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rapporto cn padre addottivo


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Ciao a tutti è la prima volta che scrivo, spero di trovare in questo sito l'aiuto che mi serve.

Sn un ragazzo di 29 anni nato in India sn stato in un orfanotrofio poi adottato a 5 anni da una coppia italiana

ho fatto le scuole qua cn tutte le conseguenze che questo comporta (parlo del razzismo a scuola) in questo momento sn disoccupato e cerco lavoro e vivo ancora cn i miei

premesso che i miei genitori addottivi sono bravissime persone e voglio molto bene e devo molto a loro e io ho un brutto carattere ho la mia parte di colpa, il problema è il rapporto che ho con il mio padre addottivo che faccio fatica a chiamarlo padre. Da piccolo avevo paura di lui a contraddirlo perchè ha un carattere contrastante ci sn dei momenti che ti tratta se fossi scarpa vecchia e dei momenti ti dice se vuoi ti compro il cell nuovo perhè lui non ha mezzemisure e questo cn il tempo mi ha portato a chiudermi sempre di più cn lui, quando lo contradici lui si mette a gridare e questo mi fa stare male e dentro di me c'è un tale rancore che quando sn situazioni di confronto duro cn qualsisi persona cominciano a tremare e questo mi fa sentire inferiore nei confronti dei altri e io credo sia tutto o quasi riconducibile al rancore rabbia nn so neanche io cm chiamarla che provo verso di lui. Posso sconfiggere questa rabbia? purtoppo nn posso permettermi uno psicologo anche se nè avrei bisogno

voi credete questo sentimento che provo sia dovuto anche dal mio rapporto cn mio padre? oppure sn altre le cause?

grazie a chi risponderà

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Ciao a tutti è la prima volta che scrivo, spero di trovare in questo sito l'aiuto che mi serve.

Sn un ragazzo di 29 anni nato in India sn stato in un orfanotrofio poi adottato a 5 anni da una coppia italiana

ho fatto le scuole qua cn tutte le conseguenze che questo comporta (parlo del razzismo a scuola) in questo momento sn disoccupato e cerco lavoro e vivo ancora cn i miei

premesso che i miei genitori addottivi sono bravissime persone e voglio molto bene e devo molto a loro e io ho un brutto carattere ho la mia parte di colpa, il problema è il rapporto che ho con il mio padre addottivo che faccio fatica a chiamarlo padre. Da piccolo avevo paura di lui a contraddirlo perchè ha un carattere contrastante ci sn dei momenti che ti tratta se fossi scarpa vecchia e dei momenti ti dice se vuoi ti compro il cell nuovo perhè lui non ha mezzemisure e questo cn il tempo mi ha portato a chiudermi sempre di più cn lui, quando lo contradici lui si mette a gridare e questo mi fa stare male e dentro di me c'è un tale rancore che quando sn situazioni di confronto duro cn qualsisi persona cominciano a tremare e questo mi fa sentire inferiore nei confronti dei altri e io credo sia tutto o quasi riconducibile al rancore rabbia nn so neanche io cm chiamarla che provo verso di lui. Posso sconfiggere questa rabbia? purtoppo nn posso permettermi uno psicologo anche se nè avrei bisogno

voi credete questo sentimento che provo sia dovuto anche dal mio rapporto cn mio padre? oppure sn altre le cause?

grazie a chi risponderà

Ciao Niko,

ti posso solo descrivere ciò che ho provato io, in una situazione diversa dalla tua ma forse con certi punti di contatto.

I miei genitori si separarono quando avevo 6 anni. Poco tempo dopo mia madre incontrò l'uomo che poi ha sposato e che per me è stato un padre adottivo in senso atecnico ma effettivo.

Eravamo in due fratelli e il mio reale genitore ci ha sempre trascurati e trattati come un peso , un fastidio.

Bene, mio papà "adottivo" si è fatto carico di farci davvero da padre, cercando come ha potuto di essere presente e partecipe nella nostra vita.

Ovviamente, come tutti gli esseri umani, aveva i suoi limiti, i suoi momenti di stanchezza, gli sbalzi d'umore e debbo dire che anche noi lo abbiamo messo a dura prova.

Capisco quello che provi a volte nei suoi confronti, perchè, nonostante la realtà che ti ho sopra descritto, io ero molto affezionato a un genitore che in realtà non mi considerava. E più non mi amava, più io disperatamente cercavo il suo affetto, la sua presenza. Rifiutavo con rabbia e ostilità invece moltissimo di quellò che il papà "adottivo" cercava di darmi. Di conseguenza, spesso gli scontri erano sostenuti tra me e lui. Ti posso assicurare che dentro di me lo odiavo perchè lo vedevo un pò come la causa del mancato amore di mio padre. della sua assenza. Per un certo periodo si creò un clima di tensione che non puoi immaginare. Anche lui reagiva difendendosi con una certa aggressività nei miei confronti. Ricordo ancora che quando la sera si apriva il cancello e sentivo la sua auto rientrare provavo un senso di rabbia e di angoscia. Eppure magari lui tornava con un regalo oppure mi proponeva di fare delle cose insieme. Pian piano, crescendo ho aperto gli occhi sul mio vero padre, sommando delusioni su delusioni, finchè arrivato alla adolescenza ho cominciato a domandarmi davvero chi fosse quest'uomo con cui vivevo e che mi trattava da figlio nonostante tutto.

Non so, crescendo scoprii che lentamente che il modo di pensare, gli interessi, lo stile di vita che avevo erano miei e nati nel rapporto con quest'uomo. Non dico che ho cominciato ad amarlo come un padre, ma la mia affettività verso di lui cambiava. Lo ascoltavo come un filgio fa col proprio genitore, cercavo di imitarlo, mi rendevo conto di quanto ricco interiormente fosse. Sai l'affetto è venuto pian piano, nel tempo. Mi sono reso conto che era lui, nonostante lo avesi tanto odiato per tenerlo lontano, che mi aveva "plasmato" in un certo senso. Ho capito allora che il legame biologico non contava nulla o molto poco. Contava la relazione di affetto e il ruolo di padre che quest'uomo ha avuto per me. Assurdamente, ancora oggi, quando qualcuno mi chiede chi era tuo padre, inconsciamente ho sempre un attimo di esitazione, perchè mi riesce naturale dire che lo era l'"adottivo", invece poi a livello formale mi rassegno a dire il nome del mio genitore biologico. Ma lo faccio con tristezza nel cuore. Mi sembra quasi di tradire l'unico vero legame con una figura paterna che ho avuto.

Riguardo ai rapporti con gli altri, ricordo che anche io avevo dentro me una forte rabbia e anche una certa umiliazione, difficile da gestire senza esplodere in qualche modo.

Sai, quando i miei si separarono in questo paese la legge che permetteva il divorzio era entrata in vigore da poco, con alterne vicende che ora non interessano, dico entrata in vigore in un paese cattolico. A scuola io ero trattato come un diverso, un pò come un paria, sia dai miei compagni che da alcuni insegnanti, proprio per il fatto che i miei genitori avevano intrapreso la via del divorzio.Oltre chè essere definito miscredente perchè non sono cattolico ed ero reo di di non avere mai fatto cresima e comunione, costretto pure ad andare in chiesa alle feste comandate, io che non sapevo nemmeno come ci si fa il segno della croce. Mi toccava copiare gli altri per non essere rimproverato dall'insegnante.

Non immagini quanto fosse umilante rispodere a certe domande dei tuoi amici. Fortunatamente io ho un carattere piuttosto combattivo, se mi sento provocato, anche se non amo lo scontro, e riuscivo a rispondergli per le rime, insegnanti compresi. Ma quanta rabbia dentro! La sfogavo come potevo ma non riuscivo mai a sentirmi sereno.

Sai quando le cose sono cambiate? Quando ho capito chi era veramente mio padre, quello che davvero avevo avuto la fortuna di trovare sulla mia strada.

Quando ho scoperto che gli volevo un mondo di bene, con tutte le sue debolezze e la sua forza.

Lui adesso non c'è più, ma non dimenticherò mai che l'ultima cosa che mi ha chiesto è stata "mi vuoi bene"? E io sono scoppiato in lacrime e gli ho detto Sì, non sai quanto!"

Scusa la lunghezza del post, forse mi hai dato il motivo di sfogare il mio senso di colpa per non aver riconosciuto l'amore quando ero bambino.

Ma quello che vorrei dirti è semplicemente questo: ama tuo padre, per tutto e in tutto quello che è, pensa che è una persona come te, con le sue debolezze, le sue insicurezze, con un ruolo difficile da vivere. Siate alleati.

Sono certo che questo ti aiuterà un pò anche nel resto dei tuoi rapporti con gli altri.

Un saluto!

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Ciao Niko,

ti posso solo descrivere ciò che ho provato io, in una situazione diversa dalla tua ma forse con certi punti di contatto.

I miei genitori si separarono quando avevo 6 anni. Poco tempo dopo mia madre incontrò l'uomo che poi ha sposato e che per me è stato un padre adottivo in senso atecnico ma effettivo.

Eravamo in due fratelli e il mio reale genitore ci ha sempre trascurati e trattati come un peso , un fastidio.

Bene, mio papà "adottivo" si è fatto carico di farci davvero da padre, cercando come ha potuto di essere presente e partecipe nella nostra vita.

Ovviamente, come tutti gli esseri umani, aveva i suoi limiti, i suoi momenti di stanchezza, gli sbalzi d'umore e debbo dire che anche noi lo abbiamo messo a dura prova.

Capisco quello che provi a volte nei suoi confronti, perchè, nonostante la realtà che ti ho sopra descritto, io ero molto affezionato a un genitore che in realtà non mi considerava. E più non mi amava, più io disperatamente cercavo il suo affetto, la sua presenza. Rifiutavo con rabbia e ostilità invece moltissimo di quellò che il papà "adottivo" cercava di darmi. Di conseguenza, spesso gli scontri erano sostenuti tra me e lui. Ti posso assicurare che dentro di me lo odiavo perchè lo vedevo un pò come la causa del mancato amore di mio padre. della sua assenza. Per un certo periodo si creò un clima di tensione che non puoi immaginare. Anche lui reagiva difendendosi con una certa aggressività nei miei confronti. Ricordo ancora che quando la sera si apriva il cancello e sentivo la sua auto rientrare provavo un senso di rabbia e di angoscia. Eppure magari lui tornava con un regalo oppure mi proponeva di fare delle cose insieme. Pian piano, crescendo ho aperto gli occhi sul mio vero padre, sommando delusioni su delusioni, finchè arrivato alla adolescenza ho cominciato a domandarmi davvero chi fosse quest'uomo con cui vivevo e che mi trattava da figlio nonostante tutto.

Non so, crescendo scoprii che lentamente che il modo di pensare, gli interessi, lo stile di vita che avevo erano miei e nati nel rapporto con quest'uomo. Non dico che ho cominciato ad amarlo come un padre, ma la mia affettività verso di lui cambiava. Lo ascoltavo come un filgio fa col proprio genitore, cercavo di imitarlo, mi rendevo conto di quanto ricco interiormente fosse. Sai l'affetto è venuto pian piano, nel tempo. Mi sono reso conto che era lui, nonostante lo avesi tanto odiato per tenerlo lontano, che mi aveva "plasmato" in un certo senso. Ho capito allora che il legame biologico non contava nulla o molto poco. Contava la relazione di affetto e il ruolo di padre che quest'uomo ha avuto per me. Assurdamente, ancora oggi, quando qualcuno mi chiede chi era tuo padre, inconsciamente ho sempre un attimo di esitazione, perchè mi riesce naturale dire che lo era l'"adottivo", invece poi a livello formale mi rassegno a dire il nome del mio genitore biologico. Ma lo faccio con tristezza nel cuore. Mi sembra quasi di tradire l'unico vero legame con una figura paterna che ho avuto.

Riguardo ai rapporti con gli altri, ricordo che anche io avevo dentro me una forte rabbia e anche una certa umiliazione, difficile da gestire senza esplodere in qualche modo.

Sai, quando i miei si separarono in questo paese la legge che permetteva il divorzio era entrata in vigore da poco, con alterne vicende che ora non interessano, dico entrata in vigore in un paese cattolico. A scuola io ero trattato come un diverso, un pò come un paria, sia dai miei compagni che da alcuni insegnanti, proprio per il fatto che i miei genitori avevano intrapreso la via del divorzio.Oltre chè essere definito miscredente perchè non sono cattolico ed ero reo di di non avere mai fatto cresima e comunione, costretto pure ad andare in chiesa alle feste comandate, io che non sapevo nemmeno come ci si fa il segno della croce. Mi toccava copiare gli altri per non essere rimproverato dall'insegnante.

Non immagini quanto fosse umilante rispodere a certe domande dei tuoi amici. Fortunatamente io ho un carattere piuttosto combattivo, se mi sento provocato, anche se non amo lo scontro, e riuscivo a rispondergli per le rime, insegnanti compresi. Ma quanta rabbia dentro! La sfogavo come potevo ma non riuscivo mai a sentirmi sereno.

Sai quando le cose sono cambiate? Quando ho capito chi era veramente mio padre, quello che davvero avevo avuto la fortuna di trovare sulla mia strada.

Quando ho scoperto che gli volevo un mondo di bene, con tutte le sue debolezze e la sua forza.

Lui adesso non c'è più, ma non dimenticherò mai che l'ultima cosa che mi ha chiesto è stata "mi vuoi bene"? E io sono scoppiato in lacrime e gli ho detto Sì, non sai quanto!"

Scusa la lunghezza del post, forse mi hai dato il motivo di sfogare il mio senso di colpa per non aver riconosciuto l'amore quando ero bambino.

Ma quello che vorrei dirti è semplicemente questo: ama tuo padre, per tutto e in tutto quello che è, pensa che è una persona come te, con le sue debolezze, le sue insicurezze, con un ruolo difficile da vivere. Siate alleati.

Sono certo che questo ti aiuterà un pò anche nel resto dei tuoi rapporti con gli altri.

Un saluto!

ciao Stauffenberg, grazie per la tua risposta

mi ha fatto piacere sentire la tua storia e sn felice che cn tuo padre ti sei chiarito ma dubito tra me e il mio accadrà lo stesso

magari chissà un giorno, cm ti ho detto io sn stato addottato 5 anni che è diverso che essserlo a 1 anno o 2, perchè 5 anni della mia vita li ho trascorsi " da solo" è difficile da far capire agli altri perchè in orfanotrofio (non finirò mai di ringraziare le suore che lo gestivano) sei abbandonato ti senti tale anche se tuoi genitori nn nè hanno colpa, tutto questo per dirti potrebbe aver influenzato il mio rapporto cn lui, io mi accontenterei di nn essere cosi irrascibile rispondere male poi ci ripenso dico ma perchè ho reagito cosi? un volta nn lo avrei mai fatto, e nn tremare cm un idiota quando ci sn scontri duri...........P:S. non credo in dio

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scusate magari posso sembrare antipatico e freddo peò io credo che non ci sia un obbligo affettivo tra parenti che siano questi di sangue o di fatto.

quando uno arriva a 29 anni puo' incominciare a staccarsi dalla famiglia in un modo o in un altro.

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Certo, hai ragione, però penso che in questa fase di distacco devi elaborare prima il tuo rapporto con le figure genitoriali, che poi sono l'imprinting dei tuoi rapporti con gli altri in gran parte, non credi ?

Forse Niko è sta attraversando questa fase, non so è un ipotesi.

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Certo, hai ragione, però penso che in questa fase di distacco devi elaborare prima il tuo rapporto con le figure genitoriali, che poi sono l'imprinting dei tuoi rapporti con gli altri in gran parte, non credi ?

Forse Niko è sta attraversando questa fase, non so è un ipotesi.

bravo hai afferrato in pieno

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Certo, hai ragione, però penso che in questa fase di distacco devi elaborare prima il tuo rapporto con le figure genitoriali, che poi sono l'imprinting dei tuoi rapporti con gli altri in gran parte, non credi ?

Forse Niko è sta attraversando questa fase, non so è un ipotesi.

gira stà voce... io però non ci credo affatto.

il rapporto con gli altri, secondo me, dipende da altri fattori.

e la parola " elaborare " proprio non la condivido. un po come quando si dice elaborare il lutto .. ma che cavolo vuoi elaborare.

io penso che superati i 18 anni bisogna incominciare a trovare la propia pista .

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Ciao noko,

io ho due cugini adottivi, nel senso che sono stati adottati dai miei zii. Il più grande aveva 8 anni quando è stato preso dai miei zii, il piccolo 5, è mio coetaneo, avevano un passato terribile e io che ero molto legata agli zii e poi a loro ho vissuto personalmente tutti i problemi legati al loro passato!

Due anni fa la situazione era che i due fratelli (sempre legatissimi, anche perchè il grande ha sempre fatto da scudo al piccolo quando prendevano le cinghiate dal padre prima di essere abbandonati) avevano litigato, il piccolo aveva preso strade molto cattive e il grande a parte la figlia e la compagna, pareva arrabbiato con i resto del mondo.

Il rapporto con i miei zii era pessimo ma quando lo zio morì improvvisamente, il fratello più grande ebbe un crollo emotivo, quella notte gli stessi vicina io e ricordo tutto il suo dolore per aver perso un padre a cui pochi giorni prima aveva urlato contro parole indicibili!

Il suo dolore per non aver capito prima che se ne allontanava per non essere abbandonato ancora, per paura di soffrire!

Da quella sera i rapporto con la sua famiglia (il fratello e la madre) ma anche "il resto del mondo" sono cambiati parecchio..anche se ha conservato sempre una certa diffidenza ma come biasimarlo!

tutto questo per dirti che secondo me ha ragione Stauffemberg, sarebbe importante capire ed elaborare il tuo passato per potertene poi allontanare!

P.s.: hai provato a chiedere alla ASL a te più vicina per uno psicologo? C'è molta gente che ne usufruisce, ottenendo ottimi risultati.

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