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La news del giorno (Voci da Psiconline®)


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Ciao a tutti,

ho deciso di creare questo spazio, dove raccogliere tutti gli articoli tratti dal sito di Psiconline®.

Uno spazio unico, dove confrontare e discutere insieme, l'ultimo articolo del giorno.

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"Il buono è anche bello"

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Personal Relationships” e firmato da Gary W. Lewandowski, Jr, docente di psicologia della Monmouth University, esamina il modo in cui la percezione del grado di attrattiva di una persona venga influenzato dalla personalità del soggetto. Dall’analisi dei dati raccolti, risulta che i tratti di personalità positivi, come l’onestà e la disponibilità, migliorano anche l'aspetto fisico percepito.

Per contro, chi mostra tratti con valenza negativa, come maleducazione e disonestà, è anche fisicamente meno attraente agli occhi degli osservatori. I volontari coinvolti nello studio hanno visualizzato fotografie di individui di entrambi i sessi e li hanno classificati in base al grado di attrattiva fisica, sia prima che dopo essere stati informati delle loro caratteristiche personologiche. I partecipanti hanno fornito un punteggio di desiderabilità degli stessi soggetti nel ruolo di amici e come partner per un appuntamento.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6811

Fonte originale: http://lescienze.espresso.repubblica.it

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"L'anoressia si riconosce nel cervello"

L’anoressia sarebbe legata a specifici modelli di attività cerebrale. Le donne che hanno avuto a che fare con la malattia, e che da almeno un anno sono tornate nel peso-forma, avrebbero differenti comportamenti a livello cerebrale rispetto a chi questi problemi non li ha mai avuti. Ne dà notizia la BBC, riprendendo la ricerca compiuta dagli scienziati dell’università di Pittsburgh e pubblicata dall’”American Journal of Psychiatry”.

Studiando il comportamento di 26 donne (13 in via di guarigione da problemi legati a disturbi alimentari e 13 sane), alle quali era stato chiesto di partecipare a un quiz dove ogni risposta esatta corrispondeva a un premio in denaro, il team del professor Walter Kaye ha analizzato il loro cervello, per vedere cosa succedesse durante le varie fasi del gioco.Utilizzando un sofisticato tipo di scansione cerebrale nota come “risonanza magnetica funzionale”, gli studiosi sono riusciti a evidenziare come nei due gruppi di donne la vittoria e la sconfitta influissero in maniera diversa sulle varie regioni del cervello. Mentre, infatti, la parte legata alle risposte emozionali mostrava forti differenze nelle persone sane, in quelle con un passato di anoressia alle spalle le differenze erano minime.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6803

Fonte originale: http://www.corriere.it

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"Uomini, re delle chiacchiere"

“Voi donne non state mai zitte”: la prossima volta che l’uomo di casa - padre o compagno che sia - vi rivolgerà la più classica delle battute, guardatelo con sufficienza e allungategli una copia della ricerca dell’Università della California su loquacità e sesso. Lo lascerete senza parole. Forse. Perché, rivela lo studio della psicologa Campbell Leaper, sono gli uomini i più chiacchieroni: dalla comparazione di 70 differenti indagini sulle abitudini di conversazione nei due sessi, risulta che gli uomini tendono a voler dominare nelle discussioni, il che fa crescere il numero medio di parole utilizzate.

In particolare, gli uomini parlano di più con il partner, di qualunque sesso sia, e danno il meglio quando si trovano in disaccordo con l’interlocutore. Le donne, invece, danno libero sfogo alla parlantina quando le conversazioni sono incentrate sui sentimenti e coinvolgono compagni di classe, parenti o bambini: in questo caso, la loro loquacità torna a predominare su quella degli uomini.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6802

Fonte originale: http://www.lastampa.it

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"Uomini, re delle chiacchiere"

“Voi donne non state mai zitte”: la prossima volta che l’uomo di casa - padre o compagno che sia - vi rivolgerà la più classica delle battute, guardatelo con sufficienza e allungategli una copia della ricerca dell’Università della California su loquacità e sesso. Lo lascerete senza parole. Forse. Perché, rivela lo studio della psicologa Campbell Leaper, sono gli uomini i più chiacchieroni: dalla comparazione di 70 differenti indagini sulle abitudini di conversazione nei due sessi, risulta che gli uomini tendono a voler dominare nelle discussioni, il che fa crescere il numero medio di parole utilizzate.

In particolare, gli uomini parlano di più con il partner, di qualunque sesso sia, e danno il meglio quando si trovano in disaccordo con l’interlocutore. Le donne, invece, danno libero sfogo alla parlantina quando le conversazioni sono incentrate sui sentimenti e coinvolgono compagni di classe, parenti o bambini: in questo caso, la loro loquacità torna a predominare su quella degli uomini.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6802

Fonte originale: http://www.lastampa.it

La ricerca, pubblicata dalla Personality and social psychology review, ha messo in luce anche l’influenza delle trasformazioni sociali sulle abitudini di conversazione: le donne, in lotta per la parità dei sessi sul posto di lavoro, sempre più spesso fanno ricorso a discorsi assertivi - finalizzati a dominare e raggiungere obiettivi -, mentre gli uomini hanno imparato il codice linguistico affiliativo, quello utilizzato per esprimere i sentimenti e mettersi in relazione emotiva con gli altri.

Ho aggiunto questo pezzo.

Credo che sia vero che le donne attraverso il linguaggio cerchino di affermare il loro potere sul sesso maschile,almeno in ambito lavorativo, ma non ho rilevato negli uomini con cui vengo a contatto una ricerca di maggiore intimità emotiva nel linguaggio , ma parlo di esperienza personale.E sempre per esperienza soggettiva aggiungo che è molto raro trovare degli uomini capaci di osare, di mettersi a nudo , senza nascondersi,quando dialogano con altri, con qualche rara eccezione.E l'autenticità del linguaggio di relazione non dipende secondo me da fattori sessuali, ma dalla personalità del soggetto.E credo anche che sia una dote molto RARA! ,meno rara nella vita quotidiana e rarissima nella comunicazione on line che facilita la possibilità di mascherarsi o di manifestare qui aspetti della propria personalità che restano nascosti( consapevolmente o no) nelle relazioni sociali quotidiane.

Resta vero che gli uomini preferiscono, in genere , mantenersi su dialoghi superficiali e poco coinvolgenti a livello emotivo.Sempre con qualche rara eccezione.

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"Il buono è anche bello"

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Personal Relationships” e firmato da Gary W. Lewandowski, Jr, docente di psicologia della Monmouth University, esamina il modo in cui la percezione del grado di attrattiva di una persona venga influenzato dalla personalità del soggetto. Dall’analisi dei dati raccolti, risulta che i tratti di personalità positivi, come l’onestà e la disponibilità, migliorano anche l'aspetto fisico percepito.

Per contro, chi mostra tratti con valenza negativa, come maleducazione e disonestà, è anche fisicamente meno attraente agli occhi degli osservatori. I volontari coinvolti nello studio hanno visualizzato fotografie di individui di entrambi i sessi e li hanno classificati in base al grado di attrattiva fisica, sia prima che dopo essere stati informati delle loro caratteristiche personologiche. I partecipanti hanno fornito un punteggio di desiderabilità degli stessi soggetti nel ruolo di amici e come partner per un appuntamento.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6811

Fonte originale: http://lescienze.espresso.repubblica.it

ANCHE QUESTO ARTICOLO LO TROVO INTERESSANTE E MOLTO VERITIERO.

Io ho una bellissima collega (che andava per la maggiore da giovane ) e con cui non avevo mai parlato : ora che la conosco non la trovo più molto bella, ma solo perchè risulta freddissima nella comunicazione : i tratti del volto sembrano non avere mimica facciale, non traspaiono le sue emozioni quando parla e senti un muro di freddezza tra te e lei. Sicuramente è un atteggiamento di difesa personale , ma che ne condiziona l'apprezzamento delle doti fisiche.

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Costy,

beh... meno male che è così, altrimenti i "brutti" non avrebbero nessuna chance.

E i brutti antipatici e senza altre doti nè culturali, nè di status, nè morali?

Ah... ci rimangono sempre le/i masochisti...

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  • 2 weeks later...

"Come il cervello partorisce la bizzaria dei sogni"

I sogni consolidano il ricordo di ciò che è avvenuto durante la veglia e danno al cervello una seconda possibilità di distillare informazioni. I sogni dunque servono a rivedere le esperienze recenti, fissano i ricordi nella memoria e contribuiscono allo sviluppo del cervello. Secondo Robert Stickgold, neuroscienziato all’Harvard Medical School di Boston, «il sogno non si limita a rafforzare la memorizzazione, serve anche a ricavare significati». Matthew Walzer, neuroscienziato alla Harvard Medical School, sostiene poi che i diversi stadi del sogno servano a consolidare tre differenti tipi di memorie: le memorie spaziali, quelle dichiarative e i ricordi.

Le prime due si consolidano durante il sonno a onde lente, mentre i ricordi con una forte componente emotiva si elaborano e fissano durante il sonno Rem, quello in cui si sogna di più. Durante questa fase, il cervello emotivo e quello che elabora le immagini sono attivi, mentre la corteccia prefrontale, parte razionale del cervello è muta. «Questo spiega la bizzarria del mondo dei sogni -dice Stickgold- e anche la creatività del sogno, cioè la capacità di assemblare ricordi in modo diverso dal solito».

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6859

Fonte originale: http://www.lastampa.it

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"Il sistema immunitario scolpisce il cervello"

Il sistema immunitario contribuisce attivamente allo sviluppo del cervello, in particolare attraverso un'opera di "scultura" di quell'eccesso di connessioni sinaptiche che caratterizza le fasi iniziali dello sviluppo cerebrale. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine diretto da Beth Stevens e Ben Barres, che ne riferiscono in un articolo sull'ultimo numero della rivista Cell.

I ricercatori hanno in particolare scoperto che una parte del sistema immunitario, la cosiddetta cascata del complemento, "etichetta", grazie a una proteina chiamata C1q, le sinapsi indesiderate e destinate a essere eliminate. I ricercatori hanno trovato prove anche del fatto che questo processo può venire riattivato nel corso di patologie neuro-degenerative. Nei topi affetti da glaucoma, per esempio, la cascata del complemento entra in gioco nelle sinapsi delle cellule adulte della retina fin dall'inizio della malattia, determinando una forte perdita di sinapsi.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

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Fonte originale: http://lescienze.espresso.repubblica.it

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"Svelato il segreto del bilinguismo, fotografato "l'interruttore" che lo attiva"

Facile come bere un bicchiere d'acqua. Per chi cresce imparando due lingue, passare da una all'altra senza errori è perfettamente naturale e lo si impara fin da piccoli. Ma cosa permette alle persone bilingue di gestire senza difficoltà due idiomi diversi? Il merito è di un meccanismo nel cervello che, come un interruttore, si accende mentre si passa dalla lingua madre alla seconda lingua e viceversa, e fa sì che si selezioni correttamente quella prescelta attraverso un sistema di controllo interno.

Per la prima volta questo meccanismo è stato "fotografato" e la scoperta si deve a un gruppo di ricercatori dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Neurologia dell'Università di California e dei Geneva University Hospitals. Se da tempo si ipotizzava che esistesse un meccanismo di controllo nel cervello per bloccare una lingua e dare il via libera all'altra, impedendo interferenze, ora gli scienziati hanno identificato le aree coinvolte.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

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Fonte originale: http://www.repubblica.it

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"La cosa mi puzza, non ci credo"

“La cosa mi puzza, non ci credo”. Questa comunissima frase è in un certo senso direttamente implementata nel nostro cervello, o quanto meno riflette una realtà neurologica. Uno studio condotto da ricercatori dell'Università della California a Los Angeles e pubblicato on line sugli Annals of Neurology ha infatti dimostrato che quando crediamo, non crediamo o siamo incerti su un'affermazione, nel nostro cervello si attivano regioni distinte. E non solo: le regioni interessate dalla credenza/non-credenza sono in stretta relazione con quelle che valutano la piacevolezza o il fastidio provocato da odori e sapori.

Nella ricerca, diretta da Sam Harris, un gruppo di volontari è stato sottoposto a risonanza magnetica funzionale mentre essi dovevano valutare come vere, false o dubbie una serie di brevi frasi di varia natura, riguardanti i più diversi argomenti, dalla matematica, alla geografia, da esperienze della propria vita a questioni fattuali o religiose. Gli esperimenti hanno mostrato che uno stato di credenza o non-credenza determina un forte segnale a livello di corteccia prefrontale ventro-mediale, che è coinvolta nel collegare conoscenza fattuale ed emozioni. “Il coinvolgimento della corteccia prefrontale ventro-mediale nei processi di credenza suggerisce un legame anatomico fra gli aspetti puramente cognitivi della credenza e le emozioni umane e la ricompensa”, osservano gli autori.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6831

Fonte originale: http://lescienze.espresso.repubblica.it

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"L'anoressia forse ha anche cause genetiche"

Si fa presto ad accusare il desiderio di somigliare ai modelli di bellezza femminile dominanti nei mass media per l’anoressia che colpisce le donne con una frequenza dieci volte superiore a quella degli uomini. Le cause di questa notevole differenza in realtà non sono ancora comprese, e troppo spesso ne vengono sottovalutate le origini genetiche, come ricorda un nuovo studio pubblicato sul numero di dicembre degli Archives of General Psychiatry, nel quale Marco Procopio, psichiatra dell’Università del Sussex, e Paul Marriott, esperto di statistica presso l’Università di Waterloo, nell’Ontario, prendono in esame un ampio campione di gemelli nati in Svezia negli anni tra il 1935 e il 1958.

La scoperta più significativa riguarda 4.478 gemelli di sesso opposto, tra i quali i soggetti maschili hanno presentato una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo, rispetto a quanti avevano un fratello gemello. I due ricercatori ipotizzano che la spiegazione del fenomeno sia nella produzione di sostanze, probabilmente di tipo ormonale, come gli estrogeni, che ha luogo durante la gravidanza in presenza di un feto femminile, e che incrementa il rischio di sviluppare l’anoressia in età adulta anche per gli uomini che abbiano una sorella gemella.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

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Fonte originale: http://blog.panorama.it

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"L'aritmetica delle scimmie sanno contare come noi"

Ecco un nuovo elemento da aggiungere alla lista delle cose che ci legano al mondo animale, in particolare a quello delle scimmie. Anche loro infatti saprebbero contare, o comunque distinguere tra diverse quantità numeriche. Lo dimostra un esperimento condotto dai ricercatori della Duke University di Durham (North Carolina), secondo il quale i nostri parenti animali più prossimi avrebbero una sorprendente agilità mentale nel riconoscere numeri e fare piccole somme.

Lo studio è stato condotto in curioso parallelo tra primati e studenti volontari e i risultati ottenuti sono stati sorprendenti. Nell'esperimento alle scimmie è stato chiesto di fare rapide addizioni mentali: il 76 per cento degli animali ha risposto positivamente, contro il 94 per cento degli studenti, cui era stato chiesto di fare la stessa cosa. Una differenza di percentuale irrisoria, che secondo gli scienziati americani suggerisce una comune propensione al calcolo.

(Per esprimere opinioni sull'articolo, prima, scrivere il titolo dell'argomento a cui si fà riferimento)

Tratto dalla sezione: Le News di Psiconline®

Link articolo: http://www.psiconline.it/article.php?sid=6864

Fonte originale: http://www.repubblica.it

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ANCHE QUESTO ARTICOLO LO TROVO INTERESSANTE E MOLTO VERITIERO.

Io ho una bellissima collega (che andava per la maggiore da giovane ) e con cui non avevo mai parlato : ora che la conosco non la trovo più molto bella, ma solo perchè risulta freddissima nella comunicazione : i tratti del volto sembrano non avere mimica facciale, non traspaiono le sue emozioni quando parla e senti un muro di freddezza tra te e lei. Sicuramente è un atteggiamento di difesa personale , ma che ne condiziona l'apprezzamento delle doti fisiche.

Dagli studi di Ken Dychtwald derivati da W. Reich, si evince in modo chiaro la alterazione e cristallizzazione di caratteristiche fisiche in seguito a eventi psicologici, o in seguito a "periodi" particolari. Lui tratta la faccenda più sul versante dell'interezza del corpo, che su quella dei lineamenti del viso, ma il principio è quello. La cosa è nota da molti anni, oltre che nel senso comune, o in "psicologia ingenua", come quando si dice che alla fine "quei due si assomigliano"... o che "la vita dura ti indurisce il lineamenti" e luoghi comuni del genere. Una certa fondatezza scientifica c'è.

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