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Dipendenza affettiva: è vero amore?


Impa

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In questo ultimo periodo ho visto mio marito attaccato a me in modo quasi malato: non può stare un minuto senza di me, le giornate sono belle solo se siamo insieme, ho passato un brutto periodo, un periodo in cui avrei avuto bisogno dei miei spazi, ma non sono riuscita ad averli perchè era impossibile lasciarlo solo, altrimenti gli venivano crisi di ansia. Sua madre sta male, gli ho detto di andare a trovarla da solo, perchè i soldi per il viaggio di tutti non ci sono, ma non si smuove se non vado con lui.

E così ho iniziato a fare le mie considerazioni: mi ama o è solo dipendente da me? O meglio, che mi ami non ho dubbi, ma un amore del genere è un amore sano?

Avete esperienze dirette o indirette (conoscenti, amici) di questo tipo?

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E così ho iniziato a fare le mie considerazioni: mi ama o è solo dipendente da me?

Tutte e due. E' abbastanza normale che si sviluppi all' interno di un rapporto in cui ci si sente particolarmente coinvonti una sorta di "dipendenza", credo. Va tutto bene finchè è in equilibrio fra le parti, si svela razionalmente come una dipendenza o è recepito come un eccesso nel momento in cui uno dei due viene meno al "vincolo"... Fondamentalemente nasce da un bisogno, non uno in particolare... Magari in un altro momento questo suo atteggiamento ti avrebbe resa felice, forse...

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il possesso è manifestazione di paura, il che impedisce l'amore...

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..come mai dici "in questo ultimo periodo"? Prima come si comportava tuo marito? E tu? Sei cambiata anche tu? E' successo qualcosa che possa aver influito sul vostro rapporto? Scusa le domande eh, è giusto per capire il "contesto".. :blush:

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In questo ultimo periodo ho visto mio marito attaccato a me in modo quasi malato: non può stare un minuto senza di me, le giornate sono belle solo se siamo insieme, ho passato un brutto periodo, un periodo in cui avrei avuto bisogno dei miei spazi, ma non sono riuscita ad averli perchè era impossibile lasciarlo solo, altrimenti gli venivano crisi di ansia. Sua madre sta male, gli ho detto di andare a trovarla da solo, perchè i soldi per il viaggio di tutti non ci sono, ma non si smuove se non vado con lui.

E così ho iniziato a fare le mie considerazioni: mi ama o è solo dipendente da me? O meglio, che mi ami non ho dubbi, ma un amore del genere è un amore sano?

Avete esperienze dirette o indirette (conoscenti, amici) di questo tipo?

Perche' non chiedi a lui cosa gli sta succedendo?

Tanto piu' che non era così e lo e' diventato ultimamente.....

probabilmente c'e' stata una causa scatenante di questo atteggiamento...

Un amore soffocante per me non e' amore ma ogni cosa va calata bene nella realta' nella quale si trova

e se tuo marito non si e' mai manifestato in questa forma significa che non e' questa la sua natura

e che probabilmente esiste una causa che lo sta inducendo a comportarsi così....

Parlatene...... parlatene insieme

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sì, e se non fosse sufficiente, io penso che lui potrebbe parlarne con un buon psy, e Impa altrettanto, per poter recuperare i suoi spazi, legittimi, in qualsiasi relazione di coppia.

Le simbiosi, mmm..

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Rispondo a tutti con un unico post perchè più o meno avete sollevato le stesse questioni.

Abbiamo sempre avuto un rapporto simbiotico, sempre insieme, separati solo al lavoro. Nessuno dei due aveva esigenza di fare qualcosa senza l'altro ed è così tuttora. All'inizio, poi, c'era anche moltissima gelosia da entrambe le parti e questo ha sicuramente influito, ora la gelosia è rimasta ma è "normale", nel senso che c'è anche molta fiducia e siamo tranquilli nei momenti in cui non siamo insieme. Però, ed è quello che mi ha preoccupata, mentre mi sembrava normale non sentire l'esigenza di fare qualcosa separati, dal momento che lo volevamo entrambi, mi sembra meno normale non poter fare a meno dell'altro per neanche un giorno. Io sono quella di prima, non ho bisogno di uscire da sola o fare altro senza di lui, ma non muoio se dovessi non vederlo per qualche giorno o anche qualche settimana, nel caso decidesse di andare da sua mamma. Lui invece in questi giorni andava nel panico totale all'idea di lasciarmi anche solo una notte e mi sembra ancora più grave il fatto che preferisca non vedere sua madre (che non vede da 5 anni ed è malata) pur di non separarsi da me.

Ransie ha ragione quando dice che si è rotto l'equilibrio, ed infatti ne ho risentito molto di questo suo attaccamento perchè purtroppo un mese fa è morto mio padre ed io non sono riuscita a stare sola neanche un minuto. Ci siamo addirittura dovuti trasferire qualche giorno da suo fratello perchè lui, con la sua morte, era stato preso da attacchi di panico spaventosi con minacce di suicidio, per cui avevo paura a lasciarlo solo. Però io, in questo caso, avevo bisogno di stare sola per elaborare il lutto, avevo bisogno di vivere il dolore, di pensare a mio padre ed il fatto di essere continuamente distratta dal chiacchiericcio dei parenti mi uccideva, pur essendo loro animati dalle migliori intenzioni. Allora gliene ho parlato, gli ho detto che lui poteva stare da suo fratello, se non se la sentiva di stare solo, ma io preferivo tornarmente a casa almeno alla notte. Niente, crisi totale, pianti, senza di me non poteva stare neanche una notte, neppure sapendo che lì stavo soffrendo. Ne ho risentito molto, ma non mi sono arrabbiata perchè capivo che il suo era un vero e proprio disturbo.

I pensieri più seri mi sono venuti con sua mamma. Ora siamo tornati a casa già da un po', lui sembra più sereno, di giorno sta tranquillamente da solo coi bambini, sembra tornato alla normalità, insomma. Quando abbiamo saputo di sua mamma, io mi aspettavo si precipitasse a casa e invece non ne vuole sapere, senza di me non la va a trovare, anche se dovesse morire. Questo mi sembra veramente assurdo, mi sembra veramente un amore malato. Come può dipendere così dalla mia presenza per stare bene? Anni fa, quando comunque soffriva già di attacchi di panico, si separava tranquillamente da me, per esempio sono andata una settimana al mare con nostro figlio mentre lui è rimasto in città a lavorare. Era tranquillo. Ora non lo è più, sicuramente la situazione è degenerata con mio padre, ma è da prima che morisse che ho notato che si era attaccato in modo così morboso e non riesco a capire se la sua sia una dipendenza.

Ah, dallo psicologo ci sta andando già da anni, non ho però idea di cosa gli dica, quindi non so se lo psicologo sia al corrente di questa sua dipendenza, sempre che io abbia inquadrato bene il problema e di dipendenza si tratti.

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Però Impa, magari non ci vuole andare non tanto perché deve separarsi da te ma semplicemente perché è una situazione che ha paura di affrontare, men che meno da solo. Poi, se sono cinque anni che non la vede, qualche motivo ci sarà, almeno credo… Immagino ne abbiate parlato assieme, lui cosa ne pensa?

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impa, vedo che hai fatto pace col tuo amoroso percio' ritiro

la proposta fatta su hobbies and passions. :LOL:

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Però Impa, magari non ci vuole andare non tanto perché deve separarsi da te ma semplicemente perché è una situazione che ha paura di affrontare, men che meno da solo. Poi, se sono cinque anni che non la vede, qualche motivo ci sarà, almeno credo… Immagino ne abbiate parlato assieme, lui cosa ne pensa?

No, fra lui e sua madre c'è un bel rapporto, lui non va là da 5 anni esclusivamente per un motivo di soldi: il viaggio per tutti costa troppo. Dice che da solo non ci vuole andare perchè non vuole separarsi da me, però pensavo che, sapendo che sua madre stava male, avrebbe superato la paura della separazione e invece niente. La cosa mi preoccupa, perchè dice che se non siamo insieme non è felice, non si godrebbe neanche le vacanze a casa sua e sinceramente non mi sembra una cosa normale, dal momento che fra noi due non ci sono problemi. Tra l'altro, dice che la sua non è gelosia e non è paura di perdermi, è solo che non vuole separarsi da me. All'inizio, quando si parlava solo di andare a trovare sua madre, anch'io pensavo che questo suo rifiuto dipendesse da quello che ha vissuto là (con la madre tutto ok, ma col padre no, comunque il padre ora è morto), ma poi ho visto che anche in occasione della morte di mio padre non ne ha voluto sapere di lasciarmi nemmeno per una notte e la cosa mi ha fatto pensare...

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Ci siamo addirittura dovuti trasferire qualche giorno da suo fratello perchè lui, con la sua morte, era stato preso da attacchi di panico spaventosi con minacce di suicidio, per cui avevo paura a lasciarlo solo.

beh, onestamente se avessi problemi di questo genere, penso che anch' io non me la sentirei di rimanere da sola. Cioè, è evidente che sta passando un periodo particolarmente difficile, magari non è consapevole o non te ne sta parlando di proposito però immagino, (con un ampio margine di errore per carità), che il suo attaccamento un po' morboso sia dovuto a qualcosa che ha a che vedere con le sue insicurezze, le sue paure... Non so come si affronta una cosa del genere, se parlandone a viso aperto, col rischio di farlo sentire "sgamato" o non creduto, dato che le sue risposte comunque te le ha già date. Mi rendo conto che tu abbia giustamente bisogno dei tuoi spazi, potresti anche imporli o pretenderli senza doverti rimproverare nulla però ho la sensazione che quello più in difficoltà in questo momento sia lui. Si tratta intanto di capire cosa ha, sempre che lo sappia o che abbia voglia di parlarne. :icon_confused:

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però immagino, (con un ampio margine di errore per carità), che il suo attaccamento un po' morboso sia dovuto a qualcosa che ha a che vedere con le sue insicurezze, le sue paure...

E' quello che penso anch'io, un conto è amare una persona, un conto è non poterne fare a meno per neanche una notte, soprattutto nelle circostanze che abbiamo passato. Per questo non so dove finisca l'amore e dove inizi la dipendenza...

Io adesso non sto più risentendo della mancanza di spazi, ne ho avuto bisogno nel periodo in cui dovevo elaborare il lutto di mio padre, ma ora sono soprattutto preoccupata per lui, perchè non mi sembra normale questa cosa.

Una mia amica pensa che questo suo stato sia dovuto alla disoccupazione: è infatti disoccupato da 4 anni, anche lei lo è stata per un periodo e, proprio in quel periodo, si è trovata a dipendere dalle attenzioni di un ragazzo col quale aveva una relazione, cosa che si è risolta non appena ha ricominciato a lavorare. Ripensandoci, in effetti, pur essendo sempre stato molto attaccato a me, finché lavorarava non ha avuto problemi a mandarmi al mare da sola una settimana con nostro figlio e quando è morto suo padre è andato a casa sua una settimana e non era messo come adesso. Forse il fatto di non lavorare l'ha fatto attaccare morbosamente a me perchè non ha altro a cui pensare, se non la famiglia? Oppure, la mancanza del lavoro ha fatto degenerare i problemi che aveva già, di ansia e attacchi di panico, rendendolo ancora più insicuro di quanto già non fosse. :icon_confused:

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Ah, te l’ avrei chiesto… non so perché ma è così facile che certe questioni interessino il lavoro o il non lavoro… immagino che la sua disoccupazione non sia volontaria, no?

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No, infatti. Nel 2006 ha subìto un infortunio, è stato a casa un anno fra operazioni e riabilitazioni ma, quando si è chiuso l'infortunio, l'hanno licenziato. Dopo non ha più trovato niente, nell'ultimo anno, però, non l'ha neanche più cercato, perchè i miei, a causa della malattia di mio padre, non erano più in grado di tenerci i bambini e quindi lui ha preferito non cercare neanche da lavorare. Ora purtroppo mia madre è libera e quindi questo problema non c'è più, ma lui non sembra particolarmente interessato al lavoro. Forse, deve solo rientrare nell'ordine di idee di cercare da lavorare.

Ma secondo te, quindi, la mancanza di lavoro incide perchè non ha altro a cui pensare, perchè ha minato ancora di più la sua sicurezza o per tutte e due le cose?

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Ma secondo te, quindi, la mancanza di lavoro incide perchè non ha altro a cui pensare, perchè ha minato ancora di più la sua sicurezza o per tutte e due le cose?

non lo so e temo che non potrai saperlo se non da lui. Magari lui ci sta benissimo senza un "lavoro" nel senso di retribuito, per quanto immagino si occupi comunque di qualcosa, come la cura dei figli a cui ha provveduto fino ad ora, no? Non so Impa, ho la sensazione che la comunicazione fra voi due difetti un po' da questo punto di vista... a sensazione, così.

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Purtroppo nemmeno lui ha ben chiaro quale sia il problema. Sicuramente non sta bene senza lavoro e senza soldi, in precedenza ha passato un periodo veramente brutto a riguardo, ora però sembra abbia trovato un suo equilibrio. Si occupa della casa e dei figli, praticamente fa tutto lui ed io solo sporadicamente cucino una cena. Sicuramente questo lo aiuta a sentirsi un po' più utile rispetto a quando non faceva proprio niente, ma sono convinta che non sia come avere un lavoro ed un reddito proprio.

A parte queste considerazioni, quando parliamo della sua condizione di disoccupato lui mi dice che gli mancano i soldi ed il fatto di non avere altra dimensione se non quella casalinga, però, a sentire lui, questa non è la fonte dei suoi problemi, che invece risalirebbero alla sua infanzia. Non capisco però cosa c'entri la sua infanzia con quest'ansia da separazione nei miei confronti, per questo ipotizzavo che la perdita del lavoro potesse aver influito. A sentire lui non è così, ma magari non ha preso coscienza del problema. O magari sono io che mi sto preoccupando per niente... :unsure:

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Sì, però ascolta: io credo che un mènage nel quale l'uomo sembra assumere ruoli di madre e figlio in contemporanea, insomma, faccia riflettere:

lui cucina, tu porti i pantaloni, al tempo stesso da te si distacca con difficoltà..

Può darsi che la sua infanzia c'entri molto, come può darsi di no, e anche la tua può avere un ruolo.

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Sì, però ascolta: io credo che un mènage nel quale l'uomo sembra assumere ruoli di madre e figlio in contemporanea, insomma, faccia riflettere:

lui cucina, tu porti i pantaloni, al tempo stesso da te si distacca con difficoltà..

Può darsi che la sua infanzia c'entri molto, come può darsi di no, e anche la tua può avere un ruolo.

Màh, non so, perchè in realtà non è che ci siamo scambiati i ruoli per scelta, ma per necessità: lui sono 4 anni che è disoccupato, io sono fuori casa dalle 8,30 alle 18... è così strano che sia lui a fare la maggior parte dei lavori e preparare la cena? Per il resto, i ruoli non sono invertiti: i figli li seguiamo entrambi, a parte nel periodo estivo che, essendo a casa, ovviamente ci passa più tempo lui, però dal momento che torno a casa me ne occupo io. I pantaloni non mi sento di portarli: porto lo stipendio, quello si, ma le decisioni inerenti la casa e la famiglia vengono prese insieme.

La sua infanzia c'entra con i suoi problemi psicologici, può essere che questi a loro volta c'entrino con la sua difficoltà a staccarsi da me, però quello che mi domando io è questo: ansia e attacchi di panico li ha sempre avuti, però prima non aveva problemi a separarsi per brevi periodi, perchè ora non è più così? Gliel'ho chiesto, e lui non sa darmi un motivo, dice solo che senza di me non sta bene. A me però non sembra normale una condizione in cui il proprio benessere sia vincolato alla presenza fisica di una persona.

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O magari sono io che mi sto preoccupando per niente... :unsure:

Può anche darsi… certo che però, sapere che la propria madre sta male e non riuscire ad andarci perché da solo no… insomma. Rimane, in una certa misura affar suo anche se onestamente, nei tuoi panni farei un po’ di fatica ad accettare questa sorta di disinteresse mascherato da appiccicomoglismo. Chiaramente però io sono single. :Thinking:

La questione del lavoro è relativa perché dipende da come uno riesce ad affrontare la cosa.

Per divagare un po’…La sensazione che ho io in generale, dati i tempi, è che la propria identità sia troppo legata (se non esclusivamente legata mi vien da dire), all’ immagine e al ruolo con cui ci si consegna al mondo. Una specie di esproprio della personalità ed è così facile, dismesso questo comodo involucro di superficialità, sprofondare nell’ inconoscibile. E’ dura guardare allo specchio l’ immagine riflessa di un estraneo. Da lì l’ incertezza, il vuoto cosmico, lo smarrimento. Così, per cercare di dare un nome a quella sensazione di disorientamento si percorrono strade già conosciute, perché più sicure. Purtroppo, portano sempre al punto di partenza, del resto se sono strade già viste, evidentemente ci hanno già portato dove siamo. Dentro a un mulinello. Si può vivere anche così, basta essere abbastanza distratti, di solito non viene mai nessuno a bussarti alla porta, a meno che tu non lo stia aspettando.

Detto ciò, l’ unica cosa che mi vien da pensare è che se si trova una corda, ci si attacca con tutta la forza, da dentro al mulinello.

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Può anche darsi… certo che però, sapere che la propria madre sta male e non riuscire ad andarci perché da solo no… insomma. Rimane, in una certa misura affar suo anche se onestamente, nei tuoi panni farei un po’ di fatica ad accettare questa sorta di disinteresse mascherato da appiccicomoglismo. Chiaramente però io sono single. :Thinking:

La questione del lavoro è relativa perché dipende da come uno riesce ad affrontare la cosa.

Per divagare un po’…La sensazione che ho io in generale, dati i tempi, è che la propria identità sia troppo legata (se non esclusivamente legata mi vien da dire), all’ immagine e al ruolo con cui ci si consegna al mondo. Una specie di esproprio della personalità ed è così facile, dismesso questo comodo involucro di superficialità, sprofondare nell’ inconoscibile. E’ dura guardare allo specchio l’ immagine riflessa di un estraneo. Da lì l’ incertezza, il vuoto cosmico, lo smarrimento. Così, per cercare di dare un nome a quella sensazione di disorientamento si percorrono strade già conosciute, perché più sicure. Purtroppo, portano sempre al punto di partenza, del resto se sono strade già viste, evidentemente ci hanno già portato dove siamo. Dentro a un mulinello. Si può vivere anche così, basta essere abbastanza distratti, di solito non viene mai nessuno a bussarti alla porta, a meno che tu non lo stia aspettando.

Detto ciò, l’ unica cosa che mi vien da pensare è che se si trova una corda, ci si attacca con tutta la forza, da dentro al mulinello.

Ma lo sai che non l'avevo considerato questo punto di vista? Davo tanto per scontato che lui amasse sua madre con una sorta quasi di venerazione (sempre sentendo quello che dice lui) che non avevo pensato che invece, sotto, potrebbe esserci dell'altro e lui lo sta mascherando (magari anche con se stesso) appiccicandosi a me! Però temo che, se le cose stanno così, non sia disposto a parlarne: in tutti questi anni mi ha detto di tutto su suo padre, ma sua madre è quasi una santa, a sentirlo. Quindi, i casi sono due: o effettivamente è stata una buona madre e quindi il problema è un altro, oppure lui non è disposto, inconsciamente, a riconoscere che anche sua madre non è stata un buon genitore. Io comunque non ho intenzione di andarci sotto: sono cose sue, sta già abbastanza male quando mi parla del padre, credo che se dovessi insinuare qualcosa sulla madre potrebbe fulminarmi ed in ogni caso non mi sento in diritto di farlo. Se vorrà parlarne, sarà lui a farlo e magari sono cose di cui preferisce parlare con lo psicologo.

E' interessante anche il resto che dici, che potrebbe spiegare come la perdita del lavoro abbia peggiorato le cose. In effetti lui, anche per la sua cultura, sentiva molto il ruolo di uomo di casa, dell'uomo che provvede alla famiglia (pensa che, al suo paese, le donne avranno iniziato a lavorare da 10-15 anni!) e probabilmente si identificava con l'immagine che la società ha cucito addosso agli uomini, perdendo di vista ciò che lui era veramente. Quando si è trovato esautorato di questo ruolo, di ciò con cui lui si identificava, si è visto quasi come non fosse più nessuno, magari inesistente e da qui il vuoto interiore che ha avvertito. E forse, proprio per questo, si è attaccato in modo così morboso a me, perchè ora si identifica con l'immagine di marito. Essendo ora "solo" un marito, staccandosi dalla moglie è come se perdesse di nuovo se stesso. Ci potrebbe anche stare, anche se sarebbe un'ulteriore conferma di una sua grande insicurezza. :Thinking:

Io proprio non ci avevo pensato a queste due cose, grazie!

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Figurati, sono semplici eventualità, non così scontate ma neanche trascurabili. Certo che avete subito diversi colpi, tra le varie vicende, deve essere stata dura per entrambi. Credo siate una coppia molto solida, a prescindere dagli ovvi "contraccolpi". Non è da tutti.

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Màh, speriamo... finora è stato così, vedremo cosa ci riserverà il futuro...

C'è di buono che ieri sera abbiamo parlato del lavoro e, ora che mia madre è libera, sembra intenzionato a cercarlo seriamente, una volta che ricominciano le scuole. Il periodo per le assunzioni non è dei migliori, ma almeno così prova a riprendere un po' in mano la sua vita.

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In bocca al lupo. Occhio però a non attribuire al lavoro delle valenze e delle aspettative superiori al dovuto. In fin dei conti è un mezzo e come tale dovrebbe essere trattato, se diventa un fine non cambia molto averne un impiego o meno. Si rischia di rimanerne invischiati comunque. Il termine “dipendente” è molto più eloquente di quanto non lo si consideri per consuetudine. Scusa se mi permetto questa considerazione, personalissima peraltro, però da parte mia volevo instillare qualche piccolo dubbio sull’ equivalenza “cercare lavoro - prendere in mano le redini…”

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Sono assolutamente d'accordo con te, io per prima non credo che i suoi problemi siano dati dalla perdita del lavoro e pure lui lo dice, però ho pensato che il fatto che gli fosse tornata la voglia di rimettersi in gioco potesse essere sintomo di un cambiamento in atto, cambiamento che spero sia positivo, perchè come minimo dovrà spronarsi ad affrontare qualcosa da solo, dal momento che spero non mi chiederà di accompagnarlo ai colloqui... :icon_confused:

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spero non mi chiederà di accompagnarlo ai colloqui... :icon_confused:

Oddio... tienti pronta a tener botta ché quelli ormai pare che servano più a istillare frustrazione e malumore che ad altro... :help:

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