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le parole degli psicologi


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non vorrei far incavolare left .......ti risponderei partendo dall' ultima parola che dici...quindi vorresti provare ( a far girare le scatole pure alla macchina ihihihi)

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pure io sono curiosa...ciaoooooo non puoi dirci le cose così e poi andartene...trova il libro, che ho un paio di domandine facili facili!!! ^_^

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Il mio parlava eccome. A volte anche troppo. Nei giorni in cui mi sentivo più lontana mi capitava pure di pensare qualcosa come "che me ne importa dei fatti tuoi". Perché a volte accennava a qualcosa, sempre in riferimento a quello che capitava a me naturalmente, ma qualcosa di suo, per somiglianza o differenza. E prendeva pure appunti. Solo all'inizio stava zitto. Io odiavo il silenzio anche se non riuscivo a interromperlo. Pensavo che sarebbe stato più semplice se mi avesse fatto una domanda. Poi quando me la faceva, mi sembrava impossibile rispondere. Qualunque fosse. Pensavo che la risposta sarebbe stata talmente complicata e lunga e confusa che non avrei mai avuto il tempo. E allora piuttosto che darne un pezzettino preferivo non rispondere. O meglio non è che preferivo ma non riuscivo a rispondere. Non riuscivo a scegliere il pezzettino da cui partire. Uno qualsiasi diceva lui, ma intanto si sgretolavano tutti nella mia mente, diventavano sempre di più e sempre più piccoli, microscopici, inafferrabili.

Però pure il silenzio a oltranza è disumano. A me veniva una rabbia feroce. Nessun pensiero, se non quello di alzarmi e andarmene. Che silenzio per silenzio tanto valeva starmene a casa mia. Insomma non so. Forse quella silenzio/parola non è poi una variabile tanto importante. Non so. Ma possibile che davvero a te non dica mai niente? Non interpreta mai, non chiede, non torna su cose dette in precedenza? Non insiste quando tu cambi argomento? Possibile?

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ragazzi , non è uno scherzo , so che nel campo degli studi sull' intelligenza artificiale è stata costruita una macchina che dava risposte ai vari pazienti secondo un determinato tipo di psicoterapia, se mi ricordo poi vi linko il sito da dove si possono fare delle prove........purtroppo dal pc dove sono connesso io non è possibile accedervi e avrei voluto provarla

purtroppo quello che "cura" non sono le parole, ma la relazione in cui quelle parole vengono fuori.

se la macchina non è in grado di costruirne una, non serve a un cippo, giusto per divertimento :icon_mrgreen:

p.s. anche io sono curioso di provarla :woot_jump:

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Il mio parlava eccome. A volte anche troppo. Nei giorni in cui mi sentivo più lontana mi capitava pure di pensare qualcosa come "che me ne importa dei fatti tuoi". Perché a volte accennava a qualcosa, sempre in riferimento a quello che capitava a me naturalmente, ma qualcosa di suo, per somiglianza o differenza. E prendeva pure appunti. Solo all'inizio stava zitto. Io odiavo il silenzio anche se non riuscivo a interromperlo. Pensavo che sarebbe stato più semplice se mi avesse fatto una domanda. Poi quando me la faceva, mi sembrava impossibile rispondere. Qualunque fosse. Pensavo che la risposta sarebbe stata talmente complicata e lunga e confusa che non avrei mai avuto il tempo. E allora piuttosto che darne un pezzettino preferivo non rispondere. O meglio non è che preferivo ma non riuscivo a rispondere. Non riuscivo a scegliere il pezzettino da cui partire. Uno qualsiasi diceva lui, ma intanto si sgretolavano tutti nella mia mente, diventavano sempre di più e sempre più piccoli, microscopici, inafferrabili.

Però pure il silenzio a oltranza è disumano. A me veniva una rabbia feroce. Nessun pensiero, se non quello di alzarmi e andarmene. Che silenzio per silenzio tanto valeva starmene a casa mia. Insomma non so. Forse quella silenzio/parola non è poi una variabile tanto importante. Non so. Ma possibile che davvero a te non dica mai niente? Non interpreta mai, non chiede, non torna su cose dette in precedenza? Non insiste quando tu cambi argomento? Possibile?

no mai.. non interpreta e non chiede e non torna su cose dette. neanche insiste quando cambio argomento.

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Left però io non credo sia così, te lo dico proprio per esperienza, mi spiego: mi è capitato di sentirmi dire delle cose che in effetti mi hanno "illuminato", nel senso che ci ho visto uan chiave di lettura del tutto diversa dalla mia solita....ma non è servito comunque a niente...finchè non ' scattato qualcosa dentro di me, non è tanto importante "sapere" certe cose ma "sentirle"...è lì che c'è il "cambiamento"!!!

In tant ianni di analisi questa differenza non l'hai riscontrata....? (tra sapere e sentire intendo)

Poi non hai risposto alle altre domande...sul perchè continui ad andare in analisi se senti che non ti serve...

sapere e sentire.. se non sai .. non senti ..

la via al sentire è il sapere.

il problema è che ci devi arrivare da solo.

io in analisi ci vado perchè ho una forma di psicosi che va tenuta sotto controllo .

quando non sapevo di avere una psicosi infatti pensai di non andarci piu'..

poi sono apparsi i sintomi .. e cosi' adesso ho deciso di riprendere.

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ragazzi , non è uno scherzo , so che nel campo degli studi sull' intelligenza artificiale è stata costruita una macchina che dava risposte ai vari pazienti secondo un determinato tipo di psicoterapia, se mi ricordo poi vi linko il sito da dove si possono fare delle prove........purtroppo dal pc dove sono connesso io non è possibile accedervi e avrei voluto provarla

io credo che alla fine per cercare di capirci qualcosa ognuno di noi fa ricerche su internet si iscrive ai forum chiede si informa..

ma io per esempio ho trovato piu' costruttiva mezz' ora da uno psichiatra che non anni e anni da una psicoterapeuta.

forse la macchina in quest' ottica non è poi tanto male.

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sapere e sentire.. se non sai .. non senti ..

la via al sentire è il sapere.

il problema è che ci devi arrivare da solo.

io in analisi ci vado perchè ho una forma di psicosi che va tenuta sotto controllo .

quando non sapevo di avere una psicosi infatti pensai di non andarci piu'..

poi sono apparsi i sintomi .. e cosi' adesso ho deciso di riprendere.

quindi a qualcosa serve...

La via al sentire è sentire...non sapere...sai quante cose sappiamo ma non sentiamo!!!

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quindi a qualcosa serve...

La via al sentire è sentire...non sapere...sai quante cose sappiamo ma non sentiamo!!!

Certo anche a me la terapia teneva a bada i sintomi, però il fatto che si limiti a questo (parlo solo per me, può darsi che per L sia divrso) dopo un po' è deprimente. Perché uno pensa che dovrà continuare tutta la vita, senza comunque risolvere mai niente, senza mai partecipare alla vita come gli altri, ma solo con qualche sintomo drammatico in meno. Non è una grande prospettiva.

Quanto al sapere invece sono d'accordo con te. La consapevolezza non serve, o almeno non basta, è del tutto staccata dal comportamento reale, dalle reazioni reali, dalle possibilità e impossiblità. Almeno a me succede così. Il sapere appartiene a un mondo instabile, sempre discutibile e non verificabile. Con la logica si può arrivare a risultati opposti, entrambi ragionevoli e possibili, tra i quali continuare a oscillare in eterno. Il sentire non so bene cosa sia, ma immagno che abbia una sua verità interna (arbitraria e indiscutibile). COme la letteratura, l'arte, ecc.

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certo non è una bella prospettiva essere malati cronici...e allora uno cosa fa, non si cura sapendo che non esiste la guarigione completa? come se chi ha il diabete non facesse l'iniezione di insulina perchè non è una bella prospettiva limitarsi a tenere a bada i sontomi (per fare un esempio)

left ha capito che l'analisi gli serve a tenere a bada i sintomi (oltre alla terapia farmacologica) e allora la fa.

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quindi a qualcosa serve...

La via al sentire è sentire...non sapere...sai quante cose sappiamo ma non sentiamo!!!

si ma vedi io per anni "sentivo" che cera qualcosa che non andava ,.

poi lo psichiatra con una parola mi ha dato un senso a questo mio sentire.. me lo ha reso concreto.

e una cosa ben diversa.. perchè almeno sai con che cosa fare i conti.

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certo non è una bella prospettiva essere malati cronici...e allora uno cosa fa, non si cura sapendo che non esiste la guarigione completa? come se chi ha il diabete non facesse l'iniezione di insulina perchè non è una bella prospettiva limitarsi a tenere a bada i sontomi (per fare un esempio)

left ha capito che l'analisi gli serve a tenere a bada i sintomi (oltre alla terapia farmacologica) e allora la fa.

Non dico che non sia importante tenere a bada i sintomi. Anzi in alcuni casi può essere indispensabile e allora uno accetta la prospettiva limitata, il meno peggio.

Però l'esempio che fai non è preciso. Perché con l'iniezione di insulina il diabetico vive normalmente anche se la sua malattia è cronica. Invece io no. Non vivevo comunque normalmente quando facevo la terapia. Erano solo attenuati i sintomi più drammatici, quello sì, lo riconosco, me ne accorgo soprattutto da quando ho smesso. Ma il resto (che non so se va considerato un sintomo) era immutato. Questo dico. Non è solo la prospettiva di dover continuare per sempre la terapia (costosa tra l'altro, il che per chi ha difficoltà nel lavoro non è un dato irrilevante), ma anche il fatto che gli effetti sono molto limitati. Per fare un esempio più vicino alla mia situzione, direi che era come se a uno che ha una gamba rotta gli si facesse fare una terapia a vita che non gliela guarisce, non gli permette comunque di usarla, di camminare, di correre, ma solo attenua un po' il dolore. Meglio di niente, si dirà, e può darsi che sia vero. Ma non è facile accettare una prospettiva del genere.

si ma vedi io per anni "sentivo" che cera qualcosa che non andava ,.

poi lo psichiatra con una parola mi ha dato un senso a questo mio sentire.. me lo ha reso concreto.

e una cosa ben diversa.. perchè almeno sai con che cosa fare i conti.

Sì è vero. Però per me è stata una sensazione di breve durata (allo stesso tempo di sgomento e di sollievo). Poi, dopo qualche tempo, ha cominciato a sembrarmi un sapere illusorio.

In ogni caso (al di là degli effetti terapeutici) con uno psichiatra muto mi verrebbero i nervi. E mi sentirei abandonata. Ma se gli fai delle domande non ti risponde?

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non so che dirti frncs... è che tu sei arresa. arresa per principio. se tu avessi fatto anni e anni di terapia spremendoti come un limone, potrei darti ragione, potrei dire: forse ha sbagliato terapeuta...o metodo terapeutico. oppure è proprio vero che la psicoterapia in toto non funziona...

ma non è il tuo caso. non ci ha mai provato e adduci mille motivi validi per non averci mai provato.

tutti, TUTTI quelli che fanno una terapia, soprattutto per problemi personali grossi, subiscono la frustrazione, i momenti (i mesi!!) di sconforto quando sembra non servire a niente, non cambiare niente.

la terapia non è una cosa ne semplice ne breve...allora o ci si prova fino in fondo...oppure ci si può arrendere, si può decidere che è troppo difficile per noi o che noi non siamo adatti... però non smontiamo il valore o l'utilità di un percorso terapeutico quando il problema è fondamentalmente nostro.

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bhè dovrò fare un paio di visite anche io.....per la patente....

sono curioso di "viverle"...

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mica farai terapia mio! credo che quelle visite (che trovo una buffonata) abbiano lo scopo di stabilire che tu non sia un alcolista...tutto qui...

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non so che dirti frncs... è che tu sei arresa. arresa per principio. se tu avessi fatto anni e anni di terapia spremendoti come un limone, potrei darti ragione, potrei dire: forse ha sbagliato terapeuta...o metodo terapeutico. oppure è proprio vero che la psicoterapia in toto non funziona...

ma non è il tuo caso. non ci ha mai provato e adduci mille motivi validi per non averci mai provato.

tutti, TUTTI quelli che fanno una terapia, soprattutto per problemi personali grossi, subiscono la frustrazione, i momenti (i mesi!!) di sconforto quando sembra non servire a niente, non cambiare niente.

la terapia non è una cosa ne semplice ne breve...allora o ci si prova fino in fondo...oppure ci si può arrendere, si può decidere che è troppo difficile per noi o che noi non siamo adatti... però non smontiamo il valore o l'utilità di un percorso terapeutico quando il problema è fondamentalmente nostro.

ma sì lo so che sono io

(ho fatto comunque due anni di terapia, ma è vero che forse mi mancava la fiducia necessaria o qualche altra cosa, non so, forse anche a quello sono inadatta)

in ogni caso non intendevo affatto smontare il valore o utilità delle terapie in generale

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il problema non è che le smonti per chi ti legge...le smonti per te stessa. trovi sempre un motivo valido per il quale non ne vale la pena.

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Non dico che non sia importante tenere a bada i sintomi. Anzi in alcuni casi può essere indispensabile e allora uno accetta la prospettiva limitata, il meno peggio.

Però l'esempio che fai non è preciso. Perché con l'iniezione di insulina il diabetico vive normalmente anche se la sua malattia è cronica. Invece io no. Non vivevo comunque normalmente quando facevo la terapia. Erano solo attenuati i sintomi più drammatici, quello sì, lo riconosco, me ne accorgo soprattutto da quando ho smesso. Ma il resto (che non so se va considerato un sintomo) era immutato. Questo dico. Non è solo la prospettiva di dover continuare per sempre la terapia (costosa tra l'altro, il che per chi ha difficoltà nel lavoro non è un dato irrilevante), ma anche il fatto che gli effetti sono molto limitati. Per fare un esempio più vicino alla mia situzione, direi che era come se a uno che ha una gamba rotta gli si facesse fare una terapia a vita che non gliela guarisce, non gli permette comunque di usarla, di camminare, di correre, ma solo attenua un po' il dolore. Meglio di niente, si dirà, e può darsi che sia vero. Ma non è facile accettare una prospettiva del genere.

Sì è vero. Però per me è stata una sensazione di breve durata (allo stesso tempo di sgomento e di sollievo). Poi, dopo qualche tempo, ha cominciato a sembrarmi un sapere illusorio.

In ogni caso (al di là degli effetti terapeutici) con uno psichiatra muto mi verrebbero i nervi. E mi sentirei abandonata. Ma se gli fai delle domande non ti risponde?

il problema è che bisogna evitare peggioramenti .

per quanto riguarda il problema dei soldi.. bisogna rivolgersi alle strutture pubbliche.

no.. io con lo psichiatra ho incontri sporadici e lui parla..

e lo psicoterapeuta che parla poco.

che non incalza...

e che fa cadere le parole per terra.

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il problema non è che le smonti per chi ti legge...le smonti per te stessa. trovi sempre un motivo valido per il quale non ne vale la pena.

Ah va ben

temevo che mi accusassi di dire cose potenzialmente dannose per gli altri.

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il problema è che bisogna evitare peggioramenti .

per quanto riguarda il problema dei soldi.. bisogna rivolgersi alle strutture pubbliche.

no.. io con lo psichiatra ho incontri sporadici e lui parla..

e lo psicoterapeuta che parla poco.

che non incalza...

e che fa cadere le parole per terra.

intendevo lo psicoterapeuta (che a volte è anche psichiatra)

lo psichiatra non psicoterapeuta certo parla ma appunto lo si vede di rado

per il resto non so che dirti

te l'ho detto a me il suo silenzio dava ai nervi

ma è anche vero che poi se incalzano è difficile parlare liberamente

perché non si riesce a fare a meno di pensare: se nomino questo poi lui mi chiederà quest'altro, e dovrò spiegare, e dovrò parlare di una cosa di cui non voglio parlare ecc. E si finisce per evitare proprio certe parole, certi discorsi. Insomma non è facile capire cosa è giusto, tovare un modo per non apparire lontani e indifferenti, ma nemmeno inquisitori. Non so. Prova a fargli tu delle domande (se ci riesci, per me non so bene perché ma era difficilissimo).

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