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celina1962

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  1. Ciao froggy. Ho fatto solo una considerazione mettendo in evidenza come ciascun terapeuta modula il rapporto analitico in base al tipo di paziente con cui lavora ma, secondo me, sopratutto secondo la sua personalità. Ho detto che quando raccontate dei vostri psi sembra che l'approccio sia amichevole, scusate, mi sono espressa male... anche juditta si è risentita. Capisco che l'amicizia non c'entra. Comunque, il mio psi è molto diverso, più serioso ed ermetico, per cui il vostro modo disinvolto di relazionarvi con gli psi mi stupisce. Non vi nascondo che mi piacerebbe avere con lui la vostra stessa apertura , sentirmi più libera e meno compressa, e avere finalmente qualche segnale di controtransfert da quel maledetto uomo -ghiaccio che non lascia mai trasparire un'emozione o un sentimento . Non posso essere della tua stessa opinione froggi, perchè per esperienza personale ti assicuro che purtroppo il transfert si scatena anche se lo psi è chiuso e pungente come un riccio..
  2. Messa in questi termini la tua più che una domanda sembra una provocazione! Come effetto placebo sarebbe più piacevole e meno impegnaivo economicamente farsi un bel giro di shopping, un cinema, o un aperitivo con un amico...... Io ci credo.
  3. Ma che senso ha polemizzare!!! Non ho fatto citazioni proprio perchè non me ne frega nulla di fare sterili teorizzazioni. La mia soggettiva convinzione è che "Transfert è necessario, anche se crudele, perchè cura" (Citazione Celina 1962). Ma : no problem... lo sviluppo della teoria della traslazione junghiana è spiegata in: Psicologia della traslazione(1946) e nel Mysterium coniunctionis(1955-1956). Sono informata perchè di questo e di altri argomenti ne discuto spesso col mio psicoterapeuta junghiano, che mi consiglia spesso alcuni testi da leggere. Sottolineo le parti che mi colpiscono e quelle che non mi sono chiare e ne parlo con lui in seduta.E' un ottimo spunto per arrivare a toccare temi ,come per esempio elaborare il mio transfert per lui, che altrimenti non saprei come introdurre. La sua infinita cultura, non solo di psicologia mi spiazza e non finisce mai di stupirmi.
  4. Scusa ma in che cosa sono stata poco garbata? Non è consentito dissentire dall'opinione di un membro junior , se ci si documenta con attenzione? Stiamo parlando del pensiero junghiano no di opinioni personali.
  5. Ciao judy.Io non riesco a contenere le mie emozioni e i miei stati d'animo, ho bisogno di parlare, raccontare...anche qui nel topic...è anche questa una forma di fragilità e nevrosi che ognuna di noi esprime a modo suo. Per me la terapia e il transfert nei primi 2 anni sono stati un'esperiena forte e travolgente. Sono entrata nel topic quando già la fase cruciale era superata, ma con che sofferenza! Con le mie paranoie, volevo solo trasmettervi questa mia esperienza, anche perchè intuisco che c'è chi si trova ancora in questa fase di estrema difficoltà e volevo aiutarla a non scoraggiarsi. Per quanto riguarda i tuoi blocchi, credo che devi cercare con l'aiuto dello psi di chiederti il perchè a volte sei così restia ad aprirti e a capire il perchè ti chiudi solo proprio su certi fatti. Secondo me la causa potrebbe essere il forte transfet verso il tuo analista che ancora non è stato spiegato e che ti conduce a resistere e chiuderti. Anche io ho passato questa esperienza... ma ma se lui capiva che l'argomento per me era off, tanto faceva , non so come in quanto statua di ghiaccio, che alla fine vomitavo tutto e di più. Dopo, stranamente mi sentivo bene, leggera e per giunta avevo qualcuno con cui condividere un mio segreto che mi pesava sul cuore da sempre. Pensaci. Ora come ora, tutte le mie cose più intime e incoffessabili sono sepolte nel sarcofago del suo segreto professionale. Se nella tua efficace sintesi ,mi hai definita una "ventata di saggezza", a parte per l'età, credo sia per la terapia che in tre anni mi ha fatto acquisire tante consapevolezze ed una maturità(si fa per dire!)che non immaginavo potessi mai esprimere. Fino a qualche anno fa ero insicura e stavo tanto male .Questa la devo ripetere di là... nell'altro topic. Baci .
  6. Documentati bene. Ma se non hai la voglia di farlo non ha imporanza....Devi stare bene tu ... con il tuo analista e trovare in lui il supporto di cui tu e tutte noi abbiamo bisogno.
  7. Non ritengo assolutamente che il tipo di approccio del mio analista sia più serio o valido, ad esempio, del tuo; anzi posso solo rimanere positivamente colpita e un pizzico invidiosa del tipo di relazione terapeutica che vivi con il tuo psi. Consentimi di raccontare il mio percorso come voi raccontate il vostro. Come dice bene Digi, ognuna di noi, se anche se per assurdo avesse gli stessi problemi o lo stesso psi , si adatta al metodo che adotta solo per lei il terapeuta che oltretutto si sceglie liberamente. E' evidente che quello che poi conta è l'efficacia della terapia e i risulati in termini di cambiamento e di cura che si ottengono.
  8. Ciao ilaria, in effetti Jung ad un certo punto del suo lavoro, affermò che, a suo giudizio la traslazione non costituisce una "conditio sine qua non " dell'analisi, anzi a pz costernati e sfiduciati per il fatto di non avere alcuna traslazione Jung assicurò che l'analisi poteva proseguire lo stesso, non vertendo solo su di essa. Ma fu solo una parentesi del suo pensiero. Più in là egli ritornò del suo parere iniziale e cioè che la traslazione fosse" l'alfa e l'omega" del trattamento analitico. A proposito del transfert erotizzato Jung sostiene che il carattere illusorio di tale attrazione- amore può nascere da difficoltà a stabilire un contatto e un'armonia emotiva con l'analista; in tal caso il pz quando non scorge nessuna possibilità di costruire un rapporto soddisfacente tenta di colmare la distanza con un sentimento appassionato o una fantasia erotica . Più intenso è il transfert, più, in seguito alla sua soluzione si libera una quantità di energia corrispondente, che tornerà al pz come un bene prezioso di cui aveva perso il possesso. La concezione di transfert per Jung perde la dimensione sessuale e parentale e sfuma in un alone di incertezza che lui stesso ammette con onestà...difatti, il suo concetto di rapporto analitico ha un qualcosa di mistico e si realizza nella visione di un individuo che nella fase finale della terapia, raggiunge la strada della libertà individuale con l'emergere dell'inconscio alla coscienza e l'acquisizione di valori morali, sociali ed etici che lo fanno emergere dalla desolazione spirituale.
  9. Ragazze voi non capite le opportunità che vi offrono i vostri psi, sollecitandovi a parlare con domande precise. I primi due anni circa di analisi io mi sono dovuta scontrare con un essere asettico e impenetrabile, che non rispondeva mai alle mie domande se non con un'altra domanda e che non si sbilanciava mai a formulare opinioni o tantomeno consigli, anche se io glieli chiedevo disperatamente. Non so come ho resistito, è stata dura.... Nonostante questo ,però riusciva sempre, non so come, a farmi aprire e a portarmi dove voleva. Con le sue intuizioni sempre azzeccatissime e per me sconvolgenti perchè colpivano nel segno, ho acquisito tante consapevolezze importanti ... ho capito che anche in silenzio lui mi era vicino, mi capiva e lavorava per aiutarmi. Altro che dolcezza, risate, bacetti.... Mi dovevo accollare i suoi silenzi interrotti da due sillabe sibilline e spesso irritanti. Oggi per grazia di Dio è cambiato e quando mi lamento delle angherie che mi ha fatto, mi risponde sorridendo con la sua calma terapeutica: Celina era necessario, dovevo inquadrarla. Di fatto i risultati ci sono stati e come dice lui la fiducia e l'affettività, nella coppia analitica si raggiungono a poco a poco. Quando parlate delle vostre relazioni terapeutiche con gli psi a volte mi semba che parlate di rapporti amichevoli . Spesso rimango stupita. Non so... il rapporto col mio è diverso..molto intimo e affettivo , ma nello stesso tempo molto formale e rigido. A proposito di portare il contenuto delle sedute nel topic io penso che noi non dobbiamo chiedere autorizzazioni o consensi agli psi. Se sentiamo il bisogno di un confronto, perchè no? Diverso parlarne con chi ci sta vicino e magari portiamo in analisi, perchè fanno parte della nostra vita e spesso ce la rendono invivibile.
  10. Bissa sono felice doppiamente per te, primo per il chiarimento e poi sopratutto per il bimbo che attendi. Stupendo. Per vedere brillare le stelle, prima si deve fare molto scuro Bacioni
  11. Ciao froggy, ma come, se mi avete fatto ammettere tutto....Sappi che tra le due alternative io mi sento molto più vicina a voi rimbambite..... Juditta mi ha definita saggia, nel suo riassuntino, in effetti mi freno un pò perchè il ciclo più nevrotico del transfert lo ho superato...ora sono più quieta, ma ancora gli occhioni blu del mio analista mi fanno sognare.
  12. + Cara digi e cara ilaria, non è per nulla necessario innamorarsi del terapeuta...il transfert può avere tante sfumature, si può anche odiare ; ma se si parla di psicoanalisi non c'è cura se nella figura dell'analista non si proiettano i propri conflitti inconsci, generalmente ripetizioni del passato.Quesi sentimenti trasferali, di qualunque tipo(tranne indifferenza) reclamano una soddisfazione, un ricambio che però nella situazione analitica lo psi dovrà tenere sotto controllo e spesso decisamente frustrare . Questo trasferire, sempre presente in ogni relazione, del pz nei confronti con l'analista rivela atteggiamenti affettuosi o ostili del pz, la cui elaborazione è proprio il bandolo della matassa che conduce a progressi decisivi nella terapia. . Vivere il transfert in maniera distaccata e meno nevrotica, è la tappa finale del percorso , perchè vuol dire che l'analista ci ha guidato a prendere contatto con in nostro materiale inconscio e ad integrarlo fino alla maturazione psicologica e all'indipendenza. Ilaria, il concetto di transfert per Yung è proprio quello che ho appena citato.Per lui l'analista non è un testimone distaccato, bensì compartecipe, con il suo stesso inconscio, del processo di analisi. Il concetto si espande, non resta legato ad un mero ripercorrere il passato, ma il paziente è più attivo nell'analizzarsi e nel prendere contatto con il proprio inconscio che non è tanto il rimosso, quanto una dimensione molto più vasta che coincide con l'individuazione e la autorealizzazione ."DIVENTA CHI TU SEI"
  13. Condivido in pieno la tua opinione. Fregarsene vuol dire rifiutarsi di portare fuori il rimosso. Ognuno, poi, è libero di ostinarsi a rimanere del suo parere non è necessario litigare . Non è vero comunque che si ottengono maggiori risultati terapeutici in assenza di transfert , fregandosene dello psi e considerandolo riduttivamente uno strumento audio per ascoltare le nostre paranoie. In ogni caso tra l'innamorarsi perdutamente dello psi e avere un bel rapporto di stima e affettivo,condizioni indispensabili per potersi aprire e affidare, c'è un bel margine di differenza. Cerchiamo un equilibrio!
  14. Ciao bissa. Se devo essere sincera, a volte trovo poca apertura su questo forum e sul topic. Io non so chi sei dove vivi, non lo saprò mai.. E allora perchè non aprirsi di più, raccontare con semplicità i propri proplemi...che ci perdi? Forse temi il giudizio di qualcuno o perdi la tua immagine? Oppure samo legate al segreto professionale come i nostri psi? Se raccontiamo una storia facciamo in modo che sia comprensibile, altrimenti facciamomone a meno. Stare qui è bello perchè puoi essere te stessa, quasi come con il tuo psi, e potere raccontare le tue problematiche più intime. Tu mi piaci perchè sei sincera e non hai paura di manifestare le tue cose personali... Anche a me piace esserlo ma a volte mi sento fuori luogo perchè non lo fa quasi nessuna. Io credo che dipende anche dal fatto che alcune ragazze si conoscono realmente, vivono nella stessa città e allora si chiudono un pò. Sono consapevole, dicendo questo di scatenare risse... ci siamo abituate!!!! Ma mi va bene..Alla fine chi riesce ad aprirsi ha più coraggio e determinazione. Rispondo alla tua bella domanda. I motivi per cui ho sentito l'urgenza di rivolgermi ad uno psicoterapeuta sono stati diversi. Come dici tu, la goccia scatenante è stata una profonda depressione e dipendenza da psicofarmaci che mi avevano ridotta una pezza. Le cause di questo mio malessere, gravi e dolorose: un crollo economico familiare improvviso, una situazione in casa complicata:una mamma divorante, un marito assente( come per te),un bel lavoro prestigioso di ricercatore universitario a cui tenevo tanto, abbandonato per recuperare la famiglia, figli ormai grandi , affettuosi ma... autonomi per tutto tranne che per chiedere sempre, e poi lontani. Su altri particolari molto intimi preferisco lasciar correre. Mi sono sempre chiesta perchè c'è chi ha problemi più gravi dei miei(per es. di salute) che non crolla e riesce a superare tutto senza bisogno di un supporto psicologico? Siamo noi più fragili? Anche per me nel corso del percorso terapeutico sono venute fuori tante altre mie problematiche e traumi rimossi ma almeno in questo è andata bene... ho acchiappato la persona giusta che per quanto glaciale e ortodoso allo spasimo.. mi ha risollevata...Mi sono rimboccata le maniche e ora ho un lavoro molto stressante ma che mi gratifica e con mio marito ho recuperato un bel rapporto di stima e affetto. Per il mio psi ho un transfert positivo, di grande rispetto, stima e un'attrazione e dipendenza che col procedere del trattamento mi auguro troveranno il loro canale di sbocco e di annullamento. Tu, cara , rivedi bene il tuo rapporto con lo psi e ricorda che quello è solo un sogno ipotetico. Bacioni
  15. Se il tuo psi non ti trasmette fiducia , non ti affidi e te ne freghi, se non riesci a credere che anche mantenendo il tuo "stile" potresti ottenere molto di più di qualche idea in più , la vedo un pò fiacca come relazione terapeutica.... Se sei tu la prima a non crederci che efficacia può avere per te l'analiisi? Lo spazio è sempre aperto quando vuoi. Non mi sono spiegata. Anche io adoro W. Allen e il sottile intelliggente umorismo dei suoi primi film Ma purtroppo è diventato un luogo comune, da cui mi dissocio,ma su cui molti profani polemizzano, accoppiare le analisi interminanili ed inefficaci a quello che è il suo modo di vivere e rappresentare il rapporto terapeutico nei suoi film.
  16. Ciao arleiy la tua testimonianza è la prova che la terapia aiuta a cambiare e a migliorare tante situazioni. Se ti va ti apetto sull'altro topic .
  17. Anche la mia voleva essere una battuta ironica . Nei film di Woody Allen la psicoanalisi è sempre esageratamente, come dici tu caricaturizzata, e questo provoca, in chi non sa bene di cosa si tratta, battute e opinioni banali , scettiche e riduttive sul tema . Però 15 anni....mi vengono i brividi! Che problemi gravi devi avere, o in che psi incapace sei incappato, o ti affezioni tanto allo psi e al supporto che ricevi da non poterne più fare ameno...ma di tempo e di soldini devi averne tanti come Woody . Lui però con l'analisi cambia in peggio: i suoi ultimi film sono stati un flop .
  18. Cara judy, anche per me è lo stesso. A volte dopo la seduta mi sento carica, tranquilla, con tanta voglia di seguire i consigli del mio psi e se ripenso alle cose di cui si è parlato mi sento bene....magari perchè mi ha detto qualcosa di gratificante o gentile. Altre, mi sento insoddisfatta, mi sembra di aver perso tempo, perchè si è parlato di argomenti soft o che riguardavano persone a me vicine e non siamo scesi molto in fondo. Ci sono poi le volte in cui mi sento sconvolta, perchè mi rivolta come una calzetta, sa premere i pulsanti giusti per attivare l'audio e farmi dire robe che non avrei mai pensato di poter confessare a nessuno. In questi casi mi sento da una parte più leggera perchè ho condiviso un ricordo doloroso che rimuovevo da anni, dall'altra detesto questo potere che ha su di me , mi sento fragile e dipendente .....
  19. Cara ilaria, io concordo con te solo in parte. Sicuramente nel corso di una terapia, ci sono tempi morti in cui non notiamo grandi progressi, ma questo avviene fino a quando non percepiamo con forza dentro noi stessi l'esigenza di crescere, maturare, cambiare e ci affidiamo completamente. A mio avviso l'efficacia, il vero fattore curativo dell'analisi consiste nella relazione che si riesce ad instaurare con lo psi. Quando nella stanza d'analisi c'è un clima di fiducia, partecipazione, affettività, empatia da entrambi i componenti della coppia analitica, i risultati benefici della cura prima o poi arrivano. Il pz avverte benessere perchè condivide e si alleggerisce di tutti quei fardelli inconsci che gli appesantivano l'esistenza ed erano la causa remota dei suoi sintomi. Credo che Lourdes sia una tappa obbligata per chi ritiene , pur accusando notevoli disagi psichici, che rivolgersi ad un terapeuta sia "ROBA DA MATTI"
  20. Ciao lapina, su questo topic sei fuori tema, anche perchè non sai bene in che cosa consiste la psicoterapia. Se fosse solo uno strumento per vederci più chiaro, ( a parte che basterebbero dei buoni occhiali!!!), sarebbe molto riduttivo in quanto una certa introspezione si potrebbe fare anche senza l'aiuto di un terapeuta . Invece la terapia analitica si rivolge all'essere umano nella sua totalità, agisce sul profondo, rompe l'equilibrio precario raggiunto in tutta una vita, per ricostruirne uno nuovo. Contrariamente a quello che erroneamente ritieni tu, ti penetra nel profondo e ti cambia. Quello analitico è un rapporto profondo e coinvolgente che scatena sentimenti potenti che provengono dall'inconscio e affondano le radici nei traumi infantili. Il percorso lungo e faticoso si avvia al termine quando da una situazione di malessere e disagio psicologico del paziente sofferente e fragile, avviene il cambiamento e comincia prendere forma una personalità forte e pronta ad affrontare autonomamente senza più supporto analitico il peso e l'impatto con la vita e con le sofferenze e frustrazioni che inevitabilmente comporta. Anche se, beata te, non hai bisogno di rivolgerti ad uno psi, evidentemente la materia ti affascina per cui sei entrata nel topic.... ma prima di sparare sentenze, per favore documentati. Miuccio, no non te ne andare, per piacere, altrimenti con chi ci azzuffiamo visto che anche lapina se ne va? In fondo il contraddittorio è stimolante .
  21. Ciao turbo. Tu mi turbi... Ma sei stato proprio sfigato o sei tu un soggetto incurabile..... Comunque non puoi affermare che 16 anni di terapia non ti abbiano scalfito più di tanto. Ma se avessi una maggiore disponibilità economica continueresti o proprio sei demotivato in assoluto?
  22. Ciao bissa. Ribadisco di chiarire, ma di non mollare. Rinunciare a tutto quello che si è costruito, trasferito mi sembra come un gettare l'acqua col bambino. Pensaci bene. Baci La mia esperienza è che gli psi , anche se hanno intuito benissimo l'inghippo, non te lo dipananano liberamente, subito.. Siamo noi che dobiamo capire, raggiungere da sole la consapevolezza, altrimenti non funziona. Per me è stato così. Un fatto ormai elaborato, ruminato, discusso fino alla nausea, su cui lui continuava a remare contro la mia decisione, poi si è rivelato che aveva ragione in pieno....io non lo avevo ancora sufficentemente elaborato, ci sono ricaduta e mi sono dovuta fare un "secondo giro," come dice lui , per uscire definitavamente da quel casino. Io questa questione non gliela perdonerò mai e glielo rimprovero sempre e lo aggredisco dicendogli che se mi dava un imput, un consiglio, mi sarei potuta evitare ancora tanta sofferenza. Ma lui sostiene che ero io che dovevo raggiungere la consapevolezza piena da sola. Anche io non posso entrare nei particolari ma spero che mi sono spiegata. Digi ti vb.
  23. il lato negativo è che i problemi che mi impediscono di vivere come vorrei. le paure che mi paralizzano... Sono sempre lì al loro posto. In questo senso, non è cambiato nulla... E' di questo che gli voglio parlare. Voglio capire quanto tempo ci vorrà... Perchè non vuoi stare al suo gioco ed eviti di litigare? Evidentemene ti provoca non per confonderti ma per farti dire e ammettere cose che lui ha già intuito , ma di cui devi essere tu da sola ad acquisire consapevolezza parlandone con lui e magari ammettendo i tuoi sbagli. Non potrà mai dirti quanto tempo ci vorrà, purtoppo...dipende solo da te e dall'efficacia della relazione. C'è una frase di C. Yung: La verità del mattino costituisce l'errore della sera. La saggezza è noiosa perchè associata a comportamenti severi e rinunciatari....ma per crescere questa è una presa di coscienza fondamentale e questa frase per me è densa di contenuti. Buona giornata.
  24. Bene apemaia sei entrata nello spirito del topic. Questo è un imput prezioso, grazie.
  25. Ciao juditta.io sono entusiasta della terapia ,come sostieni tu, ma nello stesso tempo, come credo hai avuto modo di constatare, sono molto prudente nel dire che è tutto semplice o che il percorso sia una passeggiata . Ho sempre manifestato le mie difficoltà e il malessere incontrato quando ancora il rapporto col mio analista "statua di ghiaccio", era molto difficile e conflittuale e ho anche confessato che ero tentata di mollare, perchè le frustrazioni erano maggiori dei benefici . Tuttora è pesante e stressante . Altro che rose e fiori...fino a stamattina in seduta mi sono sentita aggredita dal mio psi .... da nessuno sopporterei le battute feroci che mi lancia , ma capisco che è per il mio bene, che questi suoi acting vanno anche contro la sua metodologia professionale (fino a qualche tempo non si esponeva mai così); però non è certo piacevole, sentirsi ripetere che sei infantile, bla,bla,bla...Quello che avviene nella stanza d'analisi, lo sappiamo solo noi e il nostro analista....I dubbi. le difficoltà, i conflitti, i desideri, la sofferenza si alimentano e si ripropongono all'infinito in un rapporto terapeutico.Tutto questo, stanca, scoraggia, demotiva.... Certo nessuno che io sappia (forse solo attori o sfaccendati con troppi soldi), intraprenderebbero un percorso analitico senza averne una reale, urgente esigenza...è un mettersi in gioco con tutto se stessi, un rivoltarsi come una calzetta, un demolire tutte le sicurezze precedenti senza sapere se, quando e come potrai sostituirle con altre . Lo spirito di questo topic non voleva essere quello di sparare sentenze ( come sono stata accusata), ma di incoraggiare chi in questo lungo e tormentato percorso, ha inevitabili momenti o periodi di empasse, di stanchezza ...cicli come dice simpaticamente Arley a proposito del transfert; cicli che se si ha la costanza di non arrendersi e perseverare, si superano per procedere a passetti verso nuovi spazi vitali.
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