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Una lotta a favore della libertà e della felicità


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Traduzione di Monica Malberti

Flavio Gikovate, PsichiatraBrasiliano, afferma che “l'amore è un sentimento che proviamo per quella persona che, quando presente, ci provoca la meravigliosa sensazione di appartenenza che abbiamo perso al momento della nostra nascita”.

Chi ha avuto l'opportunità di conoscere Flavio Gikovate attraverso le sue numerose conferenze e interviste, chi ha letto anche solo uno dei suoi ventiquattro libri, sa bene che lui parla con molta sicurezza di un argomento che resta sempre d'attualità: l'Amore. Non si tratta di una serie ripetuta di idee o di un'ideale romantico. Le sue parole sono il risultato di approfondimenti e di un'esperienza diretta che gli ha permesso di conoscere bene quello che c'è nel cuore e nella testa della gente. Parlare dell'amore per lui è parlare della vita. Egli afferma di aver dedicato la sua carriera alla lotta per la libertà e per la felicità: questo ci fa capire chi è Flavio Gikovate, il suo desiderio di condividere con gli altri il bisogno di comprendere il senso della vita al di là della sua professione.

Oggi festeggia la presentazione del suo primo libro tradotto in lingua italiana, “Vivere bene per essere più felici” (edizione italianova), ma potrebbe farlo in qualsiasi parte del mondo proprio come i noti scrittori Ottavio Paz e Francesco Alberoni. Il famoso psichiatra brasiliano, con un curriculum di 8mila pazienti in 40 anni di lavoro ci ha concesso questa intervista via mail dall'Istituto di Psicoterapia di San Paolo del Brasile.

Goethe sostiene un pensiero interessante: quando due persone si sentono davvero felici l'una con l'altra, generalmente possiamo supporre che sono 'equivocate'. Probabilmente lui si riferiva alla passione e non al sentimento di amore che una persona può suscitare in noi, perché questa sensazione ci permette di sentire che alla fine abbiamo trovato la nostra tranquillità. E' possibile fraintendersi quando si ama?

Penso di sì, esistono due modi di amare. Uno si basa sull'incantamento per una persona che è il nostro opposto (timidi per estroversi; aggressivi per pacifici; egoisti per generosi; ecc..), questo dipende da fattori vari quali una precaria autostima visto che l'amore deriva dall'ammirazione e questo significa non stare bene con se stessi. L'altro è fondato sulle affinità che si stabiliscono in modo più intenso ed è pieno di paure di ogni tipo, tra cui quella della totale fusione romantica. Amore di buona qualità (basato sulle affinità) + paura = passione. Il cuore batte di paura. Se la paura passa e le persone si abituano con questa intensità sentimentale avremo un rapporto più solido e stabile, che probabilmente durerà per tutta la vita. L'amore è un sentimento che proviamo per quella persona che, quando presente, ci provoca la meravigliosa sensazione di appartenenza che abbiamo perso al momento della nostra nascita.

La gelosia è il condimento dell'amore: quando questo sentimento diventa un delirio, può evidenziare un istinto represso di infedeltà. Un amore può sopravvivere ad un tradimento visto che può accadere anche tra le coppie felici?

Meglio pensare ai due tipi di gelosia: quello di natura sessuale e quella di natura sentimentale. La gelosia sentimentale può esistere tra persone sessualmente inoffensive- la madre può essere gelosa del rapporto tra padre e figlia; fratelli possono essere gelosi tra di loro per la complicità più o meno esistente con i genitori; coniugi possono essere gelosi dei suoceri; ecc..

La gelosia sessuale può avere correlazione con il rischio effettivo della infedeltà, più frequente nelle persone meno affidabili cioè più immature, che non sopportano frustrazioni e contrarietà. Questo tipo di persone non...

http://www.psiconline.it/article.php?sid=6335

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CMQ NN CONFONDIAMO L'AMORE PATERNO , MATERNO CON L'AMORE CHE UNO PROVA PER UNA PERSONA.

IL CUORE BATTE DIVERSAMENTE , NEL PRIMO CASO FA' DUMDUM DUMDUM E NEL SECONDO FA'

DUM DUDUM DUDUM DU. HIHIHI

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Ospite sea

Che cosa si intende per " totale fusione romantica"?

E' quel "senso di appartenenza ...?

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"Uno dei piaceri negativi è quello dell'amore, attraverso il quale ci liberiamo dalla dolorosa sensazione di vuoto e di sconforto che proviamo quando siamo da soli. I piaceri positivi che sono i momenti di vera felicità sono collegati a quelli di natura erotica (non c'è bisogno che ci sia nessun dolore antecedente) oppure quelli di natura intellettuale (godimento dei piaceri della musica, delle arti, cinema, di una bella chiacchierata, ecc.). Il vero amore, quello che usualmente definisco come '+ amore' o '+ che amore' corrisponderebbe al fatto di trovare un partner che ci dia la sensazione di appartenenza, nella quale possiamo fidarci, e che al di là di tutto sia il nostro migliore amico, colui con il quale ci piace parlare di tutto anche delle cose più intime, ma che sia però un buon amante: questo è quello che tutti desiderano e che solo il 3-4 % degli esseri umani hanno il coraggio di ricercare come condizione di vita coniugale."

Io vedo persone che si accontentano, persone che sopportano, persone che si riducono ad essere mendicanti d'amore, persone che si isolano. Quel 3-4% è difficile da trovare. Così difficile che ci si arrende in partenza.

"Il cuore batte di paura."

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Un'altra visione dell'amore:

Nell’innamoramento e nell’amore si manifesta una buona dose di stupidità. A questo proposito raccomando la lettura delle proprie lettere d’amore venti o trent’anni dopo. Davanti a quel misto documentato di stoltezza, arroganza, prepotenza e cecità saremo sopraffatti dal rossore della vergogna: il contenuto è banale, lo stile penoso. Ci sembra quasi incomprensibile che una persona anche solo di media intelligenza possa mai essersi trovata nella condizione di provare, pensare e scrivere simili sciocchezze. Certo, a voler essere gentili si può anche chiamare tutto questo infantile, degno di compassione e persino commovente. E tuttavia sembra più opportuno parlare di un temporaneo istupidimento dell’uomo causato dall’amore. È noto che con un innamorato non è possibile un discorso razionale, meno che mai sull’oggetto del suo amore. Gli ammonimenti con le migliori intenzioni, gli argomenti inconfutabili, le osservazioni palesemente veritiere cozzano contro un grosso Ma: “Ma io l’amo!”, oppure, ancor peggio, sono sentiti come atti ostili, dettati dall’invidia e ripagati a dovere. Così non di rado si rompono amicizie di anni e rapporti sperimentati nel tempo. Chi ama non se ne cura. È pronto a rinunciare a tutto fuorché all’adorazione dell’amata, alla quale deve opportunamente soggiacere anche tutto il suo ambiente. Basta guardare un innamorato che guarda l’amata per capire che quello sguardo è vuoto; è vacuo, come si dice a ragione. Tutto lo spirito, l’intelligenza, la prontezza, la curiosità e l’attenzione che possedeva un tempo sono spariti. È rimasta l’espressione della più nuda stoltezza, come nello sguardo dell’illuminato che crede di vedere la divinità. Del resto questo fenomeno dell’istupidimento causato dall’amore non si limita alle varietà del gioco amoroso colorato di sessualità. Lo troviamo del pari frequente nell’amore quasi morboso dei genitori per i loro figli fisicamente sfortunati, nell’amore spirituale delle suore per il loro sposo celeste, per non parlare poi dell’amore rituale del suddito per la patria o per l’amato Führer. L’amore comporta sempre la perdita della ragione, l’abbandono di sé e la condizione di debolezza che ne deriva. Nei casi migliori il risultato è il ridicolo, nel caso peggiore la catastrofe politica mondiale. […] Tutto questo è strano e irritante, dal momento che l’amore è considerato la cosa migliore e più bella che l’uomo ha da dare e che gli può capitare, e, si dice, lo rende capace delle imprese più nobili e sublimi. Come si può risolvere questa aporia? Come può essere sentito e considerato come la massima felicità qualcosa che istupidisce e potenzialmente imbarbarisce? Alla fine l’amore è davvero solo una malattia, e neppure la più bella, bensì la più spaventosa che esista? Oppure è un veleno, ed è la quantità a decidere se sarà benefico o devastante?

Patrick Süskind, Sull’amore sulla morte

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