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oscar

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messaggi di oscar

  1. Eurispes, nel suo ultimo rapporto 2007 rileva un nuovo nichilismo. È crollo di fiducia nelle istituzioni

    Crolla il Governo, crolla la fiducia degli italiani nelle istituzioni. Se la Prima Repubblica è caduta sulla questione "moralità" con il ciclone Tangentopoli, non è escluso che anche la seconda possa passare guai peggiori per non avere imparato la lezione. È singolare che la crisi del Governo Prodi arrivi a poche ore di distanza dalla diffusione dei dati raccolti con il Rapporto Annuale dell'Eurispes, realizzato attraverso un campione di 1042 interviste dirette e presentato venerdì 25 gennaio a Roma.

    Solo il Presidente della Repubblica, tra tutte le istituzioni sotto la lente, riesce ad essere giudicato affidabile dalla maggioranza degli italiani (il 58,5% del campione). Crollano invece la credibilità del Governo (25,1%) e del Parlamento (19,4%), per i quali il livello di credito è ancora più basso se si volge lo sguardo alle risposte fornite dai più giovani. Persino lo stato di salute della Chiesa è altrettanto allarmante: per la prima volta infatti, perdendo addirittura il 10% di consensi rispetto allo scorso anno, anche la Santa Sede scende sotto al 50% di credibilità (49,7%).

    Può sembrare qualunquismo ma in realtà il fenomeno rientra più precisamente nella categoria del "nichilismo". Il 41,4% del campione dichiara infatti di non credere più in nessuna istituzione, mentre il 49,6% ammette di avere perso la fiducia negli ultimi tempi. Tra gli elettori di centrodestra si registra il maggior numero di scontenti, con il 70,5% e il 60,9% di scettici radicali. Percentuali che scendono un po' passando ad osservare le risposte dei sostenitori dell'altro schieramento: 49,3% la quota di delusi che vota a sinistra, e 39% per gli elettori del centrosinistra.

    Questa volta la crisi non investe solo i partiti. Se un misero 14,1 per cento degli intervistati dichiara di fidarsi dei partiti non si rivelano troppo popolari neanche i protagonisti dell'antipolitica: personaggi pubblici come Beppe Grillo o Nanni Moretti ottengono un consenso di poco superiore al 20 per cento. Superiore al 17 per cento medio per i politici di professione ma decisamente misero. E anche la magistratura si colloca sotto il 50 per cento con i giovani dai 18 ai 24 anni tra i più sfiduciati (17,3 per cento). Colpisce anche in questo caso una singolare coincidenza con i fatti di cronaca più recenti, su quali pesa con molta probabilità il poco apprezzato condizionamento tra mondo della politica e quello della giustizia.

  2. Non ho ancora capito.

    Il bambino dice alla mamma di avere bisogno del gioco e la mamma non gli crede? Mi sembra un pò troppo intelligente questo bambino.

    Ciò che importa è che si accorga di essere stato penalizzato in qualcosa, provando un disagio emotivo che nel migliore dei casi si manifesterà con la sua contrarietà. Nel peggiore con scene isteriche o proteste inaccettabili.

    Lui non capisce come la dinamica si sviluppi, e certe penalizzazioni vengono ugualmente assorbite, ma solo inconsapevolmente; infatti i maggiori danni glieli si fa proprio se la cosa rimane nel suo non consapevole.

    Anche la mancanza di carezze in apparenza non viene capita quando si è neonati o bimbi piccoli, ma la che la mancanza di affetto e contatto manifestata in via corporea provochi scompensi da grande, è un fatto ormai risaputo da tutti.

    Mi ricordo quando ero piccola che soffrivo di brutto quando non mi facevano giocare, ma non ricordo cosa provassi esattamente.

    Rispetto ai fini dei danni provocati, ciò che importa è la incoerenza dell'atteggiamento con il suo comportamento.

    Negare l'importanza dell'esigenza di giocare e non far poi giocare è meno dannoso di comportamenti incoerenti (dove alla fine si cede e senza alcuna tenerezza si acconsente), spesso dettati da pentimenti immediati e sensi di colpa.

  3. Io ti dico cosa faccio io quando mio figlio vuole giocare con me e io non posso (però non ho ben inteso cosa vuoi dire con quell'esprimere bisgno di giocare e affetto), non so se è la stessa cosa....

    Io gli dico di no dolcemente, nelle risposte tu scrivi:

    "ti credo, non ti credo", rispetto al bisogno?

    Bè ad essere sincera non so cosa risponderei però su due piedi direi :non ti credo...

    Che ho combinato? attegiamento pericoloso? in che senso?????? :ph34r::Whistle:

    Dirgli di no dolcemente, significa che credi alla sua esigenza e lo riconosci, favorendo la fiducia e lo sviluppo del suo sè. Se poi lo fai giocare lo stesso nonostante il dolce divieto, allora sì che saresti incoerente e gli creeresti casini.

    Prima di parlare doppio legame dovremo fare altri esempi...

  4. Sicuramente sono le due più pericolose per il motivo che hai detto e per l'incoerenza del comportamento.

    Fra le due ce ne è comunque una che più pericolosa dell'altra, ma per un altro motivo, che ... immedesimandoti appunto nel bambino è proprio la A. In realtà, la mancanza di riconoscimento in una personalità che deve ancora affermare il sè in modo solido. E' molto più importante anche rispetto al ludico desiderio di accontentare il proprio bambino emotivo ed interiore, attraverso il gioco. Meglio la coerenza del nulla in tutto, che l'incoerenza con il disconoscimento.

    Se poi ci mettiamo un bel rapporto di dipendenza affettiva tra madre e figlio, le conseguenze diventano più serie.

    Se poi ci mettiamo una difficoltà ad apprendere come interpretare i messaggi degli altri...

    Se poi ci mettiamo l'impossibilità di non ricevere una negazione e di difendersi...

    Se poi ci mettiamo la prevedibile (anche per un bimbo) punizione emotiva o ludica che sia...

    Se poi ci mettiamo la ripetitività di queste dinamiche in modo similare... e in altri contesti

  5. a) una madre, di fronte ad un bimbo che esprime il suo bisogno di giocare e di affetto può rifiutarsi con tono scostante ma alla fine cedere e acconsentire che giochi, anche se con atteggiamento di manifesta sufficienza e sopportazione;

    b) potrebbe anche rifiutarsi anche di farlo giocare del tutto, sempre con atteggiamento di sufficienza;

    c) può ancora, invece, con tono dolce e accondiscendente, credere alle esigenze di gioco del bimbo ma vietargli di farlo in virtù di "chissà" quali altri ragioni;

    d) può infine, sempre con tono dolce e accondiscendente, credere con il suo atteggiamento al bimbo e farlo giocare. Lo schema pertanto sarà:

    A) Non ti credo ma giochi

    B) Non ti credo e non giochi

    C) Ti credo ma non giochi

    D) Ti credo e giochi

    Secondo voi, qual'è il più pericoloso fra i 4 atteggiamenti possibili, che può avere questa mamma verso il figlio?

  6. Sono pienamente d' accordo con sea...a volte voi psicologi date certe cose per scontate :;):

    Ma la maggior parte delle persone,io per prima che non mi ritengo l'ultima degli ignoranti, quando comincia una psicoterapia, mica se lo immagina che scatteranno questi sentimenti di attaccamento verso il terapista. E quando ci si ritrova si spaventa, anche! Avvisare prima no? :unsure:

    In genere nelle sedute di assestment, prima della presa in carico, si parla di alcune di queste cose, ma il transfert è utile alla terapia e non si può dire più di tanto. Provarsi ad immaginare: - senta, lei rischia di innamorarsi di me e desiderarmi fisicamente, ma questo serve in terapia, quindi stia in guardia -_- -

    Una cosa è il transfert, un'altra un innamoramento profondo.

    Ripeto l'esempio già fatto. Supponiamo che il terapeuta ceda alle avances e, visto il rapporto non più squilibrato fra voi, non chieda più soldi perché non se la sente, rendendo nullo il contratto fatto ad inizio terapia. Sareste due persone che si incontrano per il piacere di farlo. Sareste amanti, avendo ciascuno di voi due, come nel caso di Arley, una famiglia (marito) ignara e sarebbe un tradimento come tanti altri. Continuereste a incontrarvi gli stessi giorni e alla stessa ora (in quanto clandestini, dovreste per forza incontrarvi così), e non come fanno le normali coppie (a casa, in pizzeria, al cinema, ecc), per non destare sospetti e continuare.

    Piuttosto è opportuno chiedersi:

    una persona sposata che abbia la sfortuna (o la fortuna, dipende dai punti di vista e da vari fattori) di innamorarsi di un un'altra persona deve necessariamente affrontare una serie di problemi e porsi alcune domande:

    perchè è successo? E' un caso che questo tizio mi ha smosso? (facile accada ad un terapeuta)

    E' sintomo di crisi o di aggressività con l'attuale compagno? Devo iniziare una nuova vita? Come capisco cosa è giusto fare?

    E se da questo fatto e dalle domande capisco nuove cose della relazione con il mio compagno e le cose migliorano pure con lui?

    Se sia tu che il compagno siete maturi (e non ciò che credete di essere) ed avete un vero rapporto di stima e di fiducia reciproca, parlando subito fra voi subito anche delle evoluzioni della terapia, si capirebbe che è successo (sarebbe ottimale). Senza eccedere nemmeno al contrario, al bisogno immediato di confessare tutto al partner (sintomo anche di incapacità di celare e assumersi responsabilità, scaricandogli angosce e sensi di colpa).

    Ciò che importa è il sapersi domandare attendibilmente e continuamente cosa comportano i nostri interventi e comportamenti.

    Vorrei però dire due paroline sull'atteggiamento a volte ambiguo del terapeuta:

    una paziente non deve essere mai respinta. Va capita nel suo perchè sia accaduto in quanto può sentirsi anche molto ferita da un terapeuta che vive e gestisce male il suo amore per lui (qui è solo orgoglio? E cosa c'è dietro?).

    Quelle più rigide intransigenti, troppo esigenti con se e con lui (a volte pure sfidanti), possono generare identificazione proiettiva della paziente, cioè di una proiezione non metabolizzata dal terapeuta, con conseguente rischio di essere rispecchiata e ributtata tal quale alla paziente, col risultato di convincerla di distorsioni spesso proprio motivo dei malesseri (per es: "è pericoloso amare" o essere respinti, "si esiste solo se si è superiori").

    I terapeuti che sanno riconoscere questi sentimenti senza paura e sanno parlarne (è ovvio, anche con la collaborazione della paziente) vedono che pian piano le pazienti accettano di non poter essere ricambiate, diminuendo l'innamoramento (cosa complessa non corrispondente a un solo comportamento), soddisfacendo il loro bisogno di amore in modo più profondo diminuendo il bisogno di essere ricambiate per forza, anche in modo fisico.

    In ogni caso perlarne porta benefici. Da tutti e due i lati.

  7. L'unica è non mollare mai ..io preferisco le situazioni difficili proprio perchè sono una sfida: se ci stai diventi un insegnante altrimenti cambi mestiere..Che gusto c'è ad insegnare in una scuola di bimbi "a modino"? E' fin troppo facile, no?

    Località Gricignano, vicino Napoli; progetto educativo extracurricolare in una scuola media frequentata da teppistelli, delinquenti e con dispersione scolastica inverosimile.

    Di fronte all'ennesima assenza ed indisciplina manifesta dello scolaro, in presenza dell'assistente sociale coinvolto, si minaccia la madre di toglierle la patria potestà e la responsabilità del figlio 11enne. La risposta è stata: -

    "e pigliatavìll chist, accussì tenimm na vocc e meno 'a supurà, ca cià facite nu piacere" -

    Traduzione: - "prendetevelo pure, così non dovremo più sfamarlo e ci fate pure un piacere" -

    Facile... no? :unsure:

  8. e ancora medito sulle parole sottoscritte da digi79:

    I caratteri più forti sono quelli temprati dalla sofferenza,

    le anime più forti quelle cosparse di cicatrici.

    a me è capitato di diventare più forte non quando ho sofferto, ma quando ho capito come difendermi dalle sofferenze che ho vissuto, alcune vere, altre che mi procuravo da solo autosabotandomi. Senza una elaborazione e riconduzione pratica ed utile della sofferenza, questa da sola non basta per rafforzarsi.

    Di molte cose di cui non ho sofferto, in apparenza potrei apparire debole ma posso semplicemente aver evitato la sofferenza sapendo come fare e pensare.

    E' consolatorio pensare che si può star bene solo soffrendo, ma la realtà è che si può crescere pure giocando, imparando, copiando, provando, ecc

    Le sofferenze piuttosto, hanno solo favorito il ricordo servendomi da "monito in più", ma che senza "l'altro pezzo" del puzzle, sarebbe rimasto solo un brutto ricordo...

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