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  1. Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 1 INDAGINE SUL RAPPORTO TRA DONNE IMMIGRATE SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO E SANITA’ A MILANO Indice 1. Introduzione 1.1 I perché di una scelta (Mozzana) 1.2 L’esclusione: riferimenti teorici (Pennati) 1.3 La legge (Mozzana) 2. La situazione a Milano 2.1 Una panoramica generale (Pennati) 2.2 Il NAGA (Mozzana) 3. Metodologia (Mozzana) 3.1 I dati quantitativi (Mozzana) 3.2 Le interviste (Pennati) 4. Donne immigrate e sanità a Milano 4.1 Dati socio-demografici (Pennati) 4.2 Le esigenze sanitarie (Mozzana) 4.2.1 Problemi legati alla condizione di vita delle donne (Mozzana) 4.2.2 Problemi inerenti la sfera riproduttiva (Mozzana) 4.2.3 Problemi legati al disagio psicologico e relazionale (Pennati) 5. Conclusioni (Mozzana-Pennati) Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 2 INDAGINE SUL RAPPORTO TRA DONNE IMMIGRATE SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO E SANITA’ A MILANO 1. Introduzione In questa indagine abbiamo cercato di analizzare la situazione sanitaria delle donne immigrate senza permesso di soggiorno a Milano e la loro possibilità reale di accesso al servizio sanitario nazionale. Abbiamo utilizzato il termine “donne immigrate senza permesso di soggiorno” per includere sia le clandestine che le irregolari1 perché, anche se differenti, entrambe le categorie sono sottoposte alle stesse leggi. 1.1 I perché di una scelta I motivi che ci hanno spinto ad occuparci di questo argomento sono diversi: innanzitutto perché l’immigrazione è un fenomeno in crescita sia nella nostra città che in tutta l’Italia in generale, e la percentuale di donne sulla popolazione immigrata è alta (45,8%, 635.729 soggetti2); in secondo luogo perché l’articolo 25 della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 ha sancito la salute come diritto fondamentale dell’uomo e della donna; infine perché le donne immigrate senza permesso di soggiorno hanno una forte necessità del servizio sanitario, data sia dalla loro condizione di donne (problemi legati alla sfera riproduttiva che si sommano ai problemi di salute comuni a uomini e donne), che dalle condizioni precarie in cui vivono in quanto immigrate (disagio psichico, alloggi inadeguati, condizioni igieniche precarie, malnutrizione, difficili condizioni di lavoro)3. 1.2 L’esclusione: riferimenti teorici Per studiare questa situazione siamo partite dalla definizione di esclusione sociale data da Mingione: “forme di povertà che diventano croniche anche perché coincidono con processi di discriminazione istituzionale, attiva o passiva (incapacità o mancanza di volontà politica da parte delle istituzioni di combattere contro queste forme di impoverimento)”4. La nostra analisi verte su un particolare processo di discriminazione sociale, l’esclusione sanitaria, la quale coincide, nella categoria di donne che abbiamo preso in esame, con una situazione di povertà già piuttosto marcata. Per capire come si sono mosse le istituzioni riguardo a 1 Per immigrate clandestine intendiamo donne giunte in Italia in modo illegale e che non hanno mai posseduto nessun tipo di permesso di soggiorno. Con il termine immigrate irregolari, invece, definiamo quella categoria di donne arrivate nel nostro paese con un permesso, che successivamente è scaduto e non è stato rinnovato per diversi motivi (ad esempio per la perdita delle condizioni necessarie). 2 Dato tratto da un dossier statistico sull’immigrazione basato su dati (aggiornati al 31/12/2000) del Ministero degli Interni, elaborazione Caritas 2001. 3 Cfr. C. Facchini- E. Ruspini,2001 4 Cfr. E. Mingione, 1998 Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 3 questo problema, ci siamo rifatte alla legislazione corrente: legge 40 del 1998 e decreto legge Bossi-Fini del 2001. Sempre secondo la definizione di Mingione esistono tre aree di rischio in cui si possono manifestare con più facilità processi di esclusione: l’occupazione, gli assetti sociodemografici ed i sistemi pubblici di assistenza e previdenza. Le donne immigrate senza permesso di soggiorno in Italia sono a rischio di esclusione in tutte e tre le aree (lavoro in nero, inserimento in una società spesso diversa dalla propria e con una differente concezione del ruolo della donna, impossibilità di accedere a qualsiasi tipo di servizio assistenziale stabile); noi, nella nostra analisi, ci siamo occupate di uno dei servizi pubblici assistenziali che fanno parte della terza delle aree in questione: la sanità. Pur considerando solo questo aspetto non si deve dimenticare che la presenza di tre aree di rischio che si possono combinare in modi diversi, produce differenti tipi di esclusione; inoltre, nella categoria di persone da noi studiata, la privazione spesso non coinvolge solamente un aspetto della vita della donna ma molti ambiti (tra cui quello relazionale): si può quindi parlare di multidimensionalità del concetto di privazione5. Abbiamo cercato di tenere presente questo aspetto durante la nostra indagine per avere un visione complessiva della situazione di queste donne, per non rischiare di ridurre i loro problemi alla sola sfera assistenziale. 1.3 La legge Secondo la legge vigente, D.Lgs.286/98, art.35, comma 3,6 gli stranieri presenti nel nostro paese senza un regolare permesso possono usufruire di tutte le cure urgenti ed essenziali, intendendo per cure urgenti quelle che “non possono essere differite senza pericolo per la vita o danno per la salute della persona”, e per cure essenziali quelle “prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a patologie non pericolose nell’immediato e nel breve termine, ma che nel tempo potrebbero determinare maggiore danno alla salute o rischi per la vita (complicanze, cronicizzazioni o aggravamenti)” (Circol. Minister. n° 5 24/3/2000, pag.41)7. Questo significa che se l’immigrata ha la prescrizione di un medico per una qualsiasi visita o esame che si può fare in una struttura pubblica, vi può accedere come coloro che hanno la tessera sanitaria; inoltre, nel caso presentino la Dichiarazione d’indigenza, che può essere un’autocertificazione8, avranno assistenza gratuita (art. 35 comma 4)9. Gli immigrati sono inoltre tutelati dal comma 6 della legge, che vieta la denuncia alle autorità10. 5 Cfr. F. Zajczyk- E. Mingione, 2001 6 “Ai cittadini presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare garantiti: a. la tutela sociale della gravidanza e della maternità […]; b. la tutela della salute del minore […]; c. le vaccinazioni secondo la normativa; d. gli interventi di profilassi internazionale; e. la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”. 7 Vedi allegato n°1 8 Vedi allegato n°2 9 “le prestazioni […] sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani”. 10 “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto a parità di condizioni col cittadino italiano”. Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 4 Ci sembra che questa legge a livello teorico riesca a garantire le cure urgenti in maniera efficace, dato che chiunque può presentarsi al pronto soccorso per essere curato. Al contrario, nonostante vengano assicurate le cure essenziali, queste necessitano la prescrizione da parte di un medico. Non permettendo, però, agli immigrati di avere il medico di base, ci sembra che vengano posti degli ostacoli all’accesso a queste “cure essenziali” che dovrebbero invece essere garantite proprio da questa legge: è quindi estremamente difficile per l’immigrato, se non rivolgendosi ogni volta al pronto soccorso, riuscire ad avere qualunque tipo di prescrizione medica che gli permetta di sottoporsi ad esami e visite specialistiche. 2. La situazione a Milano 2.1 Una panoramica generale L’intensità dell’immigrazione a Milano ha avuto un andamento crescente negli ultimi dieci anni facendo così quasi triplicare la presenza di immigrati nel comune: si è passati da 57.800 individui (al 31/12/91), dei quali 17.300 irregolari11, a una cifra che varia tra 126.000 e 135.200 a seconda delle stime della presenza di irregolari (tra i 16.800 e i 25.700) nel giugno del 200012. Da questi dati si può notare che, mentre la presenza di immigrati sia aumentata in modo molto rilevante, il flussi di irregolarità si sono mantenuti abbastanza costanti anche se altalenanti nel tempo13. Anche se il valore assoluto del numero di immigrati irregolari si è mantenuto costante nel tempo, la percentuale di questi sul totale degli immigrati è diminuita in maniera consistente (dal 30% del 1991 ad una percentuale oscillante tra il 13% e il 19% nel 2000). Probabilmente la riduzione è dovuta alla sanatoria del 1998 che “ha favorito il rientro nella legalità per quelle situazioni in grado di soddisfare i requisiti richiesti dalle norme”14. Il fatto che il valore assoluto degli immigrati irregolari sia rimasto costante nel tempo, invece, è un chiaro segnale della presenza ancora molto consistente di flussi di clandestinità, per cui se molte persone si sono regolarizzate, molte altre sono giunte a Milano in condizioni di illegalità. Di questi 130.600 (media tra la stima di massimo e quella di minimo) il 56.3% sono uomini mentre il restante 43.7% sono donne. Analizzando i dati dell’I.S.M.U. si nota che la percentuale della presenza di uomini o donne dipende dal paese di provenienza: dall’Africa arrivano principalmente uomini (75.9% dal Nord Africa e 58.2% dai restanti paesi africani), mentre c’è una netta prevalenza femminile tra coloro che provengono dall’America Latina (61.2% di donne). Si può comunque notare una lenta convergenza sia a livello di presenza globale, sia in corrispondenza delle grandi aree di origine nel periodo dal 1996 al 200015. Per quanto riguarda le aree di provenienza, la più alta quota di clandestini a Milano si ha tra i provenienti dall’America Latina (circa 30%), in particolar modo peruviani ed ecuadoriani, seguiti da coloro che vengono dai paesi dell’est Europa (circa 20%), mentre al terzo posto troviamo i provenienti dal centro e dal sud dell’Africa (circa il 15%). 11 In questo caso il termine “irregolari” è comprende sia clandestini che irregolari 12 Stime I.S.M.U tratte da ”L’immigrazione straniera nell’area milanese. Rapporto statistico dell’osservatorio, 2000” , Fondazione Cariplo -I.S.M.U.- Provincia di Milano 13 vedi dati 14 Cfr. Rapporto I.S.M.U. 2000 15 Cfr. Rapporto I.S.M.U. 2000 Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 5 Le aree che invece hanno il minor numero di irregolari al loro interno, sono nord Africa (circa il 12%) e Asia (circa 10%). Le sei cittadinanze di maggior spicco tra quelle con la più alta percentuale di immigrati clandestini, sono: Perù, Marocco, Albania, Egitto, Cina, Filippine. Dopo questa panoramica generale, utile per contestualizzare la situazione delle donne immigrate senza permesso di soggiorno a Milano, possiamo passare ad analizzare il nostro ambito di studio. 2.2 Il NAGA La situazione a Milano, quindi, si presenta in questo modo, con circa 21.250 immigrati presenti irregolarmente16 (di cui circa 8.500 donne), per i quali la legge prevede un tipo di assistenza sanitaria che va al di là del pronto soccorso, e si estende alle cure essenziali e continuative. Ma cosa avviene realmente ad un’immigrata senza permesso di soggiorno che si trova nella situazione di aver bisogno di un medico? Per saperlo ci siamo rivolte al NAGA, che è un’associazione di volontariato impegnata nella promozione del diritto alla salute di immigrati e nomadi e che quindi offre assistenza sociosanitaria attraverso un ambulatorio in cui è garantita l’assistenza di base al quale, per il momento, si affiancano ancora attività specialistiche. Il NAGA si adopera inoltre a rispondere ai bisogni abitativi, lavorativi e sociali quando sono parte integrante dell’attività terapeutica, e per fare ciò mantiene i contatti con i servizi territoriali, facilitando le persone che si rivolgono al centro a utilizzare le strutture disponibili (spesso non conosciute proprio da chi ne ha bisogno). E’ un’associazione che si propone di intervenire sui problemi sanitari di coloro che non possono accedere alle strutture pubbliche, considerando anche le loro condizioni di vita complessive, inserendo l’individuo nel suo contesto in modo da capirne meglio le esigenze. Ci siamo rivolte al NAGA perché è una realtà che già conoscevamo in precedenza, per nostre esperienze in passato, inoltre è un’associazione che lavora sul territorio occupandosi del problema dal 1987, cercando, oltre che di risolvere concretamente i problemi delle persone, di informare operatori del settore e opinione pubblica, promuovendo corsi di formazione, dibattiti e incontri di aggiornamento culturale e scientifico. In particolare ci siamo rivolte al Gruppo Donne, un gruppo di donne italiane volontarie che si occupa in particolare dei problemi legati al ruolo riproduttivo (come contraccezione, gravidanza, menopausa etc.) e di tutti quei problemi che delle immigrate possono incontrare in un paese straniero. Essendo un gruppo formato da sole donne, queste diventano le interlocutrici privilegiate e riescono ad instaurare un rapporto di fiducia con le utenti, facilitate dal fatto di condividere con queste problematiche legate al genere. Si pongono quindi come tramite tra la donna e i servizi pubblici che garantiscono in determinati casi assistenza totale alle donne (consultorio, pediatra, medico specialista). Ci è stato utile rivolgerci a questo gruppo, perché è quello che all’interno del NAGA ha più contatti con la situazione da noi studiata. 3. Metodologia La nostra ricerca è stata condotta con un’ottica di tipo esplorativo, per cui abbiamo cercato di osservare e descrivere la situazione sanitaria delle donne immigrate senza il permesso di soggiorno a Milano. La nostra scelta è stata dettata da due diverse ragioni: 16 Stima I.S.M.U. Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 6 ? innanzitutto non ci risulta sia disponibile letteratura sull’argomento abbastanza ampia che ci permetta di avere una base di sapere che vada al di là del senso comune, e non avendo noi conoscenze specifiche, ci sembra che possa essere utile descrivere la situazione in questione; ? inoltre le donne immigrate senza permesso di soggiorno non sono rilevabili in alcun modo, e quindi risulta difficile reperire dati quantitativi significativi sulla loro condizione. Per fare ciò ci siamo rivolte al NAGA (vedi par. 2.2), studiando in questo modo un caso emblematico piuttosto che un campione statisticamente rappresentativo (cosa per altro decisamente impossibile per il secondo punto sopracitato). Abbiamo utilizzato come metodo di ricerca l’analisi secondaria, usando da un lato fonti scritte di natura statistica (dati della banca-dati del NAGA e del rapporto sull’immigrazione straniera nell’area milanese dell’I.S.M.U.), dall’altro fonti orali, cioè tre interviste a testimoni privilegiati del centro. Le prime sono fonti secondarie, ovvero insiemi ordinati di dati, che nel nostro caso vengono da società e organismi privati; le seconde sono fonti primarie, costituite dagli individui oggetto d’analisi17. Dopo aver raccolto il materiale, abbiamo cercato di capire quali sono i problemi delle donne immigrate che si rivolgono al NAGA integrando i dati statistici con le informazione dateci dalle persone che abbiamo intervistato. 3.1 I dati quantitativi Uno dei motivi che ci ha spinto a rivolgerci al NAGA è stato il fatto di sapere che il centro possedeva una propria banca dati dove erano tenuti dati sia socio-demografici che sanitari elaborati partendo dalle cartelle cliniche dei pazienti alla prima visita con scadenza biennale (i dati si riferiscono ai primi tre mesi dell’anno). Per entrare i possesso dei dati abbiamo dovuto recarci al NAGA molte volte e parlare con diverse persone, riuscendo dopo un po’ a metterci in contatto con il responsabile dell’elaborazione dei dati, il dottor Olivani, che ci ha però potuto dare solo le statistiche del 2001 riguardanti gli aspetti socio-demografici dell’utenza visto che quelle inerenti la parte sanitaria non erano ancora stati elaborati. I dati del NAGA non si sono però rivelati pienamente adeguati alla nostra ricerca, non avevano cioè un alto grado di rispondenza ai nostri bisogni conoscitivi18: c’erano infatti tabelle che a noi non servivano e ne mancavano alcune a noi necessarie. Per superare questa mancanza abbiamo deciso di utilizzare anche i dati riguardanti gli immigrati clandestini e irregolari contenuti nel rapporto statistico sull’immigrazione straniera nell’area milanese dell’I.S.M.U. del 2000 già in nostro possesso. Anche se si riferiscono a due anni diversi ci sembra che sia possibile comparare i dati per la vicinanza temporale dei due anni; inoltre abbiamo considerato i dati derivanti dalla comparazione come semplici indicazioni di tendenza, per capire se i dati del NAGA rispecchiano o meno la situazione dell’immigrazione a Milano, senza però affidarci a questi completamente per trarre le nostre conclusioni. Riguardo agli altri aspetti della qualità dei dati (validità, sensibilità, fedeltà) non siamo in possesso d’informazioni perché non siamo riuscite ad incontrare il dottor Olivani. 17 Cfr. Zajczyk, 1995 18 Cfr. Zajczyk, 1995 Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 7 3.2 Le interviste Nel progetto iniziale della ricerca le interviste avrebbero dovuto essere tre: due a testimoni privilegiati del centro (un medico e una responsabile del Gruppo Donne), ed una a un’utente del NAGA, per capire come una donna senza permesso di soggiorno può arrivare al centro, per quali problemi e attraverso quali passaggi. Durante lo svolgimento della ricerca, nel parlare con le persone, ci siamo rese conto di due fattori che hanno poi modificato il nostro progetto di ricerca: in primo luogo ci siamo accorte che mentre non ci sarebbero stati problemi con i due testimoni privilegiati, non saremmo riuscite ad intervistare la donna immigrata, perché il NAGA non poteva darci il permesso di farlo all’interno della struttura dovendo loro garantire la sicurezza e l’anonimato ai loro utenti (un’intervista li avrebbe probabilmente spaventati). Inoltre ci siamo accorte che sarebbe stato utile intervistare la psichiatra del centro, per analizzare un altro aspetto dei problemi che colpiscono le donne che migrano in un paese straniero e per capire la percezione della malattia da parte di queste. Quando ci siamo recate al NAGA per trovare i dati quantitativi, abbiamo parlato con la segretaria del centro, la quale ci ha indicato la responsabile del Gruppo Donne che si era occupata di raccogliere i dati su gravidanza, I.V.G., contraccezione etc.. Questa a sua volta ci ha indirizzato verso Gabriella Urban, la persona che poi abbiamo intervistato. Il colloquio con lei si è svolto al NAGA, ed è durato circa 50 minuti; è stata lei che ci ha indicato la dottoressa Sachsel, che abbiamo intervistato subito dopo, sempre al centro19. Questa volta il colloquio è durato meno, circa 30 minuti, e si è interrotto abbastanza bruscamente perché la dottoressa aveva dei pazienti da visitare durante la mattinata. Entrambe si sono dimostrate molto disponibili, e ci hanno fornito tutte le informazioni di cui avevamo bisogno. Abbiamo quindi contattato la psichiatra del centro, e ci siamo recate a casa sua per farle alcune domande. L'intervista è durata più di un'ora e la traccia era per alcune domande simile a quella utilizzata per le prime due testimoni, per altre diversa, dato che volevamo toccare alcuni argomenti specifici del campo della dottoressa20. La disponibilità delle persone incontrate durante il nostro lavoro, ci ha sicuramente aiutato a costruirci un quadro chiaro della situazione da noi analizzata. 4. Donne immigrate e sanità a Milano 4.1 Dati socio-demografici Come abbiamo già detto, il NAGA è un centro che si occupa di assistenza sanitaria a immigrati senza permesso di soggiorno a Milano. Per fare ciò, ha un ambulatorio medico in cui vengono effettuate circa 80 visite al giorno, come ci dice la dottoressa E. Sachsel, una delle fondatrici del centro: “Noi abbiamo un ambulatorio che visita i clandestini, quelli senza permesso di soggiorno che quindi non possono avere assistenza sanitaria pubblica, e vediamo circa 80 persone al giorno”. Il numero di visite fatte in un anno al NAGA ha avuto nel corso degli anni un aumento vertiginoso, molto superiore all’aumento di immigrati nello stesso periodo nel comune di Milano: si è passati da 3.488 visite in un anno nel 1990, a 20.114 nel 1999, mentre per il 2001 le visite previste erano 21.896, con 19 Vedi allegato n°1, traccia di intervista. 20 Vedi allegato n°2 Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 8 un incremento, rispetto al ’99 del 7,5% circa21. Questo è avvenuto principalmente perché il centro è stato fondato nel 1987, e quindi è normale che inizialmente fosse poco conosciuto e di conseguenza avesse un numero limitato di pazienti. Nel corso del tempo, però, il NAGA si è fatto conoscere sia attraverso un passaparola tra le persone, sia mantenendo i contatti con le strutture sanitarie e di volontariato che operano nell’area milanese. Passiamo ora ad un’analisi più approfondita dei dati riguardanti le donne che si rivolgono al centro: come si può notare dalla tabella 1, la percentuale di donne che si rivolgono al NAGA è in continuo aumento nel tempo, passando dall’essere il 27% dell’utenza totale nel 1990, al 41.5% nel 2001. Dalla tabella si può anche notare che dal 1993 al 1999 la percentuale di donne è rimasta pressoché invariata, per poi aumentare in maniera considerevole nel giro degli ultimi due anni. Questo probabilmente è dovuto al fatto che, negli ultimi anni, l’area di provenienza con il maggior numero di irregolari è diventata l’America Latina, che è anche l’area con la più alta percentuale di donne al suo interno (vedi par. 2.1). Infatti possiamo osservare dalla tabella 2 che le donne provenienti da Ecuador e Perù sono il 30% del totale delle richieste di assistenza medica al NAGA, e guardando il totale delle donne che si rivolgono al centro, sono più del 75%. Ci sembra un dato molto significativo, perché se da un lato segue lo stesso andamento dei dati I.S.M.U. sopra riportati, dall’altro ci mostra che le donne latino-americane sono decisamente sovrarappresentate al NAGA (per i dati I.S.M.U. queste sono circa il 45% del totale delle donne irregolarmente presenti a Milano22). Questo potrebbe essere dato sia da un maggior “passaparola” di informazioni all’interno delle comunità latino-americane milanesi, sia da relativa facilità ad accedere al servizio per la minor differenza culturale tra il paese d’origine e quello d’arrivo rispetto ad esempio alle donne arabe che potrebbe comportare quindi una minore diffidenza e una capacità maggiore di comunicazione, data sia dalla lingua parlata (perché lo spagnolo è considerato una lingua veicolare23), sia perché la percezione della malattia è vicina alla nostra. Questo ci è stato confermato anche dalla dottoressa E. Sachsel, che rispondendo ad una nostra domanda sulla percezione della malattia da parte d donne di diverse culture, ha detto: “ Le donne dell’America latina non sono molto diverse da noi, anche perché di solito non vengono dalle Ande ma da grandi città, come ad esempio Lima”. I dati del NAGA rilevano una presenza minima di donne nordafricane, mentre secondo l’I.S.M.U. (che però fa riferimento alla popolazione regolare e non) sono il 24.1%. Questo perché le donne provenienti da paesi arabi arrivano principalmente per ricongiungimento familiare (e sono quindi donne con il permesso di soggiorno), essendo culturalmente considerate le donne dipendenti dagli uomini. 21 I dati del NAGA si riferiscono ad un campione delle prime visite del trimestre gennaio-marzo di ogni anno: sono stati elaborati, per il 2001, 2023 casi su 5474 prime visite effettuate. Questa scelta è stata fatta per cercare di conciliare la necessità da un lato di avere dati aggiornati e dall’altro di non avere un carico di lavoro eccessivo che si somma a quello già svolto come volontari. 22 Per ricavare questo dato abbiamo calcolato la stima numerica di persone provenienti dalle diverse aree sul totale degli immigrati irregolari (vedi par. 2.1) utilizzando la tabella 19 del rapporto I.S.M.U. (percentuale di stranieri irregolarmente presenti secondo l’area di provenienza), e successivamente, basandoci sulle percentuali della tabella 23 (percentuali di uomini tra gli stranieri presenti a Milano secondo la provenienza), abbiamo calcolato per ognuna di queste aree il numero di uomini e donne. Abbiamo così trovato una stima del numero delle donne irregolarmente presenti a Milano, e abbiamo così calcolato la percentuale di latinoamericane sul totale (3.837 su un totale di 8.456). 23 Vedi tabella numero 3 Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 9 4.2 Le esigenze sanitarie Nel corso della nostra ricerca, sia nella fase delle interviste che durante la rielaborazione dei dati, ci siamo accorte che le esigenze sanitarie delle donne immigrate senza permesso di soggiorno si possono raggruppare ancora oggi nelle tre macro aree già individuate da Bandera nel 1990 e riprese da Facchini e Ruspini (2001)24: 1. Problematiche legate alle condizioni abitative, sociali ed igieniche nelle quali le donne vivono; 2. Problemi connessi con la gravidanza; 3. Disagio psicologico e relazionale. 4.2.1 Problemi legati alle condizioni di vita delle donne Un aspetto significativo emerso durante la ricerca riguarda i problemi di salute delle donne immigrate: si rivolgono al NAGA con gli stessi bisogni degli uomini, anche se ovviamente a questi si aggiungono quelli legati al loro ruolo riproduttivo, come interruzione volontaria di gravidanza (I.V.G.), contraccezione, gravidanza, menopausa, pap-test. Le esigenze sanitarie comuni ai due generi sono legate principalmente alle precarie condizioni in cui gli immigrati si trovano a dover vivere, in particolare nei primi anni permanenza in Italia. Come ci dice Gabriella Urban, responsabile del gruppo donne, “Per quanto riguarda la salute in generale … direi che le patologie per cui vengono qui sono più o meno le stesse per donne e uomini, cioè prevalentemente per malattie dell’apparato respiratorio, digerente, malattie della pelle, cose abbastanza normali, perché come tutti gli immigrati quelli che vengono qui sono in buona salute, di solito. Poi c’è una grossa fetta di donne sudamericane che ha problemi ginecologici, soprattutto di gravidanza e di I.V.G.” . Questo ci è stato confermato anche dalla dottoressa Sachsel, che ha anche aggiunto all’elenco delle patologie più frequenti, la TBC e il diabete. Quanto detto conferma la ricerca di Bandera (1990) citata da Facchini e Ruspini sugli utenti NAGA, la quale aveva messo in luce che uno dei motivi principali che spingono le donne a rivolgersi al centro sono “le problematiche legate alle condizioni sociali, abitative ed igieniche nelle quali le donne vivono”25(quindi sembra che non ci siano state variazioni nel tempo delle esigenze sanitarie). Infatti un altro aspetto che tutte le intervistate hanno sottolineato è la buona condizione di salute delle donne al loro arrivo in Italia: una persona che sceglie di intraprendere un viaggio nella clandestinità (con tutti i disagi che questo può comportare) per andare a lavorare in un altro paese deve avere “un patrimonio di salute pressoché integro”26. 4.2.2 Problemi inerenti la sfera riproduttiva Circa il 20% delle donne che si rivolgono al NAGA lo fanno per problemi legati alla sfera riproduttiva27. Questo infatti è una delle necessità principali delle utenti del centro, tanto che è stato creato un gruppo che si occupa specificamente del problema, e che sa come gestire situazioni di questo tipo: il Gruppo Donne. Queste volontarie diventano le 24 Cfr. C. Facchini – E. Ruspini, 2001 25 Cfr. C. Facchini – E. Ruspini, 2001 26 Cfr. C. Facchini – E. Ruspini, 2001 27 Dai dati del NAGA risulta che 150 donne su 795 si rivolgono al centro per problemi riguardanti gravidanza, I.V.G., menopausa, contraccezione…. I dati che abbiamo utilizzato sono però sottostimati di circa il 10% per problemi di rilevazione. Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 10 interlocutrici privilegiate delle donne (vedi par. 2.2), ma il loro maggiore sforzo, come ci dice Gabriella Urban “è stato quello, una volta avuta la possibilità di mandare le donne al servizio pubblico, di fare in modo che le cose andassero via lisce, tenendo i contatti con i servizi”. I servizi in questione sono consultori e ospedali pubblici, di cui due (Ospedali San Carlo e San Paolo) hanno creato dei centri di salute e di ascolto per le donne immigrate, che non necessitano di un appuntamento preso in precedenza e che quindi possono essere utili in casi di emergenza (scadenza del termine per l’I.V.G.). La responsabile del gruppo donne ci ha però detto che non si rivolgono spesso a questi sportelli perché, essendo solo per donne immigrate, non favoriscono l’integrazione: ”abbiamo un po’ contestato, o perlomeno espresso perplessità sull’opportunità di avere un ambulatorio a parte per loro, quindi non lo utilizziamo normalmente perché riteniamo che sia giusto che vadano dove vanno le altre donne”. Per rivolgersi a queste strutture, in teoria, le donne non avrebbero bisogno di avere come tramite il NAGA, ma in pratica spesso non sanno dove possono andare e quindi tendono ad passare prima per il centro. La maggioranza delle utenti che si rivolgono al NAGA per questi motivi, lo fa perché ha bisogno di interrompere la gravidanza (56,6% dei casi nel primo trimestre del 2001); questo avviene essenzialmente per tre motivi, come ci confermano le intervistate: ? innanzitutto c’è una totale mancanza di informazione sui metodi contraccettivi, anche riguardo cose che per una donna milanese possono apparire scontate (il gruppo donne, infatti, si sta impegnando a sensibilizzare le utenti nei confronti della contraccezione, in modo da cercare di diminuire i casi di aborto); in secondo luogo perché spesso hanno una famiglia nel proprio paese d’origine, a cui spediscono praticamente tutto ciò che guadagnano in Italia, e le condizioni in cui vivono non permettono di crescere un figlio; infine in molti casi, una gravidanza farebbe loro perdere il posto di lavoro. Solo il 16.6% che vengono indirizzate verso consultori ed ospedali si sono rivolte al NAGA per la contraccezione, questa percentuale è lievemente aumentata negli anni (nel 1998 erano il 14.8%) anche se il numero di casi di I.V.G. rimane ancora molto alto e decisamente superiore rispetto al numero di casi di donne italiane28. Per quanto concerne le altre necessità legate al genere, il 19% usa come tramite il NAGA per questioni connesse alla gravidanza, e anche queste donne vengono indirizzate al consultorio dove saranno seguite per tutta la gestazione. Il restante 7.8% o deve fare il pap-test o ha problemi legati alla menopausa. Restano costanti anche per questi problemi le proporzioni riguardanti la provenienza delle utenti del NAGA (vedi par. 4.1): questo fatto ci fa ipotizzare che ci sia un’uguaglianza di necessità anche in questo campo tra le varie nazionalità, anche se all’apparenza potrebbe sembrare che le sudamericane abbiano un’esigenza maggiore29 4.2.3 Problemi legati al disagio psicologico e relazionale Per i problemi riguardanti la sfera psicologica ci rifacciamo alle informazioni dateci, durante un’intervista, dalla dottoressa Anna Petruzzi, psichiatra del NAGA. 28 Cfr. C.Facchini – E. Ruspini, 2001 29 Ricordiamo che questi dati non rappresentano le donne nordafricane e arabe, perché non si rivolgono al centro. Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 11 Per quanto concerne le differenze di genere, anche in quest’area non ne abbiamo rilevate: nel 2001 la percentuale di uomini e donne che si sono rivolti allo psicologo/psichiatra è infatti sostanzialmente uguale, e anche dal punto di vista delle patologie non si riscontrano differenze significative. Quello che la psichiatra ha evidenziato più volte durante l’intervista, è che il disturbo di cui maggiormente soffrono uomini e donne che si rivolgono al NAGA, è un disagio di tipo reattivo, legato all’impatto col paese d’arrivo, non una vera e propria patologia. Infatti, come ci dice la dottoressa Petruzzi “il 48% delle persone sono qui da meno di due anni, e solo il 7-8% è qui da più di sette. Le donne che fanno parte del primo gruppo, spesso vengono solo due o tre volte e poi si rimettono in pista, è proprio una forma di disagio data dall’impatto”. Solo in pochissimi casi al NAGA entrano in contatto con persone con gravi disturbi della personalità, e quando ciò succede queste vengono indirizzate verso centri specialistici che possono affrontare in modo più efficace e continuativo il problema. Più della metà delle persone che si rivolgono alla psichiatra le vengono segnalate da medici del NAGA, che le hanno avute come pazienti. Questo accade perché le immigrate “parlano con il proprio corpo” cioè esprimono il loro disagio tramite esso: spesso determinati disturbi creduti fisici dalle pazienti (come il mal di testa), in realtà non sono altro che manifestazioni di una situazione problematica a livello psichico. L’unica differenza riscontrata dalla psichiatra è proprio rispetto alla somatizzazione di questo disagio che è legata alla provenienza delle donne, come ci dice la dottoressa Petruzzi: “ogni cultura esprime il proprio disagio in maniera differente: il mal di testa sudamericano può essere segnale del conflitto ‘voglio-non voglio’, come il disturbo digestivo africano è dato dal senso di colpa per l’essersi allontanati dalla comunità. Anche se il modo di manifestarlo è lo stesso, la causa alla base è sempre il disagio reattivo”. Una discriminante per le donne nel soffrire o meno di disturbi psichici, è la presenza delle propria famiglia in Italia: nessuna delle pazienti rivoltesi al NAGA nel 2001 per questo tipo di problemi viveva a Milano con la propria famiglia. L’essere inserita in una realtà affettivamente sicura è per la donna un aiuto essenziale per superare le difficoltà iniziali che comporta il trasferimento in un altro paese. Le immigrate che invece sono sole in Italia, si differenziano in base al tipo di rapporto che hanno con il proprio paese d’origine: da un lato troviamo le donne che hanno mantenuto un forte legame, spesso dato dalla presenza di figli affidati ad un parente, dall’altro ci sono quelle che vogliono dare un taglio netto con il proprio passato (nella maggior parte dei casi sono giovani tra i 20 e i 30 anni, mentre le altre si trovano quasi sempre nella fascia d’età tra i 30 e i 40 anni). Le prime arrivano dallo psicologo per un disagio causato dal sentimento di abbandono, dalla nostalgia nei confronti del proprio paese, della propria famiglia e della propria comunità, che si acutizza per la scarsa densità delle reti di relazioni mantenute in Italia: spesso queste donne arrivano con l’idea di rimanere solo pochi anni e in questo periodo vivono e lavorano con persone anziane, malate, senza uscire e spedendo la maggior parte dei soldi alla famiglia e questo facilita l’insorgere di malattie psicosomatiche. Le seconde, che sono una minoranza (circa il 15%), cercando di rifarsi una vita nel paese in cui arrivano (da sole), vivono una situazione di aspro conflitto per la negoziazione della loro identità: da un lato sentono ancora un legame col paese d’origine, dall’altro vogliono ricostruirsi un’esistenza cancellando completamente la propria cultura per sostituirla con quella italiana. Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 12 In entrambi i casi, comunque, la migrazione è sempre una scelta che, anche se compiuta per motivi diversi, porta ad una disponibilità ad adattarsi, a mediare tra la propria cultura e quella italiana per tentare di integrarsi. 5. Conclusioni Abbiamo quindi visto quali sono i principali problemi delle donne senza permesso di soggiorno che si rivolgono al NAGA: quelli legati alle precarie condizioni in cui vivono (quindi malattie della pelle, malnutrizione, malattie gastroenteriche, problemi respiratori, malattie da raffreddamento), che sono comuni a uomini e donne, quelli connessi con la gravidanza e infine problemi legati al disagio psichico e relazionale. Abbiamo inoltre potuto constatare che esistono alcuni centri a cui queste donne si possono rivolgere per disturbi di salute, sia pubblici che privati, che forniscono loro assistenza gratuita. Esistono, però, delle barriere che impediscono alle donne l’accesso a questi servizi, che dipendono da diversi fattori: ? innanzitutto dalla disinformazione sulle leggi sull’immigrazione da parte dei dipendenti pubblici, perché questo fa si che vengano negate agli immigrati cure a cui hanno diritto; ? in secondo luogo dalla scarsa conoscenza delle leggi anche da parte degli immigrati stessi che, non sapendo quali siano i loro diritti, nutrono una forte diffidenza nei confronti di queste strutture (paura di essere registrati e denunciati); ? inoltre la legge non prevede per gli immigrati irregolari l’assistenza di base e quindi, non potendo questi rivolgersi al medico per la prescrizione di farmaci e di visite specialistiche, sono costretti ad andare o al pronto soccorso o da medici privati a pagamento o, se ne sono a conoscenza, al NAGA. Il fatto che anche gli irregolari possano per legge ricevere qualunque tipo di cura specialistica, fa si che il NAGA stia cambiando. Infatti prima del 1998 gli immigrati non potevano rivolgersi alle strutture pubbliche (se non al pronto soccorso), e quindi le esigenze mediche a cui il centro doveva far fronte erano diverse (soprattutto cure specialistiche). Adesso invece, anche per velocizzare questo cambiamento portato dalla legge 286, il NAGA si propone di offrire agli immigrati soprattutto assistenza medica di base, e di indirizzarli invece negli ospedali per le visite specialistiche. Per fare in modo che tutto ciò funzioni, dei medici del NAGA si occupano anche di tenere corsi di formazione sui diritti sanitari degli immigrati. Un aspetto che abbiamo notato nel corso della nostra ricerca, è il diverso tipo di relazioni che il NAGA intrattiene da un lato con i servizi pubblici, dall’altro con le realtà di volontariato che operano sul territorio. Infatti se mantiene contatti con i consultori e gli ospedali per indirizzare, quando può, i propri utenti verso strutture pubbliche, non ci è sembrato che sia emersa dalle interviste l’esistenza di una rete di relazioni tra i diversi centri privati che si occupano di problemi legati all’immigrazione, anche solo per un confronto sulle problematiche affrontate dalle diverse realtà. Sarebbe, a nostro giudizio, necessario per migliorare le condizioni di vita delle donne clandestine (e non solo delle donne), infittire sia la rete di relazioni tra i centri che si occupano di immigrazione, sia i rapporti tra questi e la sanità pubblica a Milano, in modo Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 13 che ci sia uno scambio di informazioni e di sapere che permetta di gestire in modo più efficace il problema. Per concludere secondo noi potrebbe essere utile, al fine di rispondere alle esigenze delle immigrate emerse dalla nostra analisi, agire su tre fronti: 1. informare le donne immigrate dei loro diritti (cosa che il NAGA sta cercando di fare); 2. informare i dipendenti pubblici che lavorano nel campo della sanità su quali siano i diritti degli immigrati; 3. agire a livello legislativo per garantire la medicina di base anche a queste persone. L’unico interrogativo che rimane, nostro e delle intervistate, è su cosa accadrà con l’entrata in vigore della legge Bossi- Fini, anche perché, per ora, sembra che nessuno si stia occupando del rapporto immigrazione- sanità pubblica, tanto che nel decreto legge questo argomento non viene affrontato. Bibliografia: C. Facchini-E. Ruspini, Salute e Disuguaglianze. Genere, condizioni sociali e corso di vita, Milano, Ed. Franco Angeli, 2001 E. Mingione, Distribuzione del reddito, disuguaglianze, esclusione sociale ed effetti delle politiche economiche e sociali, CNR, 1998 E. Mingione- F. Zajczyk, Verso un sistema di rilevazione della povertà a Milano, 2001 Rapporto I.S.M.U. sull’immigrazione straniera nell’area milanese, 2000 F. Zajczyk, Fonti per le statistiche sociali, Milano, Ed. Franco Angeli, 1995 73 27 NAGA 1993-94 (% su 10.812 soggetti) 65,2 34,8 NAGA 2001 (% su 2021 soggetti) * * Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 15 Tabella 3: Numero di uomini e donne visitati al NAGA nel 2001 divisi per nazionalità Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 17 Paesi di provenienza e sesso (percentuali per riga) uomini donne tot ecuador 35,8 64,2 100,0 perù 32,7 67,3 100,0 marocco 94,3 5,7 100,0 egitto 3,5 96,5 100,0 romania 66,7 33,3 100,0 albania 70,5 29,5 100,0 sri lan. 78,7 21,3 100,0 ucraina 78,7 21,3 100,0 filippine 39,3 60,7 100,0 senegal 92,7 7,3 100,0 tot 50,0 50,0 100,0 Mozzana Carlotta matricola n°027854 Pennati Cecilia matricola n°032692 Tesina di Sociologia delle comunità locali prof.ssa F. Zajczyk 18
  2. CONSAPEVOLEZZA E COMPASSIONE "Preghiera" e "Contemplazione" - Mente e fantasia (pensieri, parole e immagini), cuore (sentimenti) e Cuore mistico (intuizioni) - Comunicazione silenziosa - Fissare un vuoto - L'udito di un cieco e la benda al nostro cervello raziocinante - Un buio che risplende, un vuoto che riempie, un ozio pieno di attività, un nulla che è - Zittire la mente e sviluppo del Cuore - Una spina è rimossa da un'altra: immagine o mantra - Spina religiosa o no? - Esercizi di consapevolezza - Meditazione, contemplazione, azione - Distribuzione del tempo e guida spirituale - "Non pensare molto, ma amare molto - Questo, forse, è il momento per affrontare l'obiezione a volte sollevata nei miei gruppi di contemplazione: questi esercizi di consapevolezza mentre possono giovare per il rilassamento, non hanno nulla a che vedere con contemplazione o preghiera, come noi cristiani intendiamo questa parola. Ora mi sforzerò di spiegare come questi semplici esercizi possano essere presi come contemplazione, nello stretto senso cristiano della parola. Se la spiegazione non vi soddisfa, o anche soltanto vi crea dei problemi, vi suggerisco di tralasciare completamente quanto dico su questo soggetto e di praticare questi esercizi di consapevolezza come semplici mezzi per disporvi alla preghiera e alla contemplazione; oppure, ancora più semplicemente, ignorate totalmente questi esercizi e procedete a quegli altri che in questo libro siano più di vostro gusto. Spiegherò anzitutto il mio uso delle parole "preghiera" e "contemplazione". Uso la parola "preghiera" per indicare ogni tipo di comunicazione con Dio che è portata avanti principalmente usando parole e immagini e pensieri. Proporrò molti esercizi, più avanti, che considero classificabili sotto l'intestazione "preghiera". "Contemplazione" è invece per me ogni tipo di comunicazione con Dio che fa il minimo uso di parole, immagini, concetti o elimina totalmente parole, immagini e concetti. Questo è il tipo di preghiera di cui parla san Giovanni della Croce nella sua "Notte oscura" o che l'autore de "La nube della non conoscenza" spiega nel suo mirabile testo. Alcuni degli esercizi che propongo in questo libro, connessi con la Preghiera di Gesù, potrebbero essere considerati sia preghiera sia contemplazione o una mistura delle due, secondo quanta enfasi mettete sulle parole e sui pensieri nell'uso di questi esercizi. E ora il cuore del nostro problema: quando pratico l'esercizio di essere consapevole delle mie sensazioni corporali o respiratorie, posso dire che sto comunicando con Dio? La risposta è si. Ora spiegherò la natura di questa comunicazione. Molti mistici ci dicono che, oltre la mente e il cuore con cui ordinariamente comunichiamo con Dio, noi siamo, noi tutti, dotati di una mente mistica e di un cuore mistico, una facoltà che ci fa capaci di conoscere Dio direttamente, di coglierlo e di intuirlo nel suo stesso essere, sebbene in una maniera oscura; oscura perché priva di concetti e priva di immagini. Ordinariamente ogni nostro contatto con Dio è indiretto - attraverso immagini e concetti che necessariamente distorcono la sua realtà. Essere capaci di coglierlo al di là di questi pensieri e immagini è il privilegio di questa facoltà che, nel corso di questa spiegazione, chiamerò il Cuore (una parola cara all'autore de "La nube della non conoscenza") benché non abbia nulla a che fare con il nostro cuore fisico o la nostra affettività. In molti di noi questo Cuore giace assopito e sottosviluppato. Se fosse destato, sarebbe costantemente in tensione verso Dio e, data l'occasione, trascinerebbe tutto il nostro essere verso di lui. Ma, per far questo, bisogna che sia sviluppato, bisogna rimuovere le scorie che lo circondano, in modo che possa essere attirato dal Magnete Eterno. Scorie sono la spessa stratificazione di pensieri, parole e immagini che noi costantemente interponiamo fra noi stessi e Dio, quando siamo in comunicazione con lui. Le parole possono impedire l'intimità. Il silenzio costituisce la migliore comunicazione quando il cuore è colmo di amore. Tuttavia la comunicazione silenziosa con Dio non è così semplice. Posso fissare con occhi innamorati un amico e comunicare con lui senza parole. Ma cosa fisso quando fisso Dio? Una realtà senza immagini, senza forma. Un vuoto! Ora è precisamente questo che ci è domandato, se desideriamo approfondire la comunione con l'Infinito, con Dio: fissare un vuoto. Alcuni mistici raccomandano di fissare questo vuoto con amore. E si richiede una buona dose di fede, per fissare, con amore e con desiderio, ciò che ci appare come il nulla, quando per la prima volta ci mettiamo in contatto con esso. Normalmente non arriverete a nulla restando vicino a questo vuoto, anche supponendo un intenso desiderio da parte vostra, se la vostra mente non è ridotta al silenzio. Finché la macchina cerebrale continua a ribollire un inarrestabile flusso di pensieri logorroici, la vostra mente mistica o Cuore rimane addormentato. Avrete notato quanto acuto è l'udito di un cieco. Ha perso la sua capacità di vedere e questo l'ha forzato a sviluppare l'udito. Qualcosa di simile avviene nel mondo mistico. Se fossimo, per così dire, mentalmente ciechi, se potessimo mettere una benda al nostro cervello raziocinante, mentre siamo in comunicazione con Dio, saremmo costretti a sviluppare qualche altra facoltà per comunicare con lui - quella facoltà che, secondo numerosi mistici, già tende a muoversi in qualche maniera verso di lui, ma è bloccata dal chiasso che è dentro di noi: il Cuore. Il primo diretto, oscuro sguardo su Dio, sembra uno sguardo nel vuoto. Coloro che raggiungono questo stadio spesso si lamentano che non stanno facendo nulla nella preghiera, che stanno perdendo il loro tempo, che rimangono oziosi, che nulla sembra accadere, che sono nella totale oscurità. Per sfuggire a questa scomoda situazione ricorrono, sfortunatamente, ancora una volta alla loro facoltà raziocinante, tolgono il bavaglio alla loro mente e ricominciano a pensare a Dio e a parlare con lui - esattamente l'unica cosa che dovrebbero astenersi dal fare. Se Dio è con loro misericordioso, rende loro impossibile l'uso della mente nella preghiera. Troveranno ogni pensiero ripugnante; la preghiera vocale diverrà per loro insopportabile perché le parole si fanno senza senso; si sentiranno totalmente aridi ogni volta che tenteranno di comunicare con Dio in qualsiasi altro modo diverso da quello del silenzio. Ma, all'inizio anche questo silenzio è penoso e arido. Allora potrebbero abbandonare totalmente la preghiera, perché si trovano forzati a scegliere fra la frustrazione di non essere capaci di usare la mente ragionante e la cupa sensazione di stare sprecando il proprio tempo nell'oscurità che li investe, appena riducono al silenzio la propria mente. Se evitano questo male e perseverano nell'esercizio della preghiera e si espongono, con fiducia cieca, al vuoto, al buio, all'ozio, al nulla, scopriranno gradualmente - all'inizio in piccoli sprazzi, poi in modo più stabile - che vi è uno splendore nel buio, che il vuoto misteriosamente riempie i loro cuori, che l'ozio è pieno dell'attività di Dio, che nel nulla il loro essere è ricreato e rimodellato... e tutto questo in una maniera che non riescono assolutamente a descrivere né a sé né agli altri. Sapranno solo, dopo ognuna di queste sessioni di preghiera o contemplazione - chiamatela come volete -, che qualcosa di misterioso è stato all'opera nel loro intimo, portando con sé refrigerio e nutrimento e benessere. Proveranno una fame crescente di tornare a questa oscura contemplazione, che sembra insensata, eppure li riempie di vitalità, addirittura di una tenue ebbrezza, a mala pena intelligibile dalla mente, percettibile solo dalla emotività e tuttavia inequivocabilmente là, così reale e appagante che non la cambierebbero con nessuna delle delizie che il mondo dei sensi-emozioni-idee può offrire. Strano che all'inizio tutto ciò debba sembrare così oscuro e arido e insipido! Se volete avvicinarvi a questa mistica oscurità e cominciare a comunicare con Dio attraverso questo Cuore di cui parlano i mistici, la prima cosa che forse dovete fare è trovare qualche maniera per ridurre al silenzio la vostra mente. Dico forse perché vi è qualcuno fortunato (ed è molto importante che lo sappiate, per non cadere nell'errore di pensare che ogni persona, che voglia fare progressi nella contemplazione, debba di necessità passare attraverso questo processo di affrontare l'oscurità) che raggiunge questo spontaneamente, senza nemmeno dover zittire la propria mente discorsiva. Sono come coloro che hanno tutta l'acutezza di udito dei ciechi, pur godendo il dono della vista. Essi assaporano la preghiera vocale, profittano immensamente dell'uso dell'immaginazione nella preghiera, lasciano la briglia sciolta ai loro processi raziocinanti, mentre stanno trattando con Dio e, al di sotto di tutta questa attività il loro Cuore intuisce direttamente il Divino. Se non siete fra questi fortunati, dovete fare qualcosa per sviluppare questo vostro cuore. Va da sé che non potete fare nulla direttamente. Tutto quello che potete fare è di ridurre al silenzio la vostra mente discorsiva: astenetevi da ogni pensiero e parola mentre siete in preghiera e lasciate che il cuore si sviluppi da solo. Zittire la mente è un compito estremamente difficile - trattenere la mente dal pensare, pensare, pensare, sempre pensare, sempre produrre pensieri, in una successione senza fine. I nostri maestri indù hanno un detto: una spina è rimossa da un'altra. Con questo intendono che sarete saggio usando un pensiero per liberarvi da tutti gli altri pensieri che si affollano nella vostra mente. Un solo pensiero, una sola immagine, una sola frase o massima o parola di cui la vostra mente possa nutrirsi. Poiché tentare coscientemente di mantenere la mente in uno stato senza-pensiero, in un vuoto, è tentare l'impossibile. La mente deve avere qualcosa di cui occuparsi. Bene, allora datele qualcosa - ma soltanto una: un'immagine del Salvatore che fissate amorevolmente e alla quale ritornate appena vi distraete; un mantra che continuate a ripetere senza sosta per prevenire la mente da divagare. Verrà il momento, lo spero, che l'immagine sparirà dalla coscienza; che la parola sarà tolta dalle vostra labbra, la vostra mente discorsiva sarà perfettamente quietata e al vostro cuore sarà dato libero orizzonte per fissare, senza impedimenti, dentro l'oscurità! In realtà non dovete arrivare a questo stadio di totale quiete perché il vostro Cuore sia libero di funzionare. Una mente discorsiva, che abbia avuto la sua attività così drasticamente ridotta, è tutto ciò che vi serve. Così anche se non arrivaste mai allo stadio senza-immagini e senza-parole, stareste crescendo nella contemplazione. Noterete che i due mezzi che ho suggerito, l'immagine del Salvatore e la ripetizione di una giaculatoria, sono ambedue di natura apertamente religiosa. Tuttavia fate bene attenzione che il nostro fine primario in questo esercizio non è l'attività della mente discorsiva, ma la liberazione del Cuore. Purché questo fine sia raggiunto, ha davvero importanza che la spina usata sia religiosa o no? Se il vostro proposito principale è di avere luce nel buio, è realmente importante che la candela non sia benedetta? Allora, ha molta importanza che vi concentriate su un'immagine del Salvatore, un libro, una foglia, un punto del pavimento? Un amico gesuita, che tratta tutte le teorie religiose con sano scetticismo, mi assicura che con la ripetizione costante e ritmica di "uno-due-tre-quattro", raggiunge gli stessi risultati "mistici" che il suo confratello più religioso afferma di raggiungere con la devota e ritmica recita del nome di Dio! E io gli credo. Vi è probabilmente un valore sacramentale nell'uso di una spina religiosa. Ma, in vista del nostro presente scopo, una spina è esattamente valida quanto un'altra. E così siamo condotti alla conclusione, apparentemente sconcertante, che la concentrazione sul vostro respiro o sulle vostre sensazioni corporee è un'ottima contemplazione, nel senso stretto della parola. Ho avuto conferma di questa mia teoria da alcuni gesuiti che hanno fatto il mese di Esercizi sotto la mia guida e che acconsentirono di dare, oltre le cinque ore che dovevano dare a quelli che chiamiamo 'Esercizi ignaziani', quattro o cinque ore al giorno a questo semplice esercizio di consapevolezza del loro respiro e delle loro sensazioni corporee. Non rimasi affatto sorpreso quando mi dissero che, durante gli esercizi di consapevolezza, dopo aver sviluppato una certa familiarità con essi, le loro esperienze erano identiche a quelle che essi avevano con la pratica di ciò che è conosciuto, con una terminologia cattolica, come preghiera di fede o preghiera di quiete. Anzi, la maggior parte di loro mi assicurarono che questi esercizi di consapevolezza li avevano portati a un approfondimento delle esperienze di preghiera che avevano avuto in precedenza, dando a queste esperienze, per così dire, più vigore e nettezza. In un'altra parte di questo libro proporrò degli esercizi che sono più apertamente religiosi nel tono e soddisferanno le apprensioni di quelli fra voi che si sentono a disagio nell'impegnare una buona parte del loro tempo di preghiera in esercizi di consapevolezza. Vi troverete una dose di riflessione, che gli esercizi di consapevolezza non hanno; tuttavia questa dose è così tenue che è quasi trascurabile; perciò non esitate a scegliere questi a preferenza degli esercizi di consapevolezza, se vi danno maggiore soddisfazione. In genere molti sono riluttanti ad abbandonare la propria preghiera (cioè comunicazione con Dio usando parole, immagini e concetti) in favore della contemplazione pura. E io ammetto che vi è un tempo per la meditazione e la preghiera, e un tempo per la contemplazione; così come vi è un tempo per l'azione e un tempo per la contemplazione. Tuttavia, quando siete impegnati in ciò che ho chiamato contemplazione, fate attenzione a non cadere nella tentazione di "pensare" - non importa quanto santo possa essere il pensiero. Esattamente come scaccereste, nel vostro tempo di preghiera, santi pensieri connessi col vostro lavoro, perché, sebbene santi in sé e utili nel tempo dell'azione, ora sono una distrazione per la vostra preghiera; così, nel vostro tempo di contemplazione, dovete energicamente scacciare tutti i pensieri, tutte le frasi, di qualsiasi natura, perché distruttivi di questa particolare forma di comunicazione con Dio. Ora è il tempo di esporvi, in silenzio, al sole divino, non di riflettere sulle virtù e proprietà dei raggi del sole; ora è il momento di fissare amorevolmente negli occhi il vostro amante divino, senza spezzare, con parole e riflessioni su di LUI, questa speciale intimità. La comunicazione con parole può attendere e deve essere riservata per un'altra occasione. Ora è il tempo per la comunione senza parole. Vi è un punto importante sul quale non possono, sfortunatamente, farvi da guida in questo libro: quanto del tempo, che quotidianamente riservate alla comunione con Dio, dovete dare alla preghiera e quanto alla contemplazione. Questa è una cosa che potete meglio decidere con un direttore spirituale. Con l'aiuto di lui/lei potete anche voler decidere se dobbiate o no impegnarvi per la "contemplazione". Forse siete una di quelle fortunate persone, di cui ho parlato prima, che hanno il pieno uso dell'udito senza doversi bendare gli occhi; il cui Cuore è in comunione con Dio, mentre la loro mente comunica con lui con parole e pensieri; che con la preghiera vocale possono raggiungere il tipo di intimità con Dio, che altri ottengono soltanto attraverso il silenzio. Se non vi riesce di trovare una guida spirituale, guidatevi da voi stessi. Date alcuni minuti ogni giorno alla "contemplazione", nella forma degli esercizi semidevozionali che seguono. Ed anche nel vostro tempo di "preghiera" usate più il cuore che la mente. Santa Teresa d'Avila era solita affermare: "La cosa importante non è pensare molto, ma amare molto". Fate questo e finalmente troverete la vostra strada attraverso un periodo di tentativi ed errori.
  3. Sensazioni respiratorie - A. De Mello Inviato da meditation il 09-09-05 Il libro da cui sono tratte queste brevi note, nonostante sia stato date alle stampe solo tra gli ultimi, fu il primo in ordine cronologico del grande gesuita indiano Antony De Mello. L'eredità spirituale di Antony De Mello è stata, soprattutto, la sollecitazione ad entrare in contatto con Dio attraverso la piena consapevolezza di sé. Una bella sintesi! Tratto da: ANTHONY DE MELLO - SADHANA - un cammino verso Dio - Edizioni Paoline Fonte web: http://it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana/ [...] SENSAZIONI RESPIRATORIE L'aria che entra ed esce - Decisione e tensione muscolare - Inalare ed esalare - Allucinazioni e materiale subconscio - Pace, autocontrollo e gioia intima. Iniziate questo esercizio impiegando circa cinque minuti per diventare consapevoli delle sensazioni nelle varie parti del vostro corpo... Ora spostate la vostra consapevolezza sul vostro respiro. Diventate consapevoli dell'aria, quando entra e quando esce attraverso le vostre narici... Non concentratevi sull'aria mentre entra nei polmoni. Limitate la vostra consapevolezza all'aria mentre passa attraverso le narici... Fate attenzione a non controllare il respiro. Non tentate di renderlo più profondo. Questo non è un esercizio di respirazione, ma di consapevolezza. Perciò, se il respiro è poco profondo, lasciatelo così. Non interferite. Soltanto osservatelo. Ogni volta che vi distraete, tornate al vostro compito. Vi gioverà molto se, prima di iniziare, deciderete di non perdere consapevolezza di ogni singolo respiro. Ma senza tensione! Iniziate questo esercizio con una specie di seria giocosità. Continuate questo esercizio per dieci o quindici minuti. [....] Nel tentativo di essere consapevoli del vostro respiro, non tendete i muscoli. Decisione non dev'essere confusa con tensione. Dovete aspettarvi di essere notevolmente distratti all'inizio. Ma non importa quanto siate distratti; il semplice fatto di perseverare nel ritornare sempre di nuovo alla consapevolezza del vostro respiro - questo solo sforzo di perseverante ritorno - porterà benefici effetti che voi stessi gradualmente comincerete a vedere. Una volta raggiunto un certo progresso in questo esercizio, avanzate ad una variante leggermente più difficile, ma più efficace: Diventate consapevoli della sensazione dell'aria che passa attraverso le vostre narici. Percepite il suo tocco. Notate in quale parte delle narici percepite il tocco dell'aria, mentre inalate, e in quale parte delle narici percepite il tocco dell'aria, mentre esalate.... Diventate consapevoli, se potete, del calore o del freddo dell'aria... il suo freddo quando entra, il suo calore quando esce... Potete anche rendervi consapevoli che la quantità di aria che passa attraverso una narice è maggiore di quella che passa attraverso l'altra.... Siate sensibili e all'erta al più lieve, trascurabile tocco dell'aria nelle vostre narici, mentre inspirate ed espirate... Sostate in questa consapevolezza per dieci, quindici minuti. Il tempo dedicato per ognuno di questi esercizi è la durata minima richiesta perché voi stessi vi facciate una qualche idea del suo valore. Ma più tempo siete in grado di dare all'esercizio e maggiore, naturalmente, sarà il frutto che ne ricaverete. L'unica limitazione che vorrei apportare a questa affermazione è la seguente: non concentratevi nella consapevolezza del solo respiro per molte ore di seguito per più di due o tre giorni. Può capitare che questo esercizio generi in voi una grande pace e un senso di profondità e di gratificante pienezza. Allora potreste avventurarvi per molte ore in questo esercizio, durante un ritiro, quando siete in silenzio per parecchi giorni. Non fatelo, a meno che non abbiate disponibile una guida competente. I motivo è che una concentrazione prolungata su una funzione così tenue come la respirazione può produrre allucinazioni o smuovere fuori dall'inconscio del materiale che poi non siete capaci di controllare. E' un pericolo remoto, è vero, e la probabilità che qualcuno insista in questa sorta di esercizio per ore, tutto a un tratto, è estremamente ridotta. Ma egualmente ho preferito che ne siate avvertiti. Non posso sufficientemente esaltare il valore di questo esercizio per coloro che desiderano raggiungere pace e autocontrollo e una profonda intima gioia in mezzo alle preoccupazioni. Un famoso maestro orientale avrebbe detto ai suoi discepoli: "La respirazione è il vostro più grande amico. Ritornate a lui in tutte le vostre pene e troverete conforto e guida". Una asserzione misteriosa - con la quale sarete propensi a concordare, dopo aver investito una sufficiente quantità di tempo nel padroneggiare la difficile arte della consapevolezza.
  4. Latin

    Sono io l'anormale???

    Amico un po irresponsabile, oserei dire e da queste valutazioni! Porello,ora capsico anche perchè ci mette 2 minuti a fare sesso con te !
  5. Latin

    Ma è normale?

    Giacchè c'eri perchè non gli hai chiesto alla dottoressa di farti vedere i suoi piedini? Almeno è carina? Hai la ragazza? Giacchè c'eri perchè non gli hai chiesto di camminarti sopra? Aveva almeno la gonna ? Gia che ci sei non dimostrare niente a nessuno, essere schiavi o dominante è sempre una forma di perversione o patologico? Tutti noi abbiamo perversioni chi piu o chi meno, il fetish rientra sempre sotto forma di psicopatologia in questa società,non sò nelle altre, nonchè e senza gudizio, penso che i fetishisti siano persone come noi, e che semplicemente si esibiscono ed esprimono ciò che hanno dentro. Poi a te la scelta di fare scelte nel mondo in cui vivi, ti invito solo a stare molto attento in quel mondo di cose. Solo questo ! Tu chi sei per giudicare? Io stavo solo consigliando... che sia giusta o sbagliata la mia opinione? Puoi servire benissima la tua? Che male c'è ?
  6. Latin

    Sono io l'anormale???

    Ti consiglio di prenderti la pillola se non sei sicura !
  7. Latin

    Sono io l'anormale???

    Sara se puo aiutarvi : http://www.marcorossi.tv/problemi/eiaculazione.htm >>>> per lui. http://www.psicocitta.it/disturbi-psicolog...a-frigidita.php >>>> per te. http://www.alfemminile.com/m/coppia/kamasutra.html >>>>> per voi2. Ciao.
  8. Sicuramente è il mestiere piu vecchio del mondo, ciò non giustifica non legalizzarle. Le vedi in ogni angolo per strada (sono di milano), di giorno e di notte, povere... Sapete penso che comunque il gigolò ha piu scelta a riguardo, invece la prostituta in qualche maniera vien molestata socialmente ! Non è una scelta, tu donna inserita in questa società lo faresti anche con la busta paga? Legalizzarle darebbe comunque a quei disperati che c vanno lo stesso, la possibilità a queste un domani di poter svoltare pagina da tale realtà ingiusta. E per piu ragioni oltre alla conclusione sudetta: piu igiene, piu privacy per chi si offre di comperare e per la prostituta, piu sicurezza nel rischio stesso,piu confort e meno mafia o chiamatela come vi pare ! E chi piu nè ha , piu nè metta ! [/code]
  9. Ciao. L'importante è che sei sincero con te stesso e dici a lei cosa provi e pensi veramente, vedrai che la tua lei apprezzerà, se non invece cos'altro potresti fare? Rendere un rapporto artificiale ? A te la scelta e non aver paura ! Per qualsiasi altro consiglio, non saprei cosa dirti, lascia parlare il tuo cuore !
  10. Latin

    é normale?

    Ma chi dice cosa? Una donna si veste in maniera provocatoria per chi ? Una donna si veste in maniera semplice per chi ? Ma se lei si sente bene provocatoria o semplice, saranno i ca zz i suoi ? Avrà mille motivi in quel determinato momento per uscire come cavolo gli pare e piace? Uheee ma che sia semplice o provocatoria e a me piace, lo sò solo io? Vai li e fai la figura che devi fare, in un modo o nell'altro, al massimo cosa ci perdi?
  11. Latin

    attrazione fisica...

    Tiziana perchè non ne parli con l'uomo con cui stai? Che c'è di male in fondo, un rapporto di copia non deve essere un comodo,io sono bravo ad essere single e donnaiolo, poi ? Pensaci bene a fare cagate, il problema è un altro e lo sai meglio di tutti! Solo che ti fa paura rimanere sola, tutto qui !
  12. Latin

    Sesso e religione

    La religione, il sesso, l'amore e tutte ste cavolate con tutto il rispetto ! Ci vuole spirito ! La donna con cui esco la prima volta, la seconda volta. ecc... non la sfioro nemeno con un dito! Se mi bacia, la bacio niente di piu ! Una volta sola ho incontrato una vergine nella mia vita, non l'ho mai spinta a nulla, è stata lei a volerlo farlo dopo 7 mesi. Le strade del Signore sono infinite, ma per favore !
  13. Latin

    l'amore in tre minuti..

    Sono di poche parole, scusami tanto. Le cose sono due: 1.psicologo / 2. Urologo Ciao.
  14. Latin

    La prima volta

    Eri giovane e curiosa come tutti noi ai tempi, in qualche maniera se lo hai fatto sia per curiosità, per gioco o altro ed eri vergine, sotto sotto, ora hai un pentimento per il tuo futuro ? Cerca di capire dalle radici della tua infanzia, parlando senza paure, con i tuoi genitori per quale motivo psicologico hai agito cosi !
  15. Latin

    Ma è normale?

    Giacchè c'eri perchè non gli hai chiesto alla dottoressa di farti vedere i suoi piedini? Almeno è carina? Hai la ragazza? Giacchè c'eri perchè non gli hai chiesto di camminarti sopra? Aveva almeno la gonna ? Gia che ci sei non dimostrare niente a nessuno, essere schiavi o dominante è sempre una forma di perversione o patologico? Tutti noi abbiamo perversioni chi piu o chi meno, il fetish rientra sempre sotto forma di psicopatologia in questa società,non sò nelle altre, nonchè e senza gudizio, penso che i fetishisti siano persone come noi, e che semplicemente si esibiscono ed esprimono ciò che hanno dentro. Poi a te la scelta di fare scelte nel mondo in cui vivi, ti invito solo a stare molto attento in quel mondo di cose. Solo questo !
  16. Latin

    Sono io l'anormale???

    Secondo me dovete parlarvi e conoscervi, poi capirete da voi !
  17. Latin

    mi sento male

    Concordo con Vane, parlagli tu. Sicuramente lui ha ancora piu paure delle tue, si sente insicuro. Comunque se non rissolvi questi dubbi andate in un consultorio familiare, non c'è da avere vergogna. Sono persone esperte e molto umane le quali possono aprirvi gli orizzonti sui vostri dubbi e silenzi. Ciao.
  18. Latin

    Aborto

    Quindi se hai bisogno di aiuto, non sò, ma potrei realmente esserci...Ho capito il discorso, e non so se sei informata, ma se posso... lavoro nella sanità e se posso ti aiuto, solo questo ! Ora vado ciao, anche io pero sono un essere umano pronto e fanculo a tutti !
  19. Latin

    Aborto

    Vane non aver paura...l'importante non è sapere dire, è saper essere e saper esser umile nella vita, tuttto si interscambia e se sei totalmente sincero/a. Non aver paura ti dico solo questo, e per lo piu nn ti dico quante figure di m e r d a ho fatto io in questo forum, percio che ti fregA...se vuoi sfogati... Non cercare mai uno psicologo, perchè se vai da loro ti sfoghi e ti raccontano cosa? Lo sai tu il problema.Qui puoi sfogarti davvero! Gli studi nn hanno a che vedere con l'esperienza. Ciao
  20. Latin

    Aborto

    Vane se vuoi io ci sono in MP o dove vuoi tu, nn c'è nessun problema ! Se posso aiutarti nonostante...., fatti sentire, per me nn c' problema ! Un saluto !
  21. Latin

    Aborto

    Ho chiesto l'aborto alla mia lei per infinite ragioni, per il nostro bene anche se è sbagliato, lei è immigrata e senza permesso di soggiorno, ci vogliamo bene, davvero? Chi lo sà? è stato un tiro e molla da un anno e 7 mesi, sia da una parte che dall'altra...Un rapporto intenso ma distaccato ! Poi vien fuori il piccolo di 41 giorni ! Lei pensava da 11 :) Inanzituttto umani del mondo siete sicuri che è vostro? Siete sicuri uomini di affrontare, di accompagnare lei ad una gravidanza? O vi c a g a t e ? Io ho avuto personalmente mille paure, ho un lavoro, mi voglio bene e voglio bene a lei,anche se è in Italia senza un visto, mi sento partecipe nelle responsabilità? Sono uomo con diritti e scegliere se darglieli ! Se finalmente questo figlio potesse essere mio nonostante io sia stato con mille paure per la crescita salutare di quel feto, allora mi chiedo perchè c a z z o sono stato in un consultorio ed aver parlato con questi esperti dei problemi annessi? Non mi danno tutti i torti ! Infine penso che in questi centri ci siano delle persone davvero sensibili e disponbile, le quali non ti dicono cosa devi o non devi fare, ma ti aprono la mente, poi tu devi farti due conti ! Ma sapete, lei ora vorebbe abortire piuttosto che sottopporsi a diversi vincoli, poi mi racconta di frequentare o.n.l.u.s. che nemeno lei sa cosa sia il significato, Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, io ci lavoro invece da parecchi anni ebbene sia.. la lascio fare, perchè non ha capito ancora niente, è vero che ho chiesto l'aborto, non per altro... Sapete? La donna senza visto in gravidanza, ha solo sei mesi di tutela sanitaria secondo le leggi vigenti, io sarò o non sarò il suo uomo a questo punto? Inanzitutto ringrazio queste leggi forse sbagliate che possono offrire ad ogni uomo, ragioni per cui giustamente aver dubbi su altre ancora piu severe ? Donne, uomini? In tutto c'è sempre una spiegazione logica ! Voi uomini tenetevi casti ! Allora vedrete ! Donna? è tua libera scelta, io pero ti dedico questa canzone: tiziano ferro.Imbranato! Ciao e voglio solo ricordare umanamente che questo post non è provocatorio ma solo riflessivo per ognuno di noi ! Spero questo post possa illuminare qualcno oltre che me stesso, mi sto abbronzando ora! Grazie donne gravide,uomini... è lei che decide se lo è con te !
  22. Latin

    Aborto

    La vita è una sorpresa, hheeeeeeeee siiiiii....sei italiano/a o immigrato/a??? Tu sei uomo/donna libero/a e tirati fuori da questo comodo del c a v ol o ? Appunto, mio padre con mia madre hanno concepito mia sorella, mio fratello poi sono io quello che scrive minchiate? Eppure mia madre prima di noi aveva gia 2 figlie e lui nn era lo stesso padre !!!!! Per l'appunto volevo ricordare senza vittimismo anzi e fiero di poter scrivere questo: le leggi sono cio che sono, sopratutto per i dirittti degli extra comunitari e sopratutto per tutti un c a z z o , quando c'è Amore esiste un presente il che non equivale da un certezza di leggi stupide da pecore, nessuno è maestro, ma se sei un clandestino? Quindi dall'aborto? Quindi io dico : hanno ragione gli immigrati, nn li giudico, voi? Voi italiani/e amate il prossimo il che equivale a fingere ma prima o poi? Tu bello/a uscirai di casa tua e non lamentarti se nn t trovi casa tua,nel tuo quartiere, hai paura? Invece sono persone bellissime e poco informate come te !Non chiedono altro :)
  23. Latin

    Aborto

    Mi rendo conto del rimorso dopo un aborto, ci sarà sempre,ma se lo hai fatto con il cuore e coscienza? Sicuramente determinati motivi ti avranno spinto a questa scelta?Perchè hai abortito? Lo sto per fare anche io e ne sono convinto, solo che io sarei il padre !|
  24. Latin

    Latin

    Scusatemi tutti ragazzi, al posto di cliccare su rispondi si vede che cliccavo su nuovo argomento, chiedo ai moderatori di spostare le risposte se possibile o eventualmente di eliminar i post. Scusate di nuovo e grazie. :?
  25. Latin

    Latin

    opsssss :)
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