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inventare il lavoro


ransie

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io pensavo il tuo. Mi parli di guerra... non ti capisco.

Io penso che ci si possa far posto in qualche modo ad esempio nella mia città si è vissuto per molto tempo il problema dell' immigrazione ma da qualche tempo il "problema" sta diventando più una risora come ad esempio una forma di commecio equo solidale nato da iniziative di stranieri ai quali è stata concessa la possibità di sostenere una forma di sviluppo . A me sembra che sia una buona idea, ad esempio... casi di persone che riescono non solo ad integrarsi ma a contribuire all' economia. Questo solo per voler dire... qualcosa si può fare

Si, senz'altro... devi prima entrare in un giro dove godi di qualche forma di protezione, però,

altrimenti i rischi più grossi li corri se le tue iniziative hanno successo, perché le iniziative che

hanno successo scatenano appetiti che se non hai protezione... saranno soddisfatti!

E' per questo che dico che è "guerra", e non più economia, perché il problema non è quello di

trovare cose da fare, idee che possono funzionare economicamente e che possono essere utili...

di quelle ce ne sono infinite, proporzionali al numero di problemi che abbiamo. Quella è la parte

facile. La parte difficile è quella di difenderle, e se funzionano, ora come ora è più difficile (se fai

parte di qualche camarilla, invece, è diverso...).

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ste, ma di che diavolo stai parlarlando?

scusa ma io non ti capisco. Guarda che io mi riferisco a piccoli commercianti e piccole imprese che nonostante tutto riescono ad esistere, proprio tutto qua. Non lobby o collusioni mafioso-protezionistiche.

Io sono una ragazzotta di 25 anni, attualmente senza un lavoro e senza grandi prospettive, forse. Una persona comune, come tante altre nella mia situazione, non ho nessuna accezione che mi esalti al di sopra della media.

Non più bella,non più ricca, non più preparata, nè figlia/nipote/parente di nessuno che conti. I miei parenti difatti non hanno ancora capito che lavoro abbia fatto in questi anni e nonostante ciò pensano che lo debba cambiare - trovati un lavoro normale- dicono. Scusa la parentesi, ci stava.

Forse troverò un lavoro, uno qualunque. Precario, insoddisfacente magari con meno responsabilità ma anche insoddisfacente e sempre meno pagato.

Che figo!

Pagherò la mia vita a rate. Forse lasciandone un pezzo in debito a chissà chi.

Tu, caro Ste credo sia in una posizione un po' diversa dalla mia, almeno da quello che ho letto, credo.

guarda che a volte è più facile buttarsi giù da un ponte piuttosto che trovare le risorse per continuare a vivere.

ed è ancora più facile solo pensare di buttarsi.

Tu forse, per merito naturalmente, hai un lavoro rasicurante e adeguatamente ricompensato , una vita tranquilla - la - la - la.

Io fino ad ora da quando avevo 17 anni ho sempre provveduto a me stessa in qualche modo. Ma è stato un continuo barcamenarsi. Non è lungamente ripetibile, volessi essere masochista con me stessa certo potrei rifarlo ma non durerebbe comunque e non a causa mia.

sono in un periodo un po' nero ma mi riprenderò.

Devo solo rimettere a posto le idee e decidere in autonomia. Ci possono essere progetti buoni, magari un paliativo o ripiego come dici tu ma che ci vuoi fare bisogna saper adattarsi.

Non mi piace molto la nostra società in generale ma non posso limitarmi a contestarla senza occuparmi anche di provvedere alla mia esistenza.

Sai, ogni tanto preferirei ricevere una pacca sulla spalla. Ma non si può del resto quando è guerra ...

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ste, ma di che diavolo stai parlarlando?

scusa ma io non ti capisco. Guarda che io mi riferisco a piccoli commercianti e piccole imprese che nonostante tutto riescono ad esistere, proprio tutto qua. Non lobby o collusioni mafioso-protezionistiche.

Sto parlando proprio di quelle. Le nostre piccole imprese sono mediamente un po' mitologizzate (beh, anche quelle grosse).

Nonostante tutto riescono ad esistere, dici ... se l'intenzione è quella di lanciarsi nell'imprenditoria, come minimo ci sarebbe

da chiedere (prima di lanciarsi) "il tutto nonostante il quale riescono ad esistere... cos'è?", e poi andare a verificare se è

davvero "nonostante", oppure "grazie a"... non so se mi sono spiegato.

Il senso di quello che sto dicendo è che fare impresa non è una soluzione al precariato, ma anzi, è tutto ciò che si fa per

rendere sempre meno precario il poooovero imprenditore italiano, che aumenta il precariato (scarica altrove il "rischio", che è

una delle cose che distinguono un'impresa da un frullatore).

Non è un caso se siamo il paese europeo con il più basso tasso di fallimenti, nonostante il numero impressionante di imprese

e nonostante si sia al tempo stesso il fanalino di coda, dal punto di vista dell'economia.... cioè... è proprio di come funzionano

le imprese che si parla quando si dicono queste cose, mica di come funzionano i clochard.

PS: Io sono disoccupato da quasi 4 anni (un pre-clochard, inizio anche ad averne l'aspetto), ne ho 37 e un curriculum da brivido.

Ci sono alcune decine di famiglie che vivono ancora dei frutti del mio lavoro (non per molto perché non è eterno), e non ho mai

avuto a che fare con mafiosi o persone potenti di chissà quali lobby. Solo con persone normali, onesti cittadini che si alzano la

mattina, vanno al lavoro, obbediscono, tornano a casa, mettono su casa e famiglia, pagano le tasse, fanno le ferie una o due volte

all'anno, nei tragitti si lamentano, ma nonostante tutto vanno... avanti... così come hanno sempre fatto....

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io credo che se sei imprenditore sei anche abbastanza squalo da sopravvivere.. nel mondo dell' economia..

se sei un tantino persona sensibile con un interiorità .. allora sei pasto per gli squali..

io non sono un imprenditore .. e non riuscirei mai a gestire un impresa... mi mancha la necessaria lucidità.

lucido .. e squalo le due caratteristiche per gestire un impresa.. qualsiasi essa sia..

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Ciao caro Ste, che oltre tutto mi stai pure simpatico, io certamente mi sbaglio e se sarò brava andrò anch' io a fare la fomentatrice di gurre, precariato con l' appoggio dello stato mafioso che ci protegge. Se non sarò così brava, sopravviverò (forse).

Hai ragione tu ma questa, non è la normalità non per me e purtroppo per molti altri

persone normali, onesti cittadini che si alzano la

mattina, vanno al lavoro, obbediscono, tornano a casa, mettono su casa e famiglia, pagano le tasse, fanno le ferie una o due volte

all'anno, nei tragitti si lamentano, ma nonostante tutto vanno... avanti... così come hanno sempre fatto....

Sei disoccupato da 4 anni. Forse hai avuto una professione veeramente molto redditizia. Non è da tutti, complimenti.

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Ciao caro Ste, che oltre tutto mi stai pure simpatico, io certamente mi sbaglio e se sarò brava andrò anch' io a fare la fomentatrice di gurre, precariato con l' appoggio dello stato mafioso che ci protegge. Se non sarò così brava, sopravviverò (forse).

Hai ragione tu ma questa, non è la normalità non per me e purtroppo per molti altri

persone normali, onesti cittadini che si alzano la

mattina, vanno al lavoro, obbediscono, tornano a casa, mettono su casa e famiglia, pagano le tasse, fanno le ferie una o due volte

all'anno, nei tragitti si lamentano, ma nonostante tutto vanno... avanti... così come hanno sempre fatto....

Sei disoccupato da 4 anni. Forse hai avuto una professione veeramente molto redditizia. Non è da tutti, complimenti.

Quella è la normalità per la maggior parte delle persone. I precari in Italia sono tanti, troppi, ma sono comunque una

percentuale bassa rispetto al totale delle persone che lavorano (pardon... che hanno un lavoro). Se si trattasse di un

problema per la maggior parte delle persone che lavorano, chi ne è toccato si ritroverebbe ad affrontare il problema

del precariato, non ad affrontare la maggior parte delle persone che lavorano.

Riguardo a me ho detto che sono disoccupato da quasi 4 anni, non ho detto che in questi quattro anni mi sono dato alle

spese pazze e alle pazze gioie e che non ho fatto i salti mortali per sopravvivere. Si, il mio lavoro era redditizio... ci stanno

ancora ricavando soldi... il problema (loro) è che non bastano per coprire il buco che stanno scavando senza saperlo, o

senza volerlo sapere... che tanto poi qualcuno arriverà in soccorso dell'"Italia che fa e che produce".... fosse.

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il fatto è a parer mio, che tutti ma dico proprio TUTTI TUTTI hanno qualche buon pretesto per potersi lamentare e più ci si lamenta più ci si fà inchiappettare.

Mi perdoni il torpiloquio, ingegnere.

ma così si capisc! :8P:

ma si capisc :;): ?

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Si vede che sei inadeguata al mondo del lavoro. Bella forza che sei a spasso! :;): Non hai ancora capito come funziona il 'chiagni e fotte!!!

Visto che anche tu mi sei simpatica (forse anche per questo!) ti do una ripetizione sulla materia (semiseria... per scherzo, eh!).

Se vuoi sopravvivere nel mondo del lavoro, senza correre rischi, devi invece lamentarti molto, stando però molto attenta a

1) Non indicare i problemi veri. Esempio: se sei un imprenditore non devi lamentarti della concorrenza sleale di chi falsifica

i bilanci, o del fatto che gli appalti sono pilotati, o cose così, ma delle tasse troppo alte, del costo del lavoro troppo elevato,

dell'euro, della Cina, e del fatto che non ci sono abbastanza diplomati e laureati e che quelli che ci sono non sono preparati.

Se invece sei un dipendente, devi lamentarti del fatto che non ti pagano abbastanza, oppure che si lavora troppo, ma non del fatto

che si lavora male, che si fanno cose stupide che non farle sarebbe più redditizio e che nella tua azienda lo stato di diritto è sospeso

e il codice civile e quello penale sono dei tabù.

2) ) Farlo dove non serve. Se ti lamenti che non ti pagano abbastanza, non devi farlo con la tua controparte contrattuale (il

datore o chi per lui), ma con il collega che lavora il doppio di te e prende la metà, col fidanzato, con Alice, al limite! Il lamento non

serve per dire che non guadagni abbastanza, che tanto non è che lamentandoti ti danno di più, però serve per conferirti quell'aurea

di stoico resistente che tiene lontano gli scocciatori e li invoglia ad andare a portare i problemi dal tuo collega che lavora il doppio

(l'è semper lu). Se invece come imprenditore ti lamenti delle tasse troppo elevate, non devi lamentarti col politico che stabilisce la

politica fiscale, o con il collega imprenditore più grosso di te del quale sei fornitore che grazie agli aiutini statali a pioggia rimane a

galla e rimanendo a galla tiene a galla anche te. Una mano lava l'altra, cribbio!!! Lo sai benissimo che pur di rimanere nel "giro" ne

pagheresti anche il doppio, di tasse. E men che meno devi lamentarti quando parli con un economista, a meno che tu non sia bravo a

buttarla in caciara, perchè dopo due frasi si capirebbe subito che non sapresti distinguere una tassa da un tasso e che se ti parlassero

di MOL penseresti subito al tuo pisello e se si aggiungesse "utile lordo" ne avresti una mezza conferma anche se la parola "utile" ti

farebbe venire qualche dubbio, che però terresti per te perché la tua immagine di uomo forte conta e lo sai ("tu" imprenditore/manager

tipico italiano, non "tu" Ransie, eh!!!).

Il succo della strategia è semplice: il lamento non serve ad indicare un problema a chi può e deve risolverlo cambiando qualcosa, come

quando hai mal di pancia e chiami il medico e dici "ho mal di pancia", ma serve ad allontanarlo per non cambiare nulla, come quando dici

alla mamma "ho mal di pancia" perché non hai fatto i compiti e vuoi rimanere a letto.

E poi dicono che la scuola insegna nulla...

'Notte. Domani è un'altro giorno. :8P:

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Sull'aprirsi un'impresa hai ragione: non è difficile aprirla ma è difficile mantenerla. Però non basta la preparazione

sul prodotto... servono capacità di guida.

certo ste' ,cmq era sott'inteso.!!!

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Buongiorno!

Ammazza Ste quanto sei xxxxxxxxxxx, comunque grazie per la lezione.

Potrei anche darti ragione su tutto anche se io che non sono ingegnere recepisco un' altra sensazione rispetto al lamentarsi passivamente.

Mettendo da parte l' oggetto che si lamenta credo che se si desideri realmente cambiare uno stato di cose l' individuo abbia la possibilità di cambiare in termini di miglioramento applicando un certo sforzo e prendendo iniziative che interpretino il suo modo di vedere le cose ed i suoi ideali.

Non sto dicendo che sia facile ma possibile, apprezzabile aggiungo. Le società presso cui ho lavorato fino ad ora avevano dei progetti utili e perseguivano uno scopo "sociale" non contestabile dal punto di vista degli intenti, il problema grave stava invece nella conduzione quindi il problema era da ricondursi alle persone che esercitavano la loro autorità commettendo tutta una serie di "abusi" in ogni forma applicabile dalla loro mente contorta. Un' azienda rispecchia le personalità dei suoi fautori.

Ma io sono una bella forza a spasso ( carina la aggiungo al mio vocabolario)

Ti leggo molto volentieri Ste, tanto ho da imparare e ti ringrazio per gli spunti interrogativi ma detto ciò non si può fare altro che stare a guardare?

tu sei un ingegnere, lo sei stato e lo sarai ( più o meno le tue parole visto che per curiosità sono andata a ficcanasarew in giro)

Io invece sono solo Lucia.

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Cambiamento? ^_^ Vogliamo parlare di cambiamento? Volentieri!! Modestamente... è la mia specialità... :D:

Certo che si può cambiare uno stato di cose, anzi... ti dirò di più... uno stato di cose cambia sempre, e a farlo

cambiare spesso contribuiscono in modo pesante proprio le cose che fa chi vuole evitare che lo stato di cose cambi.

Prendi ad esempio proprio il "lamento" strategico a fini personali (il "ho mal di pancia" per non andare a squola), da non

confondere con la contestazione, la protesta o la segnalazione di qualcosa che non va, che sono altre cose (il "ho mal di

pancia" detto al medico per dargli informazioni che gli servono). In un'azienda dove il lamento strategico è ampiamente

tollerato, mentre al tempo stesso magari si stigmatizza la segnalazione o la contestazione, alla lunga si tenderà a negare

qualunque problema serio e quindi l'azienda cambierà di sicuro, magari non sul breve ma di sicuro sul medio/lungo periodo.

Probabilmente farà crac, oppure dovrà fare tagli pesanti per riprendersi dagli effetti dei problemi non affrontati in tempo.

Questi sono cambiamenti, altrochè se lo sono! Positivi o negativi? Dipende dal punto di vista...

So cosa penserai... "ma io pensavo a cambiamenti più... costruttivi". Il fatto è che se lo stato di cose da cambiare consiste,

ad esempio, in una situazione in cui si fa fatica a muoversi da una città all'altra, il cambiamento che serve può essere la

costruzione di una strada o l'invenzione del teletrasporto (e qui l'ingegnere può essere utile), ma se lo stato di cose che si

vuole cambiare è uno sfascio collettivo di tipo etico e/o psicologico... è un altro paio di maniche.

Poi... se ciò che uno desidera davvero cambiare non è lo stato di cose ma solo la sua condizione personale, non è necessario

cambiare lo stato di cose (anzi, è meglio evitare, perché la storia insegna che gli "agenti del cambiamento" più efficaci vengono

spesso fatti fuori!). In questo caso è meglio limitare un po' le aspirazioni, e cercare di cambiare la propria posizione all'interno

dello stato di cose.

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Per cambiare la propria posizione personale, non sono Robin Hood, è comunque necessario uscire da certi canoni onde evitare di dar seguito allo stesso filone. Perdona la banalità. Per intanto sto cercando di capire come.

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comunque mio caro ingegnere, ( p.s. mi sono sempre stati sul culo gli ingegneri di solito sono mediamente brutti, con la panza e soprattutto isterici)

te sei strano... :air_kiss:

l' unica cosa che ti rimprovero è questo pessimismo cosmico da apocalisse... e non essendo un uomo non posso neanche porvi rimedio scaramanticamente :air_kiss:

Nonostante debbia dare atto a ciò che dici.

ma scusa:

1. sei ing.

2. hai il santo dono dell' ironia

3. tieni pure un capacchione e magari non sei neanche un cesso ( questo ce lo aggiungo magari sei brutto forte ma che ti frega a sto punto )

Fai qualcosa cacchio!

forse lo stai già facendo, naturalmente.

ognuno a parer mio StefanowyiowaòhuòXNN££90ì' ha il sacrosanto diritto di ritagliarsi un suo posto nel mondo e magari poter esprimere al meglio le sue capacità, perchè no, realizzare i propri sogni o pensare di vivere meglio. A proprio modo, il migliore dei mondi possibili.

Mi scuso in anticipo per la confidenza che mi sono presa. Ma i giovani vanno perdonati di qualche irriverente ingenuità.

:air_kiss:

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per dirla tutta, l' introduzione - autore anonimo in fase di scrittura- l' avevo già letta. Avevo subodorato che fosse roba tua.

Giusto per non fare brutta figura e per far di conto Ste, acchiapp' o cane. Questo è uno che leggo per darmi la sveglia. più che fare è uno che lòa racconta, ma sempre di ottimista si tratta...

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...56&sezione=

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per dirla tutta, l' introduzione - autore anonimo in fase di scrittura- l' avevo già letta. Avevo subodorato che fosse roba tua.

Giusto per non fare brutta figura e per far di conto Ste, acchiapp' o cane. Questo è uno che leggo per darmi la sveglia. più che fare è uno che lòa racconta, ma sempre di ottimista si tratta...

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...56&sezione=

Articolo interessante.

Quando sento parlare di "ottimismo" e di "pessimismo" mi viene sempre in mente questo:

http://youtube.com/watch?v=wvpVaQqlMLA

Tornando allo "stato di cose" da cambiare, generale o personale che sia, il primo passo per farlo consiste

nell'analizzarlo un po' seriamente e, nella maggior parte dei casi, descriverlo. Se poi dall'approfondimento

viene fuori che è uno stato di cose positivo, il cambiamento non serve (penso, almeno...). Se invece viene

fuori che è uno stato di cose negativo, o con cose negative da cambiare, è inevitabile parlare di quelle e

descrivere quelle, e mirare a cambiare quelle (come farlo, poi, è un discorso successivo).

E allora mi domando sempre: ma "pessimismo" e "ottimismo", che c'azzeccano? E anche se c'azzeccassero,

siamo sicuri di non scambiare per pessimisti gli ottimisti e viceversa? Un pessimista se vede che c'è qualcosa

che non va, ma per via del suo pessimismo non crede che si possa cambiare, mica ne parla... di solito tace!

E se qualcuno prova a parlarne dice "va tutto bene!" (cosa che lo potrebbe far pure apparire ottimista...).

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ma valà dai.

Guarda che sei una roba.

ti parlo di me così evito di vaneggire e sproloquiare scadendo in qualche discorso generalista che al momento non pare pertinente. ( se riuscissi a intavolare frasette di questo genere ancora più prolisse e senza per altro dire un tubo potrei darmi alla politica) hi hi

Momento serietà:

allora, mettiamo da parte il discorso ottimismo/pessimismo.

parliamo di stato d' animo. Ad esempio mi ricordo PERFETTAMENTE e forse riesco persino a riviverle le sensazioni che provavo nei momenti di depressione o di buon umore e lavorativamente parlando, il buon umore era quella sensazione apparente e fittizia del " cavalcare l' onda". Fittizzia lo si è rivelato poi post depressione e conseguente rottura del rapporto dilavoro, ma la sensazione era reale.

Il prologo non disattende il più banale dei discorsi sulla giusta predisposizione d' animo, volontà di riuscita, senso di appagamento, fuoco sacro ecc.. che unite al raziocinio muove per costruire. secondo me è essenziale essere muniti di una forte carica emotiva. Mancando quest' ultima credo che non riuscirei neanche ad alzarmi dal letto. Banalità

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p.s. sono sempre senza casse, non posso ascoltare l' audio ma più o meno me li ricordo i suoi discorsi...

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Ottimismo e pessimismo sono "stati d'animo", null'altro che stati d'animo, anche se da 15 anni a questa parte c'è una

grancassa di idioti che cercano di farli passare per caratteristiche delle persone di successo o di insuccesso per mascherare

i veri motivi del loro "successo", che nulla ha a che vedere con l'ottimismo che ostentano ma molto con pratiche descritte

dal codice penale, im quanto distruttive.

Ma a parte questo, se si vuole parlare seriamente di costruire - o di distruggere, che a volte serve anche quello - è

indispensabile andare oltre gli stati d'animo. Quando si parla di lavoro, o di attività economiche, sociali e via dicendo,

e di iniziative in questi campi, si parla di cose più ampie, la cui riuscita e sopravvivenza dipende da tanti fattori che spesso

sono di una complessità tale da renderla difficilmente afferrabile (difficilmente, ma quasi mai impossibilmente). Vincolarle

allo stato d'animo è un errore in partenza, perché già risentono in modo naturale dagli stati d'animo e questo le rende più

complicate. Semmai è importante cercare di far sì che ne risentano di meno. Meglio che sia lo stato d'animo a risentire

dell'andamento di un'iniziativa, che non il viceversa...

Esempio stupido: l'iniziativa di andare in auto da Trento a Milano. L'iniziativa avrà più probabilità di successo se ci si affida

allo stato d'animo e si parte a seconda che si senta di buon umore o meno, o se prima si controlla quanta benzina si ha,

quali sono le condizioni del tempo, delle strade e del traffico, e poi si decide se partire o meno e quando?

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Questo lo davo per scontato.Dico semplicemente che per affrontare le cose ed i problemi che insorgono naturalmente , piuttosto che prendere delle iniziative è necessaria una predisposizione all' ottimismo e cercare di mantenerla anche durante i periodi di magra in modo da non influenzarsi negativamente e cercare le risposte ai vari casi. Costanza, determinazione, impegno, obiettivi chiari, etica. Queste sono caratteristiche che influiscono esattamente come i "fattori concreti " e che rendono un progetto realizzabile efficacemente o meno. Non so se così è più chiaro.

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Questo lo davo per scontato.

Dandolo per scontato si cancella uno dei problemi più grossi. Lo si cancella, ma solo dalla vista.

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