Vai al contenuto

Indagine sul consumo di audiovisivi dei preadolescenti


AlessandroMartinelli

Messaggi consigliati

Dott. Stefano Paolillo e dott.ssa Lucilla Bartocci

Le ricerche e le indagini sul consumo di televisione hanno dato più volte, nel corso degli ultimi anni, varie indicazioni sul rapporto di giovani e bambini con l’elettrodomestico preferito. Progressivamente, però, si è intuito che il consumo stava modificandosi, ampliandosi verso altre tecnologie. E’ nata la curiosità di chiedere ai ragazzi stessi cosa preferissero consumare, allargando l’area di indagine a film e videogiochi, in un’area che immaginiamo ormai omogenea e da noi identificata sotto il termine di “audiovisivi”. I film sostituiscono la narrazione orale della prima metà del secolo scorso e si sono differenziati per molteplici aspetti: per genere, per storia, per modo di fruizione. L’onnipresente televisione, che tanto ha preoccupato negli ultimi venti anni educatori e genitori, non è più l’unica minaccia percepita. Incalza internet, con tutto il panorama di videoclip che si possono vedere e scaricare. Ma prima ancora abbiamo avuto la grande esplosione dei videogiochi che tra ‘picchiaduro’ e ‘sparatutto’, tra politicamente scorretti e smodatamente propagandistici, ha scatenato gli allarmi che sono stati immediatamente riverberati dai media.

La nostra indagine ha provato ad fare luce sulla percezione che hanno i nostri ragazzi che frequentano le scuole medie, i preadolescenti, di questi mondi dell’audiovisivo.

In un’indagine come la nostra sarebbe stato ideale realizzare centinaia di interviste, perché questa tecnica di indagine è quella che consente di fotografare con il massimo dettaglio un comportamento e la relativa percezione di sé. Sarebbe stato necessario un dispiego di mezzi notevole se si fosse voluto conservare un certo “effetto istantanea”. Il questionario, pur con gli evidenti limiti di precisione, consente di raccogliere le dichiarazioni dei ragazzi in un ristretto lasso di tempo. Inoltre, abbiamo rinunciato alla massima libertà nelle risposte, adottando nella quasi totalità risposte “chiuse”, così da ottenere delle risposte confrontabili. Un’eccessiva libertà avrebbe affidato al ricercatore il compito di “tradurre” molte risposte, esponendoci comunque al rischio di fare un filtro involontario alle loro risposte.

Sono stati raccolti 849 questionari distribuiti nelle scuole medie inferiori sparse in regioni italiane di tutte e tre le macroaree (Nord-Centro-Sud): esattamente della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia-Romagna, dell’Abbruzzo, del Lazio, della Calabria, della Sicilia. L’età dei partecipanti varia tra 12 e 15 anni, maschi e femmine.

Il nostro scopo è stato di avere delle indicazioni sul consumo di audiovisivi da parte dei preadolescenti, per cui abbiamo fatto domande sul cinema e sui film, sulla televisione e sui videogiochi. Le domande, però, sono state organizzate anche in modo da dare forma ad altre dimensioni, ovvero: il consumo quantitativo, le modalità di consumo, l’esperienza soggettiva e di gusto, le modalità relazionali e di controllo.

Data la ristrettezza della fascia d’età in cui si è andati a indagare, non sono stati presi in considerazione le età dei soggetti. Mentre è stata presa in considerazione la differenza di genere, quindi le differenze nelle risposte tra maschi e femmine.

Non siamo partiti da un’ipotesi da verificare.

Il questionario è stato redatto in forma anonima e veniva chiesto ai ragazzi di specificare solo il sesso e l’anno di nascita. La compilazione è stata fatta sempre in classe e alla presenza dei docenti. La presenza dei ricercatori non è stata costante perché dipendente dalle richieste dei dirigenti scolastici: alcuni dirigenti non hanno voluto la presenza dei ricercatori ed hanno preferito gestire la distribuzione e la raccolta dei questionari in modo autonomo. Nonostante la forma chiusa delle risposte, molti ragazzi hanno interpretato il questionario. E’ stata data loro la possibilità di risposte multiple, come anche quella di non rispondere. Nelle domande in cui si chiedeva di esprimere il film o il programma tv preferito, nel caso in cui fossero stati scritti più di un titolo, abbiamo preso in considerazione solo il primo in ordine di elencazione.

I Risultati

Quanto fruiscono degli audiovisivi?

- La massima fascia di consumo di film al cinema (item 1) si attesta su “Non più di 5 all’anno”, mentre è decisamente superiore il consumo di film attraverso il televisore (item 2) con “oltre 20”.

- Il consumo medio di Tv si attesta oltre un’ora (item 6): quasi 4/5 vede più di un’ora di Tv al giorno e 2/5 per più di due ore.

- Il consumo di videogiochi, nelle dichiarazioni dei ragazzi. È di meno in un’ora al giorno per i 3/5 e solo 1/10 per oltre due ore (item 11).

Il consumo di audiovisivi, dunque, è elevato, sia per quanto riguarda la narrazione classica (la storia, il film) sia per quella neotelevisiva (di flusso). Inferiori alle attese le narrazioni videoludiche. Si ipotizza che i modelli acquisiti nel consumo domestico di audiovisivi siano ancora preponderanti. Esiguo è il consumo di audiovisivi in sala cinematografica: probabilmente perché in età preadolescenziale i figli non sono lasciati andare da soli al cinema e i genitori sono poco propensi ad accompagnarli.

Come fruiscono degli audiovisivi?

- Unanime è il consumo domestico delle narrazioni classiche, in tutte le modalità tecnologiche.

- Il telegiornale non è il veicolo esclusivo per avere informazioni dall’esterno. Oltre la metà del campione afferma che il Tg non è l’unico modo di informarsi (item 9).

- Un altro pregiudizio rigettato dai ragazzi è che i videogiochi tendano a farli isolare. Infatti, i 3/4 del campione (item 14) afferma di preferire il videogioco giocato assieme agli amici.

- Nella scelta del vettore di consumo dei videogiochi vede ancora la marcata dicotomia tra consolle (esclusivamente ludica) e il pc (multifunzione). Significativo il numero di ragazzi che preferisce giocare con il cellulare (item 12).

Il consumo di audiovisivi avviene quasi esclusivamente nelle case. La “infosfera” non è dominata dalla Tv e più della metà degli intervistati è attento ad altre fonti di informazione che non sia il Tg. La preferenza espressa nel poter giocare in compagnia i videogiochi può indicare che i videogiochi non necessariamente spingono i ragazzi all’asocialità. Forse, invece, i ragazzi stanno da soli a giocare perché nessuno li mette in condizione di frequentare gli amici, soprattutto perché, al contrario del passato, le case degli altri non sono più aperte alle frequentazioni tra amici.

Come modulano le relazioni gli audiovisivi e quanto generano azioni di controllo?

- La percezione dei ragazzi di una qualche forma di controllo...

http://www.psiconline.it/article.php?sid=6507

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Pubblicità


Unisciti alla conversazione

Adesso puoi postare e registrarti più tardi. Se hai un account, registrati adesso per inserire messaggi con il tuo account.

Ospite
Rispondi

×   Incolla come testo formattato.   Incolla invece come testo normale

  Sono permesse un massimo di 75 faccine.

×   Il tuo link è stato inserito automaticamente.   Visualizza invece come link

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Editor trasparente

×   Non puoi incollare le immagini direttamente. Carica o inserisci immagini dall'URL.

  • Navigazione recente   0 utenti

    • Non ci sono utenti registrati da visualizzare in questa pagina.
×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Navigando questo sito accetti le nostre politiche di Politica sulla Privacy.