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stare da soli


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Salve a tutti, avrei una rilfessione da proporre: ho passato l'infanzia con tante persone in casa, eravamo tanti figli, ma a causa di un'educazione molto limitante e rigida, ho trascorso molto tempo da sola.

Mi è capitato crescendo, di stare ancora da sola per svariati motivi, non avendo con chi uscire e non riuscendo a crearmi amicizie consolidate, alla lunga stare da sola mi svuotava, essendo anche una persona curiosa, dinamica. Ma allo stesso tempo, quando mi capita di stare tanto tempo con altre persone, sento l'esigenza quasi fisica, di avere dei momenti di solitudine.

Al di là del fatto che stare con se stessi è importante ed essenziale per conoscersi, sento a volte degli squilibri, come se non sapessi veramente cosa voglio. Premetto che pur essendo una donna (non, una ragazza) sono single, ed è come se avere qualcuno accanto mi dia quasi fastidio (o paura), ma nello stesso tempo ne sentissi il naturale bisogno emotivo.

Mi sono allontanata dalla mia famiglia da circa 3 anni, per vivere in un'altra città e riprendere il "controllo" di me stessa, ma ancora non riesco a capire bene cosa voglio.

Aspetto punti di vista.

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Tutti noi abbiamo una casa base da cui partire per esplorare il mondo, una sorta di tana dove ci sentiamo tranquilli e senza stress. Può essere sia una dimensione psicologica e/o un luogo fisico. Ogni volta che ci allontaniamo dalla casa base ci sentiamo meno a nostro agio, perdiamo punti di riferimento e barriere, ci possiamo anche sentire vulnerabili. Più siamo attaccati alla nostra tana e più ci risulta difficile farne a meno. A livello cosciente vorremmo girare, toccare e sperimentare l'esterno, ne sentiamo proprio il bisogno ma spesso lo viviamo come un girare nudi.

Secondo me sai cosa vuoi, vuoi vivere gli altri ma allo stesso tempo lasciare la tana un po' ti spaventa. Cambiare città, come tagliarsi i capelli o scegliere altre persone con cui uscire può sembrare un nuovo inizio, ripartire da zero per "non commettere gli stessi errori" ma l'esperienza mi ha dimostrato che i problemi ti seguono e che riappaiono identici perché non è l'ambiente esterno che ti influenza ma una tua condizione interiore. Una volta che avrai riacquistato la serenità, non importerà più in che città sarai o con chi vivrai, sarai comunque serena.

Il mio consiglio è di rompere la tua dipendenza dalla tana, un po' alla volta. Convincerti che non ci sono solo rischi all'esterno ma anche opportunità. Dovrebbe essere un percorso progressivo, un po' come fare prima il giro dell'isolato, poi della via principale, della città per poi essere tranquilla ovunque. Vivi gli altri ma rispetta il tuo bisogno di intimità e un po' alla volta dovresti riuscire a non sentirti in affanno con altre persone attorno.

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Credo che l'unico caso in cui la solitudine possa far male è quando ci viene imposta, quando non siamo più liberi di stare soli ma costretti ad esserlo e spesso siamo proprio noi stessi ad attuare questa imposizione.

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Tutti noi abbiamo una casa base da cui partire per esplorare il mondo, una sorta di tana dove ci sentiamo tranquilli e senza stress. Può essere sia una dimensione psicologica e/o un luogo fisico. Ogni volta che ci allontaniamo dalla casa base ci sentiamo meno a nostro agio, perdiamo punti di riferimento e barriere, ci possiamo anche sentire vulnerabili. Più siamo attaccati alla nostra tana e più ci risulta difficile farne a meno. A livello cosciente vorremmo girare, toccare e sperimentare l'esterno, ne sentiamo proprio il bisogno ma spesso lo viviamo come un girare nudi.

E' vero, il nostro guscio.. esprimi bene la sensazione quando dici che l'esterno lo viviamo come un girare nudi.

Io esco ed entro dal mio guscio, sono curiosa, mi piace la natura, ho l'hobby amatoriale della fotografia che mi permette di confrontarmi con me stessa in qualche modo, amo la natura e mi incuriosiscono le persone.

Esco ed entro nel mio guscio.. esco, giro, imparo..mi confronto..cresco, appena mi spavento ci ritorno.

Non so se sia un bene o un male, credo sia importante anche curarsi le ferite ed io ho tempi lenti..ma so che è necessario uscire di nuovo, come dire, più ti ammali e più si alzano le difese immunitarie, non so se sia lo stesso anche per le malattie dell'anima.

Sono forte, e sono fragile, vorrei permettermi di stare un pò di più, fuori dal guscio, senza l'ansia di perderlo e di non trovarlo più..di sentirmi nuda.

Grazie per aver capito.

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Credo che l'unico caso in cui la solitudine possa far male è quando ci viene imposta, quando non siamo più liberi di stare soli ma costretti ad esserlo e spesso siamo proprio noi stessi ad attuare questa imposizione.

Lis, se vuoi, spiegati meglio.

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E' vero, il nostro guscio.. esprimi bene la sensazione quando dici che l'esterno lo viviamo come un girare nudi.

Io esco ed entro dal mio guscio, sono curiosa, mi piace la natura, ho l'hobby amatoriale della fotografia che mi permette di confrontarmi con me stessa in qualche modo, amo la natura e mi incuriosiscono le persone.

Esco ed entro nel mio guscio.. esco, giro, imparo..mi confronto..cresco, appena mi spavento ci ritorno.

Non so se sia un bene o un male, credo sia importante anche curarsi le ferite ed io ho tempi lenti..ma so che è necessario uscire di nuovo, come dire, più ti ammali e più si alzano le difese immunitarie, non so se sia lo stesso anche per le malattie dell'anima.

Sono forte, e sono fragile, vorrei permettermi di stare un pò di più, fuori dal guscio, senza l'ansia di perderlo e di non trovarlo più..di sentirmi nuda.

Grazie per aver capito.

Dimostri di avere tanta forza di volontà e questo è importante. Secondo me sei sulla buona strada. Cerca solo di goderti di più l'esterno senza l'ansia di dover tornare. Semplicemente quando ne senti il bisogno, ritorna. Non c'è niente di male! Se riesci a ridimensionare questo che ritieni un limite, mentre è solo un bisogno, sarai molto più serena. Un abbraccio.

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Lis, se vuoi, spiegati meglio.

Ci provo ^_^ ...intendevo che se sei tu a decidere di star sola non c'è nulla di male, nulla che può far male appunto, perché è la tua anima che te lo chiede e te lo chiede perché ne sente il bisogno.

Diverso è il discorso dell'imposizione, se qualcuno o qualcosa ti obbligano a stare sola, a stare isolata, allora possono nascerne dei problemi, puoi soffrire per questa condizione.

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Dimostri di avere tanta forza di volontà e questo è importante. Secondo me sei sulla buona strada. Cerca solo di goderti di più l'esterno senza l'ansia di dover tornare. Semplicemente quando ne senti il bisogno, ritorna. Non c'è niente di male! Se riesci a ridimensionare questo che ritieni un limite, mentre è solo un bisogno, sarai molto più serena. Un abbraccio.

Grazie mille onda libera, anche per l'incoraggiamento, si sono abbastanza forte, ed è la mia parte fragile che mi "spaventa".

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Ci provo ^_^ ...intendevo che se sei tu a decidere di star sola non c'è nulla di male, nulla che può far male appunto, perché è la tua anima che te lo chiede e te lo chiede perché ne sente il bisogno.

Diverso è il discorso dell'imposizione, se qualcuno o qualcosa ti obbligano a stare sola, a stare isolata, allora possono nascerne dei problemi, puoi soffrire per questa condizione.

Ok Lis, ma come dicevi a volte siamo noi stessi ad imporcelo, per paura forse di essere felici..di soffrire..di vivere. Grazie

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Ok Lis, ma come dicevi a volte siamo noi stessi ad imporcelo, per paura forse di essere felici..di soffrire..di vivere. Grazie

Anche per abitudine...l'essere umano è un animale abitudinario ^_^

Hai scritto che non sai cosa vuoi...ti riferivi allo stare sola o in compagnia? oppure ad altro?

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Grazie mille onda libera, anche per l'incoraggiamento, si sono abbastanza forte, ed è la mia parte fragile che mi "spaventa".

Tutti abbiamo una parte fragile. Se ne sei spaventata può significare che la ritieni una "cosa" estranea a te, sconosciuta, di cui appunto aver paura. Prova a viverla come una parte effettiva di te, senza separarla dal resto. Per semplicità dividiamo: ho una parte forte, ho una parte fragile, ma quando questa divisione porta a degli squilibri, tipo averne paura, conviene ritornare a monte. Siamo un'unica entità con diversi aspetti. Accetta la tua parte fragile, abbracciala altrimenti è come rinnegare la gamba destra: possiamo far finta che non faccia parte di noi ma sarà sempre lì a ricordarci che abbiamo torto. La serenità è di chi è in pace con se stesso, con tutte le sue sfumature. Credo ti farebbe bene un po' di serenità dopo tutto questo affanno, no? :)

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Tutti abbiamo una parte fragile. Se ne sei spaventata può significare che la ritieni una "cosa" estranea a te, sconosciuta, di cui appunto aver paura. Prova a viverla come una parte effettiva di te, senza separarla dal resto. Per semplicità dividiamo: ho una parte forte, ho una parte fragile, ma quando questa divisione porta a degli squilibri, tipo averne paura, conviene ritornare a monte. Siamo un'unica entità con diversi aspetti. Accetta la tua parte fragile, abbracciala altrimenti è come rinnegare la gamba destra: possiamo far finta che non faccia parte di noi ma sarà sempre lì a ricordarci che abbiamo torto. La serenità è di chi è in pace con se stesso, con tutte le sue sfumature. Credo ti farebbe bene un po' di serenità dopo tutto questo affanno, no? :)

Onda libera, mi ha fatto riflettere molto ciò che hai scritto. Accetto e non accetto la mia parte fragile..è vero.. sono sempre cresciuta con la convizione, forse non mia, che bisognasse mostrarsi sempre forti..sicuri di sè.

Ancora oggi faccio "fatica" a far prevalere "anche" i miei lati più teneri, vulnerabili, difatti come tu mi fai notare li..separo, come se fossero due entità diverse, ma sono sempre io.

Mi farebbe bene un pò di serenità? Si che mi farebbe bene. E che cavolo.

Grazie..

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Anche per abitudine...l'essere umano è un animale abitudinario ^_^

Hai scritto che non sai cosa vuoi...ti riferivi allo stare sola o in compagnia? oppure ad altro?

Si e quando l'essere umano si abitua al peggio, per abituarsi al meglio, fa fatica..assurdo no.

Sì mi riferivo se allo stare sola o in compagnia. Sono cresciuta in una famiglia molto numerosa e ho dormito dall'età di 4 anni per 20 anni, in camera con mia nonna, due letti separati, ma la camera era piccola.. e stretta, lei non aveva i suoi spazi, io non avevo i miei. Quando per me era giorno per lei era notte e viceversa. E' stato faticoso.

Oscillo, tra il bisogno di stare con gli altri e il bisogno di stare da sola, con me stessa, con sbalzi repentini. Quando sto più di qualche giorno sempre in compagnia di qualcuno e ho poco tempo e spazio per me, sento come una stanchezza..quasi fisica.

Forse c'è anche altro, non so cosa voglio da me..lo so, sto oscillando anche io.

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Oscillo, tra il bisogno di stare con gli altri e il bisogno di stare da sola,

Basta che li consideri entrambi dei bisogni. Non c'è un bisogno buono e uno cattivo, sono solo bisogni.

Onda libera, mi ha fatto riflettere molto ciò che hai scritto. Accetto e non accetto la mia parte fragile..è vero.. sono sempre cresciuta con la convizione, forse non mia, che bisognasse mostrarsi sempre forti..sicuri di sè.

Ancora oggi faccio "fatica" a far prevalere "anche" i miei lati più teneri, vulnerabili, difatti come tu mi fai notare li..separo, come se fossero due entità diverse, ma sono sempre io.

Mi farebbe bene un pò di serenità? Si che mi farebbe bene. E che cavolo.

Grazie..

:)

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:icon_surprised: Anastasja..anche io a volte..anche io..

Infatti, a volte è proprio quell'io, quella folla di pensieri compulsivi, di contenuti psicologici che nemmeno ci appartengono, che "ci" pensano nostro malgrado, a costituire una solitudine plurale sfiancante e sterile...

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Ti capisco...succede anche a me...spesso!

Si, succede a tutti credo, a meno che non si sia raggiunta l'illuminazione :)

In quel caso stare soli è l'unica necessità per trovarsi.

Beati loro..

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Infatti, a volte è proprio quell'io, quella folla di pensieri compulsivi, di contenuti psicologici che nemmeno ci appartengono, che "ci" pensano nostro malgrado, a costituire una solitudine plurale sfiancante e sterile...

Si lo so..è vero, a volte sai che mi capita, mi dico: voglio provare a non pensare a niente.

Lo sai che è difficile? Si immagino che lo sai.

"Che ci pensano nostro malgrado"..è bello come hai descritto il momento, perchè è così..ci pensano nostro malgrado, come osano.

"Una solitudine plurale sfiancante".. si sfiancante soprattutto..oltre che sterile..

Dovremmo cercare di fare il vuoto dentro, ad ascoltare i "nostri" pensieri e magari, qualche volta nemmemo quelli.

A volte riesco un pò a farlo ascoltando la musica, passeggiando nella natura, mi riconnetto con le mie emozioni, ma ho perso l'abitudine, dovrei ricominciare.

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Salve a tutti, avrei una rilfessione da proporre: ho passato l'infanzia con tante persone in casa, eravamo tanti figli, ma a causa di un'educazione molto limitante e rigida, ho trascorso molto tempo da sola.

Mi è capitato crescendo, di stare ancora da sola per svariati motivi, non avendo con chi uscire e non riuscendo a crearmi amicizie consolidate, alla lunga stare da sola mi svuotava, essendo anche una persona curiosa, dinamica. Ma allo stesso tempo, quando mi capita di stare tanto tempo con altre persone, sento l'esigenza quasi fisica, di avere dei momenti di solitudine.

Al di là del fatto che stare con se stessi è importante ed essenziale per conoscersi, sento a volte degli squilibri, come se non sapessi veramente cosa voglio. Premetto che pur essendo una donna (non, una ragazza) sono single, ed è come se avere qualcuno accanto mi dia quasi fastidio (o paura), ma nello stesso tempo ne sentissi il naturale bisogno emotivo.

Mi sono allontanata dalla mia famiglia da circa 3 anni, per vivere in un'altra città e riprendere il "controllo" di me stessa, ma ancora non riesco a capire bene cosa voglio.

Aspetto punti di vista.

secondo me è difficile staccarsi dai disagi vissuti nell'infanzia,se ci si è alienati nell'infanzia, si tende a rivivere quei momenti, sono necessari, e se si è in mezzo agli altri, pur non essendoci pericoli, si rivivono e si cercano i momenti di isolamento che cercavamo nell'infanzia.

E se un bambino si isola, m, difficile che non ci sia un disagio,uhm.

Ripetizione,la solitudine diventa vitale, necessità di rivivere, però si risentono anche le insicurezze.

Almeno per me è così, anch'io provengo da famiglia numerosa, boh?

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secondo me è difficile staccarsi dai disagi vissuti nell'infanzia,se ci si è alienati nell'infanzia, si tende a rivivere quei momenti, sono necessari, e se si è in mezzo agli altri, pur non essendoci pericoli, si rivivono e si cercano i momenti di isolamento che cercavamo nell'infanzia.

E se un bambino si isola, m, difficile che non ci sia un disagio,uhm.

Ripetizione,la solitudine diventa vitale, necessità di rivivere, però si risentono anche le insicurezze.

Almeno per me è così, anch'io provengo da famiglia numerosa, boh?

Sono sincera ho dovuto rileggere più volte il tuo messaggio, per coglierne il senso profondo che ha.

Dipendenza da qualcosa che usiamo in un momento di bisogno perchè siamo in difficoltà (ovvero la soitudine)..è come drogarsi pur sapendo che fa male, ed essendo consapevoli che se lo facciamo è perchè stiamo soffrendo dentro.

Anche se non ci sono pericoli, così..solo per abitudine..come un rifugio.

Spero di avere capito bene. Se è così è un bel casino.

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Credo che sia fisiologico per la grande parte delle persone vivere una contraddizione costante tra il desiderio di avere qualcuno accanto e quello di essere soli. Ma laddove è possibile a tutti scegliere autonomamente una vita solitaria, così non è per la presenza di una compagnia o di un affetto, che difatti sono invocati con disperazione da tanti infelici. Di solitudine è facile discettare quando non si è soli.

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Si credo anche io che sia normale vivere contraddizioni tra desiderio di solitudine e bisogno degli altri, volevo capire perchè sento l'esigenza di entrambe, nello stesso momento.

Quando sto con me stessa penso di bastarmi, ma so che non è così, però ci abituiamo alle nostre...abitudini, così rasserenanti, ci conosciamo, sappiamo di cosa abbiamo bisogno come e quando, e "l'altro", col suo essere più o meno diverso da noi ci crea scompiglio, rivoluziona tutto il nostro mondo, ci mette in discussione (..allora non sono così perfetta..). Ma sono consapevole che è grazie a l'altro che conosco me stessa e scopro cose diverse e nuove che da sola non potrei mai darmi, in termini di confronto e arricchimento vitale.

Amo l'altro e amo stare con me, devo solo far incontrare le due cose.

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