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Blocco nello studio


uff

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Ciao a tutti. Vi scrivo per parlare un po' di me e chiedervi aiuto per sbloccarmi dalla fase di stallo in cui sto vivendo.

Il mio "problema" principale è lo studio. Sono quasi arrivata ai 30 anni, e all'improvviso mi sembra di essere tornata indietro di 10 anni, nel senso che vivo con la paura di non farcela e l'insicurezza dell'adolescenza.

Sono sempre stata una cosiddetta secchiona, fin da quando ho aperto il primo libro della mia vita. Diplomata, laureata e ora che mi sto specializzando, ad un solo esame dalla fine non riesco più a studiare. Ormai è più di un anno che provo a preparare questo esame e a frequentare il tirocinio per concludere la tesi...ma niente. Mi sento come se d'un tratto avessi perso tutte le mie capacità di studio. Mi ritrovo a piangere spesso e a lamentarmi ancor di più, piuttosto che mettermi davanti al libro a leggere e memorizzare. Sono entrata in un circolo vizioso: più leggo, più mi sembra di non capire, più mi scoraggio e più non voglio vedere libri.

C'è da dire che negli ultimi due anni non ho vissuto proprio serenamente, nel senso che, se anche non siano problemi gravi, magari credo di averli interiorizzati male. O forse, sono state semplicemente scelte sbagliate e mi ritrovo a fare i conti ora con i miei errori. Quasi due anni fa è morto mio nonno, proprio mentre preparavo un esame, e proprio perché fuori casa per studio, io che gli sono sempre stata accanto non sono stata con lui nei suoi ultimi giorni di vita: non abbiamo fatto più chiamate né skype call né gli ho detto quanto gli volevo bene nella sua ultima settimana di vita. Ripetevo solo che sarei tornata subito da lui: "Nonno, mi laureo e torno!"...bè, ho dato priorità allo studio e non agli affetti più importanti. E non me lo perdonerò mai.

Nel frattempo ho rotto la mia storia col mio fidanzato (se così si può chiamare, tutt'ora non lo so dire) dopo 7 anni di relazione. Lui aveva 20 anni in più di me, divorziato (o forse no, dato che non mi ha mai portata a casa sua, o fatto conoscere la sua famiglia o semplicemente la sua vita) e con un bimbo. Pur aiutandomi economicamente nei miei studi e incoraggiandomi come solo lui riusciva a fare, ho sempre sofferto la sua assenza: vivendo lontani ci vedevamo qualche giorno ogni 3 mesi, a volte a casa mia, a volte (più spesso) in albergo. Lo amavo credo, perciò con tutta l'insistenza che ho potuto, gli ho chiesto di far evolvere il nostro rapporto, di conoscere le nostre relative famiglie, di cercare di essere più presenti nelle nostre vite. Ma ha sempre fatto orecchie da mercante. Mi sembrava di avere accanto una figura paterna negli ultimi tempi, non un compagno, un amante o quello che doveva essere. Ho iniziato ad odiare la sua voce, le sue parole, il suo odore e il suo corpo.

Al che, per motivi economici, ho iniziato a lavorare (altra causa che mi ha distolto dallo studio) e nei viaggi da lavoro a casa ho conosciuto un uomo con cui presto ho iniziato una relazione, lasciando così il mio vecchio fidanzato. Mi sembrava una storia piena di potenzialità. Lui cerca la presenza (quello che pretendevo io dalla mia vecchia storia) e la voglia di costruire insieme una famiglia. Non so se per amore o cosa, ma sono stata travolta da lui e appena mi ha proposto di prendere casa assieme ho accettato subito. Ma non tutto è come appare. Lui è dolce premuroso presente e generoso, ma è geloso (mi ha fatto cambiare numero di telefono) e pretende che comunque gli dedichi del tempo. Io che ho sempre avuto un'immagine futura di me come una professionista in gamba, una donna in carriera e libera di fare le mie scelte, una vita basata su studio e ricerca, mi trovo ora a dover fare la brava "mogliettina", perfetta casalinga (sono maniaca dell'ordine e lui un po' troppo disordinato, perciò perdo ore a rassettare la casa) e mi sembra di essermi adattata ad un ruolo che non è per me. Vorrei tornare spesso dai miei come era mia abitudine, ma anche questo è cambiato: lui vuole più presenza e quando mi allontano da casa tiene il muso e dice che lo abbandono. Facendoglielo notare che mi fa vivere male i giorni con la mia famiglia, rimarca il fatto che la mia famiglia ora siamo io e lui, e che lui ha il diritto di essere triste se sono lontana. Non mi incoraggia e mi svaluta spesso, non è un compagno che supporta ma tende a sottolineare tutti i miei errori, anche i più stupidi (tipo che ho tenuto troppo tempo accesi in termosifoni, per fare un esempio). Per lui ho lasciato il lavoro, mi sono trasferita ad un'ora e mezza di distanza dal laboratorio dove faccio tirocinio (per stare vicino al suo ufficio) e mi dedico alla casa più di quanto vorrei.

Per lui le mie lamentele per lo studio sono insensate. Perché "che ci vuole a mettersi seduta e studiare,  perdi troppe ore e non ho mai visto una persona studiare tanto quanto te, perciò sicuramente perdi tempo...." sono parole sue. Io sono molto metodica ed ho bisogno di organizzare le mie giornate. Non riesco a stargli dietro, nel senso che magari all'improvviso gli viene voglie di uscire e per lui io potrei staccare e attaccare a studiare come se accendessi una lampadina. Ma per me invece significa perdere tutta la concentrazione. Io ho bisogno persino di programmare la nostra intimità, e infatti lui mi prende in giro dicendomi se oggi nella mia agenda è previsto fare l'amore e a che ora...

Fatto sta che non esco più di casa perché ho ridotto di molto la mia cerchia di amicizie e vivo lontano dai miei ambienti, mi sento sempre triste, insoddisfatta e limitata nelle mie aspirazioni, incompresa e derisa, insicura e debole. Ma soprattutto stupida.

Ho sicuramente sbagliato ad andare a convivere, credo che sia una scelta più importante di quanto sembri. Ora non vorrei pagare scelte sbagliate. Non posso tornare indietro perché mi piace e lo deluderei, ma soprattutto perché non posso trovare una nuova casa e un nuovo lavoro, ad un passo dalla fine, mi toglierebbe un altro anno di studio a cercare un nuovo equilibrio.

Per di più dormo sempre, sono sempre stanca, come se avessi fatto sforzi immani, stanca di una stanchezza indescrivibile. Ho provato a prendere integratori del tipo nootropici, ma ho dovuto interrompere, perché a causa di alcuni problemi di salute il ginecologo mi ha prescritto Laroxyl gocce. Queste gocce mi aumentano il senso di sonnolenza e sembro sempre rimbambita.

Sicuramente ho scritto troppo ed è tutto molto confuso. Ma avevo bisogno di parlarne e di chiedere, a chi ha vissuto esperienze simili, un consiglio per uscirne fuori. Per relegare tutto al contorno e riuscire a concentrarmi sullo studio, che è l'unica cosa che mi abbia, sempre, ripagato del tempo e degli sforzi dedicatigli.

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Ciao, la mia esperienza spero che ti possa aiutare.

Anche a me circa 5 anni fa è successo di restare bloccata a pochi esami dalla laurea. 

Ovviamente i problemi che stavano alla base del mio blocco non erano gli stessi che hai tu, ma una possibile soluzione potrebbe essere andare da uno psicologo, come ho fatto io. 

Se sei iscritta a un ateneo che come il mio offre un servizio di psicologia agli studenti potrai andarci gratuitamente, basta fare richiesta. Ti consiglio di informarti se c'è questa possibilità.

Ovviamente si tratta solo un supporto allo studio che ti aiuterebbe poco o niente in caso di problematiche più profonde, ma si tratta di un intervento mirato. Io non ho risolto i problemi che ancora mi porto dietro dall'infanzia, ma anche grazie alla psicologa dell'universitgà nel giro di 3- 4 mesi ho almeno superato il blocco negli studi, ho dato gli esami che mi mancavano e sono riuscita poi a laurearmi.

Spero di esserti stata d'aiuto. Ti faccio un grosso in bocca al lupo.

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Grazie Gazza della tua risposta e del tuo consiglio.

Sai, qualche mese fa ho fatto richiesta. L'università prevede 4 incontri gratuiti con lo psicologo. Ma al quarto appuntamento la psicologa mi ha detto che lei mi ha potuto solo consigliare qualcosa, ma che ho necessità di fare terapia. Mi ha allora prenotato un ciclo di 4 mesi con una psicoterapeuta dello stesso Ospedale, ma naturalmente a pagamento. Al momento non lavorando mi sono vista costretta a rinunciare, perché quei 50€ al mese li ho visti come uno spreco di soldi.

Grazie del in bocca a lupo...che naturalmente spero "crepi" presto!

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13 minuti fa, uff dice:

Ma al quarto appuntamento la psicologa mi ha detto che lei mi ha potuto solo consigliare qualcosa, ma che ho necessità di fare terapia.

Probabilmente allora non dovresti vedere quei 50 euro come uno spreco di denaro ma come un investimento. 

Del resto pensa che spenderesti molti più soldi dovendo pagare l'università fuori corso. Rischi anche di farti prendere dallo sconforto e ritirarti, il che sarebbe anche peggio. 

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