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Stupidità funzionale


Ste

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Ospite pruillio

guarda... nel tradurlo mi sono chiesto più volte "ma sperano di essere letti da qualche dipendente di un'organizzazione, magari?!?!"

mi viene di continuo in mente l'aneddoto di quel professore che tenne una lezione di 2 ore tirate per spiegare che l'attenzione cala

drasticamente dopo 45 minuti...

(comunque se lo quoti diventa lungo il doppio!!!)

e' come parlare di anemia ad un vampiro...

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un ottimo modo per tenerlo alla larga ;-)

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chiunque di noi ha una dose di stupidita'-funzionale...tutti abbiamo un "superiore",che a loro volta ne hanno uno anche loro,e ognuno fa quello che dice il "superiore",anche sbagliato,quindi stupidi noi che lo facciamo,e stupidi coloro che ce lo fanno fare...ai voglia....

Se fosse solo così andrebbe bene, il classico "lega l'asino dove vuole il padrone" per intenderci.

De resto pensa all'esercito...se durante una missione tutti i soldati si mettessero a pensare contemporaneamente al modo più giusto "secondo loro" di portarla a termine, allora sarebbe la fine :icon_mrgreen:

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Ospite pruillio

Se fosse solo così andrebbe bene, il classico "lega l'asino dove vuole il padrone" per intenderci.

De resto pensa all'esercito...se durante una missione tutti i soldati si mettessero a pensare contemporaneamente al modo più giusto "secondo loro" di portarla a termine, allora sarebbe la fine :icon_mrgreen:

l'esercito e' una massa di stupidi guidati da altri stupidi,solo che se eseguono gli ordini,e' un'operazione di guerra,mentre se lo fanno di loro inizia tiva e' omicidio......e' una stupidita' unica,girala come vuoi ,ma sempre caxxate sono... :icon_neutral:

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la stupidità è rassegnazione, ma scusate, domattina io vado a afare gli esami farsa della terza media con la gente che spikka inglese comment s'en nient en fiusse, che faccio?

O faccio casino, oppure mi tappo le orecchie, tanto non sono futuri chirurghi, demando la responsabilità alle facoltà universitarie, che l'università è l'unico posto dove si spera la stupidity collettiva ci sia meno, e li buttano fuori appena mettono il kulo ignorante sulla sedia.

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l'importante è non sottolineare gli errori, in nessun campo, fa carriera chi si copre gli occhi colle fette di prosciutto, chi si arrabbia e dice ma che caxxate andate dicendo. è fuori dal sistema, vuol salvare il mondo, si mette contro la società, quindi fori, l'è pericoloso.

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Ospite pruillio

e' il sistema del "rottinkulismo",se non si e' cosi',sei una pecora nera...anzi,negra... :icon_mrgreen:

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Se fosse solo così andrebbe bene, il classico "lega l'asino dove vuole il padrone" per intenderci.

De resto pensa all'esercito...se durante una missione tutti i soldati si mettessero a pensare contemporaneamente al modo più giusto "secondo loro" di portarla a termine, allora sarebbe la fine :icon_mrgreen:

l'esercito è uno di quei rari esempi di organizzazioni che operano (o sono pensate per operare) in situazioni di emergenza e pericolo incombente

dove agire obbedendo e senza pretendere ragioni per ordini di dubbia validità o eticità ha una sua giustificazione. Giustificazione che è anche, almeno

in teoria, riconosciuta nella sua pericolosità per cui è di solito prevista la corte marziale per un comandante che ne abusa, oltre che per un soldato che

non la rispetta. Nella maggior parte delle organizzazioni cosiddette civili, invece, mancano entrambi gli elementi (giustificazione data da una reale

emergenza e corte marziale). E spesso mancano anche comandanti che danno ordini... preferiscono "fare in modo che le persone facciano" che è un

buon modo per poi, al bisogno, poter dire che le persone han fatto di loro iniziativa e "a mia insaputa" (un refrain abbastanza frequente...).

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del resto, guarda vi devrei dire perchè l'esame è diventato una farsa, ma non c'è bisogno, domani mi calo le braghe e dimentico la mia onestà intellettuale.

C'era una volta l'obbligo scolastico, come sapete oggi c'è l'obbligo di essere TUTTi potenziali ingegneri, bah, me la rifarò su Ste, accidenti all'ingegneria e a chi l'ha inventata.

com'erano fantastici gli zappatori, i falegnami, i pittori, gli spaccalegna e gli spazzacamini, i carbonai e gli ortolani.

Mi immergo nella decrescita felice:))))

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l'esercito è uno di quei rari esempi di organizzazioni che operano (o sono pensate per operare) in situazioni di emergenza e pericolo incombente

dove agire obbedendo e senza pretendere ragioni per ordini di dubbia validità o eticità ha una sua giustificazione. Giustificazione che è anche, almeno

in teoria, riconosciuta nella sua pericolosità per cui è di solito prevista la corte marziale per un comandante che ne abusa, oltre che per un soldato che

non la rispetta. Nella maggior parte delle organizzazioni cosiddette civili, invece, mancano entrambi gli elementi (giustificazione data da una reale

emergenza e corte marziale). E spesso mancano anche comandanti che danno ordini... preferiscono "fare in modo che le persone facciano" che è un

buon modo per poi, al bisogno, poter dire che le persone han fatto di loro iniziativa e "a mia insaputa" (un refrain abbastanza frequente...).

questa è l'unica osservanza reale alle Regole e alla legge: cioè il capo vi fa ricorso quando è in pericolo lui personalmente.

Nella vita quotidiana alla legge ho fatto ricorso unicamente per difendere me e i miei interessi, oppure un mio familiare che era a rischio vita in un ospedale.

Si chiama furbizia, caro:)))

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questa è l'unica osservanza reale alle Regole e alla legge: cioè il capo vi fa ricorso quando è in pericolo lui personalmente.

Nella vita quotidiana alla legge ho fatto ricorso unicamente per difendere me e i miei interessi, oppure un mio familiare che era a rischio vita in un ospedale.

Si chiama furbizia, caro:)))

quando non vi è emergenza e nel lavoro di solito emergenza personale non c'è a meno che non ti accoltellino, la Legge si aggira:)))

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Voi continuate a dire che l'omo è quello dell'intelletto umano, io continuo a dì che l'uomo è un animale, e soggiace alle leggi della giungla, tutti gli scritti poi soggiacciono alla famigerata psicologia, etologia umana, nient'altro,

In guerra, appunto si torna animali, è l'istinto che salva e non la strategia.

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Ospite pruillio

semo tutti animali de campagna...noi omini...

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Si chiama furbizia, caro:)))

Al di fuori dell'"intelaiatura ideologica propagata nell'organizzazione" si chiama prepotenza, più che furbizia.

Anche perché se poi vai a vedere bene cosa accade dove quei metodi vengono utilizzati e che esiti hanno, ti puoi

facilmente rendere conto che spesso sono applicati in maniera maldestra e da arruffoni, più per imitazione che con

destrezza, e che alla fine l'unica cosa a cui servono davvero è a proteggersi dalle sacrosante reazioni incazzate di

collaboratori che le cose le farebbero autonomamente comunque e meglio se non dovessero passar la vita a schivare

trappole (un fenomeno abbastanza interessante, anche dal punto di vista occupazionale, è il progressivo aumento del

bisogno di personale di contorno necessario per costringere a lavorare di più chi già lavora).

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Voi continuate a dire che l'omo è quello dell'intelletto umano, io continuo a dì che l'uomo è un animale, e soggiace alle leggi della giungla, tutti gli scritti poi soggiacciono alla famigerata psicologia, etologia umana, nient'altro,

In guerra, appunto si torna animali, è l'istinto che salva e non la strategia.

questa è una cosa da verificare (e che probabilmente si rivelerà esatta) una volta che l'omo si ritroverà davvero nella giungla

dopo che a furia di "giocare a fare che eravamo nella giungla" avrà sfasciato le strutture che dalla giungla lo proteggono...

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Ospite pruillio

questa è una cosa da verificare (e che probabilmente si rivelerà esatta) una volta che l'omo si ritroverà davvero nella giungla

dopo che a furia di "giocare a fare che eravamo nella giungla" avrà sfasciato le strutture che dalla giungla lo proteggono...

e' uno scioglilingua...eh

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come ben sai, noi trentini siamo trentatrè ;-)

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giusto! per una digressione in topic, ieri o l'altro ieri ho letto che avvolta nella giungla messicana hanno ritrovato una città Maja finora sconosciuta.

Dicono che probabilmente era un centro amministrativo e che lo intuiscono da... l'elevato numero di campi per il gioco con la palla! ROTFL!

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Ospite pruillio

come ben sai, noi trentini siamo trentatrè ;-)

...ed entrate a trento tutti e trentatre',trotterellando.......siete un po' complicati ad entrare in citta...eheh

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però meno complicati dei turchi a deporre gli arcivescovi -_-

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Processo: lo stupidity self-management

Sopra abbiamo sostenuto che la stupidità funzionale viene scatenata da varie forme di stupidity management che scoraggiano la riflessione ed il pensiero critico. Questo induce vincoli sull'utilizzo da parte degli individui delle proprie capacità cognitive. Gli individui fanno ciò intraprendendo un processo di stupidity self-management, che comporta che l'individuo accantoni dubbi, critica, e altri aspetti riflessivi e si concentri sugli aspetti più positivi della vita organizzativa che sono più chiaramente allineati con comprensioni ed interpretazioni ufficialmente sancite e attivamente promosse. Gli aspetti più negativi della vita organizzativa, inclusi i dubbi sul significato del lavoro e della produzione, sono marginalizzati. Questo incoraggia una auto-narrazione relativamente coerente e positiva che genera un senso di fede e di ottimismo da parte dei membri dell'organizzazione. Significa anche che gli individui sono inclini ad evitare l'interazione e la comunicazione quando ci sono dubbi o critiche, o quando sono richieste argomentazioni. Questo crea in definitiva un senso di sicurezza e di coerenza, Nel seguito analizzeremo questo processo in maggior dettaglio.

Quando gli individui si trovano di fronte ad un contesto organizzativo che essi trovano essere problematico, ma che non concede spazio per dubbi o obiezioni, reagiscono in diversi modi (Ogbonn e Harris, 2002). Alcuni si distaccano soggettivamente dall'organizzazione e intraprendono un processo di riflessione interiore. Altri adottano un approccio pragmatico, distaccandosi soggettivamente mentre si comportano più o meno in accordo con le norme dell'organizzazione. Un terzo gruppo può sottoscrivere e anche 'interiorizzare' le nozioni dominanti. Gli individui di questo terzo gruppo allineano il proprio senso di sè con i temi dominanti nell'organizzazione (Alvesson e Willmott, 2002). Questo può essere visto come un processo di limitazione della riflessività interna (Archer, 2003, 2007; Mutch, 2007). Esso comporta una gestione più o meno attiva della riflessione dell'individuo sul suo progetto personale. Quando vengono bloccati i processi collettivi di riflessione, molti individui sono riluttanti ad intraprendere un dialogo con se stessi in modo da schiacciare dilemmi sostanziali inquietanti, come la ricerca di argomentazioni o l'esame riflessivo dei propri presupposti base. Tipicamente, abbiamo bisogno di qualche conferma delle nostre sensazioni o dei nostri dubbi. Se le persone attorno a noi scoraggiano gli sforzi di esplorare questioni sostanziali attraverso il dialogo, allora il tema potrebbe essere lasciato cadere o marginalizzato. Questo non per suggerire che la riflessione interiore si ferma completamente o non avviene proprio. Piuttosto, essa è attentamente gestita e diretta in modo tale che le linee di pensiero negative o contraddittorie sono tagliate corte. Tagliando corto la conversazione interiore, ha luogo una specie di 'distorsione intra-comunicativa'. Questo significa che i dipendenti sono in grado di evitare le esperienze di ansietà e di incertezza che accompagnano le contraddizioni. La ricchezza di rappresentazioni positive offerte dalle economie della persuasione può influenzare la conversazione interiore e rendere l'individuo più incline ad allontanarsi da un modo di pensare più indipendente, riflessivo e critico.

Una parte cruciale di ciò implica il concentrarsi sugli aspetti più positivi e 'sicuri' della vita organizzativa. Gli individui fanno questo utilizzando rappresentazioni ufficialmente sancite dall'organizzazione. Alcuni esempi includono versioni della realtà aziendale manifestate in presentazioni PowerPoint, affermazioni di strategia aziendale, e interpretazioni dominanti della cultura aziendale. Questo significa che la riflessività interiore dell'individuo non si scontra radicalmente con le rappresentazioni dominanti nell'organizzazione. Ciò riduce la possibilità di dissonanze, fornisce un senso di sicurezza esistenziale, e dà all'individuo un senso di protezione da sanzioni. Questo senso di protezione e sicurezza deriva dal fatto che l'individuo è in grado di evitare pensieri impegnativi, preoccupazioni a riguardo del proprio senso di sè, e il rischio di disapprovazione da parte di autorità e pari. Le persone non insistono troppo nel pensare da sè, ma presumono che il management sappia meglio e/o che la moda o la tradizione rappresentino una conoscenza superiore. Un positivo senso di sè deriva dall'identificazione con discorsi organizzativi positivamente intessuti. Attaccamenti soggettivi alle nozioni di progressione di carriera ben-strutturata (Alvesson e Kärreman, 2007), di leadership visionaria e ispirante (Conger et al. 2000), o dell'essere di 'prima-classe' (Prasad et al. 2011) possono strutturare la propria conversazione interiore in modi positivi e attraenti.

Comunque, le evocazioni positive si scontrano di frequente con le realtà del lavoro. A volte i dipendenti vedono il lavoro come noioso, duro, poco etico, o semplicemente sbagliato in termini di arrangiamenti e pratiche di produzione (Costas e Fleming, 2009). Questo scontro tra le evocazioni positive incoraggiate dagli stupidity manager, e le più negative esperienze della vita di tutti i giorni, crea un significativo senso di dissonanza. Questo può portare ad una gamma di risposte resistenti che includono l'alienazione (Costas e Flaming, 2009), il cinismo (Fleming e Spicer, 2003), l'attivismo (Spicer e Böhm, 2007), o l'uscita dall'organizzazione (Cederström e Fleming, 2012). Comunque, può anche condurre a risposte compiacenti, delle quali una è lo stupidity management. Ciò comporta che i dipendenti affrontino la dissonanza allineando le credenze che hanno sposato e le loro esperienze di ogni giorno, assicurando che le loro narrazioni interiori si fondino su una comprensione più positiva delle loro esperienze. I dipendenti intraprendono una specie di calcolo pragmatico e non riflessivo dove elaborano ciò che sarà meglio per loro, accettando almeno simbolicamente i valori 'positivi' promossi dall'organizzazione per tirare avanti (Ogbonna e Harris, 2002). Per far ciò, i dipendenti 'editano' selettivamente le loro esperienze in modo che siano in accordo con la visione positiva promossa da vari stupidity managers.

Siccome le esperienze negative o contraddittorie sono mentalmente cancellate dal quadro, i dipendenti sono in grado di mantenere una visione del mondo relativamente coerente e positiva. Questo fornisce loro la sensazione che le idee promosse dal management sono sincere e si riveleranno benefiche. Per esempio, i dipendenti di una grande azienda di servizi professionali tendevano a magnificare frequentemente la natura meritocratica dei loro percorsi di carriera e della gerarchia manageriale nella loro organizzazione. Allo stesso tempo, essi ignoravano molti dei metodi arbitrari con i quali funzionava

in realtà il sistema di carriere (Alvesson e Kärreman, 2007). Concentrandosi sulle rappresentazioni più positive del sistema di carriere, molte esperienze di pratiche 'imperfette' venivano inquadrate come deviazioni anziché come indicative. Erano inoltre viste più come espressioni di circostanze individuali che come fallimenti del sistema. Gli impiegati di questa azienda ricordavano a se stessi quanto ambiziosa fosse l'azienda riguardo a faccende di valutazione e di promozione. Un consulente affermò che '[Le altre aziende] sanno che li abbiamo messi alla prova rigorosamente prima che gli fosse fatta un'offerta [di lavoro] e che li abbiamo anche migliorati ed educati. La nostra gente è molto attraente' (Alvesson e Kärreman, 2007, p. 717). Prendere in considerazione le strutture e le procedure formali anziché le proprie esperienze e osservazioni permetteva ai consulenti di focalizzarsi su una gamma ristretta di esperienze positive e confermative. Questo riduceva la complessità, e creava un prospetto decisamente più positivo. Dipendeva dal mantenere la riflessione critica a un livello minimo, dal non chiedere ragioni, e dall'ignorare i dubbi riguardanti il sistema di carriere.

Intraprendendo processi di stupidity self-management e tagliando corto le conversazioni interiori, i membri dell'organizzazione sono in grado di mettere da parte dubbi e dilemmi. Questo significa frequentemente che i dipendenti possono evitare di esprimere visioni su problemi sostanziali, di cercare ragioni, e di impegnarsi in pensieri riflessivi. Significa anche che i dubbi tendono a non essere comunicati, e a dissolversi.

(continua...)

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