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ilaria

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messaggi di ilaria

  1. e invece l'aggressività va portata. senza paura. è da mo' che giovanni dice che mi posso incaxxare con lui...

    credo che in generale sia un grosso problema "femminile" il non sapere esprimere l'aggressività. e io pure se non parlo rischio di diventare aggressiva in maniera sorda, silenziosa, rancorosa... devo fare le mie legittime richieste, anche con quel filo di rabbia che ci può essere, piuttosto che tenermi tutto dentro e mandare definitivamente affanculo la terapia.

    vediamo se ci riesco

    L'aggressività va di certo portata se e quando la si prova, e trattenere l'aggressività vuol dire senz'altro spalancare la porta alla depressione. Io cercavo di dire qualcosa di diverso e che riguarda me ....ciò che mi ha messo a disagio con la mia dott. è stata la proiezione su di lei di un motivo che mi ha suscitato aggressività .. mi è dispiaciuto che una scarica di violenza che nasce da motivi che sono dentro di me si sia trasformata in un attacco alla terapia.certo loro sono lì per questo...vero...

    ma proprio questo mi dà la misura di cosa io possa combinare quando sono tra le persone e "allucino" qualcosa di mio contro di loro.. ho degli attacchi di rabbia micidiali e per motivi più persecutori e paranoici che reali, poi me ne accorgo, vedo cosa ho combinato a qualcuno e mi sento profondamente a disagio con me stessa.

  2. E........ho letto eh tutti i vs commenti!!

    Siete tremende.........

    Mi ritrovo molto (divago un attimo)con i dubbi sulla terapia.....di judi...pero' judi ha un bel rapporto sereno con giovanni.....

    son sicura che pian piano chiarirà........

    io invece quando faccio appunti lui ne risente e 'prende posizione'(dice)

    Secondo me poi judi.....alla fine riuscirà a parlare perchè si creerà......la giusta energia.......

    Perchè io mi dico....ma se uno fa appunti sullo psi e sulla terapia (parlo in generale)è un modo per analizzare cosa la terapia muove dentro.........nel senso noi siamo cosi' e di fronte a qs percorso reagiamo in qs modo......

    Parlare della reazione.......con l'oggetto che ha provocato tale reazione secondo me......è un modo molto importante per trasmettere i ns comportamenti ai ns psi........

    Mi chiedo allora...........ma perchè (adesso parlo del mio)se la prende.....?Perchè non analizza invece come funziono....e perchè funziono cosi'(se ancora funziono eh....)Pero' poi......lui dice che quando la terapia diventa il fulcro della frustrazione......è ostacolo alla terapia stessa.........

    Allora si dovrebbe sempre parlare di problemi.......di vita....mai di cio' che stiamo facendo.....

    Questo mi lascia un po' scettica.....perchè poi vedo..........che tutto cio' diventa un circolo vizioso.........

    Poi magari sono io che ho interpretato a mio modo le sue frasi.......

    Fatto sta che ci penso spesso!!!E vorrei parlargliene fino alla nausea......

    La volta in cui ci siamo chiariti.......gli ho detto che quello che gli avevo detto non era un'accusa ma una frase oggetto di analisi.....ma cavoli devo......dirglielo?Non ci arriva?Evidentemente no!Ma poi ho aggiunto che le mie fantasie negative potevano essere come quelle positive........su quelle pero' non recriminava eh.......Se io gli dicessi che sognerei (glielo ho detto eh...)di venire a cena con lei......sarebbe la stessa cosa come dirle......guardi che sognerei.......che lei.......adottasse un altro metodo......

    Poi gli avevo detto che (e li vi do ragione......)avrei voluto che lui mi facesse domande.......

    La volta scorsa me ne ha fatte un po' di piu'.......(ma non so se è stato casuale, o voluto) e a me ha dato un po' noia(non so spiegare bene)......cioè mi sono sentita attaccata dalle sue domande.........e effettivamente......non essendo spontanea la cosa......non rispondevo....

    E lui mi dice che se si comportasse come io vorrei,comunque non sarei contenta!E come dargli torto!!

    Per tornare alle altre sue pz............gli ho parlato di quello che qui ho scritto.....sa benissimo che io vorrei essere non la prima,ma considerata quanto le altre.........Si,non gli ho detto proprio della ragazza dopo di me......ma tanto il succo di come mi pongo secondo me l'ha capito.........

    son ben messa eh........

    se ho capito quello che dici sono d'accordo: se io vivo come frustrante una situazione dell'analisi, per esempio, fa parte dell'analisi del transfert parlare di quel senso di frustrazione per magari scoprire che non ha niente a che fare con l'analisi.

    la delusione che ho provato io per la dimenticanza dell'analista so che non dipende strettamente dall'analista ma dal fatto che quell' episodio ha riaperto una volta ancora un'antica ferita. parlarne con lei servirebbe soprattutto per curare quella ferita. anche se a me viene un senso di profonda solitudine,un gelo d'abbandono irreparabile perchè se l'analista è chiamata fuori dal mio dolore nonostante l'abbia evocato mi ritrovo da sola con la mia vulnerabiità di cui sono io l'unica responsabile.

  3. eh infatti lo penso anche io e sono abbastanza scocciata..

    spero che finisca davvero nel mio orario giusto.. visto che l'ho appunto avvertito mi auguro che lo faccia e di fare quindi la mia consueta breve mezzora!!

    lui in genere si scusa per tutto, però questa volta non era molto contrito :D non so come dirlo..

    però si, loro in effetti si comportano un po' sempre come vogliono, come se noi fossimo sempre a "richiedere".. quando a volte sono nostri diritti.. non so, io ho questai mpressione.

    In fondo noi si, siamo pazienti, vorremmo tanto, siamo in preda al transfert, però alla fine mi sembra che ci facciamo (io almeno e credo molte di voi) un sacco di problemi!!!

    Con il fatto che la nostra fantasia viaggia a volte non si osa neanche "chiedere" quello che è nostro diritto..

    okkei, predicozzo perchè mi sono offesa ehehe

    ciaooo!

    Gli hai mai chiesto come mai le sue sedute durano mezz'ora?

    Io credo che bisognerebbe chiedere, entro i limiti è giusto farlo, ci mancherebbe di inibirsi su questioni simili di fronte al terapeuta. Io, per esempio, a volte gliel'ho proprio detto, al momento in cui fissavamo la seduta successiva però: "dovrò rientrare a lavoro alle 16.30" e lei ha evitato di far iniziare la seduta alle 15.15 con il consueto quarto d'ora di ritardo.

    Quindi quella che è una richiesta paradossale per uno è ragionevole per un altro: e si rendessero conto pure loro che tutto è relativo...

  4. ma adesso non facciamo previsioni su ciò che mi dirà...

    i miei dubbi sono precisi. mi può accompagnare? si o no. mica mi aspetto che mi implori di restare...non è questo che voglio. anche perchè cambiare terapia per me è l'ultima opzione e la sceglierei solo se fosse inevitabile. sarebbe una situazione davvero dura da accettare, di sicuro non "sto facendo i capricci". ho bisogno di capire se questa terapia mi può portare dove ho bisogno di andare... mi sembra legittimo un confronto su questi temi!

    Secondo me è la portata di aggressività che inibisce una domanda legittima. In fin dei conti ci si può confrontare con il proprio terapeuta sul percorso che si sta facendo, c'è un modo di esprimere i propri dubbi che non ha niente di offensivo..e anche chiedere rassicurazioni se il terapeuta sente di poterci aiutare è legittimo.

    Ma è la durezza con cui si pone la faccenda che la rende difficile,ovvero la necessità di scaricare attraverso questa faccenda rabbia addosso all'analista.Almeno a me è capitato così.

    Io mi sono pentita amaramente di aver nutrito una tale avversione verso la mia analista per un anno intero, ero guardinga, diffidente, moralistica, du palle...e io penso che tutto sto problema che banalizzando classifico come sindrome della pz preferita nasconde un bel senso di colpa e di vergogna per aver mancato di rispetto a una professionista dubitando aspramente e severamente di lei..

  5. Anche a me è capitato di incontrarla al portone....magari perchè era lei in ritardo...e un paio di volte siamo entrate insieme e abbiamo preso l'ascensore insieme...per me è molto imbarazzante, io sono timida e figurati se mi metto a parlare del più o del meno con l'analista in ascensore...

    così quando vedo che arriva in bici mentre io sono già al portone mi allontano lentamente, facendo finta di non averla vista e le dò il tempo di salire..quindi suono...mi sembra anche un modo per evitarle di scusarsi per il ritardo...ovviamente io pretenderei che lei arrivasse in studio "prima" , che aprisse serrande e facesse telefonate per tempo in modo da aprirmi il portone quando suono senza lasciarmi balenare mille dubbi per la mente..

    comunque oggi seduta: lei mi chiede se mi sento più tranquilla e le dico che sto smaltendo la faccenda...lei dice di capirmi che possono succedere delle cose che quando si è ancora nel vivo dei fatti non si riesce a raccontare..però la seduta è stata più confidenziale...lei mi ha fissato l'appuntamento per giovedì subito, a inizio seduta, per evitare intoppi...e poi siamo partite...

    ho avuto un vero terremoto interiore..ma se continuiamo così, se si mantiene questo filo discreto di apertura sul problema, arriverò a parlargliene...prima però devo ricucire lo strappo a un livello più superficiale e sentire che è presente..

  6. Saluti a tutte..ho avuto un po' da fare e non sono stata bene..la depressione ha rifatto capolino :icon_confused: in più la psi dopo una lunga vacanza si è ammalata e la malattia pare più lunga della vacanza...insomma è circa un mese che non mi riesce di vederla.

    Mi dispiace: un'interruzione lunga, "fuori stagione", è davvero tosta da sopportare.

    Speriamo si rimetta presto!!E che pensi a un recupero..la mia lo fece quando si operò..

  7. Anche io a volte vorrei vedere gli altri pazienti. E assistere a una loro seduta. Per capire loro come si comportano e come si comporta lui con loro. Perché c'è bisogno di paragoni per capire il comportamento della gente. Tutto è relativo, in fondo. Però al contrario di voi non temo i pazienti più belli o intelligenti, ma temo che loro abbiano motivi più importanti per curarsi.

    Estrapolo solo alcune cose che più mi hanno colpita dell'intero tuo discorso..

    io non vorrei mai partecipare a una seduta della mia psi con un altro pz, proprio non me ne frega....vorrei solo riuscire a costruire una mia relazione di fiducia autentica che consenta l'abbassamento delle difese e delle censure...tuttosommato è questo quello che ho invidiato alla presunta paziente preferita..non ambisco la monopolio

    ma non posso sopportare segni di distrazione, distacco, indifferenza che mi fanno precipitare nel vuoto; in fondo si esiste e si percepisce un senso di sè positivo perchè si vale qualcosa per qualcuno, non credo nell'identità autoarchica.

    Per fare un esempio, qualche tempo fa qualcuna di voi ha parlato dell'attenzione con cui il terapeuta, al contrario della gente comune, ascolta ogni nostra minima parola, ogni ricordo, ogni sensazione. Lui è disposto a dare enorme importanza a qualsiasi schiocchezza venga fuori da noi. Ma perché è disposto a farlo?

    Le risposte che so dare io sono tre. 1. Perché lo paghiamo e quindi si sente costretto ad accordarci in ogni caso tutta la sua attenzione. 2. Perché ritiene che abbiamo bisogno di sentirci autorizzati a parlare liberamente senza scegliere l'argomento e quindi senza preoccuparci dell'interlocutore, in modo che poi tra tante sciocchezze vengano fuori pur gli argomenti importanti. 3. Perché, secondo la teoria che segue, il caso non esiste e qualsiasi sciocchezza venga detta o fatta in terapia è importante perché altrimenti non sarebbe stata detta o fatta.

    In ogni caso io non sono disposta a credere fino in fondo a quella sua attenzione perché nel primo caso è falsa, nel secondo caso pure anche se a fin di bene, nel terzo è assurda per me dato io non posso condividere una teoria del genere.

    Credo che sia tecnica. Sto realizzando questo. La mia analista dice che siamo fatti a strati, come una cipolla e forse, penso io, per focalizzare gli strati più interni occorre amplificare anche i più piccoli dettagli e non trascurarli: un po' come un detective in un'inchiesta non tralascia nessun particolare perchè ciascuno di essi può offrire un suo contributo alla ricostruzione dell'insieme.Nell'analisi junghiana ho scoperto si parla di metodo dell'amplificazione per quanto riguarda l'interpretazione dei sogni: ogni bischerata che compare nel sogno viene messa sotto la lente di ingrandimento perchè anche da quella possono partire associazioni importanti..

  8. Obbiettivamente........ti sembra facile dire a lui quello che ho scritto?

    Che vorrei attaccare bottone con la pz,dopo di me!Perchè e per come.......perchè vorrei sapere lei come si comporta con le altre......Dai tu riusciresti a dirglielo?

    non so judi, io di certo no, però penso che sarebbe molto utile...voglio dire che per quanto mi riguarda sarebbe molto utile se le dicessi che faccio caso a come saluta gli altri pazienti, a quanto mi addolori trovare segni di gesti condivisi (portacenere con cicche, bicchieri..ecc.) che con me non condividerà mai..ecc.ecc. sono tutte nostre fantasie...

  9. secondo me ti andresti a incasinare da sola per niente...

    la verità è che dovresti parlare a lui di questi pensieri. so che è più facile dirlo che farlo, e che predico bene e razzolo male... però sarebbe la cosa più giusta da fare, per far capire a lui come "funzioni" TU!

    notte.

    sì, sarebbe utile parlare di tutte queste fantasie su tutto quanto ruota attorno alla seduta.

  10. voi ritenete che sia meglio un "setting pulito" senza interferenze ma che rende ancora più "virtuale" quella relazione, oppure pensate che quel tanto di interferenze che ci sono diano al tutto una dimensione "terrena" e imperfetta all'analisi che gli fa bene?

    mi chiedevo se un setting pulitissimo nel quale non ci sono segni di altri che i due in causa, non alimenti il desiderio di un' unione assoluta, totale e simbioticissima con l'analista, faccia perdere il senso del limite ...oppure se proprio per queste ragioni non amplifichi utilmente, facendoli emergere alla grande, desideri che nella quotidianità sono solo sornioni e tutt'altro che superati...

    io lo vedo con le paranoie: miei pensieri paranoici che nella quotidianità avrebbero tempo di sfiorarmi la mente non sempre divenendo un tarlo lì ricevono uno spazio e un'attenzione che li fanno lievitare..

    elli, anch'io mi chiedo se non sia inopportuno e un po' invadente attaccare bottone con altre pazienti...magari loro manco vorrebbero che si sapesse che sono in analisi..

  11. Mi infastidisce particolarmente una certa signorina Martina che sta dopo di me: giovane (anche se più grande di me), biondina, abbastanza caruccia.. Insomma il classico tipo di cui non ti preoccuperesti mai e di cui invece c'è sempre da preoccuparsi.

    Mademoiselle non manca mai di farsi annunciare al telefono dalla segretaria dello studio, quando sa benissimo che il suo appuntamento è sempre sempre alle sei. [Queste manie di protagonismo non sono bene accette, visto che si verificano durante la MIA seduta. Che odiosa]. Ritornando al nostro discorso lui mi disse: 'Vedi, Martina.. E io lì pietrificata con la faccia da 'che cosa hai detto-o??'. Poi mi ha chiesto scusa perché era un evidente lapsus dovuto alla chiamata, e perché siamo 'vicine d'età' ecc. ecc. :Raised Eyebrow:

    Due volte fa io uscivo dalla stanza e lei entrava, accolta con un bel 'Vieni, Marti..' che mi ha infastidito NON POCO. Anzi, direi proprio TANTO.

    E nemmeno voglio tralasciare una telefonata di sua moglie, in cui parlavano del figlio.. che nervoso! Lo vuole capire che lui in quei sessanta minuti non deve essere sposato, non deve avere figli né altri pazienti?? :Broken Heart:

    Avrebbe infastidito molto anche me...

    comunque è vero che in quei 60 min sono tutti per noi: la mia a volte mi stupisce per l'attenzione che mette anche ai racconti più insulsi che faccio e che la gente normalmente smetterebbe di seguire dopo una frazione di secondo.

    L'ascolto.Nei nostri scambi quotidiani c'è una consuetudine a interrompere, a distrarci mentre l'altro parla che è avvilente.

  12. Io arrivo, citofono e lei apre.Salgo e m'infilo nella sala d'attesa e attendo.Non inizia mai puntuale ma sempre con 10 /15 minuti di ritardo .E infatti se ho l'appuntamento alle 17...arrivo non prima delle 17 e 05/10...per non ficcanasare troppo dalla sala d'aspetto.

    M'incasina un po' sta faccenda perchè a volte capita che sia la prima e allora la costringo ad aspettarmi per un po' : così succede che la volta successiva io sia puntuale ma magari è la volta che è lei che slitta. Insomma non c'è modo per non disturbare.

    Lei non ha margini di decompressione tra una seduta e un'altra, quando esce un paziente ne fa subito entrare un altro.E questo a me mi stranisce un po': come fanno a uscire da un clima emotivo, scrollarselo velocemente di dosso e resettarsi per entrare dentro un altro mondo...

    questa è una delle ragioni dei miei silenzi di inizio seduta...non sono sicura che lei sia subito pronta a sintonizzarsi con il nuovo pz.

  13. grazie per l'interessamento..

    sono andata...lei ha accennato all'inizio della seduta...aveva preso giovedì per una visita..le ho detto che mi dispiaceva averla disturbata e lei ha detto "così ci siamo salutate" e poi è iniziata la seduta...solo che io ero sequestrata da uno stato d'animo tremendo...ha recuperato un sogno della seduta scorsa e ne ho inanellati altri di più recenti...pensavo che parlare dei sogni mi aiutasse, facilitasse e invece lei ha detto che non capiva, che le arrivava un'inquietudine dai sogni ma che io ne ero emotivamente distaccata,non associavo ...sentiva che non stavamo comunicando e che io ero altrove in una mia sofferenza....ha parlato di "complesso" (sono andata a guardare e jung attribuisce alla parola un significato preciso) le ho detto che mi ha "fatto tana" ma che non sarei riuscita ad aprirmi e lei mi ha detto "non si apra, allora" .. mi ha chiesto come stavo prima che me ne andassi e non so cosa nè se ho risposto

    io non pensavo che potesse avere una ripercussione così forte, altre volte avevo delle riserve per cose accadute in analisi ma riuscivo ad andare e parlare di cose importanti aspettando "la seduta giusta"...per dirle.... dovrei tornare lunedì ma rischio il mutismo...mi sento così autisticamente chiusa in un disagio che non riesce ad uscire dalla fortezza nella quale sta... mi sembra troppo "poca" la nostra relazione per una confidenza così carica emotivamente ..se poi penso che potrei potenzialmente rivolgerla a una che non mi avvisa se non c'è e manco se ne cruccia...

    sto pensando a che roba transferale può essere questa magari lo so pure ma non so cosa farci

  14. Approfitto per fare una domanda: come mai, quelle che di voi lo fanno, usate gli sms con gli psi? Perchè usarli al posto della telefonata o per altri motivi?

    Sarà che non sono nata col telefonino, non so, ma ho l'abitudine di usare gli sms solo con gli amici, insomma solo in tono confidenziale.

    ripescaggio

    uso gli sms perchè lei mi sembra preferisca così...soprattutto perchè le nostre comunicazioni extra seduta sono solo per motivi tecnici di orari e date...e in effetti non rischio di disturbarla quando è in seduta con qualcuno...e questo per me è importante.

  15. io mi sento molto empatica con te (come direbbe giò)

    ovviamente le nostre situazioni sono molto diverse, ma ti assicuro che ho aperto un capitolo nuovo della terapia parlando dei miei dubbi sull'andamento della terapia e riguardo alla capacità di giovanni di aiutarmi.

    tirare fuori questo per me è stato difficilissimo e non ho ancora finito.

    ma è fondamentale.! questi dubbi, queste paure bloccavano tutto! il flusso della comunicazione, il flusso dei sentimenti, la terapia stessa...

    è impensabile che tu vada avanti come se niente fosse, non dicendole tutte queste sensazioni negative riguardo alla preferita, al non esserlo, alla differenza di trattamento... significherebbe non entrare in contatto con ciò che ti fa male davvero!

    tocchi un punto cruciale...io ho taciuto miei dubbi e perplessità per molto tempo fin quando non è stata lei ad arrivare da sola a capire in quale punto della nostra relazione si annidiavano i miei dubbi e a risolverli facendo fare un notevole passo in avanti alla terapia.

  16. ringrazio tutte tutte...mi fate da specchio oltre che da termine di confronto...e ho ben poco da sfanculare, io...

    sono abbattuta, non la sto prendendo benissimo.... juditta hai descritto perfettamente quello che andrebbe fatto...ho mille dubbi e uno fra questi è che se ieri lei non era presente è perchè alle 19.00 era ancora fuori città ad aspettare una visita medica..mi sembrerebbe di essere indelicata a piantare grane a una dott che ha fatto una svista per un motivo suo personale importante e mentre è lì in attesa c'ha pure la pz rompiballe che messaggia nevroticamente...

    ecco, è il quadro complessivo che va tenuto presente, non voglio rinfacciare niente a nessuno...detto questo se riuscissi comunque a dire i dubbi e le paure si andrebbe molto oltre l'episodio in sè...ma ci vorrebbe fiducia, e io ora ho timori piuttosto...e il conflitto mi blocca le parole inevitabilmente

  17. comunque se non avessi trovato giovanni in studio e al telefono...hai voglia che viaggi mi sarei fatta. però io ho il giorno e l'ora fissi dal'inizio...per cui è un po' diverso da ilaria che non ha giorni fissi (se ho capito bene)

    no non ho giorni fissi...

    comunque non so cosa pensare...e non ho ancora capito come sto..penso che un paio di anni fa questo non sarebbe successo, aveva un'altra disposizione verso di me...quando dico della paziente preferita...sono certa che con certe persone queste cose non accadono...

    sto pensando se andare domani oppure no..

  18. Ciao Ilaria.......

    Ma anche a te non risponde........al citofono??

    Mamma mia che storia......pero' lei è stata carina no?

    quindi era domani l'appuntamento.........!

    Ti sei fatto un sacco di paramoie per niente........figurati se quello che hai pensato era vero?Dai lo sai anche tu........che non è cosi......Loro tengono a noi...in modo diverso (rispetto a cio' che sentiamo noi)ma ci tengono........

    in effetti lei mi aveva detto per oggi ma forse ha realizzato che non poteva mentre io stavo andando via "di corsa"...

    è che le prendo proprio male, leggo tutto in una logica di esclusione e di rifiuto...e il brutto è che con gli altri io invece mi complico all'ennesima potenza l'esistenza perchè "mi preoccupo" di essere "ligia" affinchè non si ritrovino a sentirsi quei possibili sentimenti di esclusione e rifiuto per causa mia..

    tuttosommato invidio chi come la dottoressa se ne va al suo appuntamento col dottore mandando in tasca tutti e dando la logica priorità alla sua urgenza.

    judi, è vero leggere le rispettive paranoie ha una sua utilità.. soprattutto se si riesce a prendere atto della loro presenza e di quali travisamenti della realtà comportino e di quanto siano articolati i circuiti di pensiero che attivano...

  19. Scusate se sono così ego-centrata che riporto i miei topic unicamente me stessa ma questa che mi è successa oggi la devo raccontare...

    Vado alla seduta fissata per le 5, suono e non mi apre.Niente panico a volte succede, magari sono la prima e lei è un po' in ritardo oppure è ancora chiusa con il pz precedente e non sente.Di solito faccio passare un po' di tempo e poi riprovo e vdo.

    Oggi invece nulla, tra l'altro c'era un via vai di gente e non riuscivo acapire chi aprisse il portone a chi.Infine salgo ma la porta dello studio era chiusa, non suono ma prendo e me ne vado. non avevo con me il cell quindi torno a casa.

    A quel punto mi sono iniziata a preoccupare. Mando,dopo un'ora, un sms "freddino" chiedendo se c'è stato qualche intoppo con il portone o se ho sbagliato giorno. Nulla.

    Parte il film: mi sento quella che ha voluto saltare la seduta, che ha preso la palla al balzo, mi immagino lei come quella che non "collude" con le mie resistenze e lascia lievitare...penso che potrebbe essersi rotta le p.all.e, che non riesce ad andare avanti con me, che sono due anni e mezzo e non ha raggiunto con me certi obiettivi che magari raggiunge con altri dopo pochi mesi. Ho pensato che sono in liquidazione, e che mi dispiacerebbe davvero se fosse così, che se lei dovesse scricarmi io con l'analisi ho finito, ma ho finito proprio con le relazioni perchè non ce n'è una che riesca a metterla a segno. Ho trovatp tutto molto ingiusto perchè oggi ero proprio ben disposta verso al seduta e avrei forse trovato il coraggio di raccontarle un paio di sogni che la riguardavano (erano abbastanza raccontabili) Allora dopo un'ora riscrivo un altro sms.Mi ha insegnato lei a fare così: quando ha bisogno di una risposta a un sms che mi ha inviato e io tardo a fornirgliela, ne manda un'altro. Nel secondo sono più articolata e spiego che oggi sono passata ma non sono riuscita ad entrare o che forse ho combinato qualche pasticcio col portone.Le dico che se ho saltato la seduta mi dispiace molto ma se ho sbagliato data che mi dicesse...

    Mi chiama e si scusa per avermi fatto entrare in para ma era in un'atra città ancora in attesa della visita del medico...che l'appuntamento è per domani e che il fraintendimento è dovuto al fatto che io a fine seduta "vado sempre di corsa" così non ha potuto essere più precisa ( non si è espressa proprio così, ma il senso è questo).In definitiva mi sono sentita una rompiscatole e l'ho costretta a darmi delle spiegazioni che non era tenuta a darmi invadendola in uno spazio privato.....

  20. idem

    tu ilaria ? come mai questa domanda ?

    grazie a tutti per avermi risposto..

    ho fatto questa domanda perchè io non chiamo mai per nome le persone di cui parlo: le colleghe o gli amici li identifico con alcune caratteristiche che li distinguono: l' amica "buddista", per esempio. Lei non me l'ha mai fatto notare tranne per mia madre sottolineando il modo assolutamente distaccato con cui mi riferisco a lei.

    Quando per lavoro ha realizzato che sono entrata in contatto con persone con le quali lei ha lavorato per vent'anni è stata lei a chiedermi i loro nomi e a prendere a parlare di certe persone chiamandole proprio con il loro nome.Ma ha rispetto per la reticenza con cui non accenno al nome mio ex terapeuta: una volta si limitò a dire di aver forse capito chi fosse.

    io pure lo faccio apparentemente per una ragione di riservatezza, ma ho come l'impressione che entri a far parte di una mia modalità un po' simile a quello che dice digi.. o comunque è un spia del mio "mantenere le distanze" e non solo con le persone che "non nomino" ma anche con l'analista come se non mi fidassi della riservatezza di quel luogo.

  21. Quanto al "tu"

    la mia mi dà del "lei" anche se spesso capita che si scordi e usi alternativamente il "tu" e il "lei"... alla paziente preferita dà ovviamente il tu ...

    non è il tipo da dare il lei "per scelta" quindi se lo fa con me è perchè credo lo senta come adatto alla relazione con me.

    Del resto, quando le capita di darmi tu/lei non le ho mai detto "Non si preoccupi mi può anche dare del tu" non ci penso nemmeno ..A me piacerebbe che mi desse del "tu" stante però l'accordo di fondo che io non riuscirei mai a non darle del lei..

    Quanto alla faccenda soldi nel mio caso credo che in parte sia stata e sia una resistenza... o meglio una roba, quella degli accordi economici, che ho utilizzato per canalizzare la mia diffidenza.

  22. fonte

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    "Da giovane mi sentivo il brutto anatroccolo, né bella, né intelligente, né spiritosa. Pensavo di non valere niente e mi dicevo che la vita mi apriva dinanzi delle pagine bianche sulle quali non sarei mai riuscita a scrivere nulla. Solo lentamente - prosegue - sono riuscita a liberarmi da questo senso di inferiorità, dovuto a temperamento e situazioni esterne, mai trasformatosi però in un senso di superiorità rispetto agli altri. Semmai ero in 'pareggio."

    "La fine logicamente sarà prossima - dice la scienziata - ma gli anni non contano e, soprattutto, non bisogna temere i momenti difficili, perché è da quelli che viene il meglio. Io ad esempio - prosegue - dovrei ringraziare Mussolini e Hitler per avermi dichiarato 'razza inferiore'; questo mi ha spinto a lavorare e impegnarmi ancora di più"

    "Non conta il giorno della morte - dice - ma come siamo vissuti e quello che lasciamo dopo di noi". Ancora un sorriso ed un'ultima battuta prima di congedarsi: Muore il corpo, non quello che ciascuno di noi ha fatto".

  23. Vi riporto una roba che ho letto di recente che a me sembra interessante soprattutto per chi come Elli ed Euridice ritiene il proprio rapporto con l'analista una cosa da 50 minuti o altra rispetto alla sua vita.

    Jung sostiene che l'analista sia in analisi insieme al paziente; le sue personali ferite, quelle che lo hanno motivato alla professione di analista, sono in gioco nella relazione con il paziente tanto quanto le ferite di quest'ultimo: forse è questo incontro di sofferenze che rende unica la relazione, la rende così intima e importante. E dà un senso alla corrente affettiva che si stabilisce.

    "Le ferite aperte dell'analista hanno un continuo bisogno di essere alimentate, e questa trasfusione di sangue può avvenire solo nel rapporto con il paziente.E' questo il motivo per cui un analista può lavorare tanto, perchè ha un continuo bisogno di ricevere e di dare e solo così si può sentire veramente significativo"

    "Cosa fare degli affetti che vengono attivati? E' una delle questioni più scabrose della moderna psicoanalisi: vanno vissuti o vanno interpretati? La soluzione più semplice escontata è l'interpretazione, vale a dire si restituisce al apziente il proprio vissuto ricollocandolo nel suo legittimo pssato.Tuttavia esistono altre possibilità.

    [...]Nell'istante in si accetta un paziente in analisi si attua una scelta positiva nei suoi confronti, fornendo sin dall'inizio un sentimento gratificante. Ciò che fa di un'analisi una buona analisi non è l'intelligenza o la "buona volontà" del paziente, ma l'investimento che l'analista riesce ad attuare nei suoi confronti.Investire significa dirigere un fascio di energia psichica verso un oggetto.[..] Senza un intenso investimento emotivo non può instaurarsi un adeguato rapporto terapeutico; e perchè un analista possa investire la propria energia psichica su una certa persona bisogna che questa relazione sia gratificante: è necessario che l'analista investa affettivamente il proprio paziente, ossia entri in rapporto con lui non per un senso del dovere professionale o perchè ne riceve compensi, bensì perchè quella persona lo gratifica per qualche aspetto.La professione dell'analista ha significato in quanto si fonda su particolari motivazioni endogene. [..]

    Il comportamento umano è motivato ma esistono motivazioni autentiche e motivazioni di copertura.Affermare che si lavora per il bene degli altri è in genere una menzogna.Più relistcamente bisogna ammettere che le motivazioni vere sono meno idealistiche e più personali e rispondono a esigenze interne profondissime."

    Aldo Carotenuto, La nostalgia della memoria

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