Ma io non ho intenzione di avviare una corrispondenza né di coinvolgerlo in nessun tipo di rapporto personale, e comunque NON sono una sua paziente già da diversi mesi. Mi sarà concesso però avere dei dubbi di carattere umano?
Lo scambio di messaggi, comunque sporadico e stringato (sì, so essere anche sintetica, grazie ) è iniziato nel momento in cui, con gli auguri di Natale, ho avvertito l'esigenza di scusarmi per la brutta interruzione e fornire due-righe-due di spiegazione, per pura civiltà. Nel giro di un mese ci siamo scambiati non più di due brevi risposte, quasi immediate le sue, molto ponderate le mie.
Se invece di interrompere bruscamente la comunicazione (dopo essersi rallegrato per la ripresa del dialogo e averne auspicato la continuazione) mi avesse proposto di continuare a voce nel suo studio, probabilmente avrei colto la palla al balzo. Al contrario, il suo silenzio mi ha comunicato l'impressione di una gentilezza di circostanza che non ha fatto bene al mio amor proprio.
E' strana la parabola seguita dalla mia terapia: progressi costanti e tangibili fino a un certo punto, poi all'improvviso il guaritore si è trasformato in malattia e la mia confusione cresce.
Ad ogni modo gli ho già risposto che, grazie, non mi sento ancora pronta a ricominciare.