Froggy, elli e judi,
scusate la risposta cumulativa ma sto cercando di raccogliere le idee. Vi ringrazio, le vostre risposte mi stanno aiutando a focalizzare il problema, quasi quasi la parcella ve la meritereste pure voi ;-)
Il terapeuta ha ottime credenziali, è un pozzo di scienza e adoro il suo eloquio, la sua mano vellutata. Il problema è decisamente mio, in fondo vado da lui perché, tra l'altro, ho difficoltà a relazionarmi con le persone e anche se nessuno me l'ha mai detto un po' paranoica lo sono.
Non lo conosco come uomo al di fuori dello studio (né lo vorrei, anche se mi fa sangue) e cerco di concentrarmi sulla sua figura professionale. Ma davanti a me vedo un uomo tutto d'un pezzo, una presenza che malgrado i suoi tentativi di mettermi a mio agio, che apprezzo, mi trasmette insicurezza, mi fa sentire piccola e idiota oltre che una gran rompipalle. E no, non ci riesco proprio a scindere l'uomo - sia come maschio sia come essere umano - dal terapeuta. E mentre il suo nome continua a lampeggiarmi davanti agli occhi, sul banner, penso a lui come a un essere inarrivabile, superiore, con cui non riuscirò mai ad avere una conversazione serena perché non parliamo la stessa lingua. Non mi sento benvoluta, che posso farci. A volte mi sembra che il suo linguaggio verbale a volte sia tradito dal linguaggio del corpo, che mi tolleri perché è il suo mestiere.
Cercherò di farglielo capire. Ho già accennato a questo fatto (ma al solito, in 40 minuti riesco solo ad accennare, mai a sviscerare), ma lui si barrica dietro al pretesto delle proiezioni: secondo lui sono io che mi faccio le pare, e che posso ribadire se lui mi assicura che sono solo proiezioni mie? Il professionista è lui, lo saprà bene. Ma a me questa spiegazione non basta perché nei fatti continuo a percepire una sorta di irritazione da parte sua nei miei confronti.
Niente, stasera mi butto. Passerò una settimana del cavolo a pensare che, con tutti i problemi che vorrei analizzare con lui, mi trovo impegolata in un ulteriore problema che è proprio lui e di cui non avevo certo bisogno.
Ma da qualcosa si dovrà pur cominciare.