Vai al contenuto

controtransfert


Messaggi consigliati

Per me le parole non hanno molta importanza: quello che conta sono i fatti.

Solo ieri, per la prima volta, ho avuto la certezza se non di essere amata almeno di essere tenuta in considerazione e compresa: con il suo atteggiamento nuovo mi ha comunicato di aver capito qual è il mio nodo. Di più non potrei certo chiedere.

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Pubblicità


  • Risposte 60
  • Created
  • Ultima risposta

Top Posters In This Topic

anche io di solito ho bisogno di certezze... per rassicurarmi al 100%... ma con lei non servono... saro' adolescienziale,stupidotto,bigotto, ma me lo sento.

Link al commento
Condividi su altri siti

 
anche io di solito ho bisogno di certezze... per rassicurarmi al 100%... ma con lei non servono... saro' adolescienziale,stupidotto,bigotto, ma me lo sento.

ma che adolescenziale, bigotto, stupidotto...sei un pezzo avanti, si comincia con loro e poi.....

'notte!

Link al commento
Condividi su altri siti

 

le mie risposte sono state un po tecniche, certo, ma di fatti la definizione contro-transfert è una definizione tecnica. Poi credo che moltissime delle domande e richieste che qualcuno ha rivolto a me o comunque richiede una risposta, dato che sono riferite al proprio psicologo, credo che dovrebbero essere poste a questi, trovando quindi un senso nella relazione terapeutica e una risposta ben più precisa.

Il mio maestro suole ripetere che se non c'è amore non c'è terapia, certo è che non si riferiva all'innamoramento come lo intende qualcuno su questo forum, poichè in tal caso (che può accadere, siamo tutti esseri umani) quella persona non può più essere tuo cliente. Perchè? semplice, troppo comodo far terapia alla propria moglie o al proprio marito, un modo subdolo per avere sempre ragione. Ma lascianado stare le battute non tutti gli psicologi tendono a lavorare focalizzandosi sull'analisi del transfert, questa è una modalità propria della psicanalisi. Il cognitivismo analizza questo tipo di relazione sotto una prospettiva totalmente differente, la gestalt la usa in modo profondamente diverso, e via discorrendo. In ogni caso la formazione del terpeuta da un punto di vista tecnico poco conta, l'importante è avere fiducia nella sua persona, nella sua professionalità, e parlargli con quanta più franchezza siamo capaci di avere. però parlare a lui, non ad un'altro, altrimenti si rischia di dovere andare in terapia perchè non siamo capaci di dire le cose al nostro terapeuta!!!

Un Saluto

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Ciao Massimo,

mi rendo conto di essere off-topic ma colgo l'occasione della tua presenza per una domanda che penso passi per la testa di molti di noi: potresti spiegare per sommi capi quali sono i vari orientamenti/scuole di psicoterapia?

Grazie mille

Link al commento
Condividi su altri siti

 
ma allora un terapeuta quindi prova sempre e sicuramente un controtrasfer?E se si varia da paziente a paziente in relazione al transfer dello stesso?O il terapeuta lo prova piu' o meno a forte seconda di come è lui umanamente?

Perchè penso che uno psi distaccato non si dovrebbe far condizionare piu' di tanto dal transfer del paziente

Per esempio il mio non penso che sia coinvolto piu' da uno pittosto che da un altro paziente..........mi sembra un tipo equilibrato che non si lascia trasportare 'dal mio trasfer'

Non so ma sta storia del contro trasfer mi è poco chiara.......lo psi puo' anche non provarlo........??Se non lo prova forse è perchè non si coinvolge e quindi rimane piu' obbiettivo..... non è cosi che dovrebbe funzionare??

mi incuriosisce tutta sta questione...........

il fatto che ci sia il contro-transfert in risposta al transfert del paziente no n sognifica che lo psi si fa condizionare... è preparato a questo ed elabora al contrario del paziente che si lascia trasportare, questa possibilità di capire ed elaborare riporta i sentimenti a ciò che sono, cioè un contro-transfert per cui lo psi non agisce e può restare distaccato.... (o sbaglio?)

e questo può permettere allo psi di lavorare sulle problematiche del paziente perché lì nella stanza lui è il centro.

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Si è vero interesserebbe anche a me..........sapere quali sono i vari orientamenti........e come affrontano il transfer.Per esempio nell' orientamento del mio.........leggenndo qua e la.....non si parla mai di transfer.......(è adleriano).E' possibile?Ma gli adleriani sono simili ai freudiani?

Link al commento
Condividi su altri siti

 

comunque se si fanno delle ricerche sulla rete si trova di tutto: articoli, recensioni, descrizioni di scuole e tecniche....se cercate transfert su google, magari restringendo sempre il campo con"in psicoanalisi", si trovano documenti per una vita...

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Ospite bissa73

Proprio bello questo topic, soprattutto per la presenza di Massimo che è molto chiaro e preciso nelle spiegazioni .... peccato che non ci fosse un paio di mesi fà: mi sarebbe stato ancor più utile di adesso!

... io credo che tutti gli psicologi vogliano bene ai propri pazienti, altrimenti non riuscirebbero ad aiutarli ... non si può aiutare solo per lavoro, ma anche per amore! ... e credo anche che tutti gli piscologi abbiano il contro-transfert, chi più chi meno, in modalità diverse, chi lo esprime, chi no .... tutto dipende dal loro orientamento e dal loro modo di essere umanamente e professionalemente: c'è chi ritiene giusto dire "ti voglio bene" ed esprimere il proprio controtransfert (...anche semplicemente con una lacrima mentre noi parliamo) c'è chi ritiene più giusto mantenere il distacco e non parlare ed esprimere i propri sentimenti ..... ma alla fine tutti voglio bene ai propri pazienti e se noi ci troviamo bene con loro vuol dire che le loro scelte terapeutiche sono giuste per noi.

Il mio psi sarebbe stato uno di quelli distaccati, non parlava mai e non esprimeva mai nulla di pesonale. Dopo 10 mesi circa non so cosa ho combinato io, che transfert gli ho trasmesso, ma lui ha incominciato a trasmettermi chiaramente i suoi sentimenti: mi ha abbracciato, mi ha detto "ti voglio bene anch'io" dopo che glielo avevo detto io un paio di volte.

Lui comunque mi ha spiegato che questo non gli succede con tutti i pazienti, anzi, ma io sono arrivata dove nessun'altro era mai arrivato ... il cuore. Queste, che sono proprio parole sue, mi hanno fatto capire che lui non ha lo stesso rapporto con tutti i pazienti e che non tutti gli procurano le stesse emozioni, lo stesso controtransfert ... forse dipenderà anche dal suo vissuto + il vissuto del paziente.

In conclusione, dopo la mia esperienza e dopo svariati mesi che leggo questo forum, ritengo di poter dire che tutti gli psicologi ci vogliono bene ed hanno una sorta di controtransfert, ma ovviamente è diverso da paziente a paziente. Non dobbiamo preoccuparci di questo ... del fatto che forse ad un'altro paziente vuol più bene che a noi ... dobbiamo solo preoccuparci che comunque quello che sta facendo ci serva, ci aiuti a stare meglio, insomma che la terapia dia i suoi frutti ... il resto non conta se noi stiamo bene con loro! Guardate me: lui mi ha espresso un sacco di bene, ma ora non è detto che la terapia continui a dare i suoi frutti e che mi sia utile ... come diceva Massimo può essere diventata "un bel rapporto, paicevole"!

Ciao a tutti e grazie

Link al commento
Condividi su altri siti

 

io comunque credo che ci sia un po' di confusione tra controtransfert e il bene che gli psi provano per i loro pz. secondo me il controtransfert è la somma dei sentimenti , delle sensazioni delle risposte emotive e non ( che possono essere benevole quanto di noia e fastidio) che lo psi prova una volta che è in contatto col nostro transfert, cioè con i nostri sentimenti verso di lui e che però mimano quelli che proviamo con tutti e che sono condizionati dai nostri primi oggetti d'amore ( soprattutto genitori): come è stato già detto questo gli permette di capire quali sono le nostre modalità di relazione e che effetto possono fare sugli altri in generale, tanto che lo psi cerca di astrarsi dal suo sè, non giudica, ma osserva e si dice a volte che cerca di mettere in contatto il suo e il nostro inconscio...altra cosa è il fatto che nel corso di una terapia il volersi bene sia una condizione imprenscindibile da entrambe le parti: lo psi la individua e contiene per bene, noi abbiamo le idee un po' più confuse e spesso ci troviamo a non distinguere tra transfert ( amore indotto dal setting perchè sia terapeutico) e il bene normale che si può volere ad una persona che si sta prendendo cura di noi ....

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Di fatti il contro-transfert è esattamente la risposta del terapeuta al transfert del paziente. Negli approcci dove in vario modo la terapia fa uso delle dinamiche transferali il terapeuta conduce lui stesso una terapia come apziente, di gruppo o individuale se non entrambe, al fine di soddisfare i propri bisogni transferali o quantomeno esserne sufficientemente consapevole da non investire il paziente con le sue proiezioni e dunque utilizzare il paziente per i suoi bisogni.

Per i vari indirizzi vi invito a cercare su google, poichè ci sono fiumi d'inchiostro sulla psicoterapia. Troverete spesso riferimenti alla terapia cognitivo-comportamentale, la psicoanalisi, la gestalt, la terapia centrata sul cliente o rogersiana, la bioenergetica, la psicoterapia integrata, l'analisi transazionale, la psicologia anlitica di Jung, la psicoterapia sistemico relazionale eccetera. Talvolta ci si imbatte su ricerche che ne indagano la maggiore efficacia ed in forum dove vi sono accesi dibattiti sullo stesso argomento. Ad oggi le ricerche internazionali rivelano alcuni punti che hanno stimolato la riflessione a livello internazionale, specialmente in america. Cioè che l'efficacia non cambia tanto in base alla tecnica utilizzata quanto in base alle qualità personali del terapeuta; che in sede terapeutica tutti fanno più o meno le stesse cose anche se con tecniche differenti. Molta della scarsa informazione sulla psicoterapia è proprio dovuta al fatto che le scuole parlano linguaggi differenti anche se alla fine fanno più o meno le stesse cose, ed oggi si può dire che tutte le scuole sono in varia misura integrate, cioè si sforzano di avvicinarsi alle altre teorie arricchendosi reciprocamente.

Link al commento
Condividi su altri siti

 
comunque se si fanno delle ricerche sulla rete si trova di tutto: articoli, recensioni, descrizioni di scuole e tecniche....se cercate transfert su google, magari restringendo sempre il campo con"in psicoanalisi", si trovano documenti per una vita...

Ciao Mari,

sì, è proprio questo il punto: c'è pure troppo materiale e non facilissimo da capire. Mi interessava una sintesi di poche pretese tipo "Psychotherapy for Dummies", giusto per avere qualche base per eventuali approfondimenti :Star:

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Ospite bissa73
io comunque credo che ci sia un po' di confusione tra controtransfert e il bene che gli psi provano per i loro pz. secondo me il controtransfert è la somma dei sentimenti , delle sensazioni delle risposte emotive e non ( che possono essere benevole quanto di noia e fastidio) che lo psi prova una volta che è in contatto col nostro transfert, cioè con i nostri sentimenti verso di lui e che però mimano quelli che proviamo con tutti e che sono condizionati dai nostri primi oggetti d'amore ( soprattutto genitori): come è stato già detto questo gli permette di capire quali sono le nostre modalità di relazione e che effetto possono fare sugli altri in generale, tanto che lo psi cerca di astrarsi dal suo sè, non giudica, ma osserva e si dice a volte che cerca di mettere in contatto il suo e il nostro inconscio...altra cosa è il fatto che nel corso di una terapia il volersi bene sia una condizione imprenscindibile da entrambe le parti: lo psi la individua e contiene per bene, noi abbiamo le idee un po' più confuse e spesso ci troviamo a non distinguere tra transfert ( amore indotto dal setting perchè sia terapeutico) e il bene normale che si può volere ad una persona che si sta prendendo cura di noi ....

Sono pienamente d'accordo con te. Io infatti ho sempre parlato delle due cose insieme, ma separatamente! Non so se mi sono spiegata bene! Comunque sono d'accordo con te: infatti uno psi può voler molto bene al proprio paziente, ma il controtransfert che ha nei suoi confronti può essere di non rilevante entità ... ma comunque anche il voler bene fa parte della somma dei sentimenti in risposta al nostro transfert.

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Ospite bissa73
Di fatti il contro-transfert è esattamente la risposta del terapeuta al transfert del paziente. Negli approcci dove in vario modo la terapia fa uso delle dinamiche transferali il terapeuta conduce lui stesso una terapia come apziente, di gruppo o individuale se non entrambe, al fine di soddisfare i propri bisogni transferali o quantomeno esserne sufficientemente consapevole da non investire il paziente con le sue proiezioni e dunque utilizzare il paziente per i suoi bisogni.

Scusa, ma forse non ho capito bene .... scritto così sembra negativo?!

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Ciao Mari,

sì, è proprio questo il punto: c'è pure troppo materiale e non facilissimo da capire. Mi interessava una sintesi di poche pretese tipo "Psychotherapy for Dummies", giusto per avere qualche base per eventuali approfondimenti :Star:

ciao muchacha, devo andare, tornerò più tardi....però a forza di leggere e anche non capire tutto, uno una idea se la fa..piano piano si riesce ad integrare...sulle scuole sono d'accordo con massimo : non è la tecnica la cosa fondamentale....a dopo

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Scusa, ma forse non ho capito bene .... scritto così sembra negativo?!

Sì, lo è: o meglio lo sarebbe se il terapeuta non disponesse degli strumenti che gli consentono di non utilizzare il paziente ecc. ecc.

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Di fatti il contro-transfert è esattamente la risposta del terapeuta al transfert del paziente. Negli approcci dove in vario modo la terapia fa uso delle dinamiche transferali il terapeuta conduce lui stesso una terapia come apziente, di gruppo o individuale se non entrambe, al fine di soddisfare i propri bisogni transferali o quantomeno esserne sufficientemente consapevole da non investire il paziente con le sue proiezioni e dunque utilizzare il paziente per i suoi bisogni.

Per i vari indirizzi vi invito a cercare su google, poichè ci sono fiumi d'inchiostro sulla psicoterapia. Troverete spesso riferimenti alla terapia cognitivo-comportamentale, la psicoanalisi, la gestalt, la terapia centrata sul cliente o rogersiana, la bioenergetica, la psicoterapia integrata, l'analisi transazionale, la psicologia anlitica di Jung, la psicoterapia sistemico relazionale eccetera. Talvolta ci si imbatte su ricerche che ne indagano la maggiore efficacia ed in forum dove vi sono accesi dibattiti sullo stesso argomento. Ad oggi le ricerche internazionali rivelano alcuni punti che hanno stimolato la riflessione a livello internazionale, specialmente in america. Cioè che l'efficacia non cambia tanto in base alla tecnica utilizzata quanto in base alle qualità personali del terapeuta; che in sede terapeutica tutti fanno più o meno le stesse cose anche se con tecniche differenti. Molta della scarsa informazione sulla psicoterapia è proprio dovuta al fatto che le scuole parlano linguaggi differenti anche se alla fine fanno più o meno le stesse cose, ed oggi si può dire che tutte le scuole sono in varia misura integrate, cioè si sforzano di avvicinarsi alle altre teorie arricchendosi reciprocamente.

è possibile che a seconda della patologia, del problema e del livello di profondità del problema esistano metodi più adatti di altri, più efficaci? e più adatti anche alla personalità della persona che chiede aiuto?

Link al commento
Condividi su altri siti

 
perchè non deve dirlo.....

a me la mia l'ha detto, ma temo l'abbia fatto più per tranquilizzarmi che per altro :hi:

e cmq mi ha imbarazzata più il sentimerlo dire che il dirlo a lei.... :Star:

Link al commento
Condividi su altri siti

 
è possibile che a seconda della patologia, del problema e del livello di profondità del problema esistano metodi più adatti di altri, più efficaci? e più adatti anche alla personalità della persona che chiede aiuto?

da assoluta profana io penso che sia così

non esiste un approccio buono per tutti nè uno psi adatto per tutti

ognuno di noi è diverso dagli altri e anche gli psi sono dievrsi tra di loro

il difficile è proprio riuscire a trovare uno psi che si aderisca a noi, al nostro modo di essere

Link al commento
Condividi su altri siti

 
da assoluta profana io penso che sia così

non esiste un approccio buono per tutti nè uno psi adatto per tutti

ognuno di noi è diverso dagli altri e anche gli psi sono dievrsi tra di loro

il difficile è proprio riuscire a trovare uno psi che si aderisca a noi, al nostro modo di essere

Condivido, da altrettanta profana, e credo anche che la parte del leone la faccia il nostro modo di essere più che la nostra patologia: posso non sentirmi nello stesso agio con approcci differenti, ma tutti gli approcci, più o meno, dicono di poter curare le stesse patologie e gli stessi disagi...

Link al commento
Condividi su altri siti

 

interessante questa discussione...

vi metto un link che ho trovato cercando qualche info sulla psicoterapia sintemica (è quella che fa il mio psi :Liar:)

l'ho trovato interessante perché evidenzia innanzitutto che i controtransfert posso essere molto diversi tra di loro.

mentre noi a volte tendiamo ad associarlo a un sentimento positivo (magari facendo confusione con ciò che proviamo noi). e poi perché evidenzi come le emozioni del terapeuta possano servire nella diagnosi.

il primo link parla della diagnosi di personalità. e associa a ogni tipo di personalità un controtransfert associato.

Le emozioni del terapeuta

Una peculiarità di questo mio scritto è rappresentata dal tentativo di individuare i controtransfert caratteristici di questi tipi di personalità.

Non mi soffermo su questo tema, a scanso di equivoci voglio solo premettere che...

2. esiste un chiaro rapporto tra nitidezza e universalità del controtransfert e gravità del disturbo di personalità... Pazienti meno gravi, meno "prototipo", possono suscitare emozioni diverse in terapeuti diversi, il prototipo border grave del DSM IV fa a tutti lo stesso effetto (anche se poi qualcuno reagirà scappando, qualcuno paralizzandosi, qualcuno accanendosi e così via...).

3. La relazione con il terapeuta è lo strumento diagnostico fondamentale, molto più attendibile di ogni racconto o test.

nel secondo link ho trovato interessante questi punti (ma è interessante tutto...):

1. Il controtransfert è quello che il paziente induce nel terapeuta: ho cercato di delinearne undici tipi nel mio scritto su undici tipi di personalità.

2. La risonanza è l'emozione che si attiva nel terapeuta sulla base di una somiglianza o identificazione con aspetti della vita del paziente o di altri membri della famiglia. Ci possono essere tanti tipi di risonanza, da quelle più specifiche, ad esempio occupare la stessa posizione nel gioco familiare, ad altre più generali come possono essere le affinità di genere, di generazione o di sottocultura.

3. La motivazione del terapeuta rispetto alla professione: stanchezza, dubbio, piuttosto che entusiasmo, soddisfazione.

4. L'atteggiamento con cui il paziente o un altro familiare ha scelto di fare quell'incontro: questa decisione è stata una sua "conquista" o viene trascinato dai familiari?

5. L'effetto figura/sfondo: un paziente difficile può apparirci in una luce migliore se i suoi familiari che l'accompagnano in seduta sono ancora più "squinternati" di lui.

6. Un altro elemento situazionale rispetto a quello specifico incontro: ho dormito poco, ho appena litigato, sono in ritardo, ho una preoccupazione, ho una cosa urgentissima da fare, ecc.

7. C'è poi l'elemento attinente alla storia della terapia stessa: saremo ovviamente disposti molto più positivamente verso il paziente che è molto migliorato durante la terapia, e viceversa.

8. Infine c'è la personalità del terapeuta ed il suo "incastro" con quella del paziente. Ad esempio, un terapeuta con tratti evitanti potrebbe essere particolarmente attratto da pazienti capaci di drammatica espressività o al contrario essere a disagio con pazienti con le sue stesse caratteristiche.

Quest'ultima variabile sottolinea in modo ancora più esplicito come il controtransfert non possa essere linearmente determinato dal paziente, se non nei casi più estremi, come ben chiarito da Kernberg e Cancrini. L'incontro o incastro è fondamentale nelle coppie così come nelle psicoterapie.

...

Nelle terapie individuali è sicuramente utile che il terapeuta arrivi ad esplicitare al paziente come si è sentito o si sente nella relazione. Questa interpretazione può essere molto utile per aiutare il paziente a capire come il suo modo di porsi nelle relazioni faccia sentire gli altri. Questo intervento tendenzialmente non deve essere fatto nelle prime fasi della presa in carico salvo dove siano messi in atto del paziente movimenti che mettano a rischio il trattamento. Deve essere tuttavia pensato con molta attenzione perché, quanto giustifichiamo ai nostri occhi come un utile svelamento del controtransfert, potrebbe invece essere vissuto dal paziente come una critica distruttiva. Mi viene in mente una mia paziente borderline narcisista che riferiva del fallimento di un suo precedente e prolungato tentativo terapeutico, interrotto il giorno in cui il suo terapeuta (un uomo) le avrebbe detto: "Non sposerei mai una donna come lei!" (sentimento che io, peraltro, condividevo totalmente!).

...

Nel caso i nostri sentimenti verso il paziente siano positivi, in linea di massima non si vede perché non dovrebbero essere esplicitati. Casomai è discutibile il viceversa: padroneggiare o celare troppo dei sentimenti negativi può essere distruttivo per l'autenticità della relazione terapeutica perché il paziente coglierà comunque la nostra irritazione o antipatia. Mettere "in analisi" dei nostri sentimenti negativi potrebbe quindi essere comunque utile o necessario, seppure con la cautela di esplicitarli come un problema "nostro" e non automaticamente una "colpa" del paziente.

L'autenticità della relazione terapeutica è un fondamentale fattore terapeutico, che tuttavia non può essere confuso con la libertà di "esternare" impulsivamente.

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Cara Juditta, sapendo che sei vicina alla terapia sistemica, spero ti possa far piacere conoscere anche il sito che trovi a questo link http://www.terapiasistemica.info/larete/2006/schinco.htm

Da quando l'ho trovato in rete (ormai due anni fa) leggo questa pagina nei momenti tristi, trovandola veramente terapeutica. Ed esemplificativa de controtransfert (visto che è stata scritta da uno psicoterapeuta).

Mi farebbe piacere che almeno qualche riga venisse letta da tutti.... Eccone uno stralcio:

... Dopo un lungo e faticoso percorso, che ci ricorda, per il suo andamento ascensionale, un’escursione in montagna, dopo esserci lasciati sempre più indietro e più in basso un mondo di caos e di apparenze, improvvisamente, ad una svolta del sentiero, la Verità si manifesta con potente immediatezza. Chi ha camminato in montagna conosce questo sùbito smarrimento, il silenzio che si impone e ci arresta almeno per un momento quando la vetta – o la vallata – improvvisamente appare. Quando si riparte, tutto è cambiato: non più noi ci affatichiamo verso la meta di nostra iniziativa, ma è la meta che ci attrae, irresistibilmente e a dispetto anche della più pesante stanchezza.

Così in terapia, un lungo e sovente faticoso percorso dialogico crea una condizione di affratellamento, che permette al nostro cliente e a noi terapeuti di tollerare un’attesa a volte snervante, consumata nel togliere, più che nell’aggiungere. “L’arte sta nel togliere” è stato giustamente detto, principalmente nel togliere sostanza a ciò che sostanza non è, a togliere causa a ciò che causa non è, a togliere identità a ciò che identità non è, a togliere negazione, colpa, necessità, irrimediabilità.

A questo punto, ciò che ci appare, è qualcosa di vivo e personale, un tu, appunto, che però non dobbiamo essere troppo precipitosi di voler identificare nella persona che vediamo seduta davanti a noi, anche se quella persona è certamente “parte di” questo “tu”.

Amore mio

Nel momento del cambiamento il terapeuta e il cliente fanno esperienza di qualcosa che, perlomeno in minima misura, se si è stabilita una qualche alleanza terapeutica, sapevano intellettualmente oppure intuivano in modo vago: essi non sono separati. Sulla natura di questa loro comune appartenenza è opportuno fare qualche precisazione, perché anche in questo caso “l’arte sta nel togliere”. Momenti in cui una profonda identificazione tra cliente e terapeuta acquisisce i caratteri della fusionalità sono infatti possibili: sta al terapeuta, quando li avverte, governarli. Innanzitutto domandandosi da quale tipo di richiesta del cliente possono essere innescati e, sull’altro versante, da quale propria peculiarità di carattere del terapeuta o circostanze possono essere favoriti. Sono passaggi a volte indispensabili, spesso preziosi, ma pericolosi per entrambi. Caratterizzati dall’indifferenziazione, potremmo definirli come aspetti primitivi della relazione che caratterizza la psicoterapia, destinati ad essere trascesi così come si guada un torrente impetuoso… operazione che richiede sempre una certa cautela.

Peraltro il percorso terapeutico, e in modo particolarmente intenso il momento del cambiamento, è esperienza dell’alterità. Chi è questo cliente seduto qui, ora, di fronte a me? Quali sono le sue appartenenze e le sue peculiarità che sfuggono a tutti i miei pregiudizi e a tutte le mie mappe? Ed io cliente chi sono, dal momento che, mentre la matassa della psicoterapia si dipana, mi scopro più autentico in immagini di me che non avevo mai preso in seria considerazione, e non mi riconosco più in immagini, maschere e costumi a cui – nel bene e nel male - ero molto abituato?

Poiché l’amore è tensione sotto molti aspetti, innanzitutto tra l’appartenenza che ci accomuna e l’alterità che ci distingue; tensione tra il nostro esserci reciprocamente inventati e il nostro soprenderci nello scoprirci differenti, continuo e diverso alternarsi di tensione e risoluzione tra desiderio, appagamento, delusione, rinuncia, meraviglia; poiché, mentre il difetto d’amore porta all’aridità e all’irrigidimento, e viceversa l’eccesso si risolve in paludosa stagnazione oppure violenza, il giusto amore genera novità, cambiamento e sviluppo… è legittimo denominare “amore” la relazione terapeutica.

Però l’universalità di questa esperienza è realizzabile solo nel limite, nell’unicità storica e circostanziale di quei due – o più – irriducibili “altri” che trascendendo gli irripetibili momenti e luoghi del loro incontro si scoprono insieme, quindi è ancora più appropriato definire questo amore, non certo per volontà di potenza o per possesso, come amore mio.

Link al commento
Condividi su altri siti

 

grazie athena, interessante il lik, quando mi sistemano il pc lo guardo con calma...

sai su altri tipi di psicoterapie si trovano più informazioni. ma sulla sistemica poco...

ho trovato siti in cui veniva esposta unicamente come terapia familiare. in cui si parlava di terapia svolta da due terapeuti di cui uno che guarda la seduta da fuori, da dietro uno specchio :Kiss:

tutte cose che non c'entrano nulla con ciò che faccio io...

Link al commento
Condividi su altri siti

 
grazie athena, interessante il lik, quando mi sistemano il pc lo guardo con calma...

sai su altri tipi di psicoterapie si trovano più informazioni. ma sulla sistemica poco...

ho trovato siti in cui veniva esposta unicamente come terapia familiare. in cui si parlava di terapia svolta da due terapeuti di cui uno che guarda la seduta da fuori, da dietro uno specchio :D:

tutte cose che non c'entrano nulla con ciò che faccio io...

mmmmmmmm :Whistle: ..................... sei proprio sicura che non ci sia un altro psi nascosto da qualche parte nello studio ?! :shok:

:icon_mrgreen:

Link al commento
Condividi su altri siti

 
mmmmmmmm :Whistle: ..................... sei proprio sicura che non ci sia un altro psi nascosto da qualche parte nello studio ?! :D:

:icon_mrgreen:

si che son sicura! :shok:

non c'è manco lo specchio se è per questo...

comunque credo che sia una tecnica usata nella terapia familiare. in cui uno psi dal fuori può osservare le dinamiche tra i familiari e tra i familiari e il terapeuta...così a grandi linee....

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Unisciti alla conversazione

Adesso puoi postare e registrarti più tardi. Se hai un account, registrati adesso per inserire messaggi con il tuo account.

Ospite
Rispondi

×   Incolla come testo formattato.   Incolla invece come testo normale

  Sono permesse un massimo di 75 faccine.

×   Il tuo link è stato inserito automaticamente.   Visualizza invece come link

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Editor trasparente

×   Non puoi incollare le immagini direttamente. Carica o inserisci immagini dall'URL.

  • Navigazione recente   0 utenti

    • Non ci sono utenti registrati da visualizzare in questa pagina.
×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Navigando questo sito accetti le nostre politiche di Politica sulla Privacy.