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domus92

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  1. Si lui va a scuola, ma si sposta in un altra città. Le passioni li ha, ma li coltiva da solo (informatica e tecnologia). Per il resto, posso dirti che con la sorella ha instaurato un bel rapporto in questo giorni, forse perché accomunati dal fatto che il padre, una sera, agitato per i fatti suoi, cominciò a sbraitare contro i figli. Diceva che lui era malato, una delusione, che non usciva mai e che era da portare dal medico. Io conosco il padre e so che quello che ha detto non lo ha fatto con cattiveria, ma come preoccupazione e apprendione verso suo figlio. Ovviamente in una maniera sbagliatissima. Il ragazzo non gli risposte, ma si sigillò nella sua stanza a piangere. Da allora cominciò ad avere problemi nella respirazione. Qualche giorno dopo, arriva una telefonata alla mia amica: era la scuola del fratello, che la avvertiva che era stato portato in ospedale perché cominciò a tremare, a respirare male e non riusciva a muoversi. I medici, dopo tutti i controlli, hanno deto che si trattava di un attacco di panico. Tornato a casa, il ragazzo è più chiuso di prima. Non mi risponde ai messaggi, come proma faceva. E inoltre, non vuole più andare a scuola. La sorella è seriamente preoccupata e mi ha chiesto e posso parlare io col ragazzo, dato che rappresento quello che più assomiglia a un suo amico e dato che ho una storia molto simile. Cosa gli dico? Come affronto il discorso?
  2. Salve a tutti, sono Domenico, ho 21 anni e studio Filosofia. Volevo porvi all'attenzione il problema del fratello di una mia carissima amica (mia coetanea). Questo ragazzo, a breve sedicenne, è un tipo molto particolare. Non esce mai di casa, è schivo e chiuso e a volte sembra con la testa tra le nuvole. Almeno così me lo descrive la sorella, con la quale non ha mai avuto un bel rapporto: litigano di continuo, soprattutto dopo che la sorella aveva messo in atto un "piano" per fare uscire il fratello da casa (ha convinto il cugino di una sua amica). Ultimamente sono spesso a casa loro e ho notato come, dandogli un po' di confidenza, non è quel ragazzo un po' ritardato che mi aspettavo, ma una persona intelligente, che fa battute intelligenti, ma dalla grande sensibilità. Approfondendo l'argomento con la sorella, mi ha raccontato che una sera lo ha chiuso in una stanza per un paio d'ore e lo ha "costretto" ad aprirsi. Questo ragazzo ha raccontato come era maltrattato ed escluso dal gruppo con cui usciva e, soprattutto, ha raccontato dell'inutilità di farsi una vita, di uscire e divertirsi perché teme la morte, cosa ci sarà dopo, se esiste un Paradiso e se ci andrà. La sorella gli ha consigliato di viverla la vita e non vederla trascorrere e alla domanda "Pensa alla festa del tuo 18esimo compleanno. Chi ci sarà?" e lui cominciò a singhiozzare. In più, gli confidò che gli unici amici che ha li ha conosciuti su internet, perché "loro sono molto più avanti e intelligenti dei ragazzi che ci sono qui". Adesso che questo ragazzo ha cominciato a entrare in confidenza con me, so che posso dargli una mano a sbloccarsi, in quanto anch'io alla sua età facevo simili considerazioni ed ero asociale e chiuso. Ho notato come, ad esempio, cerca un dialogo con me. Una sera, ad esempio, mi trovavo a casa sua a studiare con la sorella e, prima che andasse a letto, si è seduto sul tavolo con noi a parlare del più e del meno per un'ora circa. Per questo vorrei qualche consiglio su come posso aiutarlo nella maniera più produttiva e rapida. Volevo sottolineare che vive in un piccolo paesino (dall'ovvia mentalità "particolare"), i genitori sono molto all'antica e spesso il padre inveisce contro di lui dicendogli che è una delusione, che è un "malato" e che è inutile. Accuse a cui lui non risponde, ma che lo fanno singhiozzare la notte. Inoltre ha sempre vissuto in un contesto in cui il padre, con cui non ha dialogo, lavora dalla mattina preso alla sera, e in cui ha come riferimenti la madre (con cui non ha dialogo), la sorella maggiore (la mia amica) e la sorella minore (la cocca dei genitori di 10 anni). Ho pensato che la sua esclusione derivi da una forte esigenza di essere ascoltato e capito, dalla mancanza di una figura che potesse apprezzarlo per quello che è, e non vederlo come la discarica delle proprie frustrazioni e dei proprio sogni infranti. Ho anche pensato che la sua "paura della morte" derivi dalla condizione di salute del padre che, 3 anni fa, ha rischiato la vita per un infarto. Cosa posso fare per aiutarlo? PS: la sorella mi ha detto che, da quando il ragazzo scambia quattro chiacchiere con me, ha cambiato in positivo il rapporto tra loro due (fino al mese scorso, lui non la salutava neanche). PPS: non ditemi di portarlo dallo psicologo, tentativo già fallito. Vi ringrazio anticipatamente.
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