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L'assoluto e noi stessi...


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Non è possibile sintetizzare l’assoluto in un discorso, né giungere a patti con esso limitandolo su di un foglio di carta… Se però l’assoluto non fosse l’assoluto allora lo si potrebbe cogliere e sintetizzare, ma è vero anche il fatto che se l’assoluto non fosse l’assoluto, nemmeno il discorso sarebbe il discorso, e così vale anche per il foglio di carta.

Cos’è l’assoluto?

Cos’è l’eterno?

Cos’è la stabilità?

Pensateci bene… è assoluto il fatto che non ci sia nulla di assoluto, quindi l’assoluto è tutto, poiché tutto non è assoluto.

E’ eterno il fatto che non ci sia nulla di eterno, quindi è eterno il non-eterno.

E’ stabile il fatto che non ci sia nulla di stabile, quindi è stabile il non-stabile.

Questo è il paradosso: l’assoluto non è sintetizzabile poiché è l’assoluto, ma se anche non fosse l’assoluto (come in realtà è) non sarebbe sintetizzabile comunque per via della nostra limitatezza mentale e incapacità fisica di dimostrarlo, anche se per logica ogni mia parola è l’assoluto, ogni lettera che state leggendo è l’assoluto, poiché esse non sono assolute.

Di per sé il paradosso è domanda e risposta contemporaneamente, è autosufficiente: è un cerchio che non ha né capo né coda, e quindi come può esistere qualcosa che non ha né inizio né fine?

Nella sua contraddizione e imperfezione è coerente e perfetto, non ci possono essere elementi esterni che intervengono nel paradosso per mutarne la sua sostanza.

Una volta compresa la dualità di questo discorso, se ne comprende la sua singolarità.

E’ dunque questo il punto a cui sono giunto: noi siamo individui che viviamo sul confine degli opposti, distinguiamo ciò che è buono da ciò che non è buono, il dentro dal fuori, il sotto dal sopra… quest’eterna distinzione ci è tanto d’aiuto quanto dannosa.

Noi pensiamo di essere ciò che in realtà non siamo, pensiamo di essere mortali (sul piano relativo in cui noi siamo incatenati è ovvio che sia così!) senza capire che singolarmente siamo eterni.

Io ho avuto la mia esperienza di MU. Mu è un koan da ripetere mentre si è in meditazione. Lo scopo è quello di distogliere l’attenzione dalle illusioni esterne a noi per concentrarla su ciò che siamo davvero. Mentre recitavo MU, MU, MU (all’inizio fa ridere perché sembra il verso della mucca!!!), ad un certo punto non c’era più distinzione tra me e MU, esso era diventato qualcosa di inspiegabile, senza capo né coda, ho sentito un MU (io stesso ero quel MU) scandito tra il principio dei tempi e la fine di ogni cosa, anche se detto così è limitato perché lo esprimo comunque circoscritto in un determinato (anche se lungo) intervallo di tempo! Immaginate di pronunciare questa sillaba (MU) non in una frazione di secondo come accade in realtà mentre parliamo, ma di pronunciarla come se foste appena nati e fino alla vostra morte, l’intervallo di tempo in cui si scandisce il MU è lunghissimo e può sembrare assurdo, ma è così, una sola sillaba pronunciata in un’intera vita e anche di più: non potrei mai descrivere nella sua totalità la situazione che si crea.

Nell’istante in cui ero MU non potevo essere conscio di ciò che mi accadeva, nel momento in cui ne ho preso coscienza ormai non era più così…

Ecco che di fronte alla visione della propria natura, che è la natura di ogni cosa, ogni tipo di sofferenza non vale nulla e addirittura non la si può concepire.

Ho scritto questo discorso perché volevo far capire che noi stessi siamo un paradosso: senza inizio e fine esistiamo comunque. Non pensate che la nascita sia l’inizio, né che la morte sia la fine, è qualcosa di molto più complesso ma semplice allo stesso tempo.

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Questo è il paradosso: l’assoluto non è sintetizzabile poiché è l’assoluto, ma se anche non fosse l’assoluto (come in realtà è) non sarebbe sintetizzabile comunque per via della nostra limitatezza mentale e incapacità fisica di dimostrarlo, anche se per logica ogni mia parola è l’assoluto, ogni lettera che state leggendo è l’assoluto, poiché esse non sono assolute.

possiamo dunque dire che è assoluto cio che è noi e cio che è fuori di noi,,,,,,qualcuno diceva :"quando farete dell'esterno l'interno e dell'interno l'esterno..."

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possiamo dunque dire che è assoluto cio che è noi e cio che è fuori di noi,,,,,,qualcuno diceva :"quando farete dell'esterno l'interno e dell'interno l'esterno..."

Da wikipedia:

Etimologicamente il termine assoluto deriva infatti dal composto latino ab + solutus, che significa "sciolto da"

la via giusta è proprio quella di vedere ciò che è come ciò che in realtà non è e viceversa: :"quando farete dell'esterno l'interno e dell'interno l'esterno..." (come dici tu mio)

effettivamente non esiste nulla "sciolto da" poichè è tutto interconnesso e cioè "non sciolto da", ma il fatto che di per sè tutto è "non sciolto da" rende contemporaneamente vera e falsa la definizione di assoluto, e cioè il paradosso dell'esistenza dell'assoluto, che poi lo si può trovare in ogni altro termine, concetto, ecc...

un giorno lessi una frase da cui (solo da poco) ho concepito quanto l'essere ed il non-essere siano legati tanto da essere una cosa sola: "le cose che noi vediamo non sono le cose, perciò noi le chiamiamo cose!"

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Finchè io sono questo o quello, oppure ho questo o quello, io non sono tutte le cose e non ho tutte le cose. Diventa puro fino al punto da non essere nè avere questo o quello; allora sarai onnipresente e, non essendo nè questo nè quello, tu sarai tutte le cose.

Meister Eckhart

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Finchè io sono questo o quello, oppure ho questo o quello, io non sono tutte le cose e non ho tutte le cose. Diventa puro fino al punto da non essere nè avere questo o quello; allora sarai onnipresente e, non essendo nè questo nè quello, tu sarai tutte le cose.

Meister Eckhart

nell'istante in cui il nostro stato d'animo è sinceramente in questo stato descritto non ce ne accorgiamo perchè non si è pensanti o coscienti poichè se non si ha nulla non si ha nè coscienza nè pensiero, ecco che quando sopraggiunge il pensiero "HO CAPITO", non si ha capito realmente ma si ha pensato di aver capito, ormai la coscienza s'è risvegliata... essere presenti dappertutto significa non essere presenti in nessun luogo ecco che gli opposti sono di nuovo la stessa cosa: com'è nella realtà così dovrebbe essere in noi, poichè noi (ego, anima, io, interno, ciò che sta dentro...) siamo la realtà (mondo, esterno, ciò che sta fuori...)

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nell'istante in cui il nostro stato d'animo è sinceramente in questo stato descritto non ce ne accorgiamo perchè non si è pensanti o coscienti poichè se non si ha nulla non si ha nè coscienza nè pensiero, ecco che quando sopraggiunge il pensiero "HO CAPITO", non si ha capito realmente ma si ha pensato di aver capito, ormai la coscienza s'è risvegliata... essere presenti dappertutto significa non essere presenti in nessun luogo ecco che gli opposti sono di nuovo la stessa cosa: com'è nella realtà così dovrebbe essere in noi, poichè noi (ego, anima, io, interno, ciò che sta dentro...) siamo la realtà (mondo, esterno, ciò che sta fuori...)

Gentilmente Sospiro, potresti chiarirmi cosa vuoi dire con: "non ce ne accorgiamo"? Se non ce ne accorgiamo come faremmo a dire che è accaduto? Tu hai avuto la consapevolezza di ciò che è accaduto a posteriori, quando sei tornato allo stato mentale duale?

O forse vuoi dire che non ci accorgiamo di come questo avvenga?...e quindi dire di aver capito vuol significare racchiudere in una concettualità qualcosa che va oltre...

E poi, scusa :innocent: , ma non ho capito un'altra cosa: se il Nulla e il Tutto coincidono, poiché il Tutto senza Nulla non sarrebbe Tutto etc... allora dire che in quel momento non si ha Nulla (coscienza, pensiero, etc) dovrebbe voler dire che si ha anche Tutto... o meglio che si è Nulla e si è Tutto... dire che in quell'accadere c'è il non-pensiero o la non-coscienza (ovvero non c'è il pensiero o la coscienza) mi sempra un espressione che crea separazione poiché si esclude il pensiero e la coscienza.. non so.. magari puoi farmi comprendere meglio quanto avevi espresso prima.. :blink:

"A lungo avete voi vissuto sulle vette.

Oggi dovete discendere negli abissi.

A meno che non ascendiate discendendo,

ed a meno che non uniate la valle alla vetta,

le altezze vi daranno sempre le vertigini,

gli abissi vi renderanno sempre ciechi"

M. Naymi

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Gentilmente Sospiro, potresti chiarirmi cosa vuoi dire con: "non ce ne accorgiamo"? Se non ce ne accorgiamo come faremmo a dire che è accaduto? Tu hai avuto la consapevolezza di ciò che è accaduto a posteriori, quando sei tornato allo stato mentale duale?

O forse vuoi dire che non ci accorgiamo di come questo avvenga?...e quindi dire di aver capito vuol significare racchiudere in una concettualità qualcosa che va oltre...

E poi, scusa :Shocked: , ma non ho capito un'altra cosa: se il Nulla e il Tutto coincidono, poiché il Tutto senza Nulla non sarrebbe Tutto etc... allora dire che in quel momento non si ha Nulla (coscienza, pensiero, etc) dovrebbe voler dire che si ha anche Tutto... o meglio che si è Nulla e si è Tutto... dire che in quell'accadere c'è il non-pensiero o la non-coscienza (ovvero non c'è il pensiero o la coscienza) mi sempra un espressione che crea separazione poiché si esclude il pensiero e la coscienza.. non so.. magari puoi farmi comprendere meglio quanto avevi espresso prima.. :Shocked:

"A lungo avete voi vissuto sulle vette.

Oggi dovete discendere negli abissi.

A meno che non ascendiate discendendo,

ed a meno che non uniate la valle alla vetta,

le altezze vi daranno sempre le vertigini,

gli abissi vi renderanno sempre ciechi"

M. Naymi

Partendo dal presupposto (come ho gia detto) che non è possibile spiegare esaurientemente ciò che interviene in quello stato, posso provare a fare più chiarezza rispondendo alle tue domande…

E’ giusto dire che nell’immediatezza dell’evento ci accorgiamo di come avvenga ma non di come si manifesti. E si può dire che si comprende come scompare. Vorrei far notare questi 3 punti: avvenuta, manifestazione e scomparsa. Ora, non voglio schematizzare troppo l’avvenimento anche se sto proprio prendendo quella strada, ma penso che sia utile farlo in questo momento, senza però attaccarsi troppo a questa “fasulla” schematizzazione. Immagina d’essere consapevole dell’avvenuta nell’istante precedente in cui ancora non si è manifestato lo stato: è un po come quando si sente un suono improvviso e si ha la sensazione d’essersi mossi qualche istante prima che il suono stesso sia partito. Immagina la manifestazione il momento in cui sei dedicata completamente a quello su cui stai meditando, poiché sei MU in quell’istante (in cui non si ha cognizioni di tempo) non hai orecchie, naso, occhi, bocca, corpo o mente, ma allo stesso tempo hai anche tutto il contrario poiché non essendo concepibile cosa sia naso, occhi, bocca, orecchie, corpo e mente, nemmeno puoi sostenere di non averli, forse è troppo complicato ma una volta raggiunto lo stato lo si comprende nella sua semplicità. Immagina che questo stato sia come l’istante in cui il suono che percepisci è perfettamente isolato nella tua mente, quando succede nemmeno ce ne accorgiamo perché è già passato. La scomparsa è quando ci si rende conto dell’inusualità di ciò che è successo, è come se per un istante avessimo visto il mondo sotto sopra mentre lo abbiamo sempre considerato in un’altra maniera, è il momento in cui si capisce da dove il suono è partito, si è manifestato ed è scomparso. C’è un detto che forse può chiarirti meglio le idee: prima di comprendere, le montagne sono montagne ed i fiumi sono fiumi (avvenuta); mentre si comprende, le montagne non sono montagne ed i fiumi non sono fiumi (manifestazione); dopo che si ha compreso le montagne sono montagne ed i fiumi sono fiumi (scomparsa).

E’ giusto dire che se hai nulla hai tutto, perché così chiudi il cerchio, però è altrettanto sbagliato dire che sia giusto per il fatto che è giusto ciò che è non-giusto, perciò è giusto. Sottolineo di nuovo che il contrasto evidente in ciò che dico deve risaltare all’occhio, proprio per rendere chiuso il paradosso, ma questo non deve essere un’ostacolo per chi è alle prime armi con la ricerca della propria natura (che poi in fin dei conti non è una ricerca ma quindi diventa una ricerca, si finisce sempre lì!).

Se sono in meditazione e cerco di non avere pensieri, significa che ho coscienza, e se cerco di non avere coscienza ho comunque coscienza, deve sopraggiungere lo stato in cui si ha sia non-coscienza che coscienza (lasciando da parte la separazione tra pensiero e coscienza che sarebbe un’ulteriore spiegazione che andrebbe a complicare di più la cosa…). Il modo per descrivere il fatto è: essere in movimento e fermi nello stesso istante. Tu puoi immaginare di essere in questo stato? Questo può essere uno spunto per la meditazione, dedicare completamente sè stessi (perdere completamente sè stessi) alla realizzazione di questo punto. Significa lasciarsi dietro tutto ciò che non è né movimento né stabilità: Spronare la propria mente dal mondo dualista del movimento/non movimento vedendo il movimento/non movimento come 1 cosa sola indistinta e 2 cose separate nello stesso momento, ma quello che sto descrivendo è tutta una conseguenza di quello che sopraggiunge poiché non posso descrivere con parole (l’ho già detto e so che posso sembrare insistente) l’istante che divide il prima dal dopo.

Trovo che già nel passo citato di Naymi ci sia tutto il necessario per comprendere la posizione di dualità che assumiamo di continuo ed il nostro desiderio di ricerca della stabilità, dell’eterno, dell’assoluto. Il pezzo in cui si dice “ascendere discendendo” trovo che sia il primo passo, quello di vedere la valle come vetta e la vetta come valle, poi viene il momento in cui si “pareggia” la valle alla vetta (la valle qui rimane valle e la vetta rimane vetta eppure la valle è vetta e la vetta è valle: dualità e singolarità contemporaneamente), poi si ritorna calcando sul fatto che se si vede la valle come valle e la vetta come vetta soltanto, si vede soltanto la metà delle cose.

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Grazie Sospiro..

..per quanto sia arduo spiegare con semplici parole quello che si sperimenta in "Quell'Accadere", devo dire che sei riuscito a comunicarmi meglio l'"essenza".. sono riuscita a seguirti bene.. ancora grazie.. per la pazienza! :o:

..al momento non faccio meditazione.. a me accade in modo spontaneo quello che hai descritto.. all'inizio, quando tornavo alla percezione duale non comprendevo cosa fosse ciò che era avvenuto.. o forse la mie sovrastrutture mentali erano spaventatate da tutto ciò e non volevano accettare una visione dell'esistenza diversa da quella che erano abituate a percepire fino al momento prima che avvenisse quell'annullamento (non so se sia giusto usare questo termine, lo uso solo per farmi comprendere)..

..diverse persone che fanno meditazione mi hanno confermato che può avvenire anche così come accade a me, in modo spontaneo.. un pò come dice J.Krishnamurti: "la verità è una terra senza sentieri".. essa può rivelarsi anche (o soprattutto) quando meno te lo aspetti..

Per te: :D:

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Grazie Sospiro..

..per quanto sia arduo spiegare con semplici parole quello che si sperimenta in "Quell'Accadere", devo dire che sei riuscito a comunicarmi meglio l'"essenza".. sono riuscita a seguirti bene.. ancora grazie.. per la pazienza! :o:

..al momento non faccio meditazione.. a me accade in modo spontaneo quello che hai descritto.. all'inizio, quando tornavo alla percezione duale non comprendevo cosa fosse ciò che era avvenuto.. o forse la mie sovrastrutture mentali erano spaventatate da tutto ciò e non volevano accettare una visione dell'esistenza diversa da quella che erano abituate a percepire fino al momento prima che avvenisse quell'annullamento (non so se sia giusto usare questo termine, lo uso solo per farmi comprendere)..

..diverse persone che fanno meditazione mi hanno confermato che può avvenire anche così come accade a me, in modo spontaneo.. un pò come dice J.Krishnamurti: "la verità è una terra senza sentieri".. essa può rivelarsi anche (o soprattutto) quando meno te lo aspetti..

Per te: :D:

tutti i miei complimenti pignolina....

poi sospiro è davvero un ottimo "descrittore"!

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Grazie Sospiro..

..per quanto sia arduo spiegare con semplici parole quello che si sperimenta in "Quell'Accadere", devo dire che sei riuscito a comunicarmi meglio l'"essenza".. sono riuscita a seguirti bene.. ancora grazie.. per la pazienza! :flowers2:

..al momento non faccio meditazione.. a me accade in modo spontaneo quello che hai descritto.. all'inizio, quando tornavo alla percezione duale non comprendevo cosa fosse ciò che era avvenuto.. o forse la mie sovrastrutture mentali erano spaventatate da tutto ciò e non volevano accettare una visione dell'esistenza diversa da quella che erano abituate a percepire fino al momento prima che avvenisse quell'annullamento (non so se sia giusto usare questo termine, lo uso solo per farmi comprendere)..

..diverse persone che fanno meditazione mi hanno confermato che può avvenire anche così come accade a me, in modo spontaneo.. un pò come dice J.Krishnamurti: "la verità è una terra senza sentieri".. essa può rivelarsi anche (o soprattutto) quando meno te lo aspetti..

Per te: :LOL:

forse riesco ad immaginare la sensazione che provi quando dici che le tue"sovrastrutture mentali erano spaventatate da tutto ciò e non volevano accettare una visione dell'esistenza diversa da quella che erano abituate a percepire fino al momento prima che avvenisse quell'annullamento": timore di rendersi conto che non ci si può attaccare alla normale concezione delle cose, e poichè noi vediamo in maniera opposta ciò a cui teniamo e crediamo che liberarsene significhi fare a meno di quello, in realtà succede il contrario: attaccarsi alle cose vuol dire privarsi della loro vera natura.

ho letto in molti testi di persone che hanno ricevuto "inaspettatamente" la vera visione delle cose... ^_^

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  • 5 months later...
forse riesco ad immaginare la sensazione che provi quando dici che le tue"sovrastrutture mentali erano spaventatate da tutto ciò e non volevano accettare una visione dell'esistenza diversa da quella che erano abituate a percepire fino al momento prima che avvenisse quell'annullamento": timore di rendersi conto che non ci si può attaccare alla normale concezione delle cose, e poichè noi vediamo in maniera opposta ciò a cui teniamo e crediamo che liberarsene significhi fare a meno di quello, in realtà succede il contrario: attaccarsi alle cose vuol dire privarsi della loro vera natura.

ho letto in molti testi di persone che hanno ricevuto "inaspettatamente" la vera visione delle cose... ^_^

ehi grande anima....

un grosso saluto....

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  • 2 weeks later...

...Mio hai ripreso questa discussione!!! eh eh... sai che Pignolina ero io?... solo che avevo mnemonicamente perso la password (chissà perché?) e tempo dopo mi sono nuovamente iscritta con quest'altro nick! :wacko:

Un affettuoso saluto a Sospiro anche da parte mia!

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...Mio hai ripreso questa discussione!!! eh eh... sai che Pignolina ero io?... solo che avevo mnemonicamente perso la password (chissà perché?) e tempo dopo mi sono nuovamente iscritta con quest'altro nick! :D:

Un affettuoso saluto a Sospiro anche da parte mia!

mi sembrava in gamba.... :D:

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