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Cerco consigli dopo una rottura, è un brutto periodo


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Un saluto a tutti.
Mi chiamo Raffaele, ho 33 anni e sto passando un periodo molto buio della mia vita in cui alterno momenti realmente difficili e dolorosi, a momenti di tristezza e sensi di colpa...

Ho appena chiuso una relazione che ritenevo molto importante, anche se durata relativamente poco, e questo mi sta uccidendo per una serie di motivi. Inizialmente è stato tutto, ma è abbastanza comune, meraviglioso, un sogno ad occhi aperti. Ho vissuto con lei in meno di due anni, quello che non ho vissuto in cinque anni durante la mia precedente relazione.
Vivevamo nella stessa città, ma da quando lei si è trasferita per lavoro ho scoperto un lato che non mi piace per nulla, uno su tutti il suo modo rancoroso di essere vendicativa anche sulle cose più insignificanti. Vede come affronti personali anche piccole sciocchezze che chiunque prenderebbe a ridere o capirebbe che sono parole di circostanza e che non sono strettamente legate al pensiero che qualcuno ha di lei.
Diciamo che ho cominciato a sentirmi solo nel rapporto, allontanato dalle mie amicizie di sempre perché non riuscivo a trovare mai tempo per loro, neanche quando eravamo distanti lei ed io perché se non ero fisicamente con lei, ero al telefono con lei. Anche se non avevamo nulla da dire, a volte lasciava il telefono in viva voce mentre lavava i piatti, si faceva la doccia... e queste cose portavano tanti litigi, ho cominciato a sentirmi svuotato dalla persona che ero, volevo un po' di tempo in più per me stesso, non chiedevo molto. Quando gliel'ho detto mi ha sminuito, ha risposto che se io non voglio stare al telefono con lei perché devo "riprendermi la mia identità" allora non mi sarei dovuto lamentare se lei, nel suo desiderio di parlare al telefono con qualcuno, avrebbe cominciato a sentire persone che poi magari ci avrebbero provato con lei.
Da precisare che dal suo trasferimento fino alla fine, non c'è stato un singolo weekend che non siamo stati insieme, spesso sono stato lì da lei anche per una o due settimane di fila, potendo lavorare da remoto e le promisi che mi sarei trasferito con lei nel tempo. Concretizzando il trasferimento però, ebbi conferma delle sue manie in casa, manie legate ad una sorta di germofobia (non posso definirla tale perché fuori casa o a casa di altre persone non la mostrava, ma in casa sua appoggiare un paio di cuffiette sul letto significava subire la sua ira, con conseguente cambio di lenzuola e copriletto perché ormai contaminato...) e dopo l'ennesima discussione, degenerammo. Mi disse che non mi voleva più in casa e non voleva più vedermi, e nonostante fosse notte mi obbligò a fare le valigie e dormire in auto, al mattino me ne tornai nella mia città. Ammetto che questo evento mi sfuggì di mano, dispiaciuto e ferito dal suo comportamento, quando mi chiedevano i motivi della separazione non mi riuscivo a trattenere e purtroppo non la misi proprio sotto una bella luce, sottolineando le sue manie insopportabili in casa e il fatto che mi avesse lasciato dormire in strada di notte. Lei chiamò mia madre, che ha un bel caratterino ma le vuole bene davvero, e litigarono anche loro perché mosse nei confronti della mia famiglia una serie di accuse che francamente si era creata da sola, perché tutte fasulle.
Insomma, un mese dopo si fece vedere, parlammo, mi fece capire che era dispiaciuta e che voleva riprendere il rapporto e io, ancora innamorato, cedetti. Ma le chiarii che c'era bisogno di ricostruire, che c'era bisogno di tempo e partii questa riconciliazione chiedendo scusa per aver esternato una nostra vicenda personale ad amici. Lei mi disse semplicemente che avrebbe controllato le sue manie, in realtà era un periodo di stress per il lavoro e questo aveva accentuato un qualcosa che solitamente controlla. Qualche giorno dopo mise delle "condizioni": non voleva più avere a che fare con mia madre e non voleva più vedere i miei amici. Le dissi che non mi stavano bene e potevamo anche lasciar perdere, prima si arrabbiò poi mi disse di darle tempo. Con i miei amici è stata molto fredda e distaccata, con mia madre sembrava stesse riprendendo i rapporti, ma non era assolutamente più la stessa, dato che prima parlavano spesso e si telefonavano anche, cosa che ormai non facevano più.
Gli ultimi 4 mesi sono stati strani. Diciamo che ho capito lei vive la vita in modo molto negativo, è molto malpensante e finisce col comportarsi male con tutti anche solo nel dubbio che stiano tramando qualcosa alla sue spalle. Sempre sospettosa, prende i bei gesti e le attenzioni con la riserva del "chissà cosa c'è sotto" o "chissà se è sincero". Ogni volta che rientrava a casa, aveva un viso spento e negativo, diceva che era lo stress del lavoro e il pensiero di dover fare le pulizie (? stando io molto più di lei in casa, tendenzialmente le facevo trovare tutto in ordine, non ha mai fatto chissà quali grandi pulizie da sola, l'ho sempre aiutata ma vabbè), ma finiva spesso con il rovinare l'umore anche a me perché non riuscivo quasi mai a vederla felice. Dopo una discussione riguardo il fatto che questi suoi sospetti mi allontanano da lei, perché io sono sempre stato sincero e non ho mai finto, doveva fidarsi di me come una volta perché io sono sempre lo stesso, lei ha cominciato a muovermi una serie di accuse del tipo che non sono uomo abbastanza per accettare la realtà, che non ho spina dorsale e che vivo nel mondo delle fiabe e soprattutto che sono il pupazzetto di mia madre che è una donna calcolatrice, meschina e stronza perché si comporta bene con lei solo per farsi bella ai miei occhi, ed io dovrei aprire gli occhi su mia madre e cominciare a vederla per quello che è, una persona falsa. Ha cominciato a sminuire i miei amici accusandoli di avere vite piatte e noiose (tutte persone realizzate, lavorano, qualcuno è sposato, qualcuno sta per sposarsi, gli altri convivono) e che lei quella fine non la vuole fare, che il pensiero di una vita come quella le fa venire la nausea... insomma, è abbastanza evidente che volesse portarmi lontano dalla mia famiglia e dai miei amici. Mi ha rinfacciato di non essere andato al compleanno di suo padre perché non reputo importante la sua famiglia, quando sapeva benissimo che avevo avuto un lutto e mi trovavo con parenti anziani che hanno perso un figlio giovane...
Quando mi sono espresso su tutte queste belle parole, ho cercato di farle capire che queste accuse, questi tentativi di annientarmi come persona per diventare un involucro che lei poteva riempire a piacimento, mi stavano soltanto allontanando da lei, mi ha risposto che sono ridicolo.

Dopo aver avuto conferma che i suoi sospetti nella vita erano riflessi anche su me, ha insinuato che io lì con lei non ci volevo vivere, che dopo la separazione è stato tutto falso da parte mia, che non sono più stato lo stesso... di questo discorso è vero solo che non sono più stato lo stesso, perché dopo le affermazioni che aveva fatto e dopo i comportamenti che aveva avuto verso la mia famiglia ed i miei amici, io avevo perso stima di lei. Capisco che nei momenti di rabbia si possa a volte dire cose pesanti, ma non così. E soprattutto non senza chiedere scusa dopo. Mi sono sentito sminuito e svalorizzato nei miei sentimenti, e dirglielo non è servito. Siamo stati un giorno intero senza parlare e al suo rientro a casa mi esclama "sei ancora qui? pensavo saresti andato via". Ho preparato le valigie, caricato l'auto e poggiato le chiavi all'ingresso. Mi chiama e mi chiede di parlarne, le dico semplicemente che non funziona, non funziona più, perché lei non si fida, è sospettosa, non ha stima della mia famiglia e dei miei amici, non ha rispetto verso di me e non saremo mai felici in questo modo. Scoppia in lacrime, mi rinfaccia che le avevo promesso non me ne sarei andato più lasciandola sola, le rispondo che questa è una promessa che si mantiene per felicità, non per rassegnazione o obbligo. Se dobbiamo essere felici, ci dobbiamo separare definitivamente. Me la sono lasciata alle spalle che singhiozzava, in auto mi sono sfogato anche io mentre tornavo nella mia città. Lei mi ha chiamato, ho risposto di riflesso ma avrei dovuto evitare, comunque mi ha detto che le dispiace, che ha cercato il me dei primi tempi insieme e non lo ha più trovato, le ho risposto che lo stesso valeva per me, non aveva più il sorriso e gli occhi di prima e dopo quel litigio, riprovarci era stato inutile. Quella notte ha provato a chiamarmi una ventina di volte... poi ha smesso.

Da un lato mi sento libero di un peso, ho capito che quella relazione si era gravemente ammalata e chiuderla era la cosa migliore. Da un lato sento un senso di colpa senza precedenti per averla lasciata lì, sola, senza nessuno. Questo suo modo di essere si riflette anche nelle amicizie, coi colleghi... anche quando l'ho conosciuta non aveva nessuno di rilevante nella sua vita, tende a fare terra bruciata attorno a sé per tutta la negatività che cova dentro. E sinceramente, non ne capisco il motivo, non so perché è così risentita verso le persone, verso la vita, qualunque cosa abbia passato è davvero gratuito il suo comportamento. Ora sto male, male perché lei è come se vivesse una personalità buona, genuina e pacifica alternata ad una maligna pronta a dire qualsiasi cattiveria quando si sente ferita o qualcuno non ha rispettato le sue aspettative. E fondamentalmente il problema è questo, si carica di aspettative altissime che nessuno riesce a rispettare, quindi si allontana da tutti. Credo sia emotivamente molto immatura, pretenziosa ed arrogante, perché quando le dedichi te stesso al 100% tipo stando con lei tutto il giorno senza considerare il mondo esterno, è la persona più buona e felice del mondo.
Ne soffro perché ci ho sperato, ne soffro perché non risponde al telefono alla famiglia, si limita a messaggi del tipo "non voglio parlare con nessuno", ed è totalmente sola in una città dove anche se vive ormai da quasi un anno, non si è mai integrata. Vive in una casa silenziosa, da sola... ed io sto malissimo per lei, per i sentimenti che provo. Non so dire se l'amo ancora, ma le voglio bene sicuramente, ma non la stimo più e non avrebbe mai funzionato se non con una sua ammissione di colpa e richiesta di aiuto. Avrei fatto volentieri terapia con lei per capire come affrontare tutto questo, ma se non ammette a sé stessa di aver bisogno di aiuto, non c'è niente che si possa fare...

Sto malissimo, sono deluso, frustrato e nonostante io sappia che è questa la soluzione, non smetto di pensare a quella casa, agli spazi che mi ero creato per condividere con lei, perché comunque momenti belli ne abbiamo avuti eccome, c'è una piccola parte di me che spera un giorno questa cosa possa cambiare. Ma stavolta non mi guarderò indietro.
Oggi consulterò uno psicologo, ho bisogno di capire perché non riesco a vincere alcuni aspetti di me, perché sono così sensibile al dolore altrui e perché finisco col mettere da parte me stesso per persone che non mi valorizzano.
Sono abbastanza sicuro che questa distanza le farà capire cosa ha perso, ma la parte più razionale di me spera con tutto il cuore di non essere più contattato da lei

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Molto, molto, molto , molto triste quel che hai scritto e molto bel spiegato. Altri utenti nel passato hanno indicato situazioni simili e come me hanno trovato aiuto in un professionista che però scrive in privato, non nella chat pubblica, ma non a tutti perché pare che abbia poco tempo. Però ricordo che mostra degli articoli web praticissimi, devo ricercarli e se li trovo te li mostro. 

Ma spero che ti scriva! Io penso che lei ti ama ma non è capace a amare e qualcuno deve insegnarglielo però non è facile, perché gli uomini non sanno comunicare bene con noi donne.

ti rileggo di nuovo e poi ti scrivo, è lungo il tuo messaggio, voglio capire meglio alcune cose.

Spero anche che trovi uno psicologo che non lavori solo per soldi ma anche per passione.

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Credo di aver fatto un casino con i messaggi, di seguito c'è la risposta a chi mi ha risposto

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2 ore fa, scettica ha scritto:

Molto, molto, molto , molto triste quel che hai scritto e molto bel spiegato. Altri utenti nel passato hanno indicato situazioni simili e come me hanno trovato aiuto in un professionista che però scrive in privato, non nella chat pubblica, ma non a tutti perché pare che abbia poco tempo. Però ricordo che mostra degli articoli web praticissimi, devo ricercarli e se li trovo te li mostro. 

Ma spero che ti scriva! Io penso che lei ti ama ma non è capace a amare e qualcuno deve insegnarglielo però non è facile, perché gli uomini non sanno comunicare bene con noi donne.

ti rileggo di nuovo e poi ti scrivo, è lungo il tuo messaggio, voglio capire meglio alcune cose.

Spero anche che trovi uno psicologo che non lavori solo per soldi ma anche per passione.

 

Mi fa piacere sapere di essere riuscito ad esprimere bene la mia situazione.
Sì, in effetti è tutto molto, molto triste. Sento la sua mancanza e il senso di responsabilità verso la sua solitudine mi sta schiacciando... purtroppo sono consapevole di non poter fare assolutamente nulla.
Una psicologa che consultai anni fa, mi disse che avevo delle ottime capacità di autocritica e messa in discussione, il mio problema è sempre stato quello di osare poco, di pensare troppo alle conseguenze di quello che le mie azioni comportano, restando spesso fermo per evitare esiti negativi. Ad oggi sento di voler riprendere con qualche seduta lì dov'ero rimasto, per cercare di capire i motivi per cui non riesco ad applicare sulla mia persona consigli che, razionalmente, sono i più universalmente validi. L'accettazione è qualcosa di veramente ostico per me, vedo persone chiudere relazioni come nulla fosse e cominciarne di nuove con la stessa velocità... io arrivo a soffrire così tanto che per lunghi periodi evito persino di incontrare nuove donne, o comunque quando mi è capitato di farlo sforzandomi, inevitabilmente mi rendo conto di non concretizzare nulla proprio per questa propensione verso l'angoscia, il rammarico e il dispiacere verso la persona che ormai non è più nella mia vita. Se penso alle mie precedenti relazioni, ad oggi le ho accantonate tutte al punto che anche i ricordi più tristi ormai sono stati svuotati della loro malinconia. Non sono ricordi indifferenti ma piuttosto ricordi di una vita passata che ormai non mi appartiene più, ed ogni volta pensando a questa sensazione, soffro pensando che la persona che è appena uscita dalla mia vita, farà la stessa fine per i miei sentimenti e per la mia mente, struggendomi al pensiero che chi ho amato tanto, diventerà un ricordo come un altro, lasciando spazio al nuovo che effettivamente mi fa sempre un po' paura. La mia difficoltà è questa: ricominciare, la paura di rimettersi in gioco, di fidarsi, di soffrire di nuovo. A 33 anni suonati questa paura si è intensificata, perché arrivo a pensare che probabilmente preferisco restar solo piuttosto che rischiare ancora e potenzialmente, restare deluso e ferito ancora

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Scusa, ma considero apprezzabilissimo soffrire per quello che uno ha perso. Non siamo oggetti, siamo persone, quindi perdere qualcuno è gravissimo e dovrebbe farci riflettere per molto tempo su come evitarlo una seconda volta. Chi cambia relazione facilmente, rimarrà solo poi, o poi vivrà sopportando qualcuno solo per evitare di rimanere solo, non avrà un vero amore.

Soffrire ci permette di pensare in come evitare di perdere nuovamente qualcuno indipendentemente dalle colpe. 

sì, siamo persone non oggetti, e il tempo che dedichiamo a qualcuno non si può buttare come nulla fosse perché la vita è breve e dovremmo usare ogni secondo per costruire e non per distruggere, altrimenti è come buttare una parte della nostra vita.

Ricorda di controllare se qualche specialista ti ha scritto nei messaggi privati, nella campanellina o nell'icona in alto a destra a forma di busta da lettere. 

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4 ore fa, scettica ha scritto:

Scusa, ma considero apprezzabilissimo soffrire per quello che uno ha perso. Non siamo oggetti, siamo persone, quindi perdere qualcuno è gravissimo e dovrebbe farci riflettere per molto tempo su come evitarlo una seconda volta. Chi cambia relazione facilmente, rimarrà solo poi, o poi vivrà sopportando qualcuno solo per evitare di rimanere solo, non avrà un vero amore.

Soffrire ci permette di pensare in come evitare di perdere nuovamente qualcuno indipendentemente dalle colpe. 

sì, siamo persone non oggetti, e il tempo che dedichiamo a qualcuno non si può buttare come nulla fosse perché la vita è breve e dovremmo usare ogni secondo per costruire e non per distruggere, altrimenti è come buttare una parte della nostra vita.

Ricorda di controllare se qualche specialista ti ha scritto nei messaggi privati, nella campanellina o nell'icona in alto a destra a forma di busta da lettere. 

Sì, uno specialista mi ha scritto e ti ringrazio davvero tanto, mi ha dato degli spunti e mi ha fatto delle domande molto rilevanti. Gli ho risposto e attendo un suo riscontro, anche se devo pazientare un po' perché mi rendo conto non sia a mia totale disposizione! ma lo apprezzo davvero!

Tornando a quello che dici, sono d'accordo. Io però non sopporto più di soffrire per amore, sono dispiaceri troppo grandi...
Il mio pensiero forse è un po' estremo e discutibile, ma per come vivo io le cose ritengo la sofferenza d'amore peggiore di un lutto. In quest'ultimo caso anche se la sofferenza è tanta, c'è la rassegnazione che è il ciclo della vita a funzionare così, è un qualcosa che alla fine si accetta semplicemente perché quella persona non c'è più, non è fisicamente possibile avere più relazioni con quella persona, perché non c'è più, e ci si separa non per scelta o volontà, ma per forza maggiore. La separazione invece è una scelta, una scelta difficile sia da prendere che da accettare che porta tanto dolore alla consapevolezza che quella persona c'è, ma non c'è per te, ci sarà per qualcun altro. E poi la separazione porta con sé molto più facilmente anche la perdita di molte persone con cui si condivideva quella persona, familiari, amici...

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Hai fatto una descrizione veramente toccante del senso di separazione, davvero toccante. 

Magari tutti la vivessero un po' così, invece di buttare la gente come fosse solo un oggetto scaduto o che non ci interessa più. 

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