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A chi la racconto?


Meggy

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Proprio ieri ho incontrato un ragazzo disabile, di 38 anni, con cui mi incontro qualche volta all'anno. E' giunto alla conclusione che non vale la pena affannarsi tanto, che più cercava qualcuno col quale anche prendere un caffè più otteneva indifferenza o tacito rifiuto. Ha provato a iscriversi un corso di informatica, ha fatto parte per anni di un'associazione, ha messo annunci all'università, e alla fine non ha quello di cui ha bisogno.

E' consapevole del fatto che se da un lato si affanna di meno, e sente forse di meno la frustrazione, dall'altro si mette un pò in un guscio. Sentendolo parlare così però ho sentito in lui una serenità, che prima non aveva, quando mi bombardava sempre di domande, lo trovavo un pò forse pesante e pur comprendendo la sua necessità, sentivo un pò il fastidio della cosa. Non so dire se adesso stia andando nella direzione opposta, ma può essere che questa (apparente?) tranquillità lo renderà più ricettivo, e che forse avrà qualche sorpresa positiva.

Sono forse stato l'unica persona con la quale per un pò di tempo si sentiva e parlava. Alla fine ci ritroviamo, perchè sappiamo entrambi cos'è la solitudine, anch'io per anni avevo un solo amico o riponevo tutto in una ragazza che per questo motivo si è allontanata (e non stavamo insieme).

Sappiamo entrambi io e lui la differenza che ci caratterizza: il fatto che lui è disabile e io no, e di questo ne abbiamo parlato.

Come è vero, al di là di tutto, che c'è tanta paura di mettersi in gioco: sempre paura che l'altro si affezioni troppo, che ci opprima, e alla fine chi ci crediamo di essere noi per ritenerci così basilari, importanti? Non serve tanto...un caffè alla settimana può cambiare tante cose, è che di solito si ha paura.

Con questo non voglio generalizzare, sto parlando della mia esperienza

...sinceri :LOL: e rispetto a cosa se non a qualcosa di relativamente falso. La gabbia che ci costruiamo attorno corrisponde al nostro personaggio, di cui ogni giorno ripetiamo un copione imparato a memoria. Uscire dal personaggio equivale a sfruttare le infinite possibilità che abbiamo di essere e di conseguenza di relazionarci in una maniera libera da schemi che a lungo anadare esauriscono la nostra energia vitale.

Io sto lavorando su questo. Il ruolo che mi ritaglio e il mondo che ritaglio al mondo, mi privano della possibilità di relazione.

Per meggy: un abbraccio

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