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frncs

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messaggi di frncs

  1. I guru no per carità. Risparmiateceli. C'è già (o almeno c'era qualche tempo fa) quel programma ridicolo di la7 in cui un imbecille sedicente psicologo (anzi usa un'altra parola, una parola inglese ovviamente, ora non mi ricordo) va a riempire di banalità le menti di poveri ragazzi già confusi per i fatti loro.

  2. Se lo si intende da un punto di vista statistico, l'esperimento dimostra proprio che il loro comportamento è abbastanza normale.

    Da un punto di vista etico, dipende qual'è l'etica di riferimento... all'interno di un'etica secondo la quale disobbedire ad un'autorità

    è più grave che infliggere sofferenze, il comportamento è "normale" anche dal punto di vista etico.

    Poi c'è il punto di vista della "norma" di legge, e quello dipende da che norma vige.

    Dal punto di vista statistico non dimostra nulla in verità, perché il campione non è scelto in maniera corretta. Si tratta di tutta gente che ha accettato di partecipare a un reality, non tutti lo farebbero, quindi c'è una parte (più o meno ampia non si sa: ci vorrebbe un'altra statistica) dell'umanità che non è rappresentata. Per esempio tra le persone che conosco io (poche e anch'esse poco rappresentative dell'umanità) nessuno sarebbe disposto a partecipare a un reality. Dunque l'unica conclusione vagamente scientifica che se ne può trarre da questo meraviglioso esperimento (ammesso che sia tutto vero, che i concorrenti veramente non sapessero ecc) è che la maggioranza di quelli che partecipano ai reality pur di apparire in tv è disposta a torturare.

  3. ma infatti è proprio l'idea di "controllo" che fa pensare....lì dove non si può le cose vanno comunque...perchè allora mettere freni alla libertà di scelta?

    E' di questo che stiamo discutendo. Lo stato controlla alcune cose e limita certe libertà in nome di certi principi (l'abbiamo già detto). Il più delle volte la limitazione della libertà ha lo scopo di tutelare la libertà degli altri, ma non sempre. A volte è giustificata anche da principi più astratti come quello della dignità dell'uomo. Già una volta ho fatto un esempio sempre nel mondo del lavoro, ovvero quello del minimo sindacale. La legge vieta di pagare un certo lavoro meno di un tot, anche nel caso in cui il lavoratore e il datore di lavoro sarebbero entrambi d'accordo su uno stipendio inferiore. Magari lo fanno lo stesso al nero (come nel caso della prostituzione, che esiste comunque) ma la legge lo vieta.

    Quindi in linea di principio si possono mettere dei freni alla libertà di scelta in nome di prncipi astratti che lo stato riconosce come valori imprescindibili. Non dico che sia questo il caso della prostituzione (ne stiamo discutendo), ma solo che potrebbe esserlo.

    E comunque la discussione è su quello, sul controllo, sulla legge. Perché se invece si parla di moralità individuale, per me il problema non si pone proprio, non ho nulla contro le prostitute, non le giudico (nemmeno quelle che lo fanno per libera scelta), non giudico le loro scelte né la loro morale. (Per questo dicevo che per me il paragone con i matrimoni d'interesse non ha senso).

  4. ma secondo me Frncs anche quelle donne che si sposano a un uomo ricco, solo per quello che ha, alla fin fine simbolicamente si rendono sottomesse....perchè per vivere bene hanno bisogno di un uomo ricco che le mantenga? E se noti anche in questo caso si sentono più donne ce uomini che scelgono partner ricchi che le mantengano a vita!!!

    O no?

    Quello che intendevo dire non è che una donna che sposa un uomo ricco sia più o meno autonoma o sottomessa di una prostituta. Ma che il problema in questo caso non si pone, perché il fenomeno dei matrimoni di interesse non è controllabile, né regolamentabile, anzi non è neanche oggettivamente riconoscibile (a meno che non si voglia considerare tale qualunque matrimonio tra un vecchio e un giovane). Quindi lo stato non può prendere posizione sull'argomento in un modo ufficiale, cioè attraverso la legge. E di conseguenza il valore simbolico viene a mancare (o almeno è di altro tipo).

    Nell'approvare una legge, lo stato prende posizione rispetto al fenomeno, ed è questa posizione che ha valore simbolico. La legge che vieta la prostituzione è indice di una certa visione di fondo (la cui interpretazione ovviamente non è univoca: può essere vista come limitazione della libertà rispetto al proprio corpo, come espressione di una morale di un certo tipo, o come tutela del corpo femminile dal potere... ecc), una legge opposta avrebbe a sua volta un significato simbolico (annch'esso controverso). Insomma la differenza è tra il fenomeno in sé (prostituzione, matrimonio di interesse, ecc) e la posizione ufficiale dello stato rispetto a quel fenomeno. Ed è di questo che stiamo parlando, della legge, del nostro parere su un eventuale modifica. Non in generale del fenomeno della prostituzione, che esiste comunque, al di là della legge.

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