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Gineprix

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  1. Anzitutto, grazie per le risposte. @ransie: Credo di essere stato sincero con lei quando affrontammo la questione in una lunghissima chiacchierata in auto. In quell'occasione, infatti, le spiegai che mi piace come persona, per vari aspetti del suo carattere, e che le voglio bene, ma che non sono innamorato di lei. @Hope82: Non sono affatto innamorato di lei, semplicemente perchè ci sono molti aspetti del suo modo di essere che mi infastidiscono notevolmente; e poi perchè se mi innamorassi di una donna me ne accorgerei, visto che è una delle cose che più desidero! Posso garantirti che, stante il mio grandissimo desiderio di avere una compagna e stanti le mie modeste doti di seduttore, ho ridimensionato notevolmente le mie aspettative. Ovviamente, penso che anche l'occhio voglia la sua parte, per cui sono attratto maggiormente da donne piacevoli (non bellissime o perfette), che, ad esempio, non siano alte 150 cm e pesino 120 Kg :) Non escludo affatto che una donna anche non propriamente bella e mediamente intelligenete possa farmi innamorare. Anzi, forse una donna "media" (come me) è proprio ciò che preferirei incontrare. Troppo bella o troppo intelligente > possibili problemi... @sergio65: Penso che farò così, ma allentando il rapporto gradatamente (per lei, non per me, visto che spesso non sento alcun desiderio di chiamarla o vederla). Un caro saluto a tutti
  2. Tempo fa conobbi una donna, che qui chiamerò Ada (A). Sui 35, molto schiva, timida, insicura. Non lavora ed è in generale alquanto passiva, non prende iniziative se non di rado. Non avevo una compagna e ne pativo la mancanza, sia dal punto di vista affettivo che sessuale. Così, iniziai a frequentare A, attratto dalla sua timidezza, dalla sua insicurezza (dalla sua vulnerabilità?). Ci vedevamo di tanto in tanto, siamo usciti a fare passeggiate, a bere qualcosa, a mangiare una pizza. In breve, la corteggiavo. Ero sinceramente dispiaciuto per la sua insicurezza e per la sua poca autostima, e cercavo di darle messaggi che potessero rafforzarla; la sua semplicità, la sua ingenuità, la sua gentilezza mi intenerivano. Qui è il punto cruciale del mio avvicinarmi a lei: altruista da un lato, egoista dall'altro. Da un lato ero veramente dispiaciuto per il fatto che fosse così insicura e immatura da non sapere come comportarsi neanche nelle situazioni più comuni, chiedeva scusa in continuazione per stupidaggini, temeva sempre di arrecare disturbo, dava la chiara impressione di non sapere come una donna "dovrebbe" comportarsi con un uomo (ad esempio, una volta si mise la borsa tra le gambe per liberarsi le mani e indossare il giubbino; gliela presi e le dissi scherzando che non era carino e che poteva tranquillamente chiedermi di tenergliela un attimo). Così, nel frequentarla, la aiutai a capire molte cose che ignorava, a crescere, sentendo di volerle bene (o era pietà riflessa? non potendo aiutare me aiutavo lei). Al tempo stesso, però, in modo assolutamente egoistico, intuivo di avere buone possibilità di "conquistarla". Per fare che? Fidanzarmici, avere una storia seria (ho 43 anni)? Assolutamente no! Non è affatto il mio tipo, troppo maldestra, immatura e a volte cupa. Allora per cosa? Per avere una compagna virtuale. Per illudermi di avere una donna che mi amasse, a cui cingere la vita, da baciare, con cui chiacchierare... la compagna che mi mancava così tanto. Ci fu il primo bacio e poi il petting. Poi avemmo un rapporto completo. La invitai da me (vivo da solo) e, piano piano, giocando, la persuasi; accettò senza convinzione, come per non contraddirmi. Notai che si era affezionata a me, che le piacevo molto e che mi cercava. D'altra parte, ero sempre stato gentile e paziente con lei, avevo sempre riso delle sue stranezze, tollerato i suoi comportamenti maldestri, le sue battute spesso veramente stupide perchè forzate, fatte a tutti i costi, probabilmente per cercare di apparire divertente. Io, invece, soprattutto dopo il sesso, vedevo il mio pur strano interesse nei suoi confronti svanire del tutto. A volte, il suo bislacco modo di fare m'è risultato persino antipatico. Dopo i nostri incontri sparivo per giorni, mentre lei si aspettava che la cercassi. Così, un giorno mi inviò un messaggio molto duro, tipo "mi sono sbagliata completamente su di te, fai solo finta di essere una bella persona, penso che merito molto di più". La chiamai e le spiegai che non ero innamorato di lei ma che le volevo comunque bene. Si convinse e si riconciliò. Nel tempo il "rapporto" andava avanti ma la stranezza del mio avvicinarmi/allontanarmi diveniva sempre più evidente. Uscimmo con amici, in gruppo, e lei si ebbe uno scatto di gelosia, sebbene sapesse che non ci ritenevo fidanzati. Alla fine della giornata, il suo disagio era così forte da spingerla a chiedermi spiegazioni su cosa provassi per lei. Chiarii che le volevo molto bene ma che non la amavo nè ero geloso di lei; ne fu delusa: nonostante tutto sperava che mi potessi innamorare di lei. Le dissi che avremmo dovuto rinunciare ai nostri baci appassionati e che mi sentivo in colpa per averla illusa sulla possibilità di un amore tra noi coi miei atteggiamenti spesso apertamente romantici. Quello avrebbe dovuto essere il punto, la fine delle romanticherie; al più ci saremmo sentiti o visti come amici affezionati, senza alcuna componente sessuale. Più volte, fermandomi a rifletterci con un certro distacco, mi sono reso conto che dietro il buon samaritano si nascondeva un lupo affamato. Penso e temo di aver fatto tutto prevalentemente per interesse personale, perchè avevo bisogno di una donna, anche se "per finta". Sono giunto a dirmi: "Una delle poche cose buone che puoi fare è lasciarla in pace." Poi ieri l'ho beccata per caso in chat e "per caso" l'ho invitata ad uscire coi miei amici (per modo di dire: non ho veri amici ma solo pochissimi conoscenti che vedo di rado; spessissimo resto a casa da solo). In realtà, ho ripreso il mio gioco: in chat facevo spesso allusioni sessuali e ammiccamenti, provavo a sedurla di nuovo. Siamo andati in un locale. Dopo un po' ho sentito il bisogno di uscire per sgranchire le gambe e prendere un po' d'aria fresca e l'ho invitata. Fuori, girato l'angolo, l'ho baciata. MANNAGGIA A ME!!!!!!! Quando l'ho riaccompagnata ho trovato una scusa per trattenerla in auto e... abbiamo ricominciato. Prima il petting, poi fino in fondo, sempre per mia proposta a cui lei ha passivamente acconsentito. Mentre lo facevamo, m'ha detto "ti voglio bene". Il suo TVB significa molto più del mio. Non posso contraccambiarla. HO ROVINATO TUTTO DI NUOVO. Sono stato dolce e affettuoso con lei, sicuramente rialimentando le sue originarie aspettative. Prima che ci baciassimo le ho detto "Però, un po' mi sei mancata" (dopo la pausa nel rapporto seguita al chiarimento). Oggi non la chiamerò perchè non ho alcuna voglia di farlo. Lei non si farà sentire per un po' perchè non vuole essere invadente e fare il primo passo, perchè si aspetta che la cerchi. Poi, disillusa, mi manderà un altro messaggio disincantato o, finalmente, a quel paese. Ci sono donne che si accontenterebbero di un rapporto così "libero", ma lei non è affatto quel tipo di donna. Così non può andare avanti. Non è giusto che continui ad illuderla in questo modo. Tra noi non può esserci alcun futuro, eppure quando mi si presenta l'occasione di "avere delle coccole" non riesco a resistere alla tentazione. Vorrei conservare con lei un semplice e sincero rapporto di amicizia. Sembrerebbe però impossibile. Per proteggerla (da me) dovrei smettere ogni tipo di contatto?
  3. Grazie a tutti per le risposte. @Lis Molto interessante l'idea del corso di cucina, anche se mi chiedo se frequentarne uno non significherebbe avere più occasioni per mangiare. Il problema è che 3 sere alla settimana sono impegnato con un corso di ballo, per cui il tempo libero non è granchè (2 sere libere alla settimana voglio lasciarmele, sennò collasso). Dovrei vedere se fanno lezione di sabato o domenica, che sono i giorni in cui ho più tempo libero. Magari mi informo... Quanto al discorso relazioni sociali, di passi ne ho fatti diversi, nel senso che più volte sono uscito pur sapendo che la compagnia non sarebbe stata particolarmente stimolante e facendo centinaia di Km, con la speranza di allargare la cerchia di amicizie e conoscere persone interessanti e stimolanti. Sinora non ho ottenuto nessuno dei due vantaggi, per cui mi sento demotivato. Gli amici sono sempre gli stessi e, il che è peggio, non c'è sintonia. @Violetta Si, più volte, e non ho saputo rispondermi. La risposta, in realtà, sarebbe contenuta negli ultimi righi della mia risposta a Lis (proprio quassù). Ho una sorella che abita lontano, che ha famiglia e che sento di rado, ed ho un fratello due anni più piccolo di me che abita nel mio stesso palazzo, fidanzato e convivente, con cui non ho praticamente alcuna relazione dato che abbiamo caratteri/sensibilità molto diversi e abbiamo frequentato sempre comitive diverse. Grazie per i consigli culinari :) Vado in palestra 3 volte a settimana e nel we vado a correre. Non basta? @tutti Di psicologo/psichiatra/piscoqualsiasicosa non se ne parla più, semplicemente perchè una decina di anni di terapie di vario genere con diversi terapeuti sono a mio avviso più che sufficienti. Gli ultimi counselor che m'hanno seguito (a cui sono molto affezionato e grato) m'hanno fornito tutti gli strumenti per stare bene, ma, purtroppo, non riesco ad utilizzarli. Anticipo una risposta: al corso di ballo non ho fatto granchè amicizie perchè le lezioni sono frequentate prevalentemente da persone molto più grandi di me. Quando avrò imparato bene potrò andare nei locali frequentati anche dai miei coetanei. CIAO :)
  4. Salve, sono un uomo di 43 anni, single, probabilmente (non ho mai ricevuto una diagnosi in tanti anni di terapia) borderline. Sono sempre stato "magro", cioè ho sempre avuto un fisico alquanto asciutto e tonico, anche perchè ho sempre frequentato palestre e fatto attività fisica (essenzialmente per cercare di essere più gradevole agli altri o, meglio, alle altre). Da qualche mese mi sto alimentando molto male. Una premessa essenziale da fare è che da anni soffro per la mancanza di amici, il classico gruppo con cui si impegna piacevolmente il tempo libero, oltre che per la mancanza di una compagna. Conosco delle persone con le quali mi vedo nel weekend molto sporadicamente. Generalmente trascorro il we a casa (vivo da solo) in completa solitudine; l'unica persona da cui ricevo telefonate è mia madre. Questa situazione attiva la mia tendenza alla depressione e mi procura molta sofferenza. A volte a casa, dopo ore e ore di solitudine e dopo aver esaurito i mezzi per distrarmene, mi sento così male che mi sembra di impazzire. A parte il fatto che quasi tutte le sere ceno molto tardi (23, 24 ed oltre) con cibi tutt'altro che sani (bastoncini e cordon ble scongelati e scaldati al microonde, primi pronti in busta, scatolame vario), da qualche mese sto abusando di carboidrati, semplici e complessi. Un paio di volte ho fatto razzia al supermercato di cibo-spazzatura, come merendine, Nutella e dolciumi in genere, che ho consumato in brevissimo tempo (mangio 10 merendine di seguito). Sono molto goloso e non ho il senso della misura: non mi accontento di una o due merendine, di 3 o 4 biscotti al cioccolato, ne mangio finchè non mi sazio o inizio ad avvertire disgusto (e ce ne vuole). Spesso faccio colazione a casa con corn flakes e poi, giunto in ufficio, al bar mangio una brioche o un cornetto. Cioè, colazione doppia. Sempre più spesso sento il forte desiderio di mangiare pasta/pane/biscotti/cereali/dolci. Presumo che ciò sia connesso alla proprietà di tali alimenti di provocare il rilascio di serotonina. D'altro canto, temo che, come ho letto su un libro, mi sto assuefacendo ad essi, per cui ho bisogno di assumerne maggiori quantità per avere lo stesso "effetto coccola". Io, che negli anni scorsi avevo la famosa tartaruga (ventre piatto e scolpito), adesso ho messo su almeno 3/4 Kg e ho notato che il mio stomaco s'è gonfiato. E' una sensazione per me nuova e sgradevole: mi sento appesantito e quella pancia non mi piace. Ieri, per fare un esempio, a pranzo ho mangiato 250 gr di pasta ben conditi SOLO PER NOIA, non per fame. Dopo mi sono sentito molto appesantito e ho trascorso il pomeriggio nella totale apatia. Questo modo di mangiare, oltre che dannoso per il mio fisico, è dannoso per la mia psiche: dopo il breve periodo di gratificazione seguente l'assunzione, subentrano senso di colpa e, soprattutto, un forte senso di vuoto e di disillusione, come se mi rendessi istantaneamente conto del fatto che mangiando in quel modo non ho affatto risolto il mio problema di fondo, ma l'ho solo aggirato. Qualsiasi consiglio sarà molto apprezzato. Saluti
  5. Gineprix

    le cure nn servono!!!!!!!

    Trova il coraggio per CAMBIARE. So che non è affatto facile, ma puoi farlo, se lo vuoi. Dici di aver perso la strada... sicuramente saprai cosa ti piace e cosa non ti piace, no? Ecco, parti da lì! Potresti dirti che è finalmente giunto il momento per prenderti un po' di soddisfazioni e, quindi, eliminare dalla tua vita tutto ciò che ti crea disagio e sofferenza. Non è mai troppo tardi...
  6. Gineprix

    du @ @

    Bè, la storia che racconti è tremenda. Credo che il tuo essere aggressiva e le difficoltà che lamenti siano conseguenze più che normali con delle esperienze del genere alle spalle. Ciò premesso, ti chiedo: "Hai fatto psicoterapia? Se si, non ne hai tratto alcun beneficio?"
  7. Gineprix

    Sugli altri

    Grazie per le risposte, Stefano. Ci rifletterò.
  8. Cara nikiland, ti dico ciò che penso: 1- Riprendi l'attività fisica (quello che vuoi), NONOSTANTE la pigrizia. Se ci lasciamo andare troppo (alla pigrizia e alle "tentazioni" di cui parlavi... a proposito, oggi ho mangiato una sfogliatella e ho comprato un piumino...), sono guai. Nutella, merendine e compagnia bella non ne compro più, almeno fino al prossimo inverno! 2- Riprendere il volontariato al canile? Fallo solo se davvero pensi che possa piacerti. 3- Alti e bassi e ipocondria. Anch'io faccio lo stesso: alterno periodi di "depressione" a periodi in cui sono abbastanza sereno e attivo. Perchè facciamo così? Semplice: perchè utilizziamo sempre lo stesso modo di interpretare gli eventi (percetto=valutazione cognitiva=insieme delle convinzioni) e adottiamo sempre gli stessi comportamenti, anche se l'esperienza pregressa c'ha dimostrato che sono più dannosi che utili per noi stessi (ne traiamo solo i cosiddetti benefici secondari). Che fare? Dovremmo cercare di ANALIZZARE A FONDO come re-agiamo agli eventi per scoprire dove sbagliamo e poter quindi adottare NUOVE interpretazioni di cosa accade fuori e dentro di noi e, soprattutto, NUOVI comportamenti. La cosa, ovviamente, è molto più semplice a dirsi che a farsi. Ti consiglierei di leggere "Resisto dunque sono": link A presto
  9. Gineprix

    le cure nn servono!!!!!!!

    Se lui non ti ama più, problemi mentali inclusi, che senso ha restare assieme?
  10. Lis, capisco il tuo disagio perchè capisco che sei una persona buona e sensibile. Fare del male inconsapevolmente non significa essere necessariamente stupidi (posso fare del male senza rendermene conto perchè, ad esempio, ignoro delle cose). Fare del male volontariamente per difendersi ha un senso, cioè essere cattivi quando serve non è male. Anche se in tal caso sarebbe giusto definirsi attivi, non cattivi E' certo che oggi l'individualismo regna sovrano. Tuttavia, abbiamo bisogno di credere nell'altro, sennò che facciamo, ci isoliamo? D'altronde, esistono persone buone, non individualiste, non opportuniste. Penso che si possa e si debba cercare di dare fiducia a chi non si conosce, se non ci sono elementi che lo sconsigliano. Se la nostra fiducia sarà tradita, ne terremo conto per relazionarci all'altro diversamente (o per smettere di relazionarci ad esso). In sintesi, il mondo non è quello del Mulino Bianco, ma neanche una completa schifezza Credo che ti sottovaluti. Attenta a questo tipo di affermazioni.
  11. Gineprix

    Ansia/Panico

    Caro Fab, ti comunico ufficialmente che anch'io sono "malato" di fobia sociale! Scherzo, ovviamente. Come hai visto, i disagi che lamenti sono capitati, seppur in misura minore, a molte persone, me compreso. Anzitutto, penso che faresti bene a non dare troppo peso alla cosa: più ci pensi, più il problema aumenta. Cosa potresti fare? Prenderla con auto-ironia! Prova a dirti "ok, quando arriverà il mio momento sarà un disastro... e allora? chissenefrega!!!!!!" Un'altra cosa che potresti fare è la seguente. Quando giunge la situazione critica, dici "Scusate, non sono abituato a parlare davanti a tanta gente! Sicuramente la mia lingua farà i capricci ma riuscirò comunque a dire quello che ho in testa!" E' essenziale che tu lo dica SCHERZANDO, COME FOSSE UNA BARZELLETTA, IMMAGINANDO CHE GLI ALTRI, SENTENDOTI, PROVERANNO COMPRENSIONE E SINMPATIA NEI TUOI CONFRONTI. Se pensi che possa funzionare, fallo. Dì quelle parole, ANCHE SE ti vergogni. Dopo che l'avrai fatto sarà un trionfo: è come se avessi detto "ansia, t'ho fregata!!!!!" Sforzati e riuscirai. Un abbraccio :)
  12. Caro Davide, devi cercare di fare uno sforzo per capire che quella che hai vissuto, per quanto comporti sofferenza, è ESPERIENZA DI VITA e ti aiuterà in futuro a fare scelte migliori. Non disprezzare la vita: non comporta solo sofferenza, ma anche gioia. Se vedi solo il tuo dolore, allora ti stai abbandonando ad una visione distorta. Sei giovane, hai una passione straordinaria (la musica), se ti fermi un attimo a pensarci non hai nulla di grave di cui lamentarti, nulla di essenziale che ti manchi per stare bene. Cerca di pensare di più a te stesso, a ciò che PUOI fare SE LO VUOI e SE TI IMPEGNI. Credimi, puoi fare 10000 cose. Basta solo che LA SMETTI DI LAMENTARTI E DI AUTO-COMMISERARTI. Non fraintendermi, capisco che hai sofferto e che è difficile superare questo periodo. Però, DEVI SCUOTERTI! Non puoi continuare a piangerti addosso, bloccandoti nella passività. MUOVITI, FAI, ALZATI DAL LETTO, ESCI, CORRI, SUONA, CANTA...VIVI. Un abbraccio :) PS Incontrerai altre donne e vivrai altre storie d'amore, coi lati belli e coi lati brutti ;)
  13. Nikiland, devo dire che, considerato l'insieme degli eventi drammatici che hai vissuto, il problema che lamenti mi sembra quasi fisiologico. Mi spiego onde evitare fraintendimenti: credo che simili eventi recherebbero grande stress a chiunque, e che chiunque reagirebbe a tale stress con comportamenti consolatori. Ovviamente, occorre valutare l'entità dei meccanismi che metti in atto per "leccarti le ferite": sarebbe pericoloso lasciare che vadano oltre un certo limite. Per essere più chiaro, ti farò due esempi. Esempio 1: mia sorella. Da sempre in grande sovrappeso, tempo fa si mise a dieta e perse circa 30 chili. Di recente, però, s'è trovata a dover prendere una decisione alquanto critica: licenziarsi per seguire i figli. Lo stress connesso alla difficoltà nel prendere tale decisione ha riattivato in lei la compulsiva ricerca di cibo e a ripreso tutti i chili persi, acquistandone forse anche di ulteriori. Esempio 2: io. Da tempo soffro per la mancanza di una rete sociale in cui possa sentirmi riconosciuto come persona e possa arricchirmi e svagarmi. Non meno soffro per l'assenza di una compagna. Da sempre asciutto e molto attento alla forma fisica, da qualche mese sto mangiando in modo compulsivo, soprattutto carboidrati (quelli che liberano serotonina). Così, ho peso dei chili e resto perplesso e infastidito quando vedo che il mio ventre non è più piatto come una volta (la tartaruga s'è girata). Che fare? Personalmente, ritengo che, se i comportamenti compulsivi non creano grossi danni, si possa accettarli come fenomeno transitorio. Col tempo smaltiremo lo stress, riconquisteremo il nostro equilibrio ed essi spariranno. Concordo con l'efficacia dell'esercizio fisico, come suggerisce stefano. Io vado in palestra e sto riprendendo a correre. Quando faccio esercizio fisico, riscopro il mio corpo, mi sento vivo e potente, la mia mente si libera dai pensieri ossessivi. E perdo i chili in più! Quanto al ricorrere allo psicologo, sta solo a te valutare attentamente se ne hai realmente bisogno. Io ho fatto psicoterapia per molti anni con molti terapeuti, la maggior parte dei quali fungevano solo da valvola di sfogo. Gli ultimi professionisti che m'hanno seguito mi sono stati di grande aiuto, ma, ad un certo punto, avendo riscontrato che non mettevo in pratica i loro insegnamenti, hanno ritenuto opportuno terminare la terapia. All'inizio la cosa non mi piaceva, ma ora riconosco che è stata la scelta giusta. Il punto importante è questo: non si può fare terapia per tutta la vita (come piacerebbe a molti psicoqualcosa...). Se ritieni di aver oramai acquisito gli strumenti che ti consentono di uscire gradualmente dalle difficoltà che stai vivendo CON LE TUE SOLE FORZE, allora lascia perdere gli aiuti esterni. Se, invece, senti di aver bisogno di una guida, cerca un VALIDO professionista. Un abbraccio
  14. Gineprix

    Sugli altri

    Essere riconosciuto e apprezzato come persona. Che gli altri si interessino a me, si incuriosiscano di me, senza pregiudizi nè calcoli opportunistici. Avere la possibilità di esprimermi. Comunicare, apertamente, bidirezionalmente, senza muoversi da un presunto ruolo di superiorità/inferiorità. Vi@letta, il mio tono, ovviamente provocatorio, insieme all'oggetto della discussione, che tira tutti in ballo, te compresa, era presumibilmente foriero di reazioni piccate... Cerco di essere più chiaro. Non penso affatto che le donne ricalchino il "modello" adorato dallo psiconano, cioè che siano oche o volpi disposte a tutto pur di "arrivare". Quello è un tipo di donna che definirei "estremo", non rappresentativo, e non è di esso che mi interessa parlare. Temo che oggi la donna, conseguentemente alla propria emancipazione, abbia fatto propri alcuni elementi che in passato appartenevano specificamente all'universo maschile. Oggi vedo donne "maschie", determinate a soddisfare i propri bisogni senza compromessi. Donne iper-esigenti, che dall'uomo vogliono "tutto". E vedo donne che cornificano mariti e fidanzati come cogliere margherite, con estrema disinvoltura. Quei comportamenti, deprecabili o non, che una volta erano appannaggio dell'uomo, oggi sono diffuso patrimonio muliebre. Ovviamente, ci sono anche le donne serie, ma — sarò stato sfortunato — ne ho incontrate pochissime. Allo stesso modo, sarà un caso se gli uomini che incrocio in ascensore, al bar, in palestra, al pub, in ufficio, a casa di amici... parlano SEMPRE di calcio. Ed io, che del calcio non potrebbe fregarmene di meno, mi sento un marziano. Il calcio lo detesto, mi perseguita ovunque vada! Fortunatamente, di tipi che vantano le proprie prodezze sessuali, come dici tu, ce ne sono pochi (eppure ci sono ancora, te lo garantisco!). Il volontariato l'ho fatto e, come per tutte le cose umane, offre il bello e il brutto. Oggi non ho intenzione di fare volontariato perchè la mia esigenza PRIMAria è fare il volontario di me stesso, visto che vivo un discreto disagio pisco-sociale (forse non s'era capito...). Quando e se avrò trovato il mio benessere, potrò adoprarmi (con buone possibilità di successo) per favorire gli altri nel raggiungimento del proprio. stefano.or, ancora trovo i Suoi commenti intelligenti, pertinenti, efficaci :) Ricapitolando e parafrasando le Sue parole, vivo in uno stato di CRISI che, come Lei evidenzia e come i Bluvertigo cantano (testo - ), attiva le mie risorse per la ricerca di ciò che serve al mio benessere.Molto severo con me stesso lo sono sempre stato e forse lo sono ancora. Però, col tempo mi sono abbastanza rotto di esserlo e, quindi, mi sono molto ridimensionato. Sono divenuto molto più auto-indulgente, anche perchè non penso di essere affatto male, se non altro nella media. Però, è indubbio che in me qualcosa non va, altrimenti non si spiegherebbe il perchè non riesca a costruirmi normali reti di relazioni sociali. Il guaio è che non sono ancora consapevole di quale sia il mio "difetto". Oppure, se preferisce, non riesco ad identificare stabimente e chiaramente i "pensieri spazzatura" che inquinano il mio ambiente psichico. E il punto è proprio questo: se non trovo il bandolo della matassa, nella crisi ci resto indefinitamente, hai voglia a lanciare le "sensazioni conflittuali" dell'anima a briglie sciolte. Quelle sensazioni, estremamente sgradevoli, mi accompagnano da molto molto tempo e non m'hanno ancora portato fuori dal labirinto. PS Ma è mai possibile che nessuno abbia notato la mia sottile auto-ironia (seppur della forca)? stefano.or, Le dispiacerebbe se ci dessimo del tu?
  15. Gineprix

    Sugli altri

    Mi sono stufato, quasi non li sopporto più. Cosa vogliono da me? Io mi interesserei a loro se solo loro mostrassero una scintilla di interesse nei miei confronti, il che regolarmente non accade, se non del tutto eccezionalmente, oramai da anni e lustri. Un fiasco completo su tutta la linea, dagli uomini per iniziare alle donne per finire in bruttezza. Forse mi manca qualcosa per essere interessante e, quindi, trattandosi di lacuna strutturale sostanzialmente incolmabile, passo inosservato, che è tutt'altro che un granchè. Provo a socializzare e ricevo tiepidi riscontri, piatte reazioni d'ordinanza. Dovrei incensare, assecondare l'altrui iperautostima? Adulare senza premesse, a priori? Non sono disposto a farlo e pazienza se poi sono antipatico o insignificante; vorrà dire che me ne vado. Recite convinte, ruoli pomposi indossati autocompiacentemente, patti chiari e forse siamo amici: io sono ok e costo caro, tu cosa offri? Apparenza, forma, schemi precostituiti che se li violi (comportandoti spontaneamente, cioè al meglio, se decidessi di permettertelo) sei immediatamente e brutalmente respinto, tagliato fuori. O ti conformi, ti adegui, o levati di torno. Gli uomini, cosa vogliono? Discettare di calcio? Sentirsi riconosciuti come capobranco? E le donne? Un ricco che assicuri loro una vita di agi? Un bonazzo che sollazzi il loro immaginario romantico e soddisfi il loro bisogno di evasione facendole divertire e fughi le loro insicurezze garantendo protezione a vita e provveda con dovuta violenza a procurargli orgasmi a volontà e, talora, fornisca loro spunti variegati per ravvivare latenti inclinazioni culturali coatte? E' troppo per me, non c'ho il fisico e neanche tutto il resto. Così, mio malgrado, mestamente rinuncio e mi faccio da parte, mi isolo, resto con me stesso, cercando di non soccombermi.
  16. Gineprix

    chiedo un consiglio...

    Ciao soledade, da quanto hai scritto deduco che la terapia che hai seguito abbia prodotto importanti benefici: oggi sei una donna più consapevole delle proprie capacità e, quindi, in grado di gestire le difficoltà senza particolari problemi. Ritengo che una terapia, per fornire i risultati desiderati, non possa essere "molto" breve, ma — cosa molto più importante — una qualsiasi psicoterapia non può e non deve essere portata avanti indefinitamente. In poche parole, non esiste un criterio preciso per valutare quando la terapia sia giunta al suo termine; l'unico elemento che può aiutarci a capirlo, ovviamente insieme al parere del terapeuta, è valutare se siamo "cresciuti", cioè se abbiamo modificato in modo significativo quei pensieri/comportamenti che attuavamo automaticamente e reiteratamente al presentarsi delle difficoltà della vita e che ci portavano disagio anzichè consentirci di superare le difficoltà stesse. Nella speranza che le mie parole possano esserti state utili, mi congratulo per la maturità che hai espresso e ti auguro di crescere ancora, rendendoti sempre più serena e autonoma. Ciao :)
  17. Gineprix

    Problemi tecnici

    Salve, un paio di richieste per gli amministratori del forum. 1- La "preview" del post sarebbe gradita 2- Alcuni colori sono "scomodi": lo sfondo dei campi nel form di registrazione è invisibile (praticamente uguale a quello esterno ai campi stessi), almeno finchè non ci clicchi dentro (indovinando dov'è); i link in alto a dx, disconnetti ecc sono di un colore quasi uguale a quello dello sfondo. Grazie Saluti
  18. Gineprix

    Senso di solitudine

    Hope, credo di intendere cosa significhi per Luca una ragazza "così". Luca parla di valori quali fedeltà e correttezza, che oggi non vanno più di moda. Premetto che non sono affatto maschilista e riconosco ai sessi piena parità. Purtroppo, però, temo che nella società contemporanea le donne si siano "mascolinizzate". Che voglio dire? Che hanno acquisito quegli elementi che una volta erano distintivi dell'uomo, come, ad esempio, l'infedeltà. In generale, ho notato che con l'emancipazione e l'indipendenza economica le donne siano divenute molto "epicuree": mirano, talvolta sfacciatamente, al proprio interesse, perseguono il piacere materiale. Inoltre, sempre a mio modesto avviso, hanno perso l'antica capacità di accontentarsi, giungere a compromessi, scegliere la rinuncia del piacere immediato a favore di un piacere, ben maggiore, a medio/lungo termine. In altre parole, sono diventate molto esigenti e poco tolleranti. I valori di riferimento che hanno adottato sono ben altri rispetto a quelli della scorsa generazione o forse di due generazioni fa, senza, ovviamente, andare nell'eccesso opposto, vale a dire l'accettazione supina di unruolo subalterno rispetto all'uomo. Non so se la mia visione sia corretta. Mi auguro che non lo sia; in tal caso gradirei suggerimenti per modificarla in meglio :) Luca, c'ho preso?
  19. Gineprix

    Senso di solitudine

    Ciao a tutti, questo è il mio 1° post sul forum :) Ho 43 anni e vivo da solo da circa 4 anni. Sono single e ho pochissimi amici; spesso soffro molto la solitudine. Ho fatto molti anni di terapia con diversi psicologi, tra i quali solo gli ultimi che m'hanno seguito sono riusciti a farmi raggiungere dei progressi nella gestione dei miei disagi psicologici. Con questi ultimi counselors sono riuscito ad accrescere la mia autoconsapevolezza, e quindi la mia autostima. Questo giusto per dare un "flash" su di me e dire a Luca che comprendo e condivido molti dei suoi disagi. Anzitutto, condivido quanto scritto da stefano e da vindla: caro Luca, sforzarsi di essere simpatico e divertente a tutti i costi è inutile (gli altri sentono comunque il tuo stato interiore, la tua tristezza) e controproducente (ti senti frustrato perchè vedi che i tuoi sforzi non vanno a segno). PERMETTITI di comportarti come vuoi, coerentemente al tuo sentire. Se ti senti profondamente "depresso" (uso le virgolette perchè questo è un termine che ha una precisa valenza clinica ed è spesso usato del tutto impropriamente), puoi scegliere di non uscire, di restare a casa; uscirai quando ti sentirai meglio, meno preoccupato. Questo perchè — parlo per la mia esperienza — la stragrande maggioranza delle persone non gradisce la "compagnia" di persone che stanno giù. E, probabilmente, non solo è un loro diritto non gradirla, ma ne hanno buoni motivi. Da ciò che scrivi, Luca, dimostri un discreto senso di autocritica, oltre che un buon equilibrio, nel complesso. Quindi, 2° me, parti bene per risolvere le tue difficoltà. Tuttavia, penso che la radice di queste ultime stia in te (allo stesso modo in cui so essere in me la mia), e mi spiego. Sei sicuro di avere una buona autostima? Di porti agli altri con apertura, fiducia in loro, desiderio di conoscerli? Spesso ci blocchiamo, privandoci della possibilità di fare nuove conoscenze, perchè temiamo di non piacere all'altro. Ci sono due possibilità in tal senso. La prima è che davvero all'altro non piaci; è una possibilità concreta e, se ci rifletti, plausibile: non possiamo piacere a tutti. Tra parentesi, giacchè nella società moderna l'estetica conta molto, il fatto che tu sia carino è un vantaggio che sottovaluti. Per capire se occorre la prima possibilità c'è un solo modo: provare a conoscerlo, l'altro; se non si mostra affabile con te, allora è molto probabile che tu non gli piaccia. La seconda possibilità di non piacere all'altro è perversa: tu non provi affatto a conoscerlo perchè ti immagini che non gli piacerai; hai deciso tu per lui/lei. In tal caso, ti fai fregare da quella che tecnicamente si chiama eteropercezione: ciò che penso l'altro pensa di me. Ciò che dovrebbe contare molto più dell'eteropercezione nelle nostre scelte è l'autopercezione o immagine di sè: ciò che penso di me. Se non hai una autoimmagine valida, cioè aderente il più possibile alla realtà, è un bel casino. Spesso la nostra autoimmagine è distorta, svaluta le nostre capacità/potenzialità. Ti invito a riflettere su questi punti, ed eventualmente a leggerti "Psicocibernetica" di Maltz, Astrolabio. Hope, credo che questi aspetti possano esserti utili, visto che affermi di preoccuparti per cosa gli altri possano pensare vedendoti in giro da sola. Anch'io vado sempre da solo a fare le mie cose e torno sempre da solo. Sto iniziando a pensare che possa essere normale, per quanto sgradevole. Oggi, infatti, temo si riesca con grande difficoltà, soprattutto quando si diventa più grandi (come me, rispetto a te, ma l'età anagrafica potrebbe essere ininfluente...), a conoscere persone "in linea" con la nostra visione. Ecco perchè ho pochi amici, oltre al fatto che non sono aperto al prossimo come dovrei/vorrei essere. Anche questo, almeno in una certa misura, può essere fisiologico. Il problema nasce quando questo stato crea grande sofferenza (solitudine). L'uomo è un animale sociale e non può prescindere dalle relazioni col suo prossimo. Quindi, caro Luca, dobbiamo cercare di aprirci a loro. Sembra una frase fatta, ma è la semplice verità: puoi riuscirci solo se stai bene con te stesso (buona autoimmagine). Se hai una buona autoimmagine, automaticamente avrai una visione degli altri e del mondo alquanto positiva ed agire non sarà un problema ;) Sull'argomento, come spesso accade in ambito psicologico, si potrebbe discutere a lungo. Avendo però io la tendenza a scrivere tanto (s'era notato?), mi fermo qui. Se qualcosa non è chiaro, chiedi pure. Un caro saluto a tutti :)
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