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Psicologia dell'abuso


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Se parliamo di rapporti fra più individui, meglio partire dal concetto di società, e allora vale il principio generale che la mia libertà, intesa come libera azione, finisce dove comincia quella altrui.

Questo presuppone di vivere in un contesto socialmente avanzato, dove c'è Stato, Diritto, rapporti regolati in maniera certa. Qui l'abuso dei comportamenti è individuato dalla legge.

Se invece, parliamo di noi stessi, l'abuso c'è laddove la tensione a spostare in avanti un equilibrio porta, come risultato, l'autodistruzione fisica o interiore.

Ciao Sea, provo a rigirare la frase per vederla da un altro punto di vista:

la libertà degli altri finisce dove inizia la mia, se non percepisco quale sia la mia libertà di essere, come faccio a riconoscere se sono abusato da qualcuno o sto abusando di qualcuno (me stesso incluso)?

Per quel che riguarda noi stessi e i nostri autoabusi, volevo esporti questo mio punto di vista (rifacendomi ad un concetto fisico che riguarda le leggi della dinamica dei corpi : ciascun corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, a meno che sia costretto a mutare tale stato da forze impresse) se osservando il nostro stato di quiete, percepiamo una forza che tende a perturbarlo (a spostarlo avanti o indietro) il cambiamento avverrà, opporsi a tale cambiamento provoca tensioni, da cui sono dolori............

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Ospite sea

Ciao a te!

Che dire.. per quanto riguarda il rapporto con noi stessi, più che al dolore penserei, come hai detto, a una tensione, una fatica, un impegno..che è di tutti, in un certo senso..

ecco, come quando si tira con l'arco: la corda va tesa e l'arciere la flette, la modifica, la trattiene per un po', affinchè l'energia non si sprigioni in eccesso o in difetto, cercando di percepire quale sia la direzione migliore, la distanza, l'influsso dei venti contrari o favorevoli... per non gettar via la freccia insomma...

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Ciao a te!

Che dire.. per quanto riguarda il rapporto con noi stessi, più che a dolore penserei, come hai detto, a una tensione, una fatica, un impegno..che è di tutti, in un certo senso..

ecco, come quando si tira con l'arco: la corda va tesa e l'arciere la flette, la modifica, ma la trattiene per un po', affinchè l'energia non si sprigioni in eccesso o in difetto, cercando di percepire quale sia la direzione migliore, la distanza, l'influsso dei venti contrari o favorevoli... per non gettar via la freccia insomma...

Quando parli di: percepire direzione, distanze e influssi, parli di osservare il gesto che nasce spontaneamente e completarlo se riteniamo sia indirizzato bene.

La percezione di questa giustezza è possibile solo se la mente e i suoi pensieri non intervengono nel processo,

Se al fine di riuscire a comprendere se indirizziamo bene l'azione ci illudiamo di possedere una coscienza oggettiva del giusto o sbagliato, potremmo essere convinti di mandare la freccia nel centro ma sarà solo un altro tranello che la mente crea per confermare la sua integrità.

Quando parliamo di principi generali su cui basare la nostra (a mio parere falsa) coscienza oggettiva, che valuta se ledo o meno la libertà altrui, potremo essere condizionati da una regola, da una legge, da un semplice sentito dire frutto di un pensiero di una o più persone che, per quanto reso universale, non avrà mai la corrispondenza con un altro pensiero, in quanto siamo realmente ogniuno differente dall'altro, quindi ogniuno con una sua chiave di lettura.

La psicologia tenta di integrare nella società le persone che dimostrano nei fatti di avere una chiave di lettura che va aldilà delle sue regole, come è possibile però integrare una persona in una società se a sua volta la societa non è integrata, ma presenta quotidianamente delle contraddizioni?

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Ospite sea

In qualunque azione umana, compreso portare a termine i bisogni primari, la mente è sempre presente ed è quella che consente di realizzare le azioni.

Nel tiro con l'arco, è la mente che si concentra sul centrare il bersaglio e mette a punto tutti i movimenti del corpo per raggiungere quel fine.

Questo non significa che le menti siano uguali e che il processo decisionale sia identico dall'uno all'altro individuo.

Ci sarà quello più forte fisicamente, quello più emotivo, quello più freddo e razionale, quello più motivato perchè ha un'esperienza personale diversa o particolare.

L'unico fattore comune in questo processo è centrare il bersaglio, ma c'è chi non ci riesce subito e c'è chi non ci riesce mai.

E' vero che la coscienza oggettiva del bene e del male, della libertà mia e di quella altrui è pura illusione, perchè i rapporti fra le persone sono il risultato di lunghi compromessi, o più spesso di veri atti di prevaricazione.

La storia dell'uomo è piena di guerre di conquista e di sterminio. Il detto " Homo homini lupus" ha ispirato filosofi e giuristi.

La società di diritto non è un monolite in cui tutto è chiaro e non ci sono contraddizioni, come giustamente sostieni e non è possibile che sia altrimenti.

Proprio perchè ci sono tante verità quanti sono gli esseri umani, trovare uno spazio in cui vivere, parzialmente integrato( parzialmente perchè restano sempre la nostra libertà interiore, la nostra coscienza, i nostri gusti, ecc) è quasi sempre possibile; Se la società ti imponesse delle regole ferree , non solo nei comportamenti ma anche nel pensiero,se fosse una società di robot, allora l'integrazione sarebbe impossibile e la persona non omogenea sarebbe "rottamata" come in un ciclo di produzione industriale.

Una società non perfetta è forse migliore di una perfezione selettiva.

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In qualunque azione umana, compreso portare a termine i bisogni primari, la mente è sempre presente ed è quella che consente di realizzare le azioni.

I tuoi occhi vedono anche se la tua mente non pensa "ora vedo", vedono e basta. La presenza della mente condiziona l'azione che di per se è perfetta.

Hai mai provato a vedere e basta, senza intervenire con la mente e il suo pensiero che tentano di definire ciò che vedi?

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Ospite sea

Parli forse del pensiero libero, al di fuori degli schemi convenzionali, quel vedere al di là, proprio dei poeti e degli artisti, che è anche la fonte delle grandi scoperte in ogni tempo?

Sarebbe bello possedere questo dono. :rolleyes:

Potremmo più modestamente accontentarci di vedere, qualche volta, il conosciuto con occhi diversi.

Pensa al viaggiatore che insegue i luoghi della memoria, luoghi storici, sulle orme di chi li ha vissuti prima di lui, uomini, percorsi, vite passate... e si lascia trasportare, lascia scorrere e fluire liberamente immagini da sovrapporre al presente scarno, denso di un significato che resta tale per lui e lui solo. In questo c'è veramente poco di definito e razionale.

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l'abuso per me è l'esagerare in un qualcosa.....

c'è l'abuso di alcool, l'abuso sessuale, l'abuso di droga, l'abuso di confidenza.....

non sono proprio la stessa cosa....

alcuni come quello sessuale, di alcool e di droga sono essenzialmente dovuto all'arrendersi alla caccia al piacere , allora lasciamo cio che noi riteniamo corretto e fuoriuscendo facciamo di tutto per ottenerlo...

vogliamo lo sballo e abusiamo di droga e alcool, vogliamo una donna è abusiamo di lei....

definirei l'abuso nella situazione in cui l'oggetto del desiderio supera per importanza del desiderante il desiderante stesso,,,,,si lo definirei così

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Parli forse del pensiero libero, al di fuori degli schemi convenzionali, quel vedere al di là, proprio dei poeti e degli artisti, che è anche la fonte delle grandi scoperte in ogni tempo?

Sarebbe bello possedere questo dono. :rolleyes:

Potremmo più modestamente accontentarci di vedere, qualche volta, il conosciuto con occhi diversi.

Pensa al viaggiatore che insegue i luoghi della memoria, luoghi storici, sulle orme di chi li ha vissuti prima di lui, uomini, percorsi, vite passate... e si lascia trasportare, lascia scorrere e fluire liberamente immagini da sovrapporre al presente scarno, denso di un significato che resta tale per lui e lui solo. In questo c'è veramente poco di definito e razionale.

bhè ti posso dire che è possibile vivere senza il soggetto pensante,,,,,

si può vivere nel famoso qui è ora, li essendo il soggeto pensante , un ricordo, un pensiero, non ha accesso, dunquenopn decide, non interpreta non commenta.....e tu li sei....

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Ospite sea

A livello interiore tutto si può fare, e quindi anche vivere qui e ora, cancellando il passato e non immaginando il futuro.

Tuttavia, la coscienza del passato e l'immagine del futuro non sono inutili, neppure i vissuti molto dolorosi.

Una persona è il suo dolore, è la sua frustrazione , è la sua sconfitta, ma è anche il suo piacere, la sua vittoria, il suo orgoglio.

E' vero che il passato ti condiziona il presente e anche il futuro, ma non è corretto eliminarlo così come si cancella un file dalla memoria di un computer.

L'animo umano arriva a rimuovere un evento particolarmente doloroso, ma questo non fa vivere bene nel presente, tant'è vero che spesso si ricorre all'analisi, per riportare alla luce il dolore vissuto affinchè la persona lo possa riconoscere e superare.

Certo che non sempre funziona.

In fondo la droga, l'alcool e qualunque abuso verso se stessi e talvolta verso gli altri, non sono forse tentativi di cancellare nel presente il proprio dolore, scaricandolo su stessi o sulle proprie vittime?

Sì, il mio dolore mi rende più difficile vivere il presente, ma forse mi lascia progettare un futuro migliore, mi lascia immaginare e sognare.

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Parli forse del pensiero libero, al di fuori degli schemi convenzionali, quel vedere al di là, proprio dei poeti e degli artisti, che è anche la fonte delle grandi scoperte in ogni tempo?...................

.......................In questo c'è veramente poco di definito e razionale.

Io credo che la fonte delle scoperte, quindi del nuovo, è semplicemente vedere le cose per come sono!. Io parlo della possibilità che abbiamo di considerare che la mente non ha il predominio sulla nostra capacità di agire, il nostro corpo si esprime e compie azioni anche se la mente non interviene in questi processi, nel momento in cui la mente agisce, con i sui processi cognitivi, corrompe quello che prima è nuovo e aldilà del giusto o sbagliato.

Un esperienza immediata di questo è quell'azione spontanea del vedere, quello che vedi non è generato da un pensiero del vedere, tipo io ora comando i miei occhi e vedo, i nostri occhi vedono e basta. E' possibile che quello che vediamo abbia una definizione diversa da quella che hai assimilato nella tua vita o potrebbe non averne alcuna di definizione, il tentativo ingannevole che la mente opera è quello di definirlo in maniera tale che venga preservata la sua stasi.

Secondo me abbiamo la possibilità di osservare le cose senza intervenire su di esse, questo potrebbe essere un primo passo verso la liberazione dagli abusi, la liberazione della mente dalle esperienze passate, la possibilita di osservare pienamente le cose attuali e non considerarle scontate, la possibilità di non cristallizzare la nostra intelligenza rendendola capace di osservare il nuovo :rolleyes:

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Se parliamo di rapporti fra più individui, meglio partire dal concetto di società, e allora vale il principio generale che la mia libertà, intesa come libera azione, finisce dove comincia quella altrui.

Questo presuppone di vivere in un contesto socialmente avanzato, dove c'è Stato, Diritto, rapporti regolati in maniera certa. Qui l'abuso dei comportamenti è individuato dalla legge.

Se invece, parliamo di noi stessi, l'abuso c'è laddove la tensione a spostare in avanti un equilibrio porta, come risultato, l'autodistruzione fisica o interiore.

Mi trovo molto d'accordo con quello che scrivi, a parte sul fatto che dove c'è diritto i rapporti sono regolati in maniera certa.

Il diritto, credo, più che regolare in maniera certa i rapporti, fissa (o dovrebbe fissare) dei paletti, dei recinti invisibili a tutela

delle persone, dei quali le persone stesse devono tenere conto (da un lato) e sui quali possono fare affidamento (dall'altro)

nel vivere i propri rapporti. Entro questi vincoli, che non metto in dubbio che per qualcuno possano essere intesi come gabbie,

i rapporti poi possono evolvere liberamente, in maniera comunque imprevedibile, non certa.

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Ospite sea

Sì, penso che quello che dici sia vero, in parte perchè non è possibile prevedere tutte le ipotesi, le situazioni inerenti ai rapporti umani e un po' perchè bisogna lasciare spazio alle idee e alle iniziative dei singoli.

I problemi nascono quando ci sono dei contrasti e allora, per risolverli, si prova a ricorrere ai giudici, che per quanto siano dei tecnici che applicano una legge, se c'è, perchè può anche non esserci, sono sempre persone, con la loro storia, le loro certezze, i loro dubbi.

Molti sentono la regolazione dei rapporti civili come una limitazione, una gabbia rispetto alle loro necessità e ai loro desideri.

Certo ci sono delle ipotesi che devono essere per forza precise: il non uccidere, comandamento biblico, non può fare eccezioni. Non si può mica avere l'idea di eliminare qualcuno perchè è nero, giallo, verde, marziano, perchè proviene da un paese lontano o perchè ci sta antipatico.

Invece un grosso problema di coscienza è la morte assistita, ad esempio, attualmente non risolto.

E' anche vero che le norme non sono così statiche, come le sbarre di una cella, ma sono soggette a cambiamenti voluti dagli uomini.

Pensa a come cambia il comune sentire rispetto al gusto, alla tolleranza religiosa o dei costumi.

Negli anni 50, nel Codice Penale, era previsto, come saprai, il delitto d'onore che in pratica stabiliva quasi una non punibilità per il marito tradito che uccideva la moglie. Bellissimo il film con Mastroianni " Divorzio all'italiana" con l'arringa di Paolo Stoppa, l'avvocato, che con veemenza gridava "Disonorata!! Disonorata! Disonorata!" :ola (2):

Certo gli adeguamenti sono lenti e notoriamente nel nostro paese la giustizia è un miraggio.

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