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Chi sta vicino alla schizofrenia


Luna1

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Buonasera a tutti, chiedo consiglio a qualche esperto e/o persone che hanno avuto esperienze simili alla mia.

Ho un amico che soffre da anni di schizofrenia tipo paranoide (cronicizzata).

Prende molti farmaci e ha sofferto anche di altre patologie psichiche in passato. Conduce una vita normale (non è un emarginato sociale in una clinica), più che altro ha problemi fisici, deliri del pensiero e paranoie/manie di persecuzione sul suo passato che non riesce a togliersi dalla testa (cose passate di anni e anni).

Per me è una situazione particolare e dolorosa in quanto lui mi parla di sè ed io lo ascolto e lo tranquillizzo come fossi la sua "psicologa" naturale. Questa persona mi sta particolarmente a cuore e sono molto, troppo coinvolta.

Non ho gli strumenti per proteggermi e per affrontare la situazione.

Ho bisogno di consigli da esperti perchè mi rendo conto che da sola non posso assolutamente farcela.

Allo stesso tempo vorrei chiedere: nella patologie serie di schizofrenia che tipo di psicoterapie vengono consigliate? Questa persona naturalmente è seguita da uno psichiatra e da una psicologa (cognitivo-comportamentale). Ultimamente mi dice che non si trova molto bene con loro e che ha l'impressione che lo "ingannino", non lo stanno aiutando a guarire. Il suo psicologo lo "pizzica" sui punti del suo passato e questa cosa gli dà ansia... Dite che potrebbe intraprendere un percorso psicoterapeutico più mirato magari per la schizofrenia? Dice che ci sono molti punti oscuri sul suo passato che non vuole far riemergere...ma non sarebbe il caso di investigare su di essi per la guarigione?

Un ricovero di sua libera scelta potrebbere essere una buona soluzione per esplorare la sua malattia??

Cosa posso fare io per lui, cosa posso consigliargli, come gli devo parlare? Gli devo dire che sono coinvolta?

Per me stessa: cosa posso fare per proteggermi psicologicvamente da questo coinvolgimento emotivo molto forte?

Grazie mille!

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Buonasera a tutti, chiedo consiglio a qualche esperto e/o persone che hanno avuto esperienze simili alla mia.

Ho un amico che soffre da anni di schizofrenia tipo paranoide (cronicizzata).

Prende molti farmaci e ha sofferto anche di altre patologie psichiche in passato. Conduce una vita normale (non è un emarginato sociale in una clinica), più che altro ha problemi fisici, deliri del pensiero e paranoie/manie di persecuzione sul suo passato che non riesce a togliersi dalla testa (cose passate di anni e anni).

Per me è una situazione particolare e dolorosa in quanto lui mi parla di sè ed io lo ascolto e lo tranquillizzo come fossi la sua "psicologa" naturale. Questa persona mi sta particolarmente a cuore e sono molto, troppo coinvolta.

Non ho gli strumenti per proteggermi e per affrontare la situazione.

Ho bisogno di consigli da esperti perchè mi rendo conto che da sola non posso assolutamente farcela.

Allo stesso tempo vorrei chiedere: nella patologie serie di schizofrenia che tipo di psicoterapie vengono consigliate? Questa persona naturalmente è seguita da uno psichiatra e da una psicologa (cognitivo-comportamentale). Ultimamente mi dice che non si trova molto bene con loro e che ha l'impressione che lo "ingannino", non lo stanno aiutando a guarire. Il suo psicologo lo "pizzica" sui punti del suo passato e questa cosa gli dà ansia... Dite che potrebbe intraprendere un percorso psicoterapeutico più mirato magari per la schizofrenia? Dice che ci sono molti punti oscuri sul suo passato che non vuole far riemergere...ma non sarebbe il caso di investigare su di essi per la guarigione?

Un ricovero di sua libera scelta potrebbere essere una buona soluzione per esplorare la sua malattia??

Cosa posso fare io per lui, cosa posso consigliargli, come gli devo parlare? Gli devo dire che sono coinvolta?

Per me stessa: cosa posso fare per proteggermi psicologicvamente da questo coinvolgimento emotivo molto forte?

Grazie mille!

Io credo di essere un'esperta, non sono cioé una dottoressa....ma mi fu diagnosticato anni fa un disturbo di schizofrenia paranoide cronica, non so se ti può bastare!! :D:

Posso quasi immaginare la tua fatica, perché la recepisco come riflesso di ciò che spesso prova per me la mia famiglia quindi tengo conto di ciò ma ovviamente ti parlo più nei panni del tuo amico, è naturale. Senz'altro è bello che tu fai uno sforzo per comprenderlo, ma io non credo che essendo tu sua amica abbia necessità di un altro curante. Non sto dicendo che puoi considerarlo come gli altri (sarebbe un ipocrisia) ma non devi avere tu il ruolo di psicologa. Lui ti ha accolto nella sua vita perché desidera un legame amicale, cioè qualcosa di molto umano e molto affettuoso, anche che ci possano essere differenze di vedute. Il fatto che anche io conduca una vita dove ho avuto l'opportunità di studiare molto e di realizzare qualche aspirazione non significa né che non voglia considerare l'opportunità di poter ricevere accudimento migliore in qualche struttura ben messa né che non aspiri io stessa a lasciare il mio rassicurante nido faligliare (spesso però terreno di ansie che non son le mie) né che insomma una cosa precluda l'altra. Riguardo i deliri che ha ti consiglio una cosa molto saggia da farsi e che in quanto amica puoi agire maggiormente: è logico che difenda lui le sue percezioni, perché tutti senz'altro gli dite che sono sbagliate e assurde, invece è un suo modo di esprimere qualche lato di sè, tu lo devi accogliere questo lato. Non significa questo, beninteso, assecondarlo perché è"matto" ma farsi raccontare per esempio i contenuti di questo deirio con tuo manifesto interesse. Come posso aiutarlo dici tu. Beh intanto lo ascolti e gli fai sentire che gli credi, pur essendo una sua realtà è pur sempre una realtà non credi? e per smentirlo delle sue convinzioni puoi solo fare UNA e una cosa soltanto. Dimostrargli con i fatti concreti che le cose non stanno messe così, perché poi alla fine per come mi comportai io, questi deliri sono (anche) un modo per capire se l'altro ti possa capire e il delirio si fa più complesso e sofferto quando ci si isola infine, diffidando di tutti e costruendosi una realtà che ha SEMPRE qualcosa di degno di interesse e di ascolto. La sua non è non esperienza, ma esperienza diversa dalla tua quindi non trattarlo anche tu da paziente. Questa distanza rispettosa nei suoi confronti aiuterà te per prima a non accollarti di cose, lui non te lo chiederebbe di farlo. Scusa i toni forse poco empatici, ma sono solo pieni di empatia per il tuo caro amico e sottolineo comunque che sei una persona in gamba davvero a preoccuparti, non è una sviolinata ma è la realtà dei fatti che troppa gente se ne freghi del dolore altrui, persino dentro qualche clinica psichiatrica con distinti camici bianchi. Lasciagli un margine di diffidenza, in fondo fa anche bene mi sa, lui conosce il lato marcio delle cose meglio di molti altri. Chiaramente il percorso è fattibile, è personalizzato all'individuo ai suoi desideri e volontà. Se ne esce: mi dissero che ero cronica ma per come sono migliorata credo due cose, o si son sbagliata o la realtà è più complessa di quel che si crede. Come sempre.

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Poi ti preciso che per chiunque non solo per lui, una qualsiasi terapia, a maggior ragione se va a riorganizzare il comportamento o una struttura psichica piuttosto consolidata, è davvero faticosa. Te lo ripeto: moooolto faticosa. Un caro saluto.

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una diagnosi non vuol dire mai molto in verità.

sono parole che racchiudono universi estremamente sofisticati unici e particolari.

non è come dire " frattura multipla " con allegata lastra... è molto diverso.

in effetti non si può neanche parlare di diagnosi.

pero' secondo la mia esperienza di paziente il farmaco giusto dovrebbe eliminare la sintomatologia delirante e paranoica.

posso chiederti che farmaci usa ? cosi' per confrontare le nostre esperienze.

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una diagnosi non vuol dire mai molto in verità.

sono parole che racchiudono universi estremamente sofisticati unici e particolari.

non è come dire " frattura multipla " con allegata lastra... è molto diverso.

in effetti non si può neanche parlare di diagnosi.

pero' secondo la mia esperienza di paziente il farmaco giusto dovrebbe eliminare la sintomatologia delirante e paranoica.

posso chiederti che farmaci usa ? cosi' per confrontare le nostre esperienze.

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Grazie. Dunque gli è stata diagnosticata depressione maggiore e poi (non so quanto tempo dopo) schizofrenia paranoide. Prende abilify, depakin, valdoxan (il nuovo antidepressivo), ora anche qualche benzodiazepina ma solo per qualche settimana. Ha provato comunque vari farmaci negli anni natiralmente da xypreza a venlafaxina... sempre un misto di antidepressivi e antipsicotici.

Mi ha detto che questi farmaci lo sedano, altri gli eliminano i sintomi della paranoia etc....però va sempre a periodi.

Alcuni giorni sta bene, altri è preso malissimo. In genere dice che ciò che lo tiene vivo è la rabbia che ha dentro, poi non ha gioia di vivere. Le sue paranoie sono legate al suo passato. A vederlo ha gli occhi vispi, fa battute, sorride tanto che a volte anche io non potevo credere che fosse così privo di gioia di vivere come spesso mi ripete. Lui dice che devo nascondere la sua sofferenza agli altri che non sanno nulla, che non lo capirebbero. Poi non vuole essere di peso per nessuno quindi denota una certa intelligenza e amor proprio. Comunque anche quando esce sbadiglia sempre, è sempre stanco, sonnolenza, le luci lo infastidiscono, spesso si muove ma senza scatti, sembra che non riesca a stare molto fermo, è apatico, dorme poco, si sveglia sempre durante la notte...i suoi deliri li ha soprattutto la sera. Se non lavorasse impazzirebbe, dice.

Grazie ancora a tutti!!

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Ma che tipo di psicoterapia??

Lui va da una psicologa cognitivo-comportamentale. Ma è insoddisfatto, lui parla,lei lo ascolta..e lo pizzica sulle sue paranoie del passato. Ma ne esce scontento e turbato... Cambiare terapeuta è come uno shock vero? Va da questa da molti anni...

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Ma che tipo di psicoterapia??

Lui va da una psicologa cognitivo-comportamentale. Ma è insoddisfatto, lui parla,lei lo ascolta..e lo pizzica sulle sue paranoie del passato. Ma ne esce scontento e turbato... Cambiare terapeuta è come uno shock vero? Va da questa da molti anni...

Non sempre, a volte è un autentico sollievo :icon_rolleyes:

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il discorso è che lo psicoterapeuta deve stare in stretto contatto con lo psichiatra .

lavorare su due binari scollegati mi sembra poco efficace come cosa.

io credo che le strutture pubbliche in questo siano meglio che i privati anche perchè se uno ha bisogno di terapie " eterne " mi sembra che ci sia anche un problema economico.

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Credo che il suo psicologo sia in contatto con lo psichiatra, almeno spero ma credo di sì.

Sì dice che c' problema economico.. infatti dallo psichiatra va al cps ma privatamente dallo psicologo.

Mi pare comunque insoddisfatto... non ci sono delle psicoterapie più efficaci di altre per la schizofrenia? La psicoterapia bioenergetica come è?

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Credo che il suo psicologo sia in contatto con lo psichiatra, almeno spero ma credo di sì.

Sì dice che c' problema economico.. infatti dallo psichiatra va al cps ma privatamente dallo psicologo.

Mi pare comunque insoddisfatto... non ci sono delle psicoterapie più efficaci di altre per la schizofrenia? La psicoterapia bioenergetica come è?

io non credo che se cambi il tipo do terapia è megli o peggio. sono tutte riconosciute valide.

io credo che dovrebbe farsi indirizzare dallo psichiatra, è la cosa migliore.

l' importante è avere la consapevolezza che molto si puo' fare. moltissimo.

pero' ci vuole continuità impegno costanza e sopratutto bisogna vivere in situazioni che allontanino totalmente le condizioni stressanti ( questa è solo una mia intima convinzione ) io, come paziente mi rendo conto se il livello di stress sale tutta la sintomatologia tende a riaccendersi.

contemporaneamente non ci si puo' neanche ritirare a vivere in un isola deserta... quindi si tratta di creare compromessi, continuamente.. tra stress da ridurre al minimo e cosa che comunque vanno fatte.

prendili come consigli di uno che combatte qualcosa di analogo ( anche se in forma, immagino , piu' lieve ) da un immensità di tempo.

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Io credo che forse non dipende molto da quale psicoterapia si intraprende ma dalla persona (psicoterapeuta). Dipende dal feeling che si instaura, dal tranfert, dall'umanità che ha...insomma è forse un qualcosa che va al di là dell'applicare le regole della psicoterapia.

Il mio amico infatti è un bel po' di mesi che è ansioso, dubbioso ed un po' stressato dopo che ha visto i due medici che lo seguono...e posso capire il perchè. Forse loro lo trattano come un malato mentale (dice che dicono cose che non capisce, a volte ha l'impressione che lo ingannino) ma lui si rende perfettamente conto di tutto, ha le sue emozioni e tutto e me le dice queste cose. Gli hanno messo questa etichetta di schizofrenico ma alla fine una sua testa ce l'ho come è dotato di enorme intelligenza. Non è un disadattato sociale!!

Dopo un massaggio olistico di medicina cinese ora sta molto meglio, dice di avere aperto gli occhi dopo molti anni, incredibile...

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guarda se non c' è un atteggiamento di fiducia nei confronti delle persone che ti curano è un grande problema.

io ti dico solo che per elargire certi farmaci l' etichetta è necessaria, ma non credo neanche se lo vedo che il suo psichiatra usa questa etichetta per definirlo come paziente e come uomo.

qui c' è un buco.. andrebbe analizzato.

bisogna avere fiducia .. fiducia fiducia..

la bioenergetica è interessante io una volta ci sono andato da una che era di quella scuola .. pero' non volevo spendere soldi.. quindi ho lasciato stare.

ma anche un eventuale cambio di analista va discusso con l' analista attuale.. e non è facile.. ma è fondamentale.

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Hai ragione, se non c'è fiducia nel proprio analista è tutto perduto. Però quello che lo segue è uno psicologo, non so che specializzazioni abbia però...sento che c'è qualcosa che non va. Il mio amico dice che ogni volta che esce dallo studio si sente ansioso e non ha fiducia.In effetti dopo così tanti anni di psichiatria e psicologia è vero, ha recuperato molto ma più che altro, a sensazione, ha recuperato a livello dei sintomi positivi della schizofrenia. Infatti conduce una vita normale che con la presenza di sintomi positivi non avrebbe potuto assolutamente condurre. Alla fine vive quasi sempre in stato depresso... ma dopo quel massaggio dice di sentirsi un altro. Ben venga ma bisogna vedere se è solo una cosa del momentio o meno.

Sì l'etichetta è necessaria..però tutti quei veleni a vita presi da uno che ha intelligenza e sa ragionare...insomma anche lui si rende conto che qualcosa va cambiato.

Con la sua psicologa in effetti dovrebbe parlare prima di cambiare analista...e eventuale psichiatra..Credo che queste cosa vadano fatte con molta calma.... io in tutto questo nemmeno so che ruolo ho, mi sento persa e confusa perchè mi affanno tanto a trovare soluzioni... Gli ho detto che lo supporto e gli ho parlato io di questa analisi bioenergetia, e lui continua a ringraziarmi. Gli ho detto che il percorso in ogni caso lo deve scegliere lui ma io gli starò vicina...

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ma poi cambiare terapia guarda che è estremamente rischioso..

farmaci come l' abilify che sono molto vantaggiosi perchè pare che siano quelli meno dannosi, se li sospendi poi non è scontato che riprendendoli funzionino.

cioè attenzione!!!

e poi chi ti dice che con un nuovo psicoterapeuta e magari un nuovo psichiatra le cosa dopo un po vadano meglio ? molto, ma molto probabilmente certe dinamiche negative si creeranno di nuovo.

secondo me conviene esporre questi dubbi e queste problematiche proprio alle persone che in questo momento lo curano.. e a loro che bisogna parlare, anche della terapia e delle propie perplessità.

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Ma se si possono evitare in farmaci ben venga.... gli antipsicotici devono essere molto forti e sicuramente per assumerli e smetterli bisogna ragionare molto con il proprio medico. Dici che non è detto che una volta smesso possa riprendere a funzionare come prima... in che senso? forse perchè il farmaco viene talmente assorbito dall'organismo che poi non è più possibile recuperarne l'azione una volta smesso?

Sicuramente non è che tutto vada perfettamente una volta compabiati tutti i medici però se uno è sempre dubbioso e scontento...

Allora gli suggerisco di parlare ai suoi medici delle sue problematiche e dubbi, speriamo lo ascoltino e lo capiscano..

Grazie ancora leftfield!!

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Mantenere dritta la barra è molto difficile.

Abbiamo parlato ancora: si sente preso in giro dai suoi medici e prova molta rabbia. Dice che a distanza di anni prova ancora le stesse rabbie di prima, solo a livello sociale è migliorato. Dice che la sua psicologa ha sbagliato tutto con lui perchè non è migliorato.

Gli ho solo detto di: parlarne con i suoi medici, informarsi su altre terapie, far fluire la sua rabbia in attività fisica (tipo camminata veloce), dedicarsi ad attività anche artistiche che potrebbero interessargli, cooncentrarsi sulle cose belle e le persone che gli vogliono bene, scrivere un diario. Poi non so se lui farà almeno mezza cosa di queste.

Non so che fare e mi sento un'impotente incredibile!!!!

Intanto Buon Natale di cuore...

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Ciao Luna, io sono valeriano e ho 24 anni, e anche io sono affetto da disturbo schizo-affettivo, quindi trattandosi di psicosi anche questa molto simile alla schizofrenia, ti posso dire che la psicoterapia cognitivo-comportamentale, è quella più adatta, magari anche se ci si fa interpretare i sogni, direi che si va con una marcia in più. Il processo di ristrutturazione della personalità psicotica, è più semplice di quanto si possa immaginare, purchè si abbia il desiderio di stare meglio, o addirittura guarire. Meglio mantenere salda la conoscenza con la psicoterapeuta attuale, poichè sicuramente un certo tipo di transfert si è già consolidato, e cambiare psicologa potrebbe essere molto dannoso, poichè innescherebbe l'ideazione paranoidea e compagnia bella. Una persona con cui parlare in questi casi, come sei tu per lui, può essere di aiuto, poichè si trasmette una certa forza alla vita, alla sua vita. Lui sicuramente apprezza in cuor suo tutto ciò che fai per lui, però non ti offendere se anche tu fai parte ogni tanto dei suoi deliri... Come ben saprai, è un suo limite. Ti do una dritta, dato che sono in terapia da 5 anni, e ho acquisito una certa conoscenza sulla psicosi. Il lavoro è da incentrarsi sul rapporto con la madre del paziente, e dal complesso edipico non risolto. Questo mi raccomando, devi saperlo solo tu, perchè una sua rivisitazione del rapporto con sua madre, potrebbe innescargli qualche sintomo. Capire in fin dei conti perchè la madre del paziente viene recepita ostilmente, dal paziente stesso. Limitati a punzecchiarlo di tanto in tanto su questo tema, e a fargli capire che i trattamenti riservati per lui da sua madre hanno sempre un fondo di benevolenza. Il lavoro è tutto qui. Quando qualcosa non fa parte della nostra conoscenza, ci sembra paurosa ed insormontabile, poi col tempo si impara a fronteggiare, e a prendere un respiro di sollievo. Dalla psicosi si può anche guarire, ma solo se il paziente trova la motivazione per farlo. Un saluto da Valeriano.

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Ciao Valeriano e grazie mille.

Il disturbo schizo-affettivo credo sia diverso da schizofrenia che è ben più seria.

Lui ha il desiderio di stare meglio e di guarire ma sembra che non ci riesca, è sempre dubbioso sulla terapia e ultimamente non crede più alla sua psicologa che lo segue da sempre (ha solo avuto lei come terapeuta) perchè dice che in tutti questi anni non è riuscita a guarirlo nonostante gli avesse promesso che lo avrebbe fatto tornare come prima.

Lui mi ha detto che la sua psicologa mesi fa gli ha detto che lui in lei ha trovato la figura materna quindi un certo tipo di transfert c'è stato (secondo me) però non si fida di lei. Anzi dice che si sente preso in giro e che non capisce quello che gli dice!Poi non sa nemmeno se i suoi genitori siano seguiti da lei e se lei mantiene i contatti anche con lo psichiatra....insomma c'è qualcosa che non va.

Lui ha anche me con cui parla, è vero...ma non mi pare di trasmettergli nessuna forza. Forse anche certi miei atteggiamenti di gelosia nei suoi confronti o quando gli faccio domande su come sta magari lo turbano....non lo so.

Non so nemmeno che cosa pensa di me nè quando è lucido nè quando delira... non so nulla e vorrei tanto saperlo.

Ho anche provato a dirgli che spero di non sbagliare nulla con lui e che certi suoi giorni "no" non siano causati da me in qualche maniera ma lui dice sembra di no. Però io non ci credo... una qualche influenza su di lui sicuramente ce l'ho e poi se continua a parlarmi e non tira su un muro nei miei confronti in un certo senso di me un pochino si fida (almeno più degli altri).... (però tutte queste sono sempre mie congetture). Chissà che deliri ha a parte le sue paranoie del passato...chissà che pensa di me!

Comunque dice che non si fida di nessuno e che non vuole attaccarsi troppo agli amici perchè ha paura di stare male e di soffrire. Ha paura a fare troppo del bene...perchè teme che non gli venga ritornato. E' anafettivo...

Il processo di ristrutturazione delle personalità psicotica dici che è più semplice di quello che sembra ed è incentrato sul rapporto con la madre. Si sapevo già di questa cosa ma credevo che la ristrutturazione fosse molto complessa. Inoltre la sua terapeuta è freudiana quindi di sicuro la terapia di basa molto sul complesso edipico.

Posso chiederti: come lo punzecchio?che gli dico?come mi devo comportare?... Scusa ma ho mille dubbi...

Dice che sua madre è molto distante da lui (da sempre), niente affetto.Però soffre perchè vede che lei sta molto male per causa sua, di sicuro deve essere molto difficile avere un figlio in queste condizioni.

Non so il ruolo che io ho per lui nella sua testa, non so come mi vede, non so cosa si aspetta da me.

Aspetto altri pareri e suggerimenti, intanto ti ringrazio ancora infinitamente.

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Ciao Luna.

Si il disturbo schizo-affettivo è in genere meno grave della schizofrenia, ma trattandosi dello stesso tipo di disturbo, nel ramo quindi delle psicosi, il complesso edipico è il nucleo della malattia. Quando dico che è semplice non dico che è come togliersi un cappello, ma il punto è che il difficile per noi sta nella lunghezza e nella costanza dell'operazione. I concetti da capire sono elementari. Di fatti chiaramente bisogna far capire ad un "bambino", perchè la madre si comporta in maniera distante. Chiaro no? Perchè un bambino diventato adulto cronologicamente viene considerato autosufficente emotivamente parlando. E chiaramente nel lungo complesso di ristrutttaurazione del bambino diventato adulto, ci sta il mondo. Sono infinite le singole domande che il bambino si è posto e si pone tutt'ora. Ad esempio "perchè non mi accarezza più i capelli". Visto questo immagina il lungo percorso. Le sue paure ci stanno, sono normali per il suo disturbo, in quanto a te fagli domande del tipo "perchè oggi non mangi con tua madre" e se lui dice qualcosa di negativo, tu ci dai dentro facendogli capire insomma, che la madre lo ama. Io faccio così con me stesso. E' lunga lo so, ma non difficile, ci vuol pazienza. Spero di essere stato chiaro. Per quanto riguarda te, con il rapporto che hai con lui, non ti preoccupare, se parla con te, vuol dire che nonostante i suoi pensieri contorti, hai la sua fiducia, stai tranquilla! :) L'anafettività, è normale se pensi che simbolicamente la mamma rappresenta il mondo: se il mondo viene percepito come distante dall'individuo, è normale che tutti verranno percepiti come oggetto di diffidenza. E' un gioco di simboli. Stai tranquilla, da questi disturbi si guarisce: quello serve è pazienza (tanta), fiducia nello psicoterapeuta (tantissima), amore per se stessi (infinito). Che dire, ce la si fa. Non sarebbe il primo paziente schizofrenico che guarisce. Ce se ne sono stati tanti, che hanno fatto tutti psicoterapia, ma con le palle. Quindi avanti tutta. Sta a lui decidere se stare li, oppure stare bene. E' errato credere che la psicosi non si possa curare, sono idee sbagliate e approssimative, che ci si fa perchè ci si arrende al primo ostacolo. Bisogna lottare. Un saluto! :)

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Grazie valeriano, sembra tutto più semplice di ciò che si crede.

Insomma devo punzecchiarlo sulla madre distante, che lo è ma gli vuole bene. Lui infatti sa che lei soffre ma continua a non essere affettuosa con lui, niente coccole nè carezze, nè parla mai della malattia con lui. Però soffre, lo dimostra e lui lo vede. Dovrei indurlo a passare più tempo con lei, e ad avvicinarsi a lei?

Lui ne parla con me perchè lo ascolto e tutto, si credo che un po' si fidi altrimenti mi eviterebbe....

Non so se ne guarirà mai, ha molti disturbi della personalità, psichici e fisici e la cosa va avanti da molti anni, prende un sacco di psicofarmaci e qualunque cosa gli mette ansia .... poi è completamente concentrato su se stesso.

grazie ancora, se hai altri suggerimenti sono qui. Grazie!

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