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Come superare una brutta esperienza riguardante la Tesi di laurea; ho paura di sbagliare


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Buongiorno a tutti! Mi trovo quasi alla conclusione del mio percorso universitario e purtroppo fra poco dovrò affrontare la tesi di Laurea. Ho avuto un'esperienza orribile al triennio, una professoressa che mi urlava addosso e che diceva che non sapevo parlare in modo tecnico. Era arrivata a dirmi che con me gettava la spugna, che ero senza speranza. Da quel momento ho avuto un forte crollo psicologico, perché non solo mi sono reso conto (ancora di più) dei miei limiti ma anche che non basta impegnarsi. Adesso ho il terrore di sbagliare, mi sento sempre a disagio in laboratorio e anche il sol leggere argomenti della tesi mi mette molta ansia. Sono migliorato un pochino facendo meditazione tutti i giorni, ma non basta. Certe volte sudo freddo. Questo mi ha portato anche a periodi di tristezza prolungata, mi sembra tutto troppo. Non ho mai provato delle sensazioni di stress così forte; mi destabilizzano completamente. La mia vita è nettamente peggiorata e non vedo via di uscita. C'è un modo per superare questo blocco e stare più tranquilli? Non posso continuare a vivere così. Grazie in anticipo per le risposte.

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Ciao Trilo,

sicuramente la meditazione può essere uno strumento molto potente, a patto che si seguano le indicazioni di un professionista che la utilizza come strumento terapeutico. Infatti la meditazione può aiutare ad alleviare e ridurre la dipendenza dai pensieri e dai condizionamenti i quali, che ci piaccia o meno, sono presenti e con i quali non è possibile ingaggiare una battaglia testa a testa. Sulla meditazione esistono mille corsi, libri ecc, occorre però anche capire se la persona che ci guida abbia avuto un percorso e delle esperienze che gli abbiano svelato l'esistenza di uno spazio più profondo, in cui magari le questioni mentali irrisolte permangono ma non sono più in grado di condizionarci in modo pervasivo, come sta succedendo a te.

Detto ciò, mi dispiace molto per l'atteggiamento aggressivo che quella professoressa ha avuto nei tuoi confronti: una professionista, per lo più nel campo nell'istruzione dove si formano nuove menti, non solo dal punto di vista delle conoscenze disciplinari, ma anche della loro crescita umana e personale, non dovrebbe mai arrivare a tanto, perché denota uno scarso rispetto e nessuna empatia, con il rischio non solo di provocare un crollo della fiducia che gli studenti possono avere nel tuo ruolo di formatore, ma soprattutto quello di danneggiarne l'autostima e lederli nella loro dignità..  

E' anche vero, e forse lo si può riconoscere soltanto dopo, quando la bufera peggiore è passata, che queste vicende ci portano a metterci in discussione profondamente, e non parlo solo di autostima, ma di quelle ammissioni che inevitabilmente, e spesso a malincuore, siamo spinti a fare: possiamo ritenerci più o meno intelligenti/brutti/divertenti/inadeguati ecc, ma, al di là di queste autovalutazioni condizionate, rimane il fatto che siamo costretti a constatare e ad ammettere a noi stessi che l'opinione degli altri, specie se accompagnata da giudizi e profonda svalutazione, riesce a far vacillare la nostra pseudo-sicurezza al punto da vivere situazioni come quella che tu descrivi, sicuramente da non sottovalutare. Come mai siamo così soggetti al giudizio altrui ed alle critiche, al punto di aderire nel profondo a questi giudizi e farli propri? Questa domanda non ha certamente una facile risposta, e io non sono certo un esperto del campo per poterne azzardare qualcuna o indurre te in un'indagine che ti porti a scovarla. Questo è (anche) il lavoro di psicologi, psicoterapeuti ecc 

Hai mai pensato di rivolgerti ad uno di loro? Io sono stato in psicoterapia per anni, con parziale giovamento e senza riuscire mai però a sentirla come una vera via per il benessere. Certamente però troverai molte persone che hanno un'opinione diversa ed io stesso ti posso dire che quando iniziai ad andarci avevo 23 anni e in quel momento della mia vita non avrei accettato alcun tipo di supporto che non fosse quello di uno specialista che mi ascoltasse e che cercasse di trovare insieme a te una soluzione ai miei problemi, con una rielaborazione dei vissuti, contenuti mentali ecc. Alcuni, autorevoli, sostengono che oltre al piano personale ci sia un piano di un io "impersonale" e le loro convinzioni non si basano su adesioni a teorie, quanto piuttosto su un sentire più profondo, basato sull'esperienza diretta, che dicono essere alla portata di tutti (ciò non significa che sia facile comprendere o intuire certe verità più nascoste).

Le tue parole mi hanno spinto a condividere con te queste considerazioni, di più non mi sento di potere e saper fare, se non sperare che ti arrivi un po' della compassione che provo quando sento storie come queste, consapevole del fatto che gli abissi, o anche solo i burroni, in cui la nostra mente ci fa credere che stiamo precipitando, sono solo immaginari ma al tempo stesso capaci di scatenare una lotta furibonda tra l'attrazione che, nostro malgrado, e a volte in modo irresistibile, esercitano su di noi e la tenacia con la quale ci aggrappiamo a qualsiasi cosa per evitare di scivolare più in basso.

Ti auguro che questo tuo momento davvero difficile in futuro possa essere ricordato non solo per il carico di sofferenza ma anche come occasione per andare un po' più a fondo, questa volta non nel burrone creato dalla mente, ma nella scoperta di te stesso e della tua vera natura (che i saggi dicono essere una sola, che accomuna tutti).

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Grazie mille Indi per le tue parole. Per quanto riguarda le sedute, a Milano avevo preso appuntamento con il supporto psicologico universitario e ho fatto una seduta online. Poi mi avevano consigliato di andare di persona in una struttura così da accedere a delle sedute gratuite; purtroppo poi è arrivato il virus e così ho dovuto rinunciare. Visto che sto facendo ancora l'università e ci son le tasse da pagare, non posso permettermi di fare delle sessioni in studio. Probabilmente in futuro, chiederò l'aiuto di qualcuno anche per aumentare di poco la mia autostima. Io mentalmente so che il passato è passato, ma ritorna e mi perseguita. Oltretutto per me lei era un Dio di conoscenza, nella materia che amavo. Ma con il passare del tempo, anche per questa brutta esperienza, mi si è spento tutto l'entusiasmo. Il lavoro dell'entomologo è sinonimo di ricerca, e ho scoperto che per me è davvero troppo. Da li sono sorti un miliardo di problemi, non so nemmeno cosa voglio fare nella mia vita oramai. Ho pensato all'insegnante in quanto, avendo sempre avuto problemi a scuola, sicuramente posso immedesimarmi e aiutare i ragazzi meno brillanti a vivere un pochino meglio la scuola. L'unica cosa che so adesso, è che voglio stare più tranquillo e fare un lavoro dignitoso che mi permetta di campare con la mia compagna. 

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