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Buongiorno a tutti!

Vorrei un vostro parere che mi aiuti a sciogliere un dilemma: è tutta colpa mia o no??

Lavoro in in comune di medie dimensioni come impiegata.Tre anni fa ,dopo un periodo di soprusi e malignità da parte del mio collega, appena arrivato, ho chiesto il trasferimento in altro ufficio, senza dare spiegazioni a nessuno.

Il dirigente mi presenta ai nuovi colleghi descrivendomi come persona efficente valida......con pagelle sempre al massimo e alla quale hanno dato anche un encomio. Qui comincia il bello: tutti i miei colleghi, eccetto uno, mi sono contro, non mi passano lavoro se non sciocchezze, non mi fanno giungere le comunicazioni, mi tengono fuori da ogni attività che riguarda l'attività amministrativa, non ho strumenti per lavorare ,la mia scrivania è rotta mi manca il poggiapiedi non ho una lampada niente riscaldamento d'inverno e 32 gradi d'estate.........Il mio responsabile non risponde alle mail il mio dirigente mi dice di portare pazienza ci vuole tempo per adattarsi...... Vado in aspettativa un mese perchè non capisco più nulla, torno e vado per 8 mesi da una psicoterapeuta, poi sempre più giù cambio e vado da uno psicoanalista.Poi smetto del tutto.

Non sto meglio in ufficio è sempre peggio, non ho ancora un ruolo preciso il lavoro]che svolgo è sterile inutile umiliante.

Ho rifatto ancora domanda di trasferimento e me ne vergogno. Ancora non ho avuto risposte ma la mia paura è che non mi vorrà nessuno perchè ho come l'impressione di aver commesso un errore e nessuno mi dice quale. Sono nell'impossibilità di correggermi e di stare meglio.

Che ne dite??

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Top Posters In This Topic

non vorrei sembrarti cattivo, ma ho appena finito di rileggere questa

L'INSEGNAMENTO DEL

SAGGIO DALLA VESTE COLOR PRUGNA

Sotto i rami di un albero, lungo la strada, Chao Mu meditava. Venne a lui un giovanotto sconvolto:

"Che orrore! Torno dalla città imperiale, Lo-Yang, e ho visto ovunque solo furti, bambini percossi, miseria, guerra. Nel palazzo, intorno all'Imperatore, la gente si lascia andare ai suoi piu bassi istinti; in città le strade sono piene di immondizie e puzzano. Che si può fare? Che devo fare?"

"Vieni a sederti qui un momento, vicino a me" disse il saggio.

Rimasero li per un pezzo, in silenzio, poi il saggio si alzò e il giovanotto lo segui.

Sempre camminando in silenzio, si lasciarono compenetrare dalla bellezza dei fiori, dalla forza degli alberi e, a mezzogiorno, giunsero in un villaggio in cui la gente si stava riposando e tutto irradiava pace.

Percorrendo il villaggio, il discepolo mormorava:

"Eppure, stamane la gente si combatteva, urlava..."

In lontananza, si scorgeva un campo in cui i soldati si stavano riposando, e il discepolo osservò:

"Poche ore fa si facevano la guerra, e adesso sono li, rilassati..."

All'alba, il saggio e il giovanotto arrivarono a Lo-Yang: le strade erano pulite, la gente andava tranquillamente per i fatti suoi e si respirava una piacevole aria fresca; entrarono anche nel palazzo imperiale e poi si sedettero nel cortile interno: l'Imperatore andò loro incontro sorridente e dichiarò:

"Oggi È un giorno di pace e d'amore."

Sulla via del ritorno, il discepolo era sorpreso:

"Da dove viene questo cambiamento? Ieri i miei occhi incontravano soltanto morte e negatività!"

"Oh, È semplice - disse il saggio. - Ciò che sei si riflette intorno a te; e ovunque tu sia vedi la tua propria realtà."

magari ti aiuta...

ciao Orsobianco...

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non vorrei sembrarti cattivo, ma ho appena finito di rileggere questa

L'INSEGNAMENTO DEL

SAGGIO DALLA VESTE COLOR PRUGNA

Sotto i rami di un albero, lungo la strada, Chao Mu meditava. Venne a lui un giovanotto sconvolto:

"Che orrore! Torno dalla città imperiale, Lo-Yang, e ho visto ovunque solo furti, bambini percossi, miseria, guerra. Nel palazzo, intorno all'Imperatore, la gente si lascia andare ai suoi piu bassi istinti; in città le strade sono piene di immondizie e puzzano. Che si può fare? Che devo fare?"

"Vieni a sederti qui un momento, vicino a me" disse il saggio.

Rimasero li per un pezzo, in silenzio, poi il saggio si alzò e il giovanotto lo segui.

Sempre camminando in silenzio, si lasciarono compenetrare dalla bellezza dei fiori, dalla forza degli alberi e, a mezzogiorno, giunsero in un villaggio in cui la gente si stava riposando e tutto irradiava pace.

Percorrendo il villaggio, il discepolo mormorava:

"Eppure, stamane la gente si combatteva, urlava..."

In lontananza, si scorgeva un campo in cui i soldati si stavano riposando, e il discepolo osservò:

"Poche ore fa si facevano la guerra, e adesso sono li, rilassati..."

All'alba, il saggio e il giovanotto arrivarono a Lo-Yang: le strade erano pulite, la gente andava tranquillamente per i fatti suoi e si respirava una piacevole aria fresca; entrarono anche nel palazzo imperiale e poi si sedettero nel cortile interno: l'Imperatore andò loro incontro sorridente e dichiarò:

"Oggi È un giorno di pace e d'amore."

Sulla via del ritorno, il discepolo era sorpreso:

"Da dove viene questo cambiamento? Ieri i miei occhi incontravano soltanto morte e negatività!"

"Oh, È semplice - disse il saggio. - Ciò che sei si riflette intorno a te; e ovunque tu sia vedi la tua propria realtà."

magari ti aiuta...

ciao Orsobianco...

Hai ragione , la realtà non esiste, è una costruzione! della tua mente dei tuoi giudizi e pregiudizi...... ma anche noi siamo un pò costruzione dell'immagine che di noi stessi ci viene restituita dagli altri. E questo condiziona un pò tutto.

ciao e grazie

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Hai ragione , la realtà non esiste, è una costruzione! della tua mente dei tuoi giudizi e pregiudizi...... ma anche noi siamo un pò costruzione dell'immagine che di noi stessi ci viene restituita dagli altri. E questo condiziona un pò tutto.

direi che é condizione :icon_confused:

io non sono un' esperta di psicologia ma non credo esista la proiezione del demansionamento. :mellow:

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direi che é condizione :icon_confused:

io non sono un' esperta di psicologia ma non credo esista la proiezione del demansionamento. :mellow:

Non lo sono neppure io , certo non si proietta un demansionamento , lo si attua e basta alla luce del sole.

ciao e grazie.

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Non lo sono neppure io , certo non si proietta un demansionamento , lo si attua e basta alla luce del sole.

ciao e grazie.

nel tuo caso lo si subisce. :icon_confused: Perdonami l' ovvietà ma ho avuto un po' il timore ( a sensazione) che potessi colpevolizzarti quando invece...

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Hai ragione , la realtà non esiste, è una costruzione! della tua mente dei tuoi giudizi e pregiudizi...... ma anche noi siamo un pò costruzione dell'immagine che di noi stessi ci viene restituita dagli altri. E questo condiziona un pò tutto.

ciao e grazie

Vedi a volte senti parlare i vecchi e sembrano essere soggetti a pregiudizi...

dicono "chi ha voglia di lavorare , lavora" "se ami, sarai amato" "se vuoi bene , ti vorranno bene"...

bhè saranno pregiudizi ma alla fine , speso ci beccano...

il rapporto che abbiamo con il prossimo e un rapporto a due "energie" la nostra e la loro ed entrambe si condizionano...

se dunque i tuoi colleghi diciamo che ti "patiscono" una ragione c'è, poi può essere comprensibile o meno ma di certo esiste.

io credo tu debba comprenderla e capire se è più valido cambiare per avere un "rapporto" felice con i colleghi o mantenere la posizione attuale..

abbi fede in te stessa

ciao

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nel tuo caso lo si subisce. :icon_confused: Perdonami l' ovvietà ma ho avuto un po' il timore ( a sensazione) che potessi colpevolizzarti quando invece...

Si. ma non so più cosa fare. Ho sempre offerto la mia collaborazione ed esperienza (decennale a mandare avanti un ufficio da sola ) ma sono stata sempre stoppata da colleghe e superiori

veramente intelligenti nel creare situazioni che mi umiliassero. Per esempio a una mia domanda guardarmi sorridendo senza rispondere!!!

Adesso sono stanca ma mi premeva sapere se le mie vicende, per quel poco che ho detto,potessero essere interpretate come causa, e la metto tra parentesi,di queste emozioni negative che mi serrano lo stomaco.

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proviamo a macchinare qualche supposizione... prima che le tue condizioni di lavoro mutassero, avevi già avuto di queste sensazioni?

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proviamo a macchinare qualche supposizione... prima che le tue condizioni di lavoro mutassero, avevi già avuto di queste sensazioni?

scusa il ritardo nel rispondere. sei molto gentile ma non credo di poter andare avanti senza rischiare

di rendere identificabili luogo e persone.

L'attenzione che mi è stata data mi ha in ogni caso fatto bene.

ciao

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Buongiorno a tutti!

Vorrei un vostro parere che mi aiuti a sciogliere un dilemma: è tutta colpa mia o no??

Lavoro in in comune di medie dimensioni come impiegata.Tre anni fa ,dopo un periodo di soprusi e malignità da parte del mio collega, appena arrivato, ho chiesto il trasferimento in altro ufficio, senza dare spiegazioni a nessuno.

Il dirigente mi presenta ai nuovi colleghi descrivendomi come persona efficente valida......con pagelle sempre al massimo e alla quale hanno dato anche un encomio. Qui comincia il bello: tutti i miei colleghi, eccetto uno, mi sono contro, non mi passano lavoro se non sciocchezze, non mi fanno giungere le comunicazioni, mi tengono fuori da ogni attività che riguarda l'attività amministrativa, non ho strumenti per lavorare ,la mia scrivania è rotta mi manca il poggiapiedi non ho una lampada niente riscaldamento d'inverno e 32 gradi d'estate.........Il mio responsabile non risponde alle mail il mio dirigente mi dice di portare pazienza ci vuole tempo per adattarsi...... Vado in aspettativa un mese perchè non capisco più nulla, torno e vado per 8 mesi da una psicoterapeuta, poi sempre più giù cambio e vado da uno psicoanalista.Poi smetto del tutto.

Non sto meglio in ufficio è sempre peggio, non ho ancora un ruolo preciso il lavoro]che svolgo è sterile inutile umiliante.

Ho rifatto ancora domanda di trasferimento e me ne vergogno. Ancora non ho avuto risposte ma la mia paura è che non mi vorrà nessuno perchè ho come l'impressione di aver commesso un errore e nessuno mi dice quale. Sono nell'impossibilità di correggermi e di stare meglio.

Che ne dite??

Da come lo descrivi sembra proprio di si.

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Questo piccolo riassunto degli studi sull'argomento può essere utile per orientarsi quando ci si fa una domanda del genere. Estremamente

importante è la parte che ho sottolineato (anche per spiegarsi perché è difficile vederlo o facile far finta di non vederlo).

Strategie vessatorie

Molte sono le azioni che vengono riportate nei racconti delle vittime di mobbing ad esempio essere isolate dal gruppo sociale o trasferito in un altro

reparto senza ragione, essere continuamente criticato ingiustamente, subire l'uso di un linguaggio altamente offensivo, vedersi affidare continuamente

compiti inadeguati alla propria professionalità, non avere libero accesso alle informazioni, e così via.

Ognuna di queste azioni, di per sé, può non avere un carattere così negativo. Infatti, prese singolarmente possono essere considerate in gran parte

tipiche di una normale interazione sociale e professionale comuni situazioni di conflitto e stress sul lavoro (Brodsky, 1976 Einarsen et al., 1996; Baron

e Neuman 1996; Einarsen, 1999, 2000);

Le cose cambiano drasticamente allorquando questi episodi occasionali vengano reiterati nel tempo e siano diretti sempre ed esclusivamente nei confronti

della stessa persona, col preciso fine di recarle danno. Ecco che normali situazioni di screzio, o temporanee variazioni delle proprie mansioni diventano

vere e proprie “armi comunicative” finalizzate all'esclusione della persona dal contesto del lavoro, provocando conseguenze anche gravi (Leymann, 1996).

Nella letteratura internazionale sono individuabili molteplici classificazioni delle azioni negative tipiche del processo di mobbing. Di seguito sono riportate

alcune delle principali classificazioni:

– Brodsky (1976) individua cinque forme generiche di vessazione sul posto di lavoro: stigmatizzazione e identificazione di un capro espiatorio, uso di

appellativi e nomignoli offensivi, aggressione fisica, pressione lavorativa, violenza sessuale;

– Leymann (1990, 1992, 1993, 1996) divide le azioni implicate nel processo di mobbing entro cinque categorie di attacchi alla vittima sulla base delle

conseguenze che possono avere: sulla possibilità di comunicare adeguatamente, di mantenere le relazioni sociali, di svolgere il proprio lavoro, sulla

reputazione sociale e professionale, sulla salute psicofisica;

– Ashforth (1994) ha individuato sei strategie vessatorie messe in atto specificatamente da parte dei superiori, ovvero sei tipologie di comportamenti di

leadership altamente distruttivi: arbitrarietà e supponenza, sminuire e svalutare i propri subordinati, non fornire feedback e non dare alcuna considerazione,

promuovere e rinforzare uno stile conflittuale di risoluzione dei problemi e delle divergenze, scoraggiare ogni iniziativa;

– Niedl (1995) individua sette fattori: attacchi all'integrità e alla dignità della persona isolamento sociale, critiche aperte o indirette, sanzioni circa il proprio

lavoro, minacce, molestie sessuali, attacchi alla vita privata della persona;

– Vartia (1996) sintetizza così i comportamenti di mobbing: pettegolezzi e maldicenze, isolamento sociale, assegnazione di compiti al di sotto della propria

professionalità, critica continua e ingiustificata circa il lavoro svolto e i risultati raggiunti, violenza o minaccia di violenza, insinuazioni circa un forte disagio

mentale a carico della vittima;

– Einarsen e Raknes (1997) individuano quattro categorie: attacchi alla vita privata, isolamento sociale, azioni negative legate al lavoro, violenza fisica;

– Power et al. (1997) ritengono che il mobbing consista nell'essere continuamente messi a dura prova, minacciati, oggetto di false dicerie e pettegolezzi,

appellati in malo modo, aggrediti fisicamente;

– Rayner e Hoel (1997) identificano i seguenti tipi di mobbing: attacco allo status personale e alla reputazione personale, isolamento, sovraccarico di lavoro

e destabilizzazione tramite la modifica continua dei compiti e delle richieste lavorative;

– Thomas-Peter (1997) identifica quattro strategie vessatorie utilizzando le seguenti metafore: “franchezza come arma” usata per umiliare o degradare

pubblicamente “cambiamenti ingannevoli” nelle mansioni così che sia impossibile espletarli correttamente, “intrappolamento” della vittima in compiti e situazioni

sociali dequalificanti e che rappresentano un insuccesso annunciato, ricerca di “alleanze furtive” tra colleghi e superiori a supporto della vessazione, “presa

di posizione” discutendo per principi così da monopolizzare il flusso di comunicazione negando ogni possibilità di negoziazione, una qualsiasi e casuale

caratteristica della vittima può rappresentare una “mina vagante” e un possibile appiglio per la vessazione;

– Hirigoyen (2000), sulla base di analisi qualitative, individua quattro stili di comunicazione vessatoria: rifiuto della comunicazione e del confronto diretto,

isolamento sociale, insinuazioni circa le attitudini della persona vessata, blocco della comunicazione organizzativa;

– Liefooghe e Mackenzie Davey (2001), in una ricerca sui call centres, individuano alcune categorie specifiche del mobbing organizzativo: monitoraggio e

controllo ossessivo e rigido attraverso le statistiche, le scadenze, la presenza di politiche organizzative discriminanti e ingiuste, minacce di licenziamento o

richiami disciplinari, ricordare che ognuno è sostituibile dalle macchine e dalle nuove tecnologie, ambiguità e conflitto di ruolo.

Uno studio cross-culturale (Zapf et al. 1996) attraverso analisi dettagliate delle correlazioni fra le varie categorie riscontrate e quelle rintracciate nelle ricerche di

Leymann, Niedl, Vartia, Einarsen e Raknes ha messo in luce un sufficiente livello di omogeneità circa le strategie mobbizzanti messe in atto nei vari contesti

socioculturali. I risultati mostrano, inoltre, come nel processo di mobbing non vengano messe in atto tutte le azioni che rientrano in una delle categorie riscontrate,

ma esso possa consistere in un pattern di comportamenti appartenenti a strategie diverse.

(Tratto da “Mobbing: quando la prevenzione è intervento. Aspetti giuridici e psicosociali del fenomeno”, a cura di Marco Depolo, Franco Angeli 2003).

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Questo piccolo riassunto degli studi sull'argomento può essere utile per orientarsi quando ci si fa una domanda del genere. Estremamente

importante è la parte che ho sottolineato (anche per spiegarsi perché è difficile vederlo o facile far finta di non vederlo).

molto interessante questo sunto.

devo rifletterci su ...perchè.......... è che mi fa sentire dentro una trappola infernale, tipo doppio legame.

Grazie infinite a dopo!

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Questo piccolo riassunto degli studi sull'argomento può essere utile per orientarsi quando ci si fa una domanda del genere. Estremamente

importante è la parte che ho sottolineato (anche per spiegarsi perché è difficile vederlo o facile far finta di non vederlo).

trovo tutto ciò che hai sottolineato estremamente giusto. Come pure una tua osservazione che ho ricavato visitando il forum , ed è questa: il mobbing non è un problema psicogico.

Vero! anzi lasciarsi andare a continue lamentazioni non fa che peggiorare le cose: si diventa ancor più bersaglio di vessazioni e ci si fa vedere responsabili unici del nostro malesssere.Nel senso che il problema è interno a noi. e dobbiamo farci curare!

Per quanto mi riguarda sono molto combattuta tra l' avventurarmi in qualche azione legale o meno. Ho una scappatoia che è quella del trasferimento in altro ufficio.

Ma la rabbia è tanta.....!Da una situazione di piena autonomia nell'attività amministrativa , di rispetto e collaborazione da parte dei miei interlocutori, di grande varietà di mansioni dall'acquistare la cancelleria all'organizzare importanti riunioni, sono costretta a......al nulla rivedere pratiche già chiuse da anni per controllare che siano a posto, metter un timbro alla posta.................essere esclusa da attività d'ufficio di anche mia competenza. .

Io chiedo solo di lavorare. Perchè il fare è essere.

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trovo tutto ciò che hai sottolineato estremamente giusto. Come pure una tua osservazione che ho ricavato visitando il forum , ed è questa: il mobbing non è un problema psicogico.

Vero! anzi lasciarsi andare a continue lamentazioni non fa che peggiorare le cose: si diventa ancor più bersaglio di vessazioni e ci si fa vedere responsabili unici del nostro malesssere.Nel senso che il problema è interno a noi. e dobbiamo farci curare!

Questo è un elemento tipico del mobbing. Non che si sia immuni dalla possibilità di critiche e di autcritiche, ma se ad esempio il "problema" lamentato

è il blocco delle comunicazioni relative al lavoro che si è tenuti a fare (es classico: il superiore o il collega che a fronte di una richiesta di informazioni

dovute nemmeno risponde), l'invito a cercare spiegazioni dentro di sè è come minimo fuori luogo... quella che si suol dire un'"illazione".

Estendendo un po' la visuale, poi, spesso e volentieri si scopre che il fuggire dalle comunicazioni relative al lavoro (il non dare "feedback") è sintomo

di qualcosa che non va nell'ambiente di lavoro e che finisce per concentrare i suoi effetti proprio su chi è meno portatore del problema stesso... una

delle figure classiche del mobbizzato è la persona che mentre tutti cercano di allontanarsi dalle criticità, cerca di affrontarle e finisce per rimanere

isolata di fronte ad esse con in più (oltre al danno, la beffa) l'illazione di esserlo per via di carenze proprie. Quando piovono barili...

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Questo è un elemento tipico del mobbing. Non che si sia immuni dalla possibilità di critiche e di autcritiche, ma se ad esempio il "problema" lamentato

è il blocco delle comunicazioni relative al lavoro che si è tenuti a fare (es classico: il superiore o il collega che a fronte di una richiesta di informazioni

dovute nemmeno risponde), l'invito a cercare spiegazioni dentro di sè è come minimo fuori luogo... quella che si suol dire un'"illazione".

Estendendo un po' la visuale, poi, spesso e volentieri si scopre che il fuggire dalle comunicazioni relative al lavoro (il non dare "feedback") è sintomo

di qualcosa che non va nell'ambiente di lavoro e che finisce per concentrare i suoi effetti proprio su chi è meno portatore del problema stesso... una

delle figure classiche del mobbizzato è la persona che mentre tutti cercano di allontanarsi dalle criticità, cerca di affrontarle e finisce per rimanere

isolata di fronte ad esse con in più (oltre al danno, la beffa) l'illazione di esserlo per via di carenze proprie. Quando piovono barili...

Nel mio ambiente tante cose non vanno ...........i sintomi ???!! è un ambiente diviso in due gruppi , serie A e serie B; la serie A come gruppo non deve avere contatti su questioni di lavoro, con la serie B ; a progetti di A non partecipa B, in caso di domande si risponde divagando, rimandando a dopo... confondendo o non si risponde affatto.. Alle cene di A non partecia B. Alle riunioni con i dirigenti va solo A. I documenti ,pratiche ,fatture sono tutte rigooisamente custodite da A.Premi, ringraziamenti incoraggiamenti solo per A. La serie A sorride sempre la serie B è sempre incazzata.La serie A è diretta da un uomo vanitoso ,che ama la platea, con pochi titoli e meriti direi un poco protetto, la serie B è diretta , si fa per dire , da una donna infantile , ricoverata per grave episodio anoressico, fragile e inaffidabile.

I due capi naturalmente si detestano e si fanno la guerra.Questa è la situazione che mi si è presentata, tre anni fa ,appena arrivata.

Fa anche sorridere ..............ma a lungo andare è devastante. perchè è una situazione rigida e immutabile che non produce nulla di buono. Tante persone se ne sono andate in malo modo , dopo aver litigato e dopo essere quasi venuti alle mani con chi coordina la serie B, dove naturalmente ci sono io.

Scrivere su queste cose mi aiuta, stranamente, a fare un po' di chiarezza!

grazie.

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l'invito a cercare spiegazioni dentro di sè è come minimo fuori luogo... quella che si suol dire un'"illazione".

...

bhè non credo proprio.

probabilmente ( a quanto pare e leggo credo che Orso bianco subisca gravi soprusi)- non è il caso di Orso Bianco, probabilmente la sua situazione è davvero fuori dalla causa di qualche suo modo di essere, probabilmente è mobbing.

Ma non è sempre così, spesso vedo e sento lamentarsi colleghi, amici persone che hanno come unica causa dei loro mali loro stessi, dunque in primo luogo sempre e comunque....dovremmo pensare "sicuro che non sono io la causa del comportamento altrui....",,,

una volta esclusa la cosa abbiamo già eliminato un grosso sasso dalla via....Siccome lui ha sostenuto che in vari ambienti a trovato lo stesso ambiente la mia osservazione era più che pertinente....

ma vabbè.....

no, non è un'illazione. Sinceramente scrivo questo solo nella speranza che chi si trova in una situazione scomoda possa riflettere su se stesso in primis, e su se stesso in relazione con quel tipo di situazioni anche perchè quando noi siamo causa solitamente le situazioni si ripetono.....

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bhè non credo proprio.

probabilmente ( a quanto pare e leggo credo che Orso bianco subisca gravi soprusi)- non è il caso di Orso Bianco, probabilmente la sua situazione è davvero fuori dalla causa di qualche suo modo di essere, probabilmente è mobbing.

Ma non è sempre così, spesso vedo e sento lamentarsi colleghi, amici persone che hanno come unica causa dei loro mali loro stessi, dunque in primo luogo sempre e comunque....dovremmo pensare "sicuro che non sono io la causa del comportamento altrui....",,,

una volta esclusa la cosa abbiamo già eliminato un grosso sasso dalla via....Siccome lui ha sostenuto che in vari ambienti a trovato lo stesso ambiente la mia osservazione era più che pertinente....

ma vabbè.....

no, non è un'illazione. Sinceramente scrivo questo solo nella speranza che chi si trova in una situazione scomoda possa riflettere su se stesso in primis, e su se stesso in relazione con quel tipo di situazioni anche perchè quando noi siamo causa solitamente le situazioni si ripetono.....

Le tue osservazioni sono molto importanti e ti ringrazio.Sin dall'inizio mi sono sono chiesta se il problema non scaturisse dal mio modo di pormi. per questo ho agito prima su me stessa: psicoterapia ,corsi di formazione sul mobbing e su strategie di comunicazione, introspezione , autoanalisi, discussioni con amici, disponibilità ad assumere atteggiamneti diversi ,controllo della rabbia e poi voi! Il forum. Con una domanda. Perchè uno dei primi effetti di un ambiente lavorativo disturbato è stato per me la senzazione dell'abbandono delle capacità di giudizio.

Credo però che nell'ambiente di lavoro, e non ne ho incontrati tutti di negativi, conti tanto l'Ambiente, come è organizzato chi lo organizza e gli scopi che questi ha.

ciao, ciao

io non mi assolvo ho tanti difetti, come quelli di tutti gli umani.............

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no, non è un'illazione. Sinceramente scrivo questo solo nella speranza che chi si trova in una situazione scomoda possa riflettere su se stesso in primis, e su se stesso in relazione con quel tipo di situazioni anche perchè quando noi siamo causa solitamente le situazioni si ripetono.....

Ma va là... manco dedicheresti un secondo a cercare di capire cosa è successo prima di partire con questo ritornello (ed è questo che rende la

cosa un "illazione", non tanto il fatto che sia adeguata o no alla situazione, cosa che potrebbe accadere solo per caso).

Lo scrivi perché è nella tua cultura, è nella cultura nella quale sei immerso e della quale sei impregnato, che fondamentalmente è quella descritta qui:

« Chi non conosce le dinamiche di potere della camorra spesso crede che uccidere un innocente sia un gesto di terribile ingenuità da parte dei clan

perché legittima e amplifica il suo esempio, le sue parole. Errore. Non è mai così. Appena muori in terra di camorra, vieni avvolto da molteplici sospetti,

e l'innocenza è un'ipotesi lontana, l'ultima possibile. Sei colpevole sino a prova contraria. La teoria del diritto moderno nella terra dei clan è capovolta. »

(Roberto Saviano)

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Le tue osservazioni sono molto importanti e ti ringrazio.Sin dall'inizio mi sono sono chiesta se il problema non scaturisse dal mio modo di pormi. per questo ho agito prima su me stessa: psicoterapia ,corsi di formazione sul mobbing e su strategie di comunicazione, introspezione , autoanalisi, discussioni con amici, disponibilità ad assumere atteggiamneti diversi ,controllo della rabbia e poi voi! Il forum. Con una domanda. Perchè uno dei primi effetti di un ambiente lavorativo disturbato è stato per me la senzazione dell'abbandono delle capacità di giudizio.

Credo però che nell'ambiente di lavoro, e non ne ho incontrati tutti di negativi, conti tanto l'Ambiente, come è organizzato chi lo organizza e gli scopi che questi ha.

ciao, ciao

io non mi assolvo ho tanti difetti, come quelli di tutti gli umani.............

bhè io te l'ho chiesto in quanto non ti conosco e non ti vedo ....penso sia sempre un'ipotesi da scartare a priori per poter decidere il dafarsi serenamente evitando poi di fare una figuraccia..

io anni fa mi sentivo preso di mira , lavoravo altrove, poi sono sbottato dicendo di tutto al mio ex principale,,,,bhè alla fine sentite le sue ragioni aveva ragione...Io ero un ragazzino ed erano alla fine piccole cose....ma questo può essere ampliato...

comunque tornando a te bhè non so come aiutarti , non so se psicologicamente sia meglio lottare o aspettare tempi migliori , tu come ti senti....hai voglia di combattere una guerra....?

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Ma va là... manco dedicheresti un secondo a cercare di capire cosa è successo prima di partire con questo ritornello (ed è questo che rende la

cosa un "illazione", non tanto il fatto che sia adeguata o no alla situazione, cosa che potrebbe accadere solo per caso).

Lo scrivi perché è nella tua cultura, è nella cultura nella quale sei immerso e della quale sei impregnato, che fondamentalmente è quella descritta qui:

« Chi non conosce le dinamiche di potere della camorra spesso crede che uccidere un innocente sia un gesto di terribile ingenuità da parte dei clan

perché legittima e amplifica il suo esempio, le sue parole. Errore. Non è mai così. Appena muori in terra di camorra, vieni avvolto da molteplici sospetti,

e l'innocenza è un'ipotesi lontana, l'ultima possibile. Sei colpevole sino a prova contraria. La teoria del diritto moderno nella terra dei clan è capovolta. »

(Roberto Saviano)

ah! :deadtired:

non ho tempo da dedicarti...non ho tempo per i tuoi pregiudizi.

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ah! :deadtired:

non ho tempo da dedicarti...non ho tempo per i tuoi pregiudizi.

Non ti preoccupare... non sento un particolare bisogno che mi dedichi del tempo, sottraendolo magari a

quello dedicato alla sana pratica dell'autocritica. :ola (2):

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