "infatuazione" per la terapeuta, sai già che c'è tutta una letteratura e tantissime teorie in merito, visto che parli appunto del transfert emotivo. Quindi sei in buonissima compagnia. Solo su questo sito c'è una discussione iniziata anni fa dal titolo "e se ci si innamora dello psicologo", che è tanto lunga da poter essere considerata una telenovela a puntate. Anche la paura di essere "cacciato fuori" dalla terapia è comprensibile, ma se davvero ti sei informato sul transfert  allora sai anche che se lei non ti volesse più vedere (e vedrai che non sarà affatto così) sarebbe una che non fa bene il suo mestiere, per cui in ogni caso hai solo da guadagnarci.

    Comunque mi rendo conto che sia difficile esprimere i propri sentimenti in questi casi. Io pure circa una settimana fa ho espresso alcuni sentimenti che provo nei confronti dei mio terapeuta scrivendogli. Ancora non ho ricevuto risposta, forse se ne parlerà in seduta. Nel mio caso i sentimenti sono di natura ben diversa dai tuoi, ma ho comunque la paura irrazionale che ora non mi voglia più vedere, anche se so che non ce n'è motivo.

  10. 19 minuti fa, Eye of the Mountain dice:

    Nel senso, sarebbe come dichiararsi ad una donna nella vita reale ed è una cosa che non sono del tutto sicuro di essere in grado di fare

    fino a poco tempo fa le sedute andavano bene, non esistono altri modi per superare la cosa?

    Purtroppo sì, è necessario, e non esistono altri modi. Ma non è affatto come dichiararsi a una donna nella vita reale. Nella vita reale se lo facessi potresti anche essere corrisposto, in questo caso invece sai benissimo che non potrai mai ricevere altro che un "no". Nella vita vera ti innamoreresti di una persona reale, una persona che conosci davvero e che ti piace. La tua terapeuta non la conosci. Non sai che persona sia nella  realtà,  fuori dal suo studio, per questo permettimi di dirti che i tuoi sentimenti non sono amore, sono altro. Cos'altro siano lo  potrai capire solo esternandoli a lei. E probabilmente analizzare questi sentimenti sarà anche il primo passo per capire cosa ti blocca nelle relazioni sentimentali e sessuali.

    So che non è affatto facile, e le modalità e i tempi in cui lo comunicherai a lei puoi deciderli solo tu. Io quando ho qualcosa da dire al mio psicologo, se vedo che fatico troppo a dirlo a voce gli scrivo una mail. Lo stesso motivo specifico che mi ha portato in terapia, non sono mai riuscita a dirglielo a voce, sono riuscita solo a scriverglielo via mail, e dopo vari mesi. Però questo è un metodo che "funziona" con me, probabilmente è valido anche per altri, ma magari per te non va bene. Vedrai che un modo lo troverai prima o poi. Buona fortuna.

  11. 8 minuti fa, Eye of the Mountain dice:

    Ciao, dopo 2 anni sono ancora in seduta

    la cosa ha preso una piega molto particolare, nel senso che magari parliamo di cose molto diverse da ciò di cui si era partiti ed è diventato un momento fondamentale per me nell'arco della mia settimana 

    Allora se sei ancora in terapia l'unica cosa da fare è parlare alla tua terapeuta di quello che senti e vedere insieme come poter elaborare il tutto. So che è difficile ma è l'unica soluzione per "liberarti" e progredire nel tuo percorso.

  12. Ciao... sono d'accordo anche io con Milla, dovresti trovare un obiettivo. Magari prova a finire gli studi. Visto che parli di qualifica immagino tu avessi concluso un ciclo di 3 anni presso qualche scuola professionale. Se è così con una buna scuola, magari serale e con qualche canna in meno potresti benissimo riuscire a recuperare nel giro di un anno i due che ti mancavano per conseguire il diploma.

     

  13. 12 ore fa, Lis dice:

    Ma non potrebbe semplicemente andarsene? Non dico che debba cercare di impedirle il suicidio ma nemmeno "premere per farla finita"... 

     

    Beh, ovviamente non conosciamo queste persone né le loro reali motivazioni, quindi posso fare solo delle ipotesi. E secondo la mia ipotesi entrerebbe un po' in gioco l'ipocrisia di cui parlavo nell'altra discussione: non è facile ammettere nemmeno a se stessi di non voler accudire un invalido. Magari ci si potrebbe anche convincere di fare il bene del malato assecondandolo nella sua decisione di suicidio.

  14. 13 ore fa, Gabbiano dice:

    E se provassi a fare dei piccoli tentativi? Ogni volta che ti si presenta l'occasione potresti affrontare il tuo disagio e fare una piccola azione, ma principalmente quando lo vuoi, senza forzarti e cominciando con le persone per le quali hai una certa fiducia.

    No, mi sa che non ce la farei proprio.

  15. 9 ore fa, Lis dice:

    In quel caso potresti provare a chiederti: cosa ci guadagnano? se la risposta è: nulla, allora probabilmente ti hanno detto la verità ;)

    Ma sai, la gente è ipocrita: non dice quello che pensa davvero anche se non avrebbe nulla da perdere, semplicemente perché ha paura di fare brutte figure o risultare sgradevole. Tutti vogliono comunque mostrarsi migliori di quello che sono veramente.

  16. 33 minuti fa, Gabbiano dice:

    Le persone veramente in stato terminale sono accompagnate verso la fine in modo diverso. Se non esiste l'eutanasia comunque esistono strutture apposite, protocolli e personale addetto. Purtroppo ci sono anche situazioni limite e sono ancora argomento di dibattito. 

    Ho dato per scontato che lavorassi in Italia, scusami. Detto questo è evidente che la paziente non abbia davvero deciso di morire, o come hai detto tu avrebbe deciso per altri metodi più rapidi. 

    Credo che il suo comportamento sia dettato soprattutto dalla sofferenza psicologica e dalla paura di non essere più autosufficiente, e non mi sembra strano che reagisca così.

    Resto però convinta di quello che ho detto sulle probabili ragioni che spingono il marito ad appoggiare la sua decisione. Sai cosa, Gabbiano? non dubito che ci siano malati terminali che soffrono molto di più di questa signora, ma purtroppo (o per fortuna) soffriranno per un tempo limitato. Invece questa persona si trova a dover vivere uno stato cronico che, come dici tu, dura da anni e potrebbe protarsi ancora per 20/30 anni. Secondo me è questo che fa paura sia a lei che al marito. 

    Se è così comprendo benissimo: personalmente la mia più grande paura non è di morire, ma di restare invalida o menomata per tutta la vita.

  17. 15 minuti fa, Lis dice:

    E' questo il punto, ripeto non so esattamente come stanno le cose, ma questo marito che "preme per farla finita" alla moglie, insomma qualche dubbio mi sorge, si tratta solo di non voler più vedere la moglie soffrire?

     

    Io invece credo che il marito l'abbia sposata sana, ed ora che è malata non la vuole più, ha paura di buttare la sua vita ad accudirla ed è un timore perfettamente legittimo e comprensibile. 

    Credo che la signora in ogni caso sia molto fortunata ad avere il coniuge che la appoggia in questa decisione. Non mi esprimo invece sull'intenzione dei medici di imbottirla di antidolorifici. Penso sia l'unica cosa sbagliata di tutta questa storia. Comunque è  profondamente incivile che in questo Paese a una persona non sia permesso di morire nel miglior modo possibile e senza sofferenze.

  18. Il 13/2/2017 at 20:48, black hole dice:

    Io, per esempio, so di avere dei problemi nel relazionarmi con le persone perché (a causa di diverse e variegate esperienze negative) non mi fido neanche della mia stessa ombra, ma nel calderone del “mettere tutti a debita distanza” entra anche chi non ha colpe o chi si è sempre comportato bene.

    La fiducia negli altri è un tasto un po' dolente anche per me. Faccio anche io fatica a fidarmi delle persone e tendo a credere che la gente non sia sincera, che magari mi dicano alcune cose che mi riguardano e in realtà ne pensino altre. 

  19. 2 ore fa, Lis dice:

    Potrebbe essere una specie di ansia da prestazione?

    No è più una forma di difesa. In sostanza non voglio che gli altri mi tocchino perché faccio schifo.

    Ma a te ad esempio sta bene il tuo atteggiamento (imbarazzo o rifiuto che sia)? A me non tanto. Da una parte mi "fa comodo", così non rischio, dall'altra però è un atteggiamento che allontana le persone.

     

  20. 5 minuti fa, Lis dice:

    Tornando all'argomento del topic, questa repulsione ti capita con tutti indistintamente? uomini, donne, simpatici, antipatici?

    Anche a me succede ma con la differenza che verso alcune persone si tratta solo di "imbarazzo", nel senso di non sapere bene cosa fare, se ricambiare il gesto, mentre con altre (in genere persone che non mi piacciono) diventa vera e propria voglia di spezzargli un braccio...

    Sì mi capita con tutti, uomini donne e anche bambini. Sia con persone che conosco appena che con gli amici o i familiari. Poi certo, se qualcuno mi sta particolarmente antipatico o lo trovo sgradevole magari è più accentuato il disagio, ma il punto è che questo rifiuto lo manifesto anche con persone con cui invece in realtà vorrei approfondire la conoscenza o che mi piacciono.

  21. Non sapevo bene che titolo dare a questa discussione, per cui scusate se quello che ho scelto è poco azzeccato.

    Il punto è questo: fin da molto giovane ho provato, e tuttora provo un forte fastidio, quasi un rifiuto, al contatto fisico con le altre persone. Faccio fatica a dare una semplice stretta di mano e peggio mi sento se si tratta ad esempio di una passa sulla spalla, se mi sfiorano un braccio o ancora se vogliono salutarmi baciandomi sulla guancia.

    Sono ben consapevole che questo mio atteggiamento un po' risiede in alcuni vissuti della mia infanzia, dove ho vissuto  molte visite mediche ed esami specialistici come un'intrusione, una specie di invasione del mio corpo, e un po' è anche la conseguenza dell'immagine che ho di me stessa: brutta, anormale e deforme.

    Eppure, nonostante la mia consapevolezza non riesco a cambiare il mio atteggiamento, e davvero non so cosa fare per risolvere quello che è solo uno dei miei tanti problemi. Spero che magari qualcuno qui  possa aiutarmi, o darmi magari ulteriori spunti di riflessione.

    Una cosa è certa: sono sempre più convinta che non basti affatto essere consapevoli dei nostri atteggiamenti sbagliati e delle loro cause per eliminarli.

     

×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Navigando questo sito accetti le nostre politiche di Politica sulla Privacy.