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il racconto collettivo


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L'idea sarebbe questa: uno parte con l'inizio di un racconto, scrivendo due o tre righe, si interrompe e un altro prosegue da dove il primo è rimasto, scrive anche lui due o tre righe poi parte un terzo...insomma, avete capito. Un'unica avvertenza: ritengo che dopo un venti-trenta interventi occorra prendersi la responsabilità di far terminare il racconto, così possiamo iniziarne un altro...OK? Allora, comincio io:

All'alba di un gelido giorno di dicembre, Federico si rigirava sul letto senza aver mai preso sonno. Dal giorno prima un pensiero terribile teneva occupata la sua mente, e nulla era servito per scacciarlo. La sua ragazza, Giulia, vedendolo insolitamente cupo ed assorto gli aveva chiesto il motivo del suo stato. Lui si era limitato ad accusare un tenace mal di testa, poi aveva sviato il discorso...

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Lei non aveva fatto altre domande perchè la verità era che non voleva sapere la verità !

Federico intanto rimaneva assorto nel suo insistente pensiero che non lo faceva dormire nè mangiare. andare al lavoro era fuori discussione: in questo stato mai e poi mai sarebbe riuscito a concentrarsi, impossibile poi affrontare le domande dei colleghi o del capo !

E mentre quel pensiero lo soffocava si domandava "perchè proprio a lui doveva capitare?"

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ma esiste già :o:

inventare a pezzi

Non lo sapevo, era nascostissimo, ma secondo me è fatto male, scrivendo appena un paio di parole ognuno il racconto diventa troppo frammentario e stufa...in questo modo invece hai sempre la possibilità di inventare qualcosa. Inoltre, se lo porteremo avanti, potremmo anche aprire un topic SUL topic, scrivendo idee, consigli ecc. senza intasare con altre cose il racconto stesso. Un'altra regola sarebbe che, chi scrive le sue righe, attenda almeno altri tre turni per intervenire di nuovo... Beh, adesso vediamo se la cosa andrà avanti.

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mamma mia quante regole turbo !! :o:

Sono solo un paio...e poi sono convinto che senza qualche regola si perde il divertimento, da bambini era così... :icon_biggrin: ma proponete anche voi...io da parte mia ho partecipato in passato a qualcosa del genere...

Ho già detto ad esempio che trovo assurda la regola dell'altro topic di scrivere SOLO due parole a persona. Essa limita in modo assoluto la fantasia e la creatività... (Oddio, non sempre sono solo due parole, ma ritengo che a un certo punto il racconto debba avere un termine, ed uno svolgimento logico. Altrimenti annoia, non ci si diverte e non ha senso).

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caio, sono la fondatrice dell' altro topic :Big Grin: , volevo solo dire che nell' altro topic non c' era nessuna regola che imponesse di scrivere solo due parole anzi per l' esattezza, di regole non ne avevo imposte affatto... puntini sugli i http://www.psiconline.it/forum/index.php?showtopic=7543

comunque Turbo, il tuo topic può essere interessante è comunque diverso dal mio perchè forse gli hai dato un' impronta meno disimpegnata... scusate l' ot :Batting Eyelashes:

p.s. trovo che ci siano delle storie a pezzi davvero esilaranti...

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Lei non aveva fatto altre domande perchè la verità era che non voleva sapere la verità !

Federico intanto rimaneva assorto nel suo insistente pensiero che non lo faceva dormire nè mangiare. andare al lavoro era fuori discussione: in questo stato mai e poi mai sarebbe riuscito a concentrarsi, impossibile poi affrontare le domande dei colleghi o del capo !

E mentre quel pensiero lo soffocava si domandava "perchè proprio a lui doveva capitare?"

Appena rimasto solo in casa, stanco di stare con le mani in mano e desideroso di capire come muoersi, decide di uscire e quasi automaticamente si reca nel locale in cui la sera prima era accaduto quell'evento che tanto lo aveva sconcertato....

Non c'era nessun cliente, ma era aperto...così d'istinto si infilò dentro, in cerca di qualcosa, un indizio, una sola piccola cosa che gli confermasse quello che era accaduto o magari nella speranza che gli rivelasse che era stato tutto frutto della sua fantasia sotto gli effetti dell'alcool....ma...

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è interessante notare che tra due topic simili, interessa più quello che ci pone dei limiti :):

bhe non credo sia così....più che altro questo lo apriamo per caprie di che si tratta e visto che ci siamo lasciamo il contributo...l'altro lo conosciamo già, se c'è tempo ci aggiungiamo qualcosa ,altrimenti nemmeno lo apriamo..vedrai che alla fine anche questo sarà abbandonato per poi essere ripreso da qualcuno che ogni tanto ha l'ispirazione...

Riguardo ai limiti, più che altro io livedrei come suggerimenti per una buona riuscita...tutto qua!!!

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è interessante notare che tra due topic simili, interessa più quello che ci pone dei limiti :):

Certi meccanismi psicologici sono assai interessanti...pensa ai bambini, iniziano a voler giocare senza regole, poi, a causa di questo, litigano e si accapigliano. E non si divertono, ovviamente. Crescendo un pochino si accorgono che le regole esistono per rendere interessante il gioco, per trovare mosse e soluzioni con l'intelligenza e la creatività. Ovviamente si devono usare solo le regole strettamente necessarie. Vedi quanto è bello il tresette, le regole sono poche ma rimane il più bel gioco di carte al mondo, meglio quando è condito con qualche bicchiere di buon vino e da ubriachi ci si picchia per le irregolarità commesse... :Just Kidding:

(Chiedo scusa a chi ha lanciato la prima versione del gioco qui, non sapevo che esistesse).

E' paradossale infine il fatto che qui io sembri quello che ama le regole, mentre mia moglie mi riprende sempre -e giustamente- per la mia insofferenza verso le regole sociali...

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All'alba di un gelido giorno di dicembre, Federico si rigirava sul letto senza aver mai preso sonno. Dal giorno prima un pensiero terribile teneva occupata la sua mente, e nulla era servito per scacciarlo. La sua ragazza, Giulia, vedendolo insolitamente cupo ed assorto gli aveva chiesto il motivo del suo stato. Lui si era limitato ad accusare un tenace mal di testa, poi aveva sviato il discorso...

Lei non aveva fatto altre domande perchè la verità era che non voleva sapere la verità !

Federico intanto rimaneva assorto nel suo insistente pensiero che non lo faceva dormire nè mangiare. andare al lavoro era fuori discussione: in questo stato mai e poi mai sarebbe riuscito a concentrarsi, impossibile poi affrontare le domande dei colleghi o del capo !

E mentre quel pensiero lo soffocava si domandava "perchè proprio a lui doveva capitare?"

Appena rimasto solo in casa, stanco di stare con le mani in mano e desideroso di capire come muoersi, decide di uscire e quasi automaticamente si reca nel locale in cui la sera prima era accaduto quell'evento che tanto lo aveva sconcertato....

Non c'era nessun cliente, ma era aperto...così d'istinto si infilò dentro, in cerca di qualcosa, un indizio, una sola piccola cosa che gli confermasse quello che era accaduto o magari nella speranza che gli rivelasse che era stato tutto frutto della sua fantasia sotto gli effetti dell'alcool....ma...

Forza ragazzi, questo è finora il testo elaborato...qualcuno vuole continuare? :icon_biggrin:

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...ecco per terra in un angolo lo scontrino del mojito che aveva consumato la fatidica notte.. certo la pulizia del locale non era da premiare, ma quantomeno in quel momento gli tornava utile, perchè quel pezzettino di carta era la prova che non aveva sognato tutto.

ok, quella notte era veramente stato in quel locale, ma realmente aveva scoperto quell'assurdità? e a chi poteva raccontarlo?

nessuno gli avrebbe creduto, lo avrebbero preso per matto..

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  • 4 weeks later...

Era un locale di qualche pretesa. Il trio sul palco si affannava ad eseguire una musica ritmata simil-jazz, con la tromba in sordina vagamente anni '30. Le coppie ballavano allacciate, con movimenti veloci e sincronici del corpo, gli uomini in giacche scure, le donne con vestiti lunghi e variopinti, che tuttavia ammiccavano con evidenti trasparenze.

Lui, non aveva alcuna voglia di ballare. Sorrideva a Giulia indicando le coppie immerse nella musica, come a voler significare, con ingenua arroganza, "oggi non abbiamo nulla a che spartire con loro"...

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Contemplava la ragazza che gli era accanto ormai da due anni.

Si erano conosciuti per caso.

Una mattina, di ritorno da uno dei suoi frequenti viaggi di lavoro, aveva accostato l'auto presso l'autogrill immediatamente fuori la periferia della città, e vi si era infilato esausto.

Aveva preteso uno zabaione da sorseggiare con la cannuccia, e lo scialbo barista aveva subito opposto un netto rifiuto alla stravagante richiesta, certo inconsueta rispetto alla comune orgia di caffè e cappuccini in bicchierini di plastica comunemente serviti in simili circostanze.

( ohioi mi vien da ridere :D: )

All'improvviso, una figurina sottile si sporse dal lato opposto del bancone.

" Ciao. Posso aiutarti?"

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