Quello che dice testafusa ha una ragione pratica.
Infatti il depresso non si avvale di persone per uscire dalla sua depressione, ma per legarle alla sua sofferenza.
Qualcuno a cui si aggrappano, alla ricerca di affetto, comprensione, amore. Un atteggiamento parassitario e autocentrato. Vogliono essere amati, e non sanno amare. Nel senso che non possono dare ad altri l'amore che loro non provano per se. Riusciranno a dare all'altro solo la tristezza che li permea, così che sarete tristi entrambe, senza cavare un ragno dal buco.
La cura...
Quale e' la cura?
Puoi provare a spingerlo al consultorio famigliare dell'ASL, ma obiettivamente, se i problemi sono reali, cioe' legati al lavoro e alla sua soddisfazione interiore, che dipende dagli interessi che ha, non si puo' parlare di malattia.
E semplicemente una reazione ad un dato di fatto. La cosa puo' avere anche un risvolto positivo, perche' puo' essere un periodo che serve a lui per conoscere meglio se stesso, i suoi limti e le sue possibilita'.
La tristezzza non e' sempre una emozione negativa, cosi come il sonno non e' tempo perso.
Stagli vicino, se ti fa piacere, senza voler fare la psicologa o l'infermiera, e osserva la sua evoluzione.
Se ad un certo punto la sua strada prendera un a piega che a te non piace, tu vai per la tua.
Nessuno ci abbliga percorrere le stesse strade in eterno. Anzi.