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strano atteggiamento


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nonostante la mia veneranda età mi accorgo in generale nei miei comportamenti di negarmi le cose di cui ho bisogno lasciandole agli altri, mi arrendo, non combatto.

ho capito che si tratta di una forma subdola da parte mia di far sentire in colpa gli altri per non avere avuto un minimo di attenzione nei miei confronti, ed essersi presi egoisticamente quello che volevano... una forma di aggressività repressa che ho imparato ad usare difendendomi da mia madre, da piccola. un atteggiamento sbagliato, che non ho mai saputo correggere bene. in un certo senso una sfida, del tipo: ok, vediamo fino a che punto vuoi arrivare... (per assurdo è come se all'estremo dicessi) mi vuoi vedere morta? ok, vediamo dopo come ti senti... questo è il mio pensiero automatico... del tipo, vediamo quanto tieni a me... quando sarò morta ti sentirai un po' male no?

ovviamente a livello razionale arrivo anche io al fatto che non ha senso... per assurdo ci rimetto io, se muoio non posso neppure più gustarmi il piacere del senso di colpa dell'altro, ammesso che vi sia.

probabilmente un modo per fargliela pagare a chi manca di attenzione... mancanza d'affetto in talune situazioni (quelle vissute con mia mamma, forse da piccola).

perché però non riesco a cambiare? perché succede così? :cry:

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nonostante la mia veneranda età mi accorgo in generale nei miei comportamenti di negarmi le cose di cui ho bisogno lasciandole agli altri, mi arrendo, non combatto.

ho capito che si tratta di una forma subdola da parte mia di far sentire in colpa gli altri per non avere avuto un minimo di attenzione nei miei confronti, ed essersi presi egoisticamente quello che volevano... una forma di aggressività repressa che ho imparato ad usare difendendomi da mia madre, da piccola. un atteggiamento sbagliato, che non ho mai saputo correggere bene. in un certo senso una sfida, del tipo: ok, vediamo fino a che punto vuoi arrivare... (per assurdo è come se all'estremo dicessi) mi vuoi vedere morta? ok, vediamo dopo come ti senti... questo è il mio pensiero automatico... del tipo, vediamo quanto tieni a me... quando sarò morta ti sentirai un po' male no?

ovviamente a livello razionale arrivo anche io al fatto che non ha senso... per assurdo ci rimetto io, se muoio non posso neppure più gustarmi il piacere del senso di colpa dell'altro, ammesso che vi sia.

probabilmente un modo per fargliela pagare a chi manca di attenzione... mancanza d'affetto in talune situazioni (quelle vissute con mia mamma, forse da piccola).

perché però non riesco a cambiare? perché succede così? :cry:

Buongiorno.

Volevo chiederle: in quale preciso contesto assume questi atteggiamenti?

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bella domanda!

non ho ancora elaborato, meglio dire focalizzato i momenti in cui mi capita...

potrebbe essere un atteggiamento legato ad una serie di stati emotivi che combinati insieme mi fanno scatenare questo atteggiamento? forse mi succede quando devo superare un ostacolo e vengo messa alla prova e da parte degli altri avvengono delle aspettative nei miei confronti? il timore di non farcela mi blocca... sicuramente l'origine risale alla mia infanzia quando mia madre mi chiedeva di aiutarla ad es. a fare le pulizie e mi diceva di andare a prendere uno straccio e io puntualmente non lo trovavo spazientendo mia madre che arrivava a sgridarmi perché non ero stata capace... non ero in grado di difendermi nei confronti di mia madre eccessivamente soffocante e l'unico modo di difendermi era quello di bloccarmi, il rifiuto, o annullarmi... sicuramente se analizzo meglio la situazione vengono fuori cose un po' più interessanti, queste cose le avevo già elaborate precedentemente... ci devo ancora pensare... comunque l'origine penso sia lì...

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dunque, proprio l'altro ieri sono riuscita a focalizzare un contesto che mi ha portata a questa conclusione che riporto di seguito. quando in un gruppo di persone mi sento un pesce fuor d'acqua (perché non si attua un buon livello d'intesa e quindi una buona comunicazione, oppure perché nel gruppo certe persone sanno fare cose che io non so fare e non vengo accettata, e invece mi sento esclusa etc...) mi si scatena un senso di rabbia, di vittimismo e mi chiudo in me stessa, sentendomi incompresa. mi allontano io prima, per paura di essere allontanata (mi farebbe troppo male se fossero gli altri ad escludermi) e divento distruttiva, in genere prendendomela proprio con chi voglio più bene. con gli altri invece mi comporto in una maniera più diplomatica ed informale, però divento freddissima. non è necessario però che sia solo in un gruppo... il fatto è che se sono con un'altra persona me la prendo con chi c'è lì, se c'è intimità. siccome non è bello, quando me ne accorgo cerco di correggere prima di attuare i miei pensieri... a volte però mi sembra di avere bisogno di sfogarmi e di non riuscire ad essere positiva

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dunque, proprio l'altro ieri sono riuscita a focalizzare un contesto che mi ha portata a questa conclusione che riporto di seguito. quando in un gruppo di persone mi sento un pesce fuor d'acqua (perché non si attua un buon livello d'intesa e quindi una buona comunicazione, oppure perché nel gruppo certe persone sanno fare cose che io non so fare e non vengo accettata, e invece mi sento esclusa etc...) mi si scatena un senso di rabbia, di vittimismo e mi chiudo in me stessa, sentendomi incompresa. mi allontano io prima, per paura di essere allontanata (mi farebbe troppo male se fossero gli altri ad escludermi) e divento distruttiva, in genere prendendomela proprio con chi voglio più bene. con gli altri invece mi comporto in una maniera più diplomatica ed informale, però divento freddissima. non è necessario però che sia solo in un gruppo... il fatto è che se sono con un'altra persona me la prendo con chi c'è lì, se c'è intimità. siccome non è bello, quando me ne accorgo cerco di correggere prima di attuare i miei pensieri... a volte però mi sembra di avere bisogno di sfogarmi e di non riuscire ad essere positiva

Il senso di rabbia andrebbe sfogato NON rimproverandosi per una nostra <<ipotetica>> mancanza, piuttosto ''sfogando'' la nostra energia aggressiva all'esterno(magari attraverso un'attività sportiva).

L'odio che prova in determinati contesti si ritorce su se stesso causando il vittimismo.

Praticando sport queste tensioni si alleggerirebbero notevolmente.

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molte grazie per la risposta!

sicuramente ha ragione a suggerirmi attività fisica ed è vero.

in realtà non sempre mi sembra sufficiente lo sport. Sì, potrei aumentarlo, ma credo che in certe occasioni non mi farebbe male proprio "dire quello che penso" (c'è modo e modo di esprimersi, non intendo essere maleducati o arrivare alle botte)... Il fatto è che sono una codarda e quando penso qualcosa ed ho paura di offendere, o di una reazione aggressiva da parte dell'altro, o anche solo di una semplice risposta alla quale non sono in grado di controbattere mi fermo prima e il più delle volte si tratta di cose sciocche che normalmente la gente esprime senza problemi, ma io no. a volte non so essere obiettiva e credo troppo spesso di essere io in difetto, me lo fanno notare gli altri. mentre in altri momenti ancora per paura di ferire (probabilmente ci proietto qualche cosa in chi sta davanti a me in quel momento) sto zitta, inibendo la mia rabbia. lo so, è sbagliato.

la paura di non essere accettata mi frega molto. e molto è irrazionale. quando andavo dalla mia psicologa in alcune situazioni mi ero accorta di riuscire ad affrontarle (con grande fatica) ma qualche risultato c'era e le dicevo "forse un po' più forte di quel che credo lo sono" e lei mi rispondeva "sì, lo è"... forse qualche miglioramento l'avrò anche avuto, ma ben poca cosa e un po' scoraggiata lo sono. in più il mio ambiente di lavoro è piuttosto aggressivo rispetto alla media e non mi aiuta...

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...Sì, potrei aumentarlo, ma credo che in certe occasioni non mi farebbe male proprio "dire quello che penso" (c'è modo e modo di esprimersi, non intendo essere maleducati o arrivare alle botte)... Il fatto è che sono una codarda e quando penso qualcosa ed ho paura di offendere, o di una reazione aggressiva da parte dell'altro, o anche solo di una semplice risposta alla quale non sono in grado di controbattere mi fermo prima e il più delle volte si tratta di cose sciocche che normalmente la gente esprime senza problemi, ma io no. a volte non so essere obiettiva e credo troppo spesso di essere io in difetto, me lo fanno notare gli altri. mentre in altri momenti ancora per paura di ferire (probabilmente ci proietto qualche cosa in chi sta davanti a me in quel momento) sto zitta, inibendo la mia rabbia. lo so, è sbagliato.

la paura di non essere accettata mi frega molto. e molto è irrazionale.

... in più il mio ambiente di lavoro è piuttosto aggressivo rispetto alla media e non mi aiuta...

Buongiorno.

E' utile dire quello che si pensa perché si esprime la propria individualità rispetto agli altri.

Non possiamo pretendere che gli altri la vedano come noi ,ma questo non deve impaurire troppo altrimenti si rischia di essere succubi delle circostanze.

E' utile saper dire di NO, o comunque esprimere le proprie idee anche rischiando di andare controcorrente.

Il fatto è che a mio avviso lei si fa troppo condizionare dagli altri.

Per paura di ferire se ne sta zitta in un angolino aspettando che la tempesta passi da sola o, al limite, se la prende con chi obiettivamente non c'entra niente.

La paura di non essere accettata?

Prima di tutto lei si deve mettere in testa che gli altri la devano accettare per come è e non per come vorrebbero che lei fosse: e di questo lei se ne dovrebbe convincere.

Saluti.

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prima di tutto ringrazio per le buone risposte e per essersi preso a cuore il mio post! non sono tanti i forum che lo fanno, complimenti! :good:

perché gli altri mi accettino come sono, non solo me ne devo convincere, ma soprattutto devo essere io per prima ad accettarmi per ciò che sono! sembra un gioco da ragazzi, e invece sa che cosa le rispondo? come si fa? come faccio ad imparare ad accettarmi per quello che sono?

e poi, come faccio a non lasciarmi condizionare troppo dagli altri? a mantenere le mie opinioni salde?

sono stata abituata fin da bambina a mettere sempre molte cose in discussione, per cui quando mi confronto mi sembra che gli altri abbiano sempre le loro ragioni e così "vado in tilt" perché anche io ho le mie ragioni... :Thinking:

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come faccio ad imparare ad accettarmi per quello che sono?

e poi, come faccio a non lasciarmi condizionare troppo dagli altri? a mantenere le mie opinioni salde?

sono stata abituata fin da bambina a mettere sempre molte cose in discussione, per cui quando mi confronto mi sembra che gli altri abbiano sempre le loro ragioni e così "vado in tilt" perché anche io ho le mie ragioni... :Thinking:

Buongiorno, grazie per avere espresso un parere positivo alle mie risposte.

come faccio a imparare a accettarmi per quello che sono?

Imparo a amare i miei lati positivi e ancor di più quelli negativi (la famosa zona d'ombra).

Imparo a capire che l'uomo è un essere per sua natura imperfetto.

Imparo che tutto scorre (panta.rei) ,nulla rimane: i sentimenti positivi si alternano a quelli negativi.

Imparo che ognuno è diverso dall'altro, pertanto unico nelle sue peculiarità.

Imparo che è più utile avere un buon rapporto con me stesso, prima che con gli altri.

Imparo che se mi sento <<non in pace>> con me stesso, vuol dire che non mi sto amando abbastanza.

Imparo a non fare troppi bilanci col passato, ma cerco di vivere al meglio il presente.

Queste possono essere delle ''cose'' da cui cominciare a lavorare per ritrovare sè stessi nella maniera più intima.

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un bel ricco materiale da cui iniziare... bell'impresa, non è facile... può anche darsi che grossolanamente abbia già incominciato a lavorare su qualche cosa... la strada è lunga! mi sembra di non arrivare mai... :icon_surprised:

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