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Silviag78

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  1. "brutta, buia, fredda, cattiva, pilastri, sabbie," Ma questi aggettivi li ho usati io o sono una tua interpretazione-descrizione delle mie patologie??? Pilastri??? Sabbie?? Sabbie mobili magari!
  2. "all'inizio ti ho fatto una domanda molto precisa, e forse anche per questo ci hai girato cosi intorno, ed era questo il motivo per cui ti ho detto che se non vuoi rispondere non fa niente, ma se ti va però e non lo fai, io non posso di certo non fartelo notare." Beh, dopo un'affermazione del genere non mi resta che abbandonare questa specie di tuo monologo mascherato da dialogo!!!! Non è che se delle cose non ti arrivano devi per forza dire che uno non ti ha risposto!!! P.S: mai visto un altro caso in cui il nickname fosse così calzante!
  3. Ma no Roberta!!! Dai, cerca di continuare con lei! Tutti gli psicoterapeuti sembrano un po' freddini. Ma tu cosa ne sai di quello che pensa o prova? E poi cerca di pensare a quello che provi tu e non a quello che prova lei! Il suo controtransfert se lo gestisce lei, tu non c'entri! Forza! Vedrai che pian piano comincerai a sentirti accolta. Un abbraccio
  4. Ego, perché tutto questo cinismo? Perché sali sempre in cattedra? Purtroppo c'è chi considera una data realtà solamente "vivibile". Esistono tragedie immani nelle persone e nelle famiglie. Credi che chi ha vissuto un dramma o una grave perdita possa vivere una realtà definibile in altro modo? O forse hai una specie di bacchetta magica?
  5. Non è una descrizione di realtà né tanto meno una fantomatica descrizione di una "realtà standard" (che poi cosa vuol dire???). E' ovvio che se parlo di realtà allora parlo della mia realtà, non certo della tua o di una realtà media o standard... Nello specifico nel mio post mi riferivo alla MIA realtà prima che io entrassi in un profondo disagio psichico ed era una realtà alla quale io potevo ancora affacciarmi senza ricorrere alle più rocambolesche vie di fughe e senza cercare contenimento nelle più profonde e buie sofferenze( anoressia, dipendenza affettiva, negazione, abuso di alcol e non ultimo ipocondria). Era una realtà la MIA che potevo ancora accettare e VIVERE senza rabbia(vivibile appunto come diceva prima qualcuno). E' quella realtà che voglio ricominciare a guardare dritta negli occhi, non un'altra più soft e fantasmatica ma quella che mi appartiene e che, per certi aspetti NON E' POSSIBILE CAMBIARE.Allora l'unica cosa che posso fare, visto che non posso mutare il paesaggio, é spostare il mio punto di vista e cercare di osservare con occhi nuovi. E' questo per me il senso del mio percorso psicanalitico.
  6. Hai detto delle cose importantissime. Grazie per la condivisione! Anche io ho un problema di dipendenza affettiva che però si manifesta con la non accettazione di emozioni e sentimenti, con un braccio di ferro continuo tra la mia parte razionale e quella emotiva, con un distacco difensivo proprio dalle persone che più amo, con l'incapacità di accogliere la sofferenza, con la fuga nella svalutazione dei rapporti ai quali tengo di più quando mi sembrano in pericolo. Le tue riflessioni sono molto acute. Sei su un'ottima strada! Un abbraccio
  7. Silviag78

    Patologie varie

    molto interessante!
  8. Ok, ma se uno va in psicoterapia, cioè fa un grosso investimento in termini sia emotivi che economici è ovvio che ci va con delle aspettative (nel senso etimologico del termine: cioè si aspetta qualcosa, nutre speranza). Come pensi che si possano eliminare tali aspettative pur mantenendo la motivazione a guarire?
  9. Scusami Acqua, ma spesso non capisco quello che dici, dove vuoi arrivare. Mi sintetizzi il senso del tuo scritto?
  10. Cioè la realtà così com'è, così come la vedresti se non ti rifugiassi dentro dipendenze affettive e illusioni. E' solo da quella realtà che, secondo me, si può ricostruire un modo di rapportarsi agli altri e a se stessi più sano. E' per questo, credo, che ad un certo punto della terapia si sta peggio di prima, perché appunto arriva un momento in cui ci si rende conto che quelle che si credevano fondamenta sicure erano, in fin dei conti, fondamenta di sabbia, quelli che si credevano amori erano rifugi, quelle che si credevano convinzioni erano paure. Ma è proprio in quel preciso istante nel quale guardi in faccia i tuoi fantasmi senza più difese o maschere che puoi iniziare a vivere da persona non più felice o più serena ma più libera.
  11. cavolo mi sa che hai centrato la questione! In effetti, se ci ragiono un po' su i motivi per i quali mi sono recata in analisi (dovevo affrontare un intervento chirurgico) erano davvero lontani dal mio reale problema o ne costituivano soltanto una superficiale manifestazione. Cavolo io credevo di essere messa maluccio ma non così tanto come poi è venuto fuori nel corso delle sedute!!! Il fatto è che col passare delle sedute ci vengono tolte molte illusioni e veniamo, per così dire, "stretti dentro noi stessi" e non c'è più via di fuga o soluzione. L'unica soluzione per non guardare negli occhi il nostro fantasma è credere che l'affetto o l'amore dell'analista o per l'analista possa guarirci da tutti i mali. Ecco, credo che sia questa l'ultima illusione a dover infrangersi. Che ne pensi Ego?
  12. Tutto quello che dici mi sembra molto sensato. Soprattutto il fatto che spesso ci si dimentica il reale motivo per cui ci si reca in quello studio una volta alla settimana. Io a volte ci vado come se stessi andando a trovare un'amica o peggio una madre o qualcuno che è lì per darmi calore umano. Niente di più sbagliato! A volte mi sento frustrata se mi soffermo a pensare che devo pagare qualcuno perché ascolti i miei problemi ma poi ritorno in me stessa e ricordo che si tratta (si spera) di un professionista e non di un amico col quale fare chiacchiera da salotto. Il pensiero che più mi devasta è che quando starò bene questo rapporto "artificiale" che mi ha riempita per così tanto tempo diventerà non più necessario e, anzi dovrà finire. Ecco, questo pensiero dell'inevitabile separazione un po' mi turba e non mi consente di aprire il mio essere alla terapeuta. E' come se avessi tutta una serie di difese attivate che mi consentano di non soffrire troppo, ma sono quelle stesse difese che mi impediscono di guarire. Un bel casino!
  13. oggi vorrei scomparire...

    1. ransie

      ransie

      io vorrei anche solo avere un sosia da mandare avanti al posto mio.

    2. Silviag78

      Silviag78

      è vero ransie!ci penso anche io tante volte!

  14. In che senso "competizioni con il terapeuta"?? Non credo si tratti di questo, almeno non nel mio caso.
  15. ma è terribile! senzapadroni ti sono vicina.
  16. Grazie per la tua risposta Pruillio! Io non dubito delle capacità professionali della mia psicoterapeuta che è molto esperta, piuttosto ho paura di me stessa, della mia fragilità, della mia tendenza ad affezionarmi troppo a chi mi da sostegno, della mia incapacità di stare alle regole del setting che avverto come claustrofobico. Cercherò di fare tesoro delle tue riflessioni. Un caro saluto
  17. Grazie Robi! Sei davvero molto avanti per la tua età. La sofferenza fa crescere in fretta. Io sono stata bambina per poco tempo, sono stata costretta a "cavarmela da sola" quando ero ancora una ragazzina. Ho fatto la parte della forte per tanto tempo, ma ad un certo punto sono crollata. Mi manca quel contenimento che non ho mai avuto; sento ancora oggi a 32 anni il desiderio di quegli abbracci che troppo presto mi sono stati sottratti. A volte stringendo mia figlia mi commuovo pensando a tutte le volte che ho elemosinato le attenzioni di mia madre. Mi sono illusa di poter ritrovare in terapia quel calore che mi mancava, quella forza, quella dolcezza di cui avevo bisogno. La mia terapeuta ha fatto in modo che si instaurasse un forte transfert per poi mostrarsi distaccata, fredda. Oramai la avverto come una figura ostile ma non riesco a farne a meno. Spero tanto di riuscire a stare meglio in fretta. grazie Robi!
  18. Ciao a tutti. Mi trovo in un momento molto difficile. Sono in psicoterapia (psicanalitica) da un anno e mezzo circa. Alcuni miglioramenti ci sono stati, ma adesso sto attraversando un momento molto triste accompagnato da sentimenti ambivalenti verso la mia terapeuta. Sono fortemente dipendente da lei e al tempo stesso la odio, non riesco ad aprirmi completamente perché temo le sue reazioni, non mi sento sufficientemente al sicuro perché sono stata inviata a lei da un'amica psichiatra che è sua collega e temo che le cose dette in seduta possano essere riferite alla sua collega mia amica. Insomma, sto male! Sogno tutte le notti la mia terapeuta e in genere si tratta di incubi o di sogni in cui c'è una forte angoscia da separazione. Mi sento paralizzata nelle mie paure. Vorrei cambiare terapeuta ma ho il terrore di soffrire troppo per questo distacco. Qualcuno può aiutarmi? P.S: La mia diagnosi è : Ansia generalizzata con attacchi di panico. Depressione moderata.
  19. odio la mia terapeuta!

  20. Roberta basta con le telefonate!!!! (da che pulpito viene la predica....)
  21. OGGI ATTACCO D'ANSIA DURANTE RIUNIONE. CHE FIGURA DI XXXXX !!!!!

  22. Silviag78

    depressione

    Per favore, vivi la tua vita nel rispetto di te stessa, dei tuoi gusti, dei tuoi valori. Non lasciare che la paura del giudizio ti paralizzi. Io non mi definisco etero, né gay, né bisex. Sono semplicemente una persona alla quale è capitato di innamorarsi o infatuarsi e vivere storie sia con uomini che con donne. Il mio cuore non bada a queste differenze. Ad oggi sono una donna sposata e ho due figli. Sono fedele a mio marito e sono felice così, ma non rinnego il passato né mi preoccupo di tenerlo nascosto. Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene.
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