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Comincio a demoralizzarmi


irma

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Ciao a tutti, mi sono presentata giorni fa spiegando il mio problema, ma siccome penso che sia complicato, ho ricevuto poche risposte.

Ho una malattia del sangue da 5 anni (in parole povere è una leucemia benigna e sono soggetta anche a trombosi), ciò comporta un prelievo all'anno del midollo osseo e ogni mese un esame del sangue e visita ospedaliera (oltre ad ecografie ecc.).

Inizialmente, stavo per morire per trombosi all'addome, presi o pensavo di aver presom bene la batosta, invece 3 anni fa le prime avvisaglie dell'ansia (ho già avuto un periodo grigio 20 anni fa), gli ematologi mi consigliano la psicoterapia e mi reco al CPS dove sono stata seguita sino a febbraio di quest'anno da una psicologa specializzanda in malattie importanti e raramente dallo psichiatra. L'estate del 2007 il crollo, smetto di andare a lavorare, corse continue al pronto soccorso, insomma una paura terribile di morire (avevo cominciato a capire quanto era importante la mia malattia), mi sono persino fatta ricoverare in day hospital (pregando i medici) perchè l'ospedale era il mio posto sicuro. Hanno cominciato a darmi gli psicofarmaci e ad ottobre ho ripreso a lavorare.

E' passato un anno e l'ansia la sento come alone, come se da un momento all'altro casco come l'anno scorso, ciò non mi impedisce di prendere i mezzi da sola, di lavorare, di aver ripreso a fare i ritratti (per diletto), compera-vendita su internet, l'uscita settimanale con le mie sorelle per una pizzata, ma e c'è un ma, mi sono rimasti dei blocchi, 1) il sesso (con mio marito poverino sono spenta) e l'andare in vacanza; difatti quest'anno ho lavorato tutto agosto e a chi mi invitava per passare qualche giorno o al mare o in montagna inventavo scuse, non dicevo la verità che era l'angoscia di partire e stare fuori casa.

Stamattina ho rivisto lo psichiatra del CPS chiedendogli se non era il caso di continuare la psicoterapia (la psicologa che avevo a febbraio ha finito il contratto con il mio CPS) e lui ( contrario alla figura della psicologa) mi ha fatto mettere in contatto con delle psicologhe dell'ospedale dove lavora. Mi chiameranno e valuteranno la situazione.

Scusatemi se ho scritto tanto, ma tante cose erano da scrivere.

Vi chiedo, ma se non imparo a convivere con la batostona che mi è capitata, come faccio a vivere almeno all'80%, visto che il 20% me lo toglie la malattia? Chi ha voglia di rispondermi e dire la sua?

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Ciao Irma, non posso sapere cosa provi perchè non conosco la situazione, solo, mi veniva da chiesermi se eri da sola. perchè se non per un piccolo accenno ho capito che sei sposata, hai un marito. scusami se ti chiedo, ne hai parlato con lui? ti sei appoggiata anche a lui? suppongo che sia comprensibilissima la tua ansia e paura. parti dai tuoi cari, dalla tua famiglia, dalle piccole cose che credo abbiano assunto un valore diverso per te. la prospettiva cambia notevolmente quando si vivono momenti difficili. mi spiace non poterti aiutare

ti abbraccio

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Ciao Irma, non posso sapere cosa provi perchè non conosco la situazione, solo, mi veniva da chiesermi se eri da sola. perchè se non per un piccolo accenno ho capito che sei sposata, hai un marito. scusami se ti chiedo, ne hai parlato con lui? ti sei appoggiata anche a lui? suppongo che sia comprensibilissima la tua ansia e paura. parti dai tuoi cari, dalla tua famiglia, dalle piccole cose che credo abbiano assunto un valore diverso per te. la prospettiva cambia notevolmente quando si vivono momenti difficili. mi spiace non poterti aiutare

ti abbraccio

Grazie Veronika, hai ragione, ero tanto presa a parlare di me che ho tralasciato la cosa più importante della mia vita, i miei 2 figli (uomini) e mio marito con il quale ho percorso questi anni coinvolgendolo anche troppo. I miei figli si sono presi un tale spavento (poveretti) che mi devono sentire almeno una volta al giorno (gioia per le mie orecchie).

Io sono ripartita da loro e dalla mia famiglia di origine (siamo in tanti) ma veniva a galla sempre la paura di non avere un futuro e nel futuro ci sono incluse tutte le persone care (le mie prime crisi le ho avute per la perdita di mio padre quando avevo 15 anni e che nonostante le iniettassero la morfina ed i calmanti urlava: non voglio morire!!)Ora ho 55 anni ma come vedi il dente batte dove duole.

Mi devi credere che mi attacco anche alle più minuscole cose belle che la vita mi ha dato e che mi offre, ma non basta, mi sento sola in questa battaglia quotidiana, pur circondata di persone che mi vogliono bene, e da sola non ce la fo'!!!.

Grazie per avermi risposto

Irma

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siamo sempre soli, gli altri ci possono stare vicini ma effettivamente siamo noi che dobbiamo trovare la forza per andare avanti, per far fronte. quando si sta accanto a cari che sono malati il senso di impotenza è così forte che se si potesse si prenderebbe il posto della persona cara. credo che lo stesso lo provino i tuoi familiari. io non posso dirti niente perchè non ho passato le tue esperienze, cerca di trarre vita dalla vita. io sono credente, questo mi aiuta anche se a volte rende ancor più difficile capire. ti faccio tanti auguri!! cerca di goderti la tua famiglia al 200% forse andrà un pò meglio ma non so dirti. solo tu lo puoi sapere. ti abbraccio forte

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