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Amore e odio.


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Ciao Ste -_-

Si anche Leftfield l'aveva scritto nel suo topic.

Credo di essere troppo passionale per dedicarmi all'atarassia anche se come filosofia in fondo risolverebbe tanti problemi...una persona a me cara diceva sempre che l'amore non è lo strapparsi i capelli per l'amato, diceva che quello è delirio mistico...l'amore secondo lui è felicità e pace...

Anche se entro certi limiti sono d'accordo col tuo amico, secondo me l'atarassia quand'è esagerata rischia di sconfinare nel patologico,

ed essere essa stessa causa di problemi. Un po' di emozioni e sentimenti negativi non guastano, nella vita, se non sono totalizzanti.

E non sono tanto sicuro che si tratti sempre di filosofia o di vero autocontrollo.... cioè... è facile mantenere il controllo delle emozioni

quando si è seduti sul divano, un po' più difficile quando si cammina su un filo sospeso per aria (solo per fare un esemplificazione stupida...).

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Anche se entro certi limiti sono d'accordo col tuo amico, secondo me l'atarassia quand'è esagerata rischia di sconfinare nel patologico,

ed essere essa stessa causa di problemi. Un po' di emozioni e sentimenti negativi non guastano, nella vita, se non sono totalizzanti.

E non sono tanto sicuro che si tratti sempre di filosofia o di vero autocontrollo.... cioè... è facile mantenere il controllo delle emozioni

quando si è seduti sul divano, un po' più difficile quando si cammina su un filo sospeso per aria (solo per fare un esemplificazione stupida...).

Concordo in tutto Ste,

tra l'altro è difficile relazionarsi con una persona del genere...il mio amico alle volte sconfina nella sua assenza di emozioni...io invece non saprei vivere senza emozioni, la gioia, la paura, l'amore, e anche l'odio, sono sintomo comunque di vita se non portati all'estremo...mentre l'assenza di sentimenti sia positivi che negativi per me è sintomo di un non voler vivere...

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...solo mi chiedevo se si può arrivare ad odiare chi si è amato...e a questo ancora non ho trovato una risposta...

si, si può odiare chi si crede di aver amato, quando il sentimento amore viene vissuto con dipendenza, possessione, ricerca del controllo e non come condivisione tra due perosne con la propria individualità, ed è invece questo che per me significa amare.

io penso che chi odia qualcuno abbia un odio profondo verso se stesso ma è incapace di esternarlo e quindi cerca degli specchi su cui vomitare il suo odio.

poi io non confonderei l'odio con il rancore, con l'incazzatura, con la delusione che ti fanno sputare sentenze insanguinate ma momentanee.

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si, si può odiare chi si crede di aver amato, quando il sentimento amore viene vissuto con dipendenza, possessione, ricerca del controllo e non come condivisione tra due perosne con la propria individualità, ed è invece questo che per me significa amare.

io penso che chi odia qualcuno abbia un odio profondo verso se stesso ma è incapace di esternarlo e quindi cerca degli specchi su cui vomitare il suo odio.

poi io non confonderei l'odio con il rancore, con l'incazzatura, con la delusione che ti fanno sputare sentenze insanguinate ma momentanee.

Condivido assolutamente tutto ciò che è stato scritto da xela...e aggiungo...

il nostro amore nella maggior parte delle occasioni è sempre un amore condizionato ed in balia delle circostanze e degli eventi. E' un amore controllato dalla mente e dal sentimentalismo che contraddistingue la nostra personalità. E' pieno di aspettative e dipendenze, come se l'amore fosse un qualcosa da barattare o commerciare. Facciamo una gran confusione riguardo la definizione (se fosse possibilie) di amore. A mio parere confondiamo l'amore vero con un surrogato (come qualcuno direbbe "ad un'ottava bassa") dettato dalle "condizioni" che diamo al rapporto. Dettiamo condizioni all'amore, condizioni che non potranno mai essere rispettate dal partner perchè essenzialmente proiezioni della nostra mente. Passiamo così -nel caso le cose non andassero come volevamo- da quello che chiamiamo amore all'odio o al risentimento, non accorgendoci che il nostro sentimento del momento dipende dai codici e leggi mentali che abbiamo creato e su cui abbiamo gettato le basi della relazione....Insomma ci facciamo ingannare dalla mente. L'amore -a mio modesto parere- dovrebbe essere apertura e un dare incondizionato. Ma per avere buone relazioni basterebbe aver la maturità per avvicinarsi ad uno stato simile, dove i nostri bisogni sono stati colmati da noi stessi e dove la necessità di condividere la serenità (o gioia) trovata interiormente, diventa amore per l'amato.

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Condivido assolutamente tutto ciò che è stato scritto da xela...e aggiungo...

il nostro amore nella maggior parte delle occasioni è sempre un amore condizionato ed in balia delle circostanze e degli eventi. E' un amore controllato dalla mente e dal sentimentalismo che contraddistingue la nostra personalità. E' pieno di aspettative e dipendenze, come se l'amore fosse un qualcosa da barattare o commerciare. Facciamo una gran confusione riguardo la definizione (se fosse possibilie) di amore. A mio parere confondiamo l'amore vero con un surrogato (come qualcuno direbbe "ad un'ottava bassa") dettato dalle "condizioni" che diamo al rapporto. Dettiamo condizioni all'amore, condizioni che non potranno mai essere rispettate dal partner perchè essenzialmente proiezioni della nostra mente. Passiamo così -nel caso le cose non andassero come volevamo- da quello che chiamiamo amore all'odio o al risentimento, non accorgendoci che il nostro sentimento del momento dipende dai codici e leggi mentali che abbiamo creato e su cui abbiamo gettato le basi della relazione....Insomma ci facciamo ingannare dalla mente. L'amore -a mio modesto parere- dovrebbe essere apertura e un dare incondizionato. Ma per avere buone relazioni basterebbe aver la maturità per avvicinarsi ad uno stato simile, dove i nostri bisogni sono stati colmati da noi stessi e dove la necessità di condividere la serenità (o gioia) trovata interiormente, diventa amore per l'amato.

quoto tutto ciò che hai scritto.

pulirsi dalle aspettative credo sia la strada fondamentale per arrivare a vivere un amore *sano* e autentico. ma è cosa molto difficile.

io penso che spesso l'amore venga vissuto come una grande aspettativa...mi aspetto che faccia questo, mi aspetto che dica questo, mi aspetto che senta questo, mi aspetto che ami come amo io...e se non ama come amo io allora signifca che non mi ama..spesso c'è una grande arroganza nell'amare, che credo celi una profonda paura di essere abbandonati.

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quoto tutto ciò che hai scritto.

pulirsi dalle aspettative credo sia la strada fondamentale per arrivare a vivere un amore *sano* e autentico. ma è cosa molto difficile.

io penso che spesso l'amore venga vissuto come una grande aspettativa...mi aspetto che faccia questo, mi aspetto che dica questo, mi aspetto che senta questo, mi aspetto che ami come amo io...e se non ama come amo io allora signifca che non mi ama..spesso c'è una grande arroganza nell'amare, che credo celi una profonda paura di essere abbandonati.

Nel tuo intervento precedente hai affermato che dobbiamo diventare "individui", io ho parlato di "maturità"...penso che il significato sia simile. Cominciare a pensare che relazioni siano molto di più di un semplice appoggio o sostegno, o un ripiego per la nostra vita annoiata, è un piccolo passo verso la maturità. Comprendere che dentro di noi abbiamo la possibilità di essere completi trovando l'altra metà della mela, è un passaggio verso la maturità o l'individualità come la chiami tu...Mi rendo conto che tale consapevolezza fa parte di un percorso ben preciso e che è distante dalle situazioni "psicologiche" classiche. La nostra cultura - e conseguentemente la società- ci vuole immaturi e pieni di bisogni. E noi caschiamo nel giochetto alimentando e pensando che tutto ci debba esser dato...ecco che l'amore viene inteso come un qualcosa che ci è dovuto, proprio come quando eravamo bambini. Cresciamo e ci mettiamo in relazione senza diventare adulti (o maturi, o "individui"), ma rimanendo bambini bisognosi. Ecco che i bisogni, vengono alimentati dalla paura di non poter essere sfamati (solitudine, separazione) o di non ricevere più il nutrimento (abbandono)...Dipendiamo dagli altri come un bambino dipende dalla madre... Io penso che comprendere anche solo intellettualemente certi concetti possa darci una percezione diversa dell'amore e delle situazioni relazionali e conseguentemente un certo distacco dal nostro aspetto infantile, immaturo, pieno di bisogni e paure...

grande Xela :-)

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Nel tuo intervento precedente hai affermato che dobbiamo diventare "individui", io ho parlato di "maturità"...penso che il significato sia simile. Cominciare a pensare che relazioni siano molto di più di un semplice appoggio o sostegno, o un ripiego per la nostra vita annoiata, è un piccolo passo verso la maturità. Comprendere che dentro di noi abbiamo la possibilità di essere completi trovando l'altra metà della mela, è un passaggio verso la maturità o l'individualità come la chiami tu...Mi rendo conto che tale consapevolezza fa parte di un percorso ben preciso e che è distante dalle situazioni "psicologiche" classiche. La nostra cultura - e conseguentemente la società- ci vuole immaturi e pieni di bisogni. E noi caschiamo nel giochetto alimentando e pensando che tutto ci debba esser dato...ecco che l'amore viene inteso come un qualcosa che ci è dovuto, proprio come quando eravamo bambini. Cresciamo e ci mettiamo in relazione senza diventare adulti (o maturi, o "individui"), ma rimanendo bambini bisognosi. Ecco che i bisogni, vengono alimentati dalla paura di non poter essere sfamati (solitudine, separazione) o di non ricevere più il nutrimento (abbandono)...Dipendiamo dagli altri come un bambino dipende dalla madre... Io penso che comprendere anche solo intellettualemente certi concetti possa darci una percezione diversa dell'amore e delle situazioni relazionali e conseguentemente un certo distacco dal nostro aspetto infantile, immaturo, pieno di bisogni e paure...

grande Xela :-)

be, dire che concordo ancora con te su tutto, rischio di diventare ripetitiva, ma è così :)

senz'altro la presa di coscienza di certi meccanismi, e come dici tu, comprenderli anche solo intellettualmente, è fondamentale, certo è che la pratica poi è dura. spesso visualizzo questa cosa come una palestra, ci vuole molto allenamento e tempo. penso che bisogna osservarci da fuori, uscire dal nostro io contaminato e ferito per poi percepire cosa succede dentro..e questo non è facile. spesso reagiamo con atteggiamenti talmente tanto automatici che non ce ne rendiamo conto, e mi riferisco alle aspettative.. ho letto un libro molto interessante e illuminante a riguardo "A tu per tu con la paura" di Krishnananda, psichiatra e allievo di Osho. ogni tanto lo rileggo cercando risposte e conferme..:)

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be, dire che concordo ancora con te su tutto, rischio di diventare ripetitiva, ma è così :)

senz'altro la presa di coscienza di certi meccanismi, e come dici tu, comprenderli anche solo intellettualmente, è fondamentale, certo è che la pratica poi è dura. spesso visualizzo questa cosa come una palestra, ci vuole molto allenamento e tempo. penso che bisogna osservarci da fuori, uscire dal nostro io contaminato e ferito per poi percepire cosa succede dentro..e questo non è facile. spesso reagiamo con atteggiamenti talmente tanto automatici che non ce ne rendiamo conto, e mi riferisco alle aspettative.. ho letto un libro molto interessante e illuminante a riguardo "A tu per tu con la paura" di Krishnananda, psichiatra e allievo di Osho. ogni tanto lo rileggo cercando risposte e conferme..:)

Ci vuole una certa coscienza (e maturità) per affermare (e notare) che abbiamo atteggiamenti automatici. Pensiamo di essere uomini "liberi" e dotati di libero arbitrio, e non ci accorgiamo di esser schiavi di emozioni e pensieri...dominati da abitudini e paure. L'allenamento ci vuole come in tutte le cose...l'auto-osservazione è il passaggio necessario per comprendere se stessi almeno un pò..

Il libro di Krishnananda l'avevo leggiucchiato...ricordo che c'erano spunti importanti. Andrò a riprenderlo grazie al tuo consiglio :-)

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Ci vuole una certa coscienza (e maturità) per affermare (e notare) che abbiamo atteggiamenti automatici. Pensiamo di essere uomini "liberi" e dotati di libero arbitrio, e non ci accorgiamo di esser schiavi di emozioni e pensieri...dominati da abitudini e paure. L'allenamento ci vuole come in tutte le cose...l'auto-osservazione è il passaggio necessario per comprendere se stessi almeno un pò..

Il libro di Krishnananda l'avevo leggiucchiato...ricordo che c'erano spunti importanti. Andrò a riprenderlo grazie al tuo consiglio :-)

vero..

per essere liberi bisognerebbe rinascere dal Nulla:)

credo che già ottenere la facoltà di vedere le nostre paure, di Sentirle, e quindi di conviverci con la presa di coscienza della loro esistenza, sia già una grande conquista.

A tu per tu con la paura è molto interessante, forse un pò troppo teorico quando in un libro ricerchi risposte e ancor di più soluzioni.. fammi sapere:)

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a me sembra un po fuori tema tutto cio' , ,.

comunque cercare risposte e soluzioni nei libri e/o nelle teorie lo trovo sempr emolto illusorio .

non siamo delle lavatrici con tanto di libretto delle istruzioni.

ognuno di noi ha dei caratteri assolutamente unici .

ognuno di noi ha il proprio modo di vivere le emozioni ..

quindi la teoria delle emozioni è sempre una grossa generlaizzazione secondo me.

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a me sembra un po fuori tema tutto cio' , ,.

comunque cercare risposte e soluzioni nei libri e/o nelle teorie lo trovo sempr emolto illusorio .

non siamo delle lavatrici con tanto di libretto delle istruzioni.

ognuno di noi ha dei caratteri assolutamente unici .

ognuno di noi ha il proprio modo di vivere le emozioni ..

quindi la teoria delle emozioni è sempre una grossa generlaizzazione secondo me.

Perchè dici che è fuori tema?

certo, lo è illusorio, è solo che quando cerchi risposte, quando desideri stare bene, cerchi, cerchi e cerchi..e questo trovo che sia un atteggiamento positivo perché significa che sei fuori dalla stasi, che stai lavorando. magari può essere il punto di partenza per cercare poi dove realmente va cercato, ovvero dentro se stessi. questa naturalmente è la mia esperienza, e da persona assolutamente implosiva e tendente al *congelamento* trovo che sia un passo in avanti, per me.

concordo con te quando dici che ognuno ha il proprio modo di vivere le emozioni e che ognuno di noi è assolutamente unico.

però non penso si sia fatta della teoria..e comunque non tovo che sia una generalizzazione, se parlando di emozioni non si cerca di uniformarle o di standardizzarle, ma piuttosto di esprimere e condividere il proprio modo di sentirle.. e già percepirle è cosa difficlile! ma questa è un altra storia..

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