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"Berlino, luglio 1941.

La piccola Helga Schneider di quattro anni e il fratellino Peter vengono abbandonati dalla loro madre. La donna, fanatica nazista, lascia anche il marito Stefan per andare ad arruolarsi nelle SS, l'ordine nero di Himmler.

Diventerà una delle più spietate guardiane del campo di sterminio di Birkenau.

Helga rivedrà sua madre solo altre due volte nella vita.Il primo incontro (riportato in un altro libro della Schneider "Il rogo di Berlino") avviene trent'anni dopo. Nel corso di esso la madre mostra con fierezza, alla figlia annichilita e nauseata, la sua divisa di SS offrendole anche, in dono, manciate dell'oro rubato agli ebrei. Helga fugge inorridita.

Lasciami andare madre è il racconto del secondo ed ultimo incontro, un drammatico e definitivo faccia a faccia che si svolge a Vienna nel 1998.La madre è ormai prossima a morire. Per la figlia, la conseguenza del brutale abbandono materno è stata una vita vissuta nel dolore dell'assenza. Dal 1963 si è trasferita in Italia dove tutt'oggi risiede e lavora.

Ha tentato in mille modi di spezzare il legame che, suo malgrado, la unisce alla madre "perfino rinunciando alla mia madre lingua" (la Schneider infatti non usa il tedesco e tutti i suoi libri sono scritti in italiano).

In questo impietoso resoconto autobiografico di un "atroce sdoppiamento" Helga Schneider descrive da un lato la ripugnanza per le atrocità commesse dalla madre, dall'altro il bisogno di sapere, di conoscere tutto, per potere infine riuscire ad odiarla

E la madre, questa donna "furba, sleale, ipocrita" parla. Incalzata dalla figlia, descrive senza un'ombra di pentimento e con abbondanza di agghiaccianti particolari le nefandezze di cui è stata responsabile.

"Fatti odiare, madre!" è il disperato urlo interiore di Helga "solo odiandoti sarei finalmente capace di strapparmi dalle tue radici. Ma non posso, non ci riesco"Helga si accorge infatti che, se certo non può amare sua madre, non riesce però nemmeno ad odiarla: la forza della procreazione vince sulle colpe materne.

"E' pur sempre mia madre, e quando se ne andrà una parte di me se ne andrà con lei. Ma quale? Non trovo risposta a questa domanda" .

Libro di grande tensione emotiva e non certo di facile lettura, "Lasciami andare madre" è un testo doloroso e prezioso. Non solo, infatti,offre una della pochissime testimonianze dirette della tragedia vissuta dai figli – innocenti – dei carnefici. Permette anche di scrutare all'interno di un complesso rapporto madre-figlia nel quale la figura materna, piuttosto che simbolo di dolcezza, creazione e vita si manifesta come dispensatrice di sofferenza, morte, tortura.

(recensione di GABRIELLA ALÚ)

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