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1 esperienza di abbandono\ serie di piccoli traumi


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Pensate ci sia stata nella vostra infanzia un ' esperienza di abbandono che abbia determinato tutta una serie di disfunzioni nel vostro vivere da adolescenti e poi da adulti? Siete riusciti ad identificarla?

Una volta fatta l' esperienza dell' essere abbondonati nell' infanzia ci si riprende o si innesca un meccanismo particolare che ci riconduce a quell' abbandono?

Ci si puo' riprendere da un' unica esperienza di abbandono ma essere fiaccati da una serie di esperienze simili e ripetute nel tempo?

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io ho avuto un'esperienza di abbandono a 5 anni molto difficile.

i miei genitori sono andati via con mia sorella (causa morte di mio nonno) per 4/5 giorni e io sono rimasta da amici. erano a 500 km da me e io ho sofferto davvero tanto.

il vero trauma però non è stato quello...

all'inizio pensavo fosse stato così, ora capisco invece che c'era già qualcosa prima.

il fatto è che io, al telefono con mia mamma, non sono riuscita a dire che mi mancava e che volevo tornassero a prendermi... un bambino che si sente sicuro dell'amore dei propri genitori non ha paura di chiedere, di mostrare i suoi bisogni. io temevo che chiedendo aiuto non mi avrebbero più voluto bene perchè non ero abbastanza brava... lì sta la vera base di sicurezza che manca, nel non sentirsi accettati per come si è.

l'abbandono secondo me non è un singolo episodio ma un attegiamento continuo di abbandono del bambino alle proprie emozioni per lui difficili da gestire.

nellìaccettare solo le emozini positive e rigettare quelle non belle... e il bambino lo sente, si isola con quelle emozioni così difficili da gestire ed è lì che si sente abbandonato!

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Mi sentivo abbandonata di notte, ricordo che ero in preda al terrore perchè avevo paura che nel buio della mia stanza si nascondesse chissà quale mostro o chissà quale assassino, ma non avevo il coraggio di chiamare i miei perchè avevo paura si scocciassero e non mi volessero più. Così ho passato interi anni rimanendo paralizzata dal terrore prima di addormentarmi e a volte manco mi addormentavo, passando tutta la notte in bianco.

Una vera imbecille, dato che dividevo la camera con mio fratello maggiore e tra l'altro i miei sono sempre stati disponibili e comprensivi, non si sarebbero certo arrabbiati se li avessi chiamati! E infatti quando è stato il turno della mia sorella minore, che si è messa meno problemi di me, se la sono presa a dormire con loro finché non le è passata.

Risultato: ho avuto paura del buio fino a 20 anni, poi finalmente l'ho superata! :icon_rolleyes:

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perchè a 20 anni che è successo? :huh:

per validare la teoria di ciao, ad esperienza di abbandono > catena di abbandoni ci dovrebbe essere un altrettanto singola esperienza opposta che innesca altre catene e cosi via...

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io ho avuto un'esperienza di abbandono a 5 anni molto difficile.

i miei genitori sono andati via con mia sorella (causa morte di mio nonno) per 4/5 giorni e io sono rimasta da amici. erano a 500 km da me e io ho sofferto davvero tanto.

il vero trauma però non è stato quello...

all'inizio pensavo fosse stato così, ora capisco invece che c'era già qualcosa prima.

il fatto è che io, al telefono con mia mamma, non sono riuscita a dire che mi mancava e che volevo tornassero a prendermi... un bambino che si sente sicuro dell'amore dei propri genitori non ha paura di chiedere, di mostrare i suoi bisogni. io temevo che chiedendo aiuto non mi avrebbero più voluto bene perchè non ero abbastanza brava... lì sta la vera base di sicurezza che manca, nel non sentirsi accettati per come si è.

l'abbandono secondo me non è un singolo episodio ma un attegiamento continuo di abbandono del bambino alle proprie emozioni per lui difficili da gestire.

nellìaccettare solo le emozini positive e rigettare quelle non belle... e il bambino lo sente, si isola con quelle emozioni così difficili da gestire ed è lì che si sente abbandonato!

non rispondo a tutto pero' leggo di repressione delle emozioni a causa dei genitori.........un po' di tempo fa mi è capitato di leggere un saggio sul narcisismo, scuste se esco fuori tema, in questo saggio in pratica si parlava di narcisismo in senso allargato e si portava l' esempio di quei bambini che assistendo a scene di violenza, o a litigi verbali dei propri genitori hanno sentito paura(terrore) , paura che i loro genitori potessero farsi del male e cosi hanno imparato a reprimere i propri sentimenti, a non esprimerli assumendo poi da adulti lo stesso atteggiamento di freddezza ...diciamo che piu' che di paura parlava di terrore, il terrore che per proteggerti dalla sofferenza ti paralizza...........poi , è vero i genitori devono dimostrare con gesti , parole la propria affettuosità ai figli insegnare la modalita' espressiva dell' amore, insegnare che esprimere i propri sentimenti non equivale a debolezza.

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perchè a 20 anni che è successo? :huh:

per validare la teoria di ciao, ad esperienza di abbandono > catena di abbandoni ci dovrebbe essere un altrettanto singola esperienza opposta che innesca altre catene e cosi via...

Ego, potresti spiegare meglio cosa intendi per esperienza opposta?

io piu' che altro mi riferivo ad un particolare stato d' animo che potrebbe averci dato una sensazione spiacevole e che si potrebbe riattivare in situazioni simili oppure ritenute tali.

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ma, io vi dirò..ora, quello che mi viene a mente, beninteso, sul momento...

io sono stata abbandonata, da bambina.. e tutt'ora mi sento abbandonata..che triste sensazione..tutta mia, tutta speciale...

però di quelli che contano ora, adesso, i miei amori, i miei affetti, nessuno mi ha abbandonato...fuorchè uno..che non conta..

e che poi non mi ha effettivamente abbandonato...

mi ha solo dato appuntamento...ufff..lo rivedrò...anzi, non so se..speriamo...di sì.

C'è sempre un appuntamento, nella vita, con qualcuno..qualcosa.

L'ultimo è con la morte, questa mai ti abbandona.

crisi abbandoniche..come le conosco...quanta rabbia, che viaggi...quanta noia, quanta attesa...quanta solitudine..e da questa solitudine immota, immobile, mille pensieri..mille vuoti che colmano l'attendere...

ore e minuti, e secondi, e attimi...

e tante cose che osservi.

E ti alieni. E stai passiva a passare, ferma, il tempo lento.

però non è che muori, divieni più pensosa di altri, tutto lì.

Da grande sei capace di stare ore a far niente, ti trastulli.

Continui in un incessante trastullo, e hai a noia tanti attivismi, perchè sei abituata ad altro.

Questo "altro" ti accompagnerà, per sempre.:)

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Ego, potresti spiegare meglio cosa intendi per esperienza opposta?

io piu' che altro mi riferivo ad un particolare stato d' animo che potrebbe averci dato una sensazione spiacevole e che si potrebbe riattivare in situazioni simili oppure ritenute tali.

ad evento scatenante che produce determinate conseguenze, per compensare queste conseguenze cè bisogno di un altro evento scatenante di forza uguale e contraria (dato che ti piacciono jung ed hillman non dovrebbe sembrarti cosi strana la cosa);

è una questione di verifica delle ipotesi con cui hai aperto il topic (se è davvero l'evento o la singola esperienza che fa la differenza);

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ad evento scatenante che produce determinate conseguenze, per compensare queste conseguenze cè bisogno di un altro evento scatenante di forza uguale e contraria (dato che ti piacciono jung ed hillman non dovrebbe sembrarti cosi strana la cosa);

è una questione di verifica delle ipotesi con cui hai aperto il topic (se è davvero l'evento o la singola esperienza che fa la differenza);

non so Ego io ho solo leggiucchiato qualcosa degli autori anzi di uno di quelli che citi.........parlavo piu' semplicemente di situazioni che possono riattivarti quella sensazione e che non per forza debbano avere quell' intensità.............................poi mi pare che tu non abbia usato in maniera propria il concetto di compensazione................poi sulla forza contraria non so se mi succede una cosa bella al massimo posso sentirmi in colpa pensando di non meritarla

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Abbandonata perchè non c'era mai nessuno che mi aiutava a fare i compiti. Che giocava con me. Che mi raccontasse qualcosa...

Sono stata una bambina da accudire in senso materiale..mi davano da mangiare, da vestire, dei giocattoli....poi dovevo pensarci io a stare bene.

Tante cose non le capivo, non me le spiegavano. Forse davano per scontato che le capissi da sola..o che non dovessi saperle.

Ma io non potevo comprendere tutto.

Così a spesso sbagliavo. E arrivavano le mani e le sgridate.

E il senso di colpa.

Abbandonata.

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Abbandonata perchè non c'era mai nessuno che mi aiutava a fare i compiti. Che giocava con me. Che mi raccontasse qualcosa...

Sono stata una bambina da accudire in senso materiale..mi davano da mangiare, da vestire, dei giocattoli....poi dovevo pensarci io a stare bene.

Tante cose non le capivo, non me le spiegavano. Forse davano per scontato che le capissi da sola..o che non dovessi saperle.

Ma io non potevo comprendere tutto.

Così a spesso sbagliavo. E arrivavano le mani e le sgridate.

E il senso di colpa.

Abbandonata.

mi ci ritrovo............e magari quando ti vedevano assorta nei pensieri senza assaporare nemmeno quello che mangiavi ,l' unica cosa che sapevano dire è mastica bene...........non ti dicevano se hai qualcosa parlane , sono disposto ad ascoltarti...........oppure, tanto silenzio misto a quel sibilo nelle orecchie come da sfondo ai nodi dei tuoi pensieri...........e poi quello schiaffo senza capire che le tue di grida o i tuoi dispetti erano richieste d' amore

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non so Ego io ho solo leggiucchiato qualcosa degli autori anzi di uno di quelli che citi.........parlavo piu' semplicemente di situazioni che possono riattivarti quella sensazione e che non per forza debbano avere quell' intensità.............................poi mi pare che tu non abbia usato in maniera propria il concetto di compensazione................poi sulla forza contraria non so se mi succede una cosa bella al massimo posso sentirmi in colpa pensando di non meritarla

no tu hai parlato di una singola esperienza di abbandono che ha fatto danni;

poi per il resto certo che si, se non vogliamo prendere in considerazione l'intensità delle cose, prendiamo le prime esperienze in assoluto (che so quelle infantili): queste "insegnano" il modo di vedere e di stare al mondo. se uno ha avuto solo esperienze di abbandono, non può relazionarsi che nell'unico modo che ha imparato a usare (abbandono e quello che comporta).

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no tu hai parlato di una singola esperienza di abbandono che ha fatto danni;

poi per il resto certo che si, se non vogliamo prendere in considerazione l'intensità delle cose, prendiamo le prime esperienze in assoluto (che so quelle infantili): queste "insegnano" il modo di vedere e di stare al mondo. se uno ha avuto solo esperienze di abbandono, non può relazionarsi che nell'unico modo che ha imparato a usare (abbandono e quello che comporta).

ego io ho parlato di una eventuale sola esperienza che ti ha fatto provare una determinata sensazione che possa essere riattivata anche da esperienze diverse, piu' o meno mi pare di essermi espresso cosi

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al pari di un evento traumatico allo.

come se fai un incidente con la macchina, chiaro che ogni volta che la prendi puoi rivivere quelle sensazioni... quindi?

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al pari di un evento traumatico allo.

come se fai un incidente con la macchina, chiaro che ogni volta che la prendi puoi rivivere quelle sensazioni... quindi?

quindi nulla iditificandole magari si potrebbe imparare a reagire in modo diverso.........anche se a prescidere da questo spesso tendiamo a reagire sempre allo stesso modo.............mi ricordo un racconto di Pavese, in cui parlava della sensazione della delusione amorosa che ti spinge a dire '' non non soffriro' piu per amore'' ma poi alla prossima occasione (questo succede a me)i battiti del tuo cuore mettono a tacere la tua razionalità e torni a soffrire per l' abbandono, dai pugni a quel muro, vorresti prendere in mano il tuo cuore e scagliarlo contro tutti i tuoi sogni di ragazzo........e poi ti raggomitili su te stesso cercando di colmare la mancanza di un abbraccio..........

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identificandoli ottieni solo la loro identificazione.

una volta che hai scoperto che hai avuto l'incidente con la macchina, la prossima volta che ci sali, ci salirai con questa informazione in più, e che cambia?

l'incidente ormai è avvenuto e a meno che non hai una macchina del tempo (sempre se non hai paura a salirci), non ci puoi fare niente.

forse il lavoro da fare è altro, no?

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identificandoli ottieni solo la loro identificazione.

una volta che hai scoperto che hai avuto l'incidente con la macchina, la prossima volta che ci sali, ci salirai con questa informazione in più, e che cambia?

l'incidente ormai è avvenuto e a meno che non hai una macchina del tempo (sempre se non hai paura a salirci), non ci puoi fare niente.

forse il lavoro da fare è altro, no?

be certo capire che se salendo su un auto non si ha sempre un incidente....................pero' gia' ricollegare qualcosa alla sensazione originaria a volte libera

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be certo capire che se salendo su un auto non si ha sempre un incidente....................pero' gia' ricollegare qualcosa alla sensazione originaria a volte libera

e chi te lo garantisce a te che se ce sali, hai o non hai un incidente?

cosi come chi è che te garantisce che in una nuova relazione amorosa soffrirai o non soffrirai di nuovo?

p.s. libera da che?

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e chi te lo garantisce a te che se ce sali, hai o non hai un incidente?

cosi come chi è che te garantisce che in una nuova relazione amorosa soffrirai o non soffrirai di nuovo?

p.s. libera da che?

infatti Ego tutti nella nostra vita abbiamo l' angelo della morte che ci cammina di fianco e il vivere comporta sempre dei rischi...................

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Pensate ci sia stata nella vostra infanzia un ' esperienza di abbandono che abbia determinato tutta una serie di disfunzioni nel vostro vivere da adolescenti e poi da adulti? Siete riusciti ad identificarla?

Una volta fatta l' esperienza dell' essere abbondonati nell' infanzia ci si riprende o si innesca un meccanismo particolare che ci riconduce a quell' abbandono?

Ci si puo' riprendere da un' unica esperienza di abbandono ma essere fiaccati da una serie di esperienze simili e ripetute nel tempo?

...forse si tende a ricreare situazioni in cui si rivive l'abbandono per poter provare a sé stessi di riuscire a superarlo ..tuttavia i meccanismi che si mettono in atto per superarlo non sono sempre "costruttivi"... anche perché se ti è successo in tenera età, momento evolutivo in cui ti mancano gli strumenti psicologici per sostenere in modo adeguato certe frustrazioni, la risposta alla situazione di abbandono sarà quella che si riesce ad "arrangiare" con le proprie fragili risorse... e questo probabilmente resta anche da adulti, nonostante si sia cresciuti e di esperienze se ne sian fatte, perché la risposta ad una situazione di abbandono, al presente, diventa una sorta di automatismo alla fine... si reagisce all'abbandono di oggi come a quello di ieri... e l'abbandono di oggi può essere rappresentato anche soltanto da un gesto mancato da parte di una persona con cui siamo entrati in relazione...

..il mio meccanismo è "cancellare" la persona (come per dire "tu non mi vuoi, ma in realtà sono io che non ti voglio") ..nella testa e anche nelle cose pratiche insomma ..azzero tutto radicalmente ..per me quella persona non esiste più ..e quando le circostanze esterne me lo impediscono, sto molto male ..come in questo periodo ad esempio...

..non so se sono andata OT.. eheheh!! Scusate... ;-)

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...forse si tende a ricreare situazioni in cui si rivive l'abbandono per poter provare a sé stessi di riuscire a superarlo ..tuttavia i meccanismi che si mettono in atto per superarlo non sono sempre "costruttivi"... anche perché se ti è successo in tenera età, momento evolutivo in cui ti mancano gli strumenti psicologici per sostenere in modo adeguato certe frustrazioni, la risposta alla situazione di abbandono sarà quella che si riesce ad "arrangiare" con le proprie fragili risorse... e questo probabilmente resta anche da adulti, nonostante si sia cresciuti e di esperienze se ne sian fatte, perché la risposta ad una situazione di abbandono, al presente, diventa una sorta di automatismo alla fine... si reagisce all'abbandono di oggi come a quello di ieri... e l'abbandono di oggi può essere rappresentato anche soltanto da un gesto mancato da parte di una persona con cui siamo entrati in relazione...

..il mio meccanismo è "cancellare" la persona (come per dire "tu non mi vuoi, ma in realtà sono io che non ti voglio") ..nella testa e anche nelle cose pratiche insomma ..azzero tutto radicalmente ..per me quella persona non esiste più ..e quando le circostanze esterne me lo impediscono, sto molto male ..come in questo periodo ad esempio...

..non so se sono andata OT.. eheheh!! Scusate... ;-)

ho capito quello che vuoi dire........in un certo senso hai toccato anche il tema del perdono, non vorre sbagliarmi.............perdono che non significa capire una persona, nel senso ha sbagliato perche' non capisce di piu' ma riuscire a cambiare il proprio stato d' animo nei confronti di quella persona........di solito le persone che non riescono a perdonare gli altri non riescono a perdonare nemmeno se stesse............perdono naturalmente che non deve significare per forza riconciliazione, ma anche semplicemente non provare piu' rancore, la riconciliazione di solito avviene solo tra persone che hanno una forte empatia......................comunque il tema del perdono è molto piu' vasto

a parte questo credo che stare bene con una pesona significa avere gli stessi canali comunicativi che vanno al di la' delle parole , certo c' è chi sta bene anche con chi non riesce a comunicare ( quando non ci siano discordie) ma io non credo che la solitudine in due sia ancora peggiore di quella dell' essere da soli

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ho capito quello che vuoi dire........in un certo senso hai toccato anche il tema del perdono, non vorre sbagliarmi.............perdono che non significa capire una persona, nel senso ha sbagliato perche' non capisce di piu' ma riuscire a cambiare il proprio stato d' animo nei confronti di quella persona........di solito le persone che non riescono a perdonare gli altri non riescono a perdonare nemmeno se stesse............perdono naturalmente che non deve significare per forza riconciliazione, ma anche semplicemente non provare piu' rancore, la riconciliazione di solito avviene solo tra persone che hanno una forte empatia......................comunque il tema del perdono è molto piu' vasto

a parte questo credo che stare bene con una pesona significa avere gli stessi canali comunicativi che vanno al di la' delle parole , certo c' è chi sta bene anche con chi non riesce a comunicare ( quando non ci siano discordie) ma io non credo che la solitudine in due sia ancora peggiore di quella dell' essere da soli

...non escludo che si possa trattare di "perdono" ...anche se sinceramente alcune volte mi sono sentita più "menefreghista" piuttosto che una che perdona ..se uno compie azioni che possono causare disagio in un'altra persona, sono del parere che lo stia causando indirettamente a sé stesso.. il rapporto con gli altri è uno specchio che ci riflette ciò che siamo e ciò che "diamo" (sempre per come la vedo io).. se uno ripetutamente mi tratta con freddezza ad esempio, alla fin fine, potrei anche essere la santa più santa del mondo ma ad un certo punto viene da sé che ti rimando ciò che mi hai dato.. freddezza (anche perché mi dimostri che non sei terra fertile! Eheheh E chi è quello scemo - scusate il termine eh - che si mette a coltivare un terreno sapendo già in partenza che non potrà dare alcun frutto? Ovviamente bisogna capire se il terreno è fertile, magari c'è solo bisogno di un pò di concime giusto... :Batting Eyelashes: )!

..sono completamente d'accordo sul fatto che una buona comunicazione deve viaggiare sulle stesse frequenze (con o senza parole) ...la solitudine in due la trovo triste, perché ti ritroveresti a comunicare meglio con persone al di fuori del tuo rapporto a due piuttosto che con il/la diretto/a interessato/a e non credo sia una cosa auspicabile in una vita di coppia... non sarebbe "coppia".. credo... :Raised Eyebrow:

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...non escludo che si possa trattare di "perdono" ...anche se sinceramente alcune volte mi sono sentita più "menefreghista" piuttosto che una che perdona ..se uno compie azioni che possono causare disagio in un'altra persona, sono del parere che lo stia causando indirettamente a sé stesso.. il rapporto con gli altri è uno specchio che ci riflette ciò che siamo e ciò che "diamo" (sempre per come la vedo io).. se uno ripetutamente mi tratta con freddezza ad esempio, alla fin fine, potrei anche essere la santa più santa del mondo ma ad un certo punto viene da sé che ti rimando ciò che mi hai dato.. freddezza (anche perché mi dimostri che non sei terra fertile! Eheheh E chi è quello scemo - scusate il termine eh - che si mette a coltivare un terreno sapendo già in partenza che non potrà dare alcun frutto? Ovviamente bisogna capire se il terreno è fertile, magari c'è solo bisogno di un pò di concime giusto... :Batting Eyelashes: )!

..sono completamente d'accordo sul fatto che una buona comunicazione deve viaggiare sulle stesse frequenze (con o senza parole) ...la solitudine in due la trovo triste, perché ti ritroveresti a comunicare meglio con persone al di fuori del tuo rapporto a due piuttosto che con il/la diretto/a interessato/a e non credo sia una cosa auspicabile in una vita di coppia... non sarebbe "coppia".. credo... :Raised Eyebrow:

sai che quello che dici ha dei riscontri a livello neurologico, si sente tanto parlare di neuroni specchio

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