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La comprensione intellettuale non è vera comprensione.


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Spesso ci accontentiamo di una risposta intellettuale a una domanda, e questo mette fine alla nostra indagine. Quando questo succede, la comprensione intellettuale diventa un ostacolo alla scoperta della verità. E’ facile capire intellettualmente che non ci si deve preoccupare quando nostro figlio è ammalato; la nostra preoccupazione non aiuta il bambino. Possiamo aiutarlo chiamando un dottore e dandogli le medicine ed è quello che facciamo, naturalmente, ma questa logica conclusione ci impedisce forse di preoccuparci?

Il sapere che la rabbia è male ci impedisce forse di arrabbiarci? La verità è molto più profonda della logica e della ragione; e una risposta intellettuale non è una risposta completa. Così quando si capisce qualcosa solo intellettualmente si è capito molto poco. La comprensione intellettuale può essere utile in qualche campo, ma è solo superficiale. Può essere trovata in un libro o attraverso un altro, ma si tratta solo di uno schema mentale conservato nella memoria, non dovrebbe essere confuso con la realizzazione di una qualche verità.

Quindi, se la comprensione intellettuale è qualcosa di molto limitato, che cos’è che può rivelare la verità? Bisogna osservare se stessi e il processo dei propri pensieri, come uno scienziato osserva un fenomeno che gli interessa. Non vuole cambiarlo, lo osserva senza scelta, senza permettere ai propri desideri di interferire nell’osservazione.

Quando si osserva se stessi in questo modo, senza scelta e con una consapevolezza passiva, senza volersi formare in fretta un’opinione o giungere a una conclusione, ma con esitazione, con pazienza e scetticismo, per il gusto di comprendere se stessi e la vita, solo allora si può scoprire che cosa è vero e che cosa è falso e il falso svanisce da solo, senza alcuno sforzo di volontà. L’ignoranza si dissolve allora nella luce della comprensione. Senza un tale obiettivo e tuttavia con un’appassionata indagine di sè, delle proprie conclusioni, credi, attaccamenti, desideri e motivazioni, c’è ben poco significato nell’identificarsi con qualche gruppo, qualche teoria, con qualche credo, difendendoli come un avvocato per il resto della propria vita. E’ assurdo come dire: “Il mio paese è il migliore perché ci sono nato io”: eppure è questo il significato del nazionalismo.

Possiamo essere molto capaci nel nostro lavoro ma non sappiamo se il piacere porti la felicità, se il desiderio e l’attaccamento siano amore e perché le differenze fra gli uomini comportino l’ineguaglianza.

La felicità, l’amore, la non-violenza, l’umiltà, non sono cose che possiamo ottenere direttamente; sono gli effetti dell’indagine, della conoscenza di sé e della comprensione che purificano la nostra coscienza senza imporvi nessuna opinione fissa, nessun credo o modello di pensiero. Se si vede molto chiaramente, attraverso un esame accurato e preciso, che il perseguimento del piacere non porta alla felicità, allora il modo di vedere il piacere nella vita cambia radicalmente e la ricerca del piacere cade senza alcuno sforzo, sacrificio o repressione.

E allo stesso modo, se si realizza veramente, attraverso l’indagine e l’osservazione di sé, che essenzialmente non siamo diversi dagli altri esseri umani, perché ne condividiamo gli stessi problemi e paure, le insicurezze, i desideri, l’avidità, la violenza, la solitudine, il dolore e l’interesse personale, che operano nella coscienza di tutti noi, allora non ci sentiamo così diversi da un altro essere umano. A causa della nostra ignoranza diamo una tremenda importanza alle differenze superficiali che esistono tra di noi e che riguardano il credo, le proprietà, le conoscenze e le diverse capacità, che sono solo cose acquisite. Non ci siamo mai chiesti perché diamo tanta importanza alle nostre acquisizioni, perché lasciamo che dividano un uomo dall’altro quando, in realtà, condividiamo la stessa coscienza umana. Se si spoglia un uomo da tutto quello che possiede, ricchezze, status, credi, conoscenza e si guarda nella sua coscienza, è veramente diverso da un altro essere umano? Proprio come la casta, il colore o il credo di un essere umano non cambiano la composizione del suo sangue, le nostre acquisizioni mentali o materiali non alterano il contenuto della nostra coscienza. Se non ci impediamo di vedere la verità di tutto questo, ci rendiamo conto dell’unità che caratterizza tutto il genere umano. E’ l’ignoranza che ci divide, non le differenze fra di noi.

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  • 10 months later...

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Io posso solo dirti che arrivare a comprendere (sempre se in questa esistenza una persona è destinata ad arrivarci), ad accogliere certe cose, richiede sia un grande e non facile lavoro su sé stessi, sia aver potuto sperimentare direttamente la veridicità di quelle cose per sé stessi...

...concordo con il contenuto dello scritto ovviamente... questo perché nel mio percorso personale mi sono ritrovata a "perdere" mentalmente tutto ciò che pensavo di essere, tutto ciò che pensavo mi appartenesse, tutto ciò di cui avevo paura... e per tale motivo capisco che pensare di conoscere, talvolta vuol dire ignorare... e che ignorare talvolta vuol dire conoscere veramente... per ricollegarmi al tuo post:

"Se si spoglia un uomo da tutto quello che possiede, ricchezze, status, credi, conoscenza e si guarda nella sua coscienza, è veramente diverso da un altro essere umano? Proprio come la casta, il colore o il credo di un essere umano non cambiano la composizione del suo sangue, le nostre acquisizioni mentali o materiali non alterano il contenuto della nostra coscienza. Se non ci impediamo di vedere la verità di tutto questo, ci rendiamo conto dell’unità che caratterizza tutto il genere umano. E’ l’ignoranza che ci divide, non le differenze fra di noi."

...ecco, qui la conoscenza mentale, gli attaccamenti, etc impediscono la vera Conoscenza... e questo per me (ed anche per altre persone suppongo) è evidente, perché il mio vissuto mi ha permesso di poterlo percepire direttamente e palesemente... ma il cammino di ogni persona è unico e particolare... e ciascuno è responsabile per sé stesso... continuare a "vedere" ignoranza e separazione porterà soltanto a perpetrarla se in questa esistenza non si manifesta, per sé stessi, un approccio essenziale verso l'unità... chi sa che non c'è separazione non si preoccupa, perché "sa"... guarda solo a sé stesso (non in senso egoico ovviamente), a lavorare su sé stesso e a "COM-UNI-care" con gli (apparenti) altri attaverso Sé Stesso... non c'è attaccamento, ma fluire... non ci sono "condizionamenti"... i rapporti sono "essenziali"...

...ora per me, e sottolineo per me, che sono ancora tanto ignorante sotto tantissimi aspetti e ancora non conosco bene i trabocchetti dell'ego, la "pratica" è fondamentale... perché "la parola conduce ma l'esempio trascina"...

...scusa le ripetizioni mio, ma quando mi prende il calo degli zuccheri mi rimbambisco... eh eh... :;):

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io credo che non si smette mai di imparare.....fino a che c'è vita

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io credo che non si smette mai di imparare.....fino a che c'è vita

...ben detto!!!

Buona serata caro mio...

:;):

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