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ASCOLTO


coccynella

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L'ascolto è o meglio la mancanza di ascolto è uno dei problemi piu diffusi. E comincio a sentirlo anche come un mio problema.Io ascolto moltissimo.Ascolto per lavoro ,sono insegnante e quindi l'orecchio è per bimbi e genitori;ascolto mia madre che è anziana e si lamenta degli acciacchi,le mie amiche e i loro problemi di cuore; ascolto mia figlia adolescente con le paturnie.....Oggi , dopo un ennesima sclerata con lei ,ingiusta credo perchè ero veramente al massimo della pressione grido: MA A ME CHI Mi ASCOLTA????!!!!!!!!!!!!

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Noi, per esempio.

Parlaci tranquillamente di cosa vorresti. Saremo lieti di starti vicina e condividere quella parte di te che vorrai donarci.

E' un problema comune a parecchie persone che lavorano nell'ambito della relazione d'aiuto. Come saprai, ascoltare attivamente, certo, ma sempre entro i limiti della propria integrità che non è mai stabile nel tempo, anche per evitare rischi di burn out. Probabilmente in questo periodo li hai varcati e le stesse cose in altri periodi ti sembravano diverse.

Siamo qui apposta per starti vicina.

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...ascoltare davvero non e' cosa semplice....

tante volte si sentono parole con le orecchie....

ma l'ascolto vero e' quello che nasce dal cuore e viene poi elaborato a seconda delle situazioni....

ascoltare significa aprirsi..e non e' facile....

...significa essere in sintonia con se stessi e cercare di entrare in empatia con chi si ha di fronte.....

significa avere un buon grado di consapevolezza e di capacita' di confronto...e non sono molte le persone disposte a farlo.....

....anch'io ultimemente mi rendo conto della difficolta' della mancanza di ascolto.....

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L'ascolto è o meglio la mancanza di ascolto è uno dei problemi piu diffusi. E comincio a sentirlo anche come un mio problema.Io ascolto moltissimo.Ascolto per lavoro ,sono insegnante e quindi l'orecchio è per bimbi e genitori;ascolto mia madre che è anziana e si lamenta degli acciacchi,le mie amiche e i loro problemi di cuore; ascolto mia figlia adolescente con le paturnie.....Oggi , dopo un ennesima sclerata con lei ,ingiusta credo perchè ero veramente al massimo della pressione grido: MA A ME CHI Mi ASCOLTA????!!!!!!!!!!!!

Ma le persone che sono intorno a te sanno che anche tu hai bisogno di essere ascoltata? Forse, non so è un'ipotesi, si sono abituati tutti a vederti come "quella disponibile che ascolta tutti" e come "quella che sta bene". Tempo fa svolgevo anch'io il ruolo del confidente, confessore, quello che ascolta...ma alla fine ero svuotato... Poi però mi sono messo a studiare psicologia all'università, così almeno "mi dovranno pagare se vogliono essere ascoltati"!...scherzo...ma non troppo. Ti senti anche tu derubata della tua energia? Forse è necessario riequilibrare "l'economia della cominucazione", il dare e l'avere...non so, è un'ipotesi...comincia a chiedere anche tu di essere ascoltata, all'inizio con qualcosa di piccolo...così non ti vedranno confinata nel ruolo di quella che ascolta...comincia a raccontare loro un piccolo problema, magari alle amiche...fai sentire alcune di loro come persone capaci di poter "aiutare" e non solo di "essere aiuate"...non so, è un'ipotesi...saluti, Max

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Ti senti anche tu derubata della tua energia? Forse è necessario riequilibrare "l'economia della cominucazione", il dare e l'avere...non so,

gli operatori di relazione d'aiuto sanno bene cos'è questo concetto. Oltre il livello di identificazione eccessiva con l'ascoltato attivamente, ci si "consuma troppo", e prima o poi non si riesce ad aiutare neppure più. Da qui, poi la sindrome da burn out. Rogers descrive bene questo limite e questo concetto nel ciclo dell'empatia e nella riflessione del sentimento. Alcuni hanno un limite infinito, altri no. Molti si anestetizzano (come i medici, che per difesa non si fanno troppo coinvolgere emotivamente, pena la loro inefficacia dopo poco), altri riescono a trovare motivazioni ed energia proprio dagli altri. Beati loro.

La cosa è pertanto soggettiva, e neppure stabile nel tempo (oggi riesco ad accogliere tutto, domani no). Capire qual'è il proprio limite prima di arrivare in questo stato di stress, è importante per te, coccynella!

Quanto ti vuoi bene?

E quanto ti realizzi NEGLI altri?

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Ciao Coccy, anch'io come te ho lo stesso problema, siamo fatte così, abbiamo le spalle larghe.

Io nn sono una insegnante, sono una mamma e una rappresentante e devo ASCOLTARE le maestre, i professori, le mamme, i miei figli, mio marito, mia madre, le mie amiche ecc. E a me chi mi ascolta? Meno male che c'è il forum e qualcosa riesco a sfogare, ma so che nn basta e molto mi rimugina dentro. Bhè sarà un obbiettivo per il prossimo anno, riuscire a farsi ascoltare, mi sa che è molto impegnativo!

Cmq se vuoi io ti ascolto....

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Intanto grazie dell attenzione! Direi a max nettuno che il problema è proprio qui.Nellla reciprocità dell ascolto.Io provo a parlare di me e ho passato un periodo dove avrei avuto veramente molto bisogno di presenza di ascolto da parte di amiche e familiari, ma in genere gli altri dopo poco tempo iniziano a raccontare le loro cose e l attenzione si sposta su di loro.Io credo che siamo tutti bisognosi di comunicazione profonda e quando cè qualcuno con cui confidarsi un po' gli vomitiamo addosso tutto il nostro malessere senza guardare tanto la rezione dell altro, il suo stato d animo o quanto sia disposto a sopportare.Quindi chiedo come riportare l altro all ascolto e far capire che si è superato il limite senza rischiare di urtare la sua sensibilità? voi come fate quando per esempio un' amica vi tiene al telefono mezzora o piu per raccontarvi tutti i particolari della sua vita amorosa? Grazie Oscar della disponibilità.Voi siete sicuramente una bellissima invenzione ! :D:

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Coccy

grazie dell'apprezzamento!

Fintanto che il tuo benessere dipenderà da quanto gli altri si sapranno ben comportare con te (e saperti ascoltare), non avrai quella autonomia che ti consente di dirigere e orientare la tua felicità. In pratica affideresti agli altri l'efficacia dei tuoi sfoghi e del tuo benessere. E se sono incapaci? E se sono egoisti? E se sono insensibili? E se non vogliono imparare e fare come fai tu con loro? Cambiarli e pretendere che siano come sarebbe giusto fossero è utopistico. Scordatelo.

Inoltre, c'è la cristallizzazione delle aspettative di ruolo nelle relazioni che hai sempre avuto. Hai contribuito molto anche tu a crearle, rimanendo ora invischiata nella non reciprocità. - Ma come, allora piangi anche tu? E ora io che faccio? - Potrebbero pensare di te, (alcuni) addirittura sentendosi traditi perchè non più aiutati com'erano abituati.

Tuttalpiù puoi trovarti ALTRI nuovi interlocutori, se proprio vuoi, dove sei tu che farai con loro ciò che gli altri finora hanno fatto con te. Ma rimarrebbe una dipendenza.

Se qualcuno non ha interesse per gli altri in modo profondo, e non ha questa grande generosità d'animo, non credo gliela si possa aumentare dicendoglielo, sia pure nel modo adatto. Facendolo si possono ottere al massimo dei palliativi, e solo in coloro motivati a migliorarsi e che fanno seria autocritica (quasi nessuno, specie fra coloro abituati a piangere addosso agli altri).

Inoltre, le relazioni si mantengono anche su equilibri basati pure su questo. Spesso accade anche nelle coppie che si separano, quando solo uno dei due cresce molto rispetto all'altro e gli finisce il bisogno di avere quel continuo aiuto che l'altro gli ha sempre dato (casomai perchè serviva pure all'altro partner per dare senso a se). L'equilibrio aiutante-aiutato si rompe.

E' proprio il concetto di "volere che qualcun'altro sia come vogliamo" che ci fa stare male. Ci possiamo sempre provare, certo, ma nella consapevolezza che ciò non influisca sulla nostra autonomia se non otteniamo risultati.

Per questo, il problema io non lo vedo in termini comunicativi.

Prova a misurare le domande che ti ho fatto prima, dandoti una risposta con un numero da 1 a 10 per ciascuna delle due, e se ci riesci, prova a vedere se nel tempo qualcosa è cambiato e dove.

Noi... ... ti ascoltiamo!

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Mi voglio bene dieci!!! Però se dagli altri se nn mi arrivano considerazione e calore e accettazione sto male dieci!! Io sono capace di stare sola per scelta e anche di gratificarmi attraverso il lavoro, gli interessi, le passioni e quant altro .Ma credo che la dimensione di un essere umano stia nelle relazioni con altri esseri.Che senso ha una vita se basta a se stessa.La dimensione di chi realmente sono emerge dal confronto....Se fossi sola al mondo sarei nessuno! E lo scambio con gli altri nonlo

intendo di dipendenza , ma di parità e bilanciamento reciproco.Non credo di chiedere la luna se vorrei un minimo ritorno di ciò che do con gioia.Anche sono daccordo sul fatto che nn si puo' pretendere ,nè cambiare nessuno!!!

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Mi voglio bene dieci!!! Però se dagli altri se nn mi arrivano considerazione e calore e accettazione sto male dieci!!

A proposito di dipendenze e motivazioni originarie di comportamenti, mi pare ci sia poco da aggiungere...

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Cara Coccy, quante volte anche io ho urlato "MA A ME CHI MI ASCOLTA?? A CHI INTERESSO IO?".

Troppe volte. E la cosa assurda è che l'ho gridato solo ed eslusivamente contro me stessa. Sbagliando tutto.

Ho lasciato che si prendessero tutto di me. Ho ascoltato per anni mia sorella più piccola e i suoi problemi di cuore...struggendomi per la sua solitudine e sacrificando la mia vita talvolta...ho ascoltato mia madre sputare veleno su mio padre e mio padre criticare mia madre....ho ascoltato mia sorella più grande lamentarsi di quanto è dura allattare.....ho aiutato ogni persona che me l'ha chiesto e anche chi non me l'ha chiesto...mi sono prodigata per l'altrui benessere dimenticandomi completamente del mio...col tempo sono diventata una persona diversa, più dura, e per tirare a campare e continuare a piacere ho dovuto nascondere la mia parte più "brutta" , più sofferente e forse la più normale e spontanea in fondo in fondo allo stomaco...l'ho cacciata proprio giù giù in modo che nessuno potesse vederla. E di questo sono stata contenta e fiera di me stessa: cosi' al mondo appariro' bellissima, perfetta...e tutti mi ameranno...E la merda l'ho tenuta tutta per me. Per me ho tenuto l'aggressività, la tristezza, le lacrime, e tutti quei sentimenti che agli altri non piacciono. Quando sorridi e sei sempre allegra piaci un sacco. A tutti. Il guaio è che quando magari sei un po' meno brillante gli altri si spaventano. E stanno lì a fissarti cme s efossi un alieno...forse perchè non sono stati abituai a vedere anche l'altra parte. Ho dovuto vestirmi da giullare e fare mille numeri divertenti per piacere ai miei genitori, alle mie sorelle, e al mondo. Ho fatto sorridere gli altri mentre io dentro piangevo. E ho fatto vivere gli altri mentre io morivo.

Sono cambiata e della ragazza spensierata e allegra che c'era (se c'è mai stata poi...) una volta è rimasto ben poco. Ora pero' tutta la merda la sto affrontando io da sola. E posso dire una cosa? MEGLIO COSI'. Per una volta nella vita voglio essere lasciata in pace e voglio rivalutare tutto. Ho bisogno di rifare tutto daccapo e di dare le giuste priorità agli affetti. Ho dato troppo agli altri e per me non è rimasto niente. Sono diventata triste. E cosi' non vado più bene. Nè per me stessa nè per gli altri. Io ad un certo punto ho capito che da sola non ce la facevo più. Mi sono ritrovata stanca e sola. Senza più la voglia di fare nulla. E con il mondo intero che ormai mi aveva rotto le palle. E cosi' ho deciso di farmi aiutare.

So che la strada per ritrovare il mio equilibrio è lunga. Ma per una volta ho deciso che ora è tempo di prendermi cura di me stessa. Se voglio sopravvivere devo farmi aiutare. E se voglio vivere devo difendermi.

Senno' sono fritta.

Ancora adesso, certe volte la vocina che urla disperata dentro di me la sento: MA A ME, PORCA MISERIA, CHI MI ASCOLTA??

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1) ho dovuto nascondere la mia parte più "brutta"

2) E di questo sono stata contenta e fiera di me stessa: cosi' al mondo appariro' bellissima, perfetta...e tutti mi ameranno...

3) Quando sorridi e sei sempre allegra piaci un sacco. A tutti.

4) MEGLIO COSI'. Per una volta nella vita voglio essere lasciata in pace e voglio rivalutare tutto.

5) Se voglio sopravvivere devo farmi aiutare.

6) MA A ME, PORCA MISERIA, CHI MI ASCOLTA??

1) non ci si può nascondere da sè, a meno che non si releghi nell'inconscio ciò, pagando prezzi in altre forme

2) credenza non verificata, si amano forse e di più le debolezze umane

3) Superficialmente si, non nelle relazioni profonde e appaganti

4) Meccanismo di autodifesa

5) e fidarti di chi lo fa

6) noi, per esempio... :21::rolleyes:

Dai che stasera ce la fai! :Thinking:

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1) non ci si può nascondere da sè, a meno che non si releghi nell'inconscio ciò, pagando prezzi in altre forme

2) credenza non verificata, si amano forse e di più le debolezze umane

3) Superficialmente si, non nelle relazioni profonde e appaganti

4) Meccanismo di autodifesa

5) e fidarti di chi lo fa

6) noi, per esempio... :)::65:

Dai che stasera ce la fai! :rolleyes:

1)Sto pagando un prezzo molto alto sotto tante forme;

2)Adesso non ne sono sicura.

3)Certo che si tratta di superficialità. Ma nel mio caso le relazioni più profonde non sono state capaci di arrivare a trovare la mia sofferenza. L'ho nascosta a mes stessa figurati agli altri. Pertanto, qui il concetto di superficialità diventa molto relativo.

4)Penso anch'io.

5)L'ultima volta che ci ho pensato ho stabilito che mi fido quasi totalmente di due persone. Una e Due. Ma andare avanti cosi' è durissima. Tenermi tutto dentro mi sfinisce. Mi ha sfinita.

6) :Thinking::65:

...Non credo tu ti riferisca al fatto che ce la faro' a parlare. Perchè mi prendi in giro? :21:

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3) L'ho nascosta a mes stessa figurati agli altri.

Appunto...! Gli altri mica hanno la palla di vetro

5) Tenermi tutto dentro mi sfinisce. Mi ha sfinita.

Molti altri lo sanno e saggiamente si sfogano

6) :Thinking::21:

Prego! :65::65:

...Non credo tu ti riferisca al fatto che ce la faro' a parlare. Perchè mi prendi in giro? :rolleyes:

è una tecnica

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E se sono incapaci? E se sono egoisti? E se sono insensibili? E se non vogliono imparare e fare come fai tu con loro? Cambiarli e pretendere che siano come sarebbe giusto fossero è utopistico. Scordatelo.

Inoltre, c'è la cristallizzazione delle aspettative di ruolo nelle relazioni che hai sempre avuto. Hai contribuito molto anche tu a crearle, rimanendo ora invischiata nella non reciprocità. - Ma come, allora piangi anche tu? E ora io che faccio? - Potrebbero pensare di te, (alcuni) addirittura sentendosi traditi perchè non più aiutati com'erano abituati.

Tuttalpiù puoi trovarti ALTRI nuovi interlocutori, se proprio vuoi, dove sei tu che farai con loro ciò che gli altri finora hanno fatto con te. Ma rimarrebbe una dipendenza.

Concordo sulla cristallizzazione delle aspettative di ruolo, che ognuno di noi contribuisce a creare. Effettivamente, il problema è quando interpretiamo sempre lo stesso ruolo, quello di colui o colei che è disponibile e che aiuta. Personalmente, invischiato in passato in ruoli di questo tipo, ho cercato anch'io nuovi interlocutori, come dice Oscar, ma senza magari interpretare il ruolo di colui che vuole essere ascoltato (per evitare una nuova dipendenza)... semplicemente ho interotto, gradualmente i rapporti con i vecchi interlocutori (dei veri e propri vampiri!), perché con loro non ho trovato altra soluzione, troppo abituati a vedermi così disponible (effettivamente, non tutti sono capaci ad ascoltare e non si può chiedere loro di essere diversi). Il problema credo sia sempre nostro, mai degli altri (..che hanno il diritto di essere come volgiono, limitati anche, ma non è affar nostro). E' preferibile lavorare più su sè stessi che sugli altri. Con i nuovi interlocutori indugio comunque nell'ascolto, riconosco di essere più portato per l'ascolto che per essere ascoltato, ma non in maniera preponderante. Operando un ascolto attivo, senza giudizio e senza l'urgenza di dare consigli, qualcosa cambia...Nelle relazioni amicali (e ancor di più di coppia) è importante chiedersi: "quanto ci tengo a questa persona?". Se ci tieni, la ascolti e la accetti così come è...ma poi occorre chiersi "peché ci tengo"? Se la risposta è "perché se no sentirei la solitudine"...beh allora è proprio un nostro problema...

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3) L'ho nascosta a mes stessa figurati agli altri.

Appunto...! Gli altri mica hanno la palla di vetro

5) Tenermi tutto dentro mi sfinisce. Mi ha sfinita.

Molti altri lo sanno e saggiamente si sfogano

6) :hi::65:

Prego! ^_^^_^

...Non credo tu ti riferisca al fatto che ce la faro' a parlare. Perchè mi prendi in giro? :sad:

è una tecnica

3) Ari-appunto. Era proprio quello che intendevo: neppure nelle relazioni più "profonde" sono riuscita a "farmi vedere". Mi sono nascosta molto bene. Furba eh? :):

5) :ph34r: Infatti.

6) :):

E' una tecnica eh? .... :wacko:

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è importante chiedersi: "quanto ci tengo a questa persona?". Se ci tieni, la ascolti e la accetti così come è...ma poi occorre chiersi "peché ci tengo"? Se la risposta è "perché se no sentirei la solitudine"...beh allora è proprio un nostro problema...

potrebbe essere anche perchè "si vuol dare senso alla propria vita", oppure per "sentirsi a posto con la propria coscienza (sensi di colpa) per aver fatto l'aiuto quotidiano", per "sentirsi adeguati", per "sentirsi superiori e alimentare il nostro ego" (se aiuto mi convinco di essere sempre più superman), per "abitudine a farlo", per "copione di di vita", per "ricevere attestazione di stima" (pare che non ci si stima se nessuno ce lo dice, e a volte pur di elemosinare un grazie, stiamo ad ascoltare per ore) e così via ancora per chissà quanti esempi ancora.

Ma ciò che accomuna tutti questi esempi è che l'esigenza profonda di farlo parte "da noi".

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