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L'abuso sessuale intrafamiliare: l'incesto


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Dott.ssa Rienzo Giacomina - psicologa

Quando si parla di incesto ci si riferisce al rapporto sessuale fra persone consanguinee. Tuttavia, tale definizione è restrittiva. Un’antropologa francese (Françoise Héritier) ha teorizzato che oltre che di incesto di 1° tipo, quello appunto tra consanguinei, si debba parlare anche di un 2° tipo di incesto. Questo non avviene tra due persone consanguinee, ma tramite una terzo soggetto con il quale queste due persone hanno una relazione sessuale ( per esempio madre e figlia hanno rapporti con lo stesso uomo), è un incesto che si potrebbe definire “per procura”. E’ incesto qualsiasi atto di natura sessuale che avvenga tra persone legate da un rapporto di parentela biologica o acquisita.

In psicoanalisi si parla di “Edipo”, intendendo con ciò sia i sentimenti di amore e odio del bambino nei confronti dei genitori o dei loro sostituti, sia il desiderio dei genitori nei confronti del figlio (EdipoII). L’incesto è, allora, la messa in atto di un desiderio aggressivo-sessuale edipico.

Le persone che agiscono questo desiderio non sono in grado di sublimarlo e quindi di indirizzarlo su un’altra persona adulta, esse, inoltre, fanno fatica a riconoscere l’altro come “non.self”, anzi, nei rari momenti in cui la sua esistenza viene percepita, esso è un oggetto-cosa da cui si vuole ottenere un piacere per se stessi, narcisistico. Queste persone sono fissate, nel loro sviluppo cognitivo, ad uno stadio pre-oggettuale, pre-verbale (Piajet). Solo riconoscendo l’esistenza di “Edipo” , possiamo comprendere sia perché l’incesto venga così spesso agito, sia il perché i bambini-vittime provino un così forte senso di colpa.

Per quanto riguarda le conseguenze psicopatologiche nella vittima, hanno importanza fondamentale l’età, la frequenza e la durata dell’esperienza. La gravità delle conseguenze è comunque sempre soggetta alla variabilità individuale.

Spesso al centro del disturbo psichico c’è il segreto: Aver fatto qualcosa che non si doveva fare, aver detto qualcosa che non si doveva dire, aver visto o udito qualcosa che non si doveva vedere o udire. Ecco l’origine dell’autoaccusa. Il soggetto si assume la responsabilità di un evento traumatico passivamente subito, con due conseguenze: 1) un perenne stato di colpa e 2) una ricerca continua di ripetere l’evento traumatico nel tentativo di diventare attivo e di modificare la situazione subita.

Il secondo punto spiega perché, a volte, da adulta, la vittima di violenza ripeta l’abuso come aggressore, oppure, più spesso, come la sua sessualità possa assumere caratteristiche patologiche in quanto il partner viene inconsciamente vissuto come l’abusatore.

Vorrei attirare l’attenzione su un aspetto importante.In psicoanalisi si parla di “scena di seduzione” per indicare quando il bimbo è implicato da un adulto, spesso un genitore, in una situazione sessuale che egli vive con sottomissione. Ora, ciò che più ci deve preoccupare è tutta quella serie infinita di atti a sfondo sessuale che...

http://www.psiconline.it/article.php?sid=6427

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